La città di Alvar Aalto
31/07/2018
E' una città di confine, Vaasa. Per i finlandesi del sud, questa è la prima città del nord del Paese, per i finlandesi del nord, Vaasa è la prima città meridionale. Ma c'è anche un confine tra est ed ovest. Metà degli abitanti parla svedese, l'altra metà finlandese. Due lingue che non ci azzeccano niente l'una con l'altra. Anche se, mi racconta una signora di madre svedese che di professione fa l'assistente sociale, "alla fine, se vuoi lavorare, devi conoscerle bene tutte e due". E così si può scrivere sia Vasa in svedese che Vaasa in finlandese, con le sue "aa" strascicate tipiche della lingua finnica. Cosa che fa impazzire il Tom Tom e che spinge i ragazzini che trovi per strada a chiederti "tu, che lingua parli?" che tanto loro le conoscono tutte e due. Oltre ad un buon livello di inglese.
Questa mattina non siamo rimasti in città. Abbiamo fatto rotta per Seinäjoki, 40 chilometri più a est, la città del tango - i finlandesi ne vanno pazzi - ma soprattutto la città di Alvar Aalto. Il celebre architetto ne ha disegnato tutto l centro storico, dall'urbanistica ai principali palazzi: la chiesa, il campanile, il municipio, il teatro, la biblioteca, il centro commerciale, il ponte, la stazione ferroviaria e altro ancora. Si deve essere divertito. Perlomeno come noi ci siamo divertiti a camminare in quegli spazi ariosi. Dal campanile si gode una magnifica vista e si può apprezzare al meglio il taglio urbanistico di Aalto. La biblioteca è semplicemente invidiabile. Aperta e accogliente come non sono certo le nostre. Adesso poi che per la "sicurezza" ci hanno messo persino i tornelli! Il centro commerciale ha fatto scuola ed è stato imitato nelle architetture da tutti i centri che sono venuti dopo. Un capolavoro di architettura ma anche un capolavoro di politica che ha dimostrato di essere davvero "cosa di tutti", affidando con coraggio ad un genio il compito di disegnare la città. Da noi, questo compito lo avrebbero affidato alla mafia.
Lasciato con rimpianto Seinäjoki, siamo andati una 40ina di chilometri a sud per vedere una strana formazione geologica: il Nnido del Diavolo. Ci si arriva dopo un lungo sterrato ben battuto. Il Nido è un buco circolare, profondo 23 metri e largo una decina di metri, abbastanza regolare. Sembra strano che lo abbia scavato la natura e non l'uomo. Si scende su una scala di metallo ed è necessario tenersi con le mani da tanto è scoscesa. In basso ci sono pozzanghere d'acqua e del muschio dove pisolano delle viscide rane. Ci sono anche delle sorte di "blob" che credo servano a proteggere le loro uova. Nel complesso, la sensazione che ti dà il nido è piuttosto inquietante e siamo risaliti volentieri. Accanto c'è una torre alta una trentina di metri, fatta apposta per chi non soffre di vertigine, da cui si può spaziare sul panorama. Un vero e proprio mare di alberi senza soluzione di continuità.
Per rientrare a Vaasa, bisogna tornare a nord. L'idea era quella di fare tappa al museo all'aperto dell'artigianato Stundars, ma ci sorprende una violentissima ed improvvisa pioggia che sembrava mitragliare il parabrezza con pallottole d'acqua. La temperatura è scesa improvvisamente di 12 gradi e noi siam dovuti passare dall'aria condizionata al riscaldamento. Un vero e proprio nubifragio a puntate. Ogni tanto si interrompeva e pareva tornasse il sereno poi di nuovo pioggia battente. Stranissimo! Lo Stundars era aperto ma di attività neppure parlarne, con quel tempaccio. Non c'erano neppure i guardiani e ci siamo fatti un giretto tra ricostruzioni bagnate d'epoca.
Ultima tappa, prima di rincasare, alle isole Kvarken, che qui chiamano semplicemente "l'arcipelago". Ci si arriva passando sopra il ponte più lungo della Finlandia: un chilometro e qualche metro. Molto bello, tra l'altro, perché ci regala uno splendido gioco di arcate. Le isole Kvarken sono isole mobili. Si alzano di 4 mm all'anno ed è previsto che, tra poche migliaia di anni, le isole emerse raggiungeranno la Svezia, creando una specie di ponte naturale e trasformando il Golfo di Botnia in un lago interno. Rispetto alle Aland, il mare è più acquitrinoso, le isole sono più piccole e, a mio avviso, il paesaggio ne guadagna. Certo, anche qui some nel resto delle isole svedesi, le strade tagliano le isole nel mezzo, procedendo in un "mare verde" di alberi, piuttosto che seguire la costa. Anche perché i paesi si trovano sempre al centro dell'isola, come se avessero paura di bagnarsi i piedi! Di ponte in ponte, siamo arrivati sino a Björköby, che si trova in mezzo all'isola di Björkö, e poi abbiamo proseguito sino a Svedjehamn, dove la strada si fermava davanti al mare. Luogo davvero incantevole. Non un paese ma un piccolo porticciolo pieno di barche da pesca e, soprattutto, da diporto con decine di rimesse nel caratteristico legno rosso scuro. Le rimesse non sono per le barche, come si farebbe nella mia laguna, ma per le attrezzature e, soprattutto, le auto con le quali i finlandesi raggiungono la loro barca e la armano prima di salpare.
Questa mattina non siamo rimasti in città. Abbiamo fatto rotta per Seinäjoki, 40 chilometri più a est, la città del tango - i finlandesi ne vanno pazzi - ma soprattutto la città di Alvar Aalto. Il celebre architetto ne ha disegnato tutto l centro storico, dall'urbanistica ai principali palazzi: la chiesa, il campanile, il municipio, il teatro, la biblioteca, il centro commerciale, il ponte, la stazione ferroviaria e altro ancora. Si deve essere divertito. Perlomeno come noi ci siamo divertiti a camminare in quegli spazi ariosi. Dal campanile si gode una magnifica vista e si può apprezzare al meglio il taglio urbanistico di Aalto. La biblioteca è semplicemente invidiabile. Aperta e accogliente come non sono certo le nostre. Adesso poi che per la "sicurezza" ci hanno messo persino i tornelli! Il centro commerciale ha fatto scuola ed è stato imitato nelle architetture da tutti i centri che sono venuti dopo. Un capolavoro di architettura ma anche un capolavoro di politica che ha dimostrato di essere davvero "cosa di tutti", affidando con coraggio ad un genio il compito di disegnare la città. Da noi, questo compito lo avrebbero affidato alla mafia.
Lasciato con rimpianto Seinäjoki, siamo andati una 40ina di chilometri a sud per vedere una strana formazione geologica: il Nnido del Diavolo. Ci si arriva dopo un lungo sterrato ben battuto. Il Nido è un buco circolare, profondo 23 metri e largo una decina di metri, abbastanza regolare. Sembra strano che lo abbia scavato la natura e non l'uomo. Si scende su una scala di metallo ed è necessario tenersi con le mani da tanto è scoscesa. In basso ci sono pozzanghere d'acqua e del muschio dove pisolano delle viscide rane. Ci sono anche delle sorte di "blob" che credo servano a proteggere le loro uova. Nel complesso, la sensazione che ti dà il nido è piuttosto inquietante e siamo risaliti volentieri. Accanto c'è una torre alta una trentina di metri, fatta apposta per chi non soffre di vertigine, da cui si può spaziare sul panorama. Un vero e proprio mare di alberi senza soluzione di continuità.
Per rientrare a Vaasa, bisogna tornare a nord. L'idea era quella di fare tappa al museo all'aperto dell'artigianato Stundars, ma ci sorprende una violentissima ed improvvisa pioggia che sembrava mitragliare il parabrezza con pallottole d'acqua. La temperatura è scesa improvvisamente di 12 gradi e noi siam dovuti passare dall'aria condizionata al riscaldamento. Un vero e proprio nubifragio a puntate. Ogni tanto si interrompeva e pareva tornasse il sereno poi di nuovo pioggia battente. Stranissimo! Lo Stundars era aperto ma di attività neppure parlarne, con quel tempaccio. Non c'erano neppure i guardiani e ci siamo fatti un giretto tra ricostruzioni bagnate d'epoca.
Ultima tappa, prima di rincasare, alle isole Kvarken, che qui chiamano semplicemente "l'arcipelago". Ci si arriva passando sopra il ponte più lungo della Finlandia: un chilometro e qualche metro. Molto bello, tra l'altro, perché ci regala uno splendido gioco di arcate. Le isole Kvarken sono isole mobili. Si alzano di 4 mm all'anno ed è previsto che, tra poche migliaia di anni, le isole emerse raggiungeranno la Svezia, creando una specie di ponte naturale e trasformando il Golfo di Botnia in un lago interno. Rispetto alle Aland, il mare è più acquitrinoso, le isole sono più piccole e, a mio avviso, il paesaggio ne guadagna. Certo, anche qui some nel resto delle isole svedesi, le strade tagliano le isole nel mezzo, procedendo in un "mare verde" di alberi, piuttosto che seguire la costa. Anche perché i paesi si trovano sempre al centro dell'isola, come se avessero paura di bagnarsi i piedi! Di ponte in ponte, siamo arrivati sino a Björköby, che si trova in mezzo all'isola di Björkö, e poi abbiamo proseguito sino a Svedjehamn, dove la strada si fermava davanti al mare. Luogo davvero incantevole. Non un paese ma un piccolo porticciolo pieno di barche da pesca e, soprattutto, da diporto con decine di rimesse nel caratteristico legno rosso scuro. Le rimesse non sono per le barche, come si farebbe nella mia laguna, ma per le attrezzature e, soprattutto, le auto con le quali i finlandesi raggiungono la loro barca e la armano prima di salpare.
La costa occidentale
30/07/2018Salutiamo il nostro B&B da "lavori in corso", la sua proprietaria, la sua famiglia di 5 gatti e i suoi evidenti problemi, per fare rotta a nord. Prima però andiamo a vistare Rauma e il suo centro storico dichiarato patrimonio dell'umanità dall'Unesco. La guida consiglia di avventurarsi e perdersi tra i "vicoli" della città. Il concetto di "vicolo" qui nel nord Europa evidentemente, non è lo stesso che nel Mediterraneo. Le strade lastricate in granito sono ampie sufficientemente a farci passare due auto, ed inoltre sono sistemate in perfetta ortogonalità. Quindi non ti ci perdi neppure farlo apposta. La case sono comunque carine: tutte monofamiliari in legno color pastello come si usa nella tradizione nordica. Troviamo anche degli alberi "vestiti" con crini e addobbi, come ci era capitato in Islanda. E pure il ponticello con i lucchetti dell'amore!
Per la sera abbiamo prenotato un altro B&B a Vasa dove ci fermeremo due notti. Ci sono circa 150 chilometri da percorrere, con qualche tappa intermedia, e prendiamo l'autostrada E8 - che poi "autostrada" non è, pure se qui la chiamano così. La carreggiata, sempre buona, è a 4 corsie per molti tratti, ma la velocità è comunque limitata e non si paga. Questa è la costiera che da Turku sale sino a Oulu. Non è scavata nel bosco come le strade attorno ad Helsinki ma scorre comunque nel verde. Quando si apre a tratti di prato o, più raramente, di terreno coltivato l'orizzonte è sempre delimitato da una barriera di alberi. Inutile sperare di veder apparire l'azzurro del mare! Per raggiungere i paesi sulla costa, bisogna uscire. Ma anche qui, il paesaggio marino non fa mai da padrone, come invece è stato per l'Anello d'Oro islandese.
Passiamo velocemente per Pori, la città finlandese del jazz. Cittadina assolutamente anonima se non fosse per il celebre festival musicale appena concluso. Solo una fermata per vedere la cattedrale e… per fare pipì. Già, per i bisogni temporali, più che per quelli spirituali, sulle chiese protestati si può sempre contare. Su quelle cattoliche invece, nemmeno questo!
La città dedicata alla regina Cristina, Kristinestad, scritta alla svedese come si usa su questa sponda di Finlandia, è la nostra tappa seguente. La cittadina è divisa in due da un fiordo attraversato da un lungo ponte. Parcheggiamo davanti ad un branco di oche che sbecchettano su un prato come colombi. Da vedere c'è la dogana - edificio in legno rosso scuro dove un tempo si pagavano i dazi sulle merci dirette in Svezia, e la chiesetta della stessa tinta. Da notare una serie di "condomini orizzontali" situati nel centro. Si tratta di gruppi di mezze dozzine di casette tradizionali, con giardino in comune e separate dall'esterno da una palizzata in legno.
Per raggiungere la nostra prossima tappa, Närpes, decidiamo di lasciare l'E8 e seguire la strada interna. Eppure, anche così non riusciamo a vedere il mare. Di tanto in tanto, il muro verde lascia baluginare un riflesso azzurro ma sono solo i tetti delle serre di pomodori che qui si coltivano per tutta la Finlandia. Anche Närpes non offre granchè se non una curiosa chiesa, tutta in legno, a pianta crociata. I banchi sono disposti su ogni ramo della croce verso il centro e l'altare sta su un angolo centrale. Fuori l'edificio è circondato da tante piccole casette senza finestre coloro rosso scuro. Erano le stalle dei fedeli che raggiungevano la chiesa, tuttora situata ad un paio di chilometri dal centro della città, a cavallo.
Per la sera abbiamo prenotato un altro B&B a Vasa dove ci fermeremo due notti. Ci sono circa 150 chilometri da percorrere, con qualche tappa intermedia, e prendiamo l'autostrada E8 - che poi "autostrada" non è, pure se qui la chiamano così. La carreggiata, sempre buona, è a 4 corsie per molti tratti, ma la velocità è comunque limitata e non si paga. Questa è la costiera che da Turku sale sino a Oulu. Non è scavata nel bosco come le strade attorno ad Helsinki ma scorre comunque nel verde. Quando si apre a tratti di prato o, più raramente, di terreno coltivato l'orizzonte è sempre delimitato da una barriera di alberi. Inutile sperare di veder apparire l'azzurro del mare! Per raggiungere i paesi sulla costa, bisogna uscire. Ma anche qui, il paesaggio marino non fa mai da padrone, come invece è stato per l'Anello d'Oro islandese.
Passiamo velocemente per Pori, la città finlandese del jazz. Cittadina assolutamente anonima se non fosse per il celebre festival musicale appena concluso. Solo una fermata per vedere la cattedrale e… per fare pipì. Già, per i bisogni temporali, più che per quelli spirituali, sulle chiese protestati si può sempre contare. Su quelle cattoliche invece, nemmeno questo!
La città dedicata alla regina Cristina, Kristinestad, scritta alla svedese come si usa su questa sponda di Finlandia, è la nostra tappa seguente. La cittadina è divisa in due da un fiordo attraversato da un lungo ponte. Parcheggiamo davanti ad un branco di oche che sbecchettano su un prato come colombi. Da vedere c'è la dogana - edificio in legno rosso scuro dove un tempo si pagavano i dazi sulle merci dirette in Svezia, e la chiesetta della stessa tinta. Da notare una serie di "condomini orizzontali" situati nel centro. Si tratta di gruppi di mezze dozzine di casette tradizionali, con giardino in comune e separate dall'esterno da una palizzata in legno.
Per raggiungere la nostra prossima tappa, Närpes, decidiamo di lasciare l'E8 e seguire la strada interna. Eppure, anche così non riusciamo a vedere il mare. Di tanto in tanto, il muro verde lascia baluginare un riflesso azzurro ma sono solo i tetti delle serre di pomodori che qui si coltivano per tutta la Finlandia. Anche Närpes non offre granchè se non una curiosa chiesa, tutta in legno, a pianta crociata. I banchi sono disposti su ogni ramo della croce verso il centro e l'altare sta su un angolo centrale. Fuori l'edificio è circondato da tante piccole casette senza finestre coloro rosso scuro. Erano le stalle dei fedeli che raggiungevano la chiesa, tuttora situata ad un paio di chilometri dal centro della città, a cavallo.
Passiamo per il nuovo B&B solo per constatare con soddisfazione che ci è andata meglio di ieri. Quindi visita a Vasa. Città moderna, priva di quello che si dice "colore locale". E' stato fatto comunque un grande lavoro di recupero di edifici industriali in mattoni. Ci sono molti musei importanti. Una grande strada a quattro corsie d'auto con un viale alberato centrale è il suo cuore. Ci si arriva direttamente dalla E8 e, dopo un lungo ponte, la strada porta su un'isola che è interamente dedicata ai parchi divertimento. Nelle guide, leggiamo, perché non abbiamo nessuna intenzione di andarci, che sono molto grandi e frequentati. La strada finisce al frequentatissimo traghetto per la Svezia che da qui dista solo 25 miglia marine. Troppo poche per alcuni finlandesi e troppe per altri.
Addio alle Aland
29/07/2018Giornata di trasferimento. Alle 15,15 ci attende il traghetto per Naantali. Ieri sera sembrava buttare buriana, ed invece un forte vento ha spazzato via le nubi e con esse il maltempo. Fa ancora caldo - qui tutti ci dicono che una estate così non se la ricordavano da un pezzo - anche se a tratti la temperatura scende e si respirano le prime avvisaglie dell'autunno. La mattina, carichiamo tutto sulla Clio e andiamo a fare l'ultimo giro per Mariehamn, visitando il porto vecchio, ora trasformato per metà in museo.
Ci imbarchiamo sotto un vento caldo ma molto forte. Nessun problema per il tragitto: la nave è grande e le mille isole offrono un riparo continuo alla forza del mare. Raggiunta la costa, proseguiamo verso nord. Cento chilometri scarsi e un'oretta di viaggio dopo, butta di nuovo maltempo e ci prendiamo le prime gocce di pioggia, proprio mentre arriviamo al nostro B&B vicino a Rauma. La casa è un po' sgarruppata ma piena di simpatici gattini. E va bene così.
Ci imbarchiamo sotto un vento caldo ma molto forte. Nessun problema per il tragitto: la nave è grande e le mille isole offrono un riparo continuo alla forza del mare. Raggiunta la costa, proseguiamo verso nord. Cento chilometri scarsi e un'oretta di viaggio dopo, butta di nuovo maltempo e ci prendiamo le prime gocce di pioggia, proprio mentre arriviamo al nostro B&B vicino a Rauma. La casa è un po' sgarruppata ma piena di simpatici gattini. E va bene così.
Le isole dei Pali di Mezza Estate
28/07/2018Non è facile orientarsi nelle Aland. Gira e rigira, uno cerca sempre i riferimenti e i "totem" di casa sua. Qui punti il TomTom al centro del paese e ti ritrovi nel centro del niente. Ti ci vuole un po' per capire che il paese è sparpagliato tutto intorno e semi nascosto dalla vegetazione. La chiesetta c'è sempre ma non dà sulla piazza. Le case, solitamente, si trovano alle sue spalle e davanti c'è il cimitero. Non c'è neppure una piazza, così come la intendiamo noi. A fare le sue funzioni storiche e sociali c'è il parcheggio davanti il supermercato. Sempre fornitissimi, questi, anche di verdure fresche che, da quanto mi ricordavo nei precedenti viaggi al nord, erano carissime e rare. Ma di pomodori venduti uno ad uno e pure incellophanati non ne ho ancora visto. I prezzi, poi, sono simili ai nostri.
La mattina siamo andati verso ovest, sino a raggiungere Eckerö e Storby, la parte più svedese di un'isola già svedese. C'era il museo di design e il molo pieno di barche a vela di vacanzieri provenienti dalla Svezia che da queste sponde dista appena 25 chilometri. D'inverno, il mare ghiaccia completamente e per portare la posta gli isolani lo attraversavano sulle slitte. Un lavoro rischiosissimo che ha accoppato un bel po' di gente. A ricordare questi tempi, c'è un bel museo situato dentro un severo palazzone che col resto dell'isola non c'entra niente. Lo hanno tirato su i russi come dogana e ne hanno rivolto la facciata, a far dispetto, proprio verso la Svezia. Gli è durato poco. Come tutte le cose che i russi hanno fatto alle isole Aland. E pure in Finlandia, se guardiamo bene.
Da Eckerö, abbiamo cercato di raggiungere il nord e Geta, passando per i fiordi ma ci siamo accorti, solo all'arrivo al traghetto, che questo imbarcava solo biciclette. Rotta allora a Finström per vedere la famosa birreria artigianale - e io che sono a dieta! - e arrampicarci sopra una barcollante ed altissima torretta di assi che cigolavano sotto i nostri piedi. Col vento, poi, andava sù e giù come una banderuola. Meglio stare sotto, passeggiando nel percorso naturalistico in cui, a scopo di studio, sono stati piantati degli alberi non autoctoni.
Strane isole queste che non possiedono una strada costiera che segua il suo perimetro ma solo strade interne. Il fatto è che un perimetro… non ce l'hanno. I loro frastagliatissimi contorni sono indisegnabili e sembrano seguire le leggi di una curva di Kock! Se solo ti azzardi a pensarle come uno spazio euclideo, ti ci perdi subito o finisci davanti ad un traghetto che ti porta nell'isola di fronte. E così, al ritorno al nostro mini bungalow - un po' in anticipo rispetto ai tempi soliti perché pare che stia buttando brutto tempo - ci siamo un po' persi. Niente di male, anzi. Su queste strade senza nessuna pubblicità e dalla segnaletica sincera - i limiti sono messi per aiutare e non per multare gli automobilisti - guidare è piacevole e riposante. Il paesaggio si snoda tra tutte le tonalità del verde ed esplode, di tanto in tanto, in qualche stupendo scorcio azzurro. La case di legno dipinto di rosso e di altri colori vivaci sono ben curate come i loro giardini. E nei punti più impensati, ti trovi improvvisamente alti pali pieni di aquiloni, ghirlande di fiori o cianfrusaglie marinare. Sono i loro totem. Gli isolani li innalzano e li rivestono giocosamente il giorno della festa di Mezza Estate e poi li abbandonano al vento sino alla festa successiva.
La mattina siamo andati verso ovest, sino a raggiungere Eckerö e Storby, la parte più svedese di un'isola già svedese. C'era il museo di design e il molo pieno di barche a vela di vacanzieri provenienti dalla Svezia che da queste sponde dista appena 25 chilometri. D'inverno, il mare ghiaccia completamente e per portare la posta gli isolani lo attraversavano sulle slitte. Un lavoro rischiosissimo che ha accoppato un bel po' di gente. A ricordare questi tempi, c'è un bel museo situato dentro un severo palazzone che col resto dell'isola non c'entra niente. Lo hanno tirato su i russi come dogana e ne hanno rivolto la facciata, a far dispetto, proprio verso la Svezia. Gli è durato poco. Come tutte le cose che i russi hanno fatto alle isole Aland. E pure in Finlandia, se guardiamo bene.
Da Eckerö, abbiamo cercato di raggiungere il nord e Geta, passando per i fiordi ma ci siamo accorti, solo all'arrivo al traghetto, che questo imbarcava solo biciclette. Rotta allora a Finström per vedere la famosa birreria artigianale - e io che sono a dieta! - e arrampicarci sopra una barcollante ed altissima torretta di assi che cigolavano sotto i nostri piedi. Col vento, poi, andava sù e giù come una banderuola. Meglio stare sotto, passeggiando nel percorso naturalistico in cui, a scopo di studio, sono stati piantati degli alberi non autoctoni.
Strane isole queste che non possiedono una strada costiera che segua il suo perimetro ma solo strade interne. Il fatto è che un perimetro… non ce l'hanno. I loro frastagliatissimi contorni sono indisegnabili e sembrano seguire le leggi di una curva di Kock! Se solo ti azzardi a pensarle come uno spazio euclideo, ti ci perdi subito o finisci davanti ad un traghetto che ti porta nell'isola di fronte. E così, al ritorno al nostro mini bungalow - un po' in anticipo rispetto ai tempi soliti perché pare che stia buttando brutto tempo - ci siamo un po' persi. Niente di male, anzi. Su queste strade senza nessuna pubblicità e dalla segnaletica sincera - i limiti sono messi per aiutare e non per multare gli automobilisti - guidare è piacevole e riposante. Il paesaggio si snoda tra tutte le tonalità del verde ed esplode, di tanto in tanto, in qualche stupendo scorcio azzurro. La case di legno dipinto di rosso e di altri colori vivaci sono ben curate come i loro giardini. E nei punti più impensati, ti trovi improvvisamente alti pali pieni di aquiloni, ghirlande di fiori o cianfrusaglie marinare. Sono i loro totem. Gli isolani li innalzano e li rivestono giocosamente il giorno della festa di Mezza Estate e poi li abbandonano al vento sino alla festa successiva.
Musei dove si gioca
27/07/2018Corrono, saltano, si infilano dappertutto e toccano tutto. Per i bambini dei Paesi del Nord, andare al museo è andare ad una festa. Il museo marittimo di Mariehamn non fa eccezione. C'è un percorso-gioco dedicato ai più piccoli, un albero con tanto di vele, drizze e caviglie dove possono arrampicarsi, e addirittura delle stanze dove solo loro possono infilarsi. Io ci ho provato, ma proprio non son riuscito a passarci. Impossibile non misurare con dolore la differenza che c'è tra i nostri musei dimenticati dalla politica e questi qui, dove si fa ricerca viva, ci sono intere sale di libri in libera consultazione, dove non ci sono infami torelli e sei tu che devi cercarti la biglietteria, la wifi è gratis e aperta e puoi pure portarti a casa le matite intestate!
E' anche vero, che non hanno molto da mostrare, questi musei. Quello marittimo della Aland è interessante e ben curato ma racconta una storia che non va indietro l'800. E, da quanto ho letto, sembrano neppure grandi marinai, questi isolani. Una intera sezione è dedicata ad un tipo che ha portato una nave dalle Aland all'America. E' stato il primo isolano a compiere tale traversata. Ma era la prima metà dell'800! Una grande impresa? Strano rapporto, questo delle Aland con questo ancora più strano mare che vorrebbe essere un Mediterraneo ma proprio non ci riesce. Un mare poco profondo, dove sguazzano assieme ai salmoni anche trote e lucci. Tutto per quella bassa salinità che lo fa ghiacciare d'inverno.
Usciti dal museo, siamo andati a vedere la parte orientale delle isole, salpando con la nostra Clio su ponti e traghetti. Traghetti che sembrano un ostacolo, ma che, a ben vedere, ci si perde meno tempo che a un nostro semaforo. Le mille isole e isolette di Vàrdöl le rovine del forte zarista di Bomarsund, dove qualche nave inglese ha tirato giù a cannonate l'imponente fortezza che i russi si erano appena costruiti, il Kastelholmes Slott, inutile bastione difensivo dei re di Svezia che è finita per essere trasformata in prigione per gli stessi deposti re di Svezia. Al ritorno, siamo passati anche per un vecchio cimitero. Vi abbiamo trovato tombe di persone di tutte le nazionalità e di tutte le religione: ebrei, ortodossi, cattolici, protestanti e anche mussulmani. Tutta gente venuta a guerreggiare l'una contro l'altra in queste isole. La pietà dellla gente del luogo ha dato loro una sepoltura assieme.
E' anche vero, che non hanno molto da mostrare, questi musei. Quello marittimo della Aland è interessante e ben curato ma racconta una storia che non va indietro l'800. E, da quanto ho letto, sembrano neppure grandi marinai, questi isolani. Una intera sezione è dedicata ad un tipo che ha portato una nave dalle Aland all'America. E' stato il primo isolano a compiere tale traversata. Ma era la prima metà dell'800! Una grande impresa? Strano rapporto, questo delle Aland con questo ancora più strano mare che vorrebbe essere un Mediterraneo ma proprio non ci riesce. Un mare poco profondo, dove sguazzano assieme ai salmoni anche trote e lucci. Tutto per quella bassa salinità che lo fa ghiacciare d'inverno.
Usciti dal museo, siamo andati a vedere la parte orientale delle isole, salpando con la nostra Clio su ponti e traghetti. Traghetti che sembrano un ostacolo, ma che, a ben vedere, ci si perde meno tempo che a un nostro semaforo. Le mille isole e isolette di Vàrdöl le rovine del forte zarista di Bomarsund, dove qualche nave inglese ha tirato giù a cannonate l'imponente fortezza che i russi si erano appena costruiti, il Kastelholmes Slott, inutile bastione difensivo dei re di Svezia che è finita per essere trasformata in prigione per gli stessi deposti re di Svezia. Al ritorno, siamo passati anche per un vecchio cimitero. Vi abbiamo trovato tombe di persone di tutte le nazionalità e di tutte le religione: ebrei, ortodossi, cattolici, protestanti e anche mussulmani. Tutta gente venuta a guerreggiare l'una contro l'altra in queste isole. La pietà dellla gente del luogo ha dato loro una sepoltura assieme.
Nell'arcipelago
26/07/2018Per arrivare alle isole Aland da Naantali - che è la tratta più veloce - ci si impiegano quattro ore e mezza di navigazione tutta zigzagate tra isole ed isolette. Ce ne sono più di 20 mila, alcune talmente vicine che ci si potrebbe arrivare di saltarello e che da qualunque parte guardi, "all'ultimo orizzonte il guardo esclude", come diceva quel tale riguardo ad una famosa siepe. Andar di traghetto, qui, è cosa normale. Le procedure di imbarco e di sbarco sono velocissime. Altra cosa rispetto l'Italia, pure se la nave su cui abbiamo viaggiato è stata costruita proprio in Italia, dalla Fincantieri di Ancona. Certo, i finlandesi ci hanno sistemato una sauna con la gente che ci andava avanti e indietro per il ponte in asciugamano. Poi ci hanno messo la wifi, che nei traghetti italiani si paga carissima, e qui è gratuita. Proprio come il pranzo, a buffet e compreso nel prezzo del biglietto. La mensa chiudeva a mezzogiorno, ma gli orari qui sono questi.
Una volta scesi, siamo subito andati al campeggio, là vicino. Una sorta di "stanza nel bosco", nel senso che dentro il mini bungalow c'è un letto, un comodino e non ci sta altro. Ma per il resto è tutto pulito, come al solito. Neppure troppi insetti. In compenso svolazzano certe libellule che se ti vengono addosso ti ammaccano.
Qui, alle Aland, si sentono tutti svedesi. Quando la Finlandia ha conquistato l'indipendenza, l'allora Società delle Nazioni, gli ha assegnato queste isole. Ne è nato un movimento indipendentista che si è subito calmato quando gli hanno promesso autonomia amministrativa e, soprattutto, i duty free (niente tasse).
Mariehamn, la capitale delle isole che abbiamo subito raggiunto in auto, è una mezza delusione. Due o tre stradoni, pieni di ristoranti, pizzerie e carissimi negozi di articoli per la casa di alto design, tipo la "rarissima" Moka Bialetti da 100 euro.
Meglio i paesaggi che abbiamo trovato andando a sud, verso Järsö, che di per sé non è niente di più che 4 o 5 case. Ma la strada si snodava tra fitti boschi di betulle che di tanto in tanto si aprivano per offrirci scorci sul mare. Mare che qui si legge "canale" perché c'è sempre un'altra isola di fronte. I finlandesi, ma sopratutto gli svedesi che vengono qui in vacanza, vanno tutti a spasso in bicicletta e poi si fermano su qualche spiaggetta o approdo per fare il bagno e prendere il sole. Senza riuscire peraltro ad abbronzarsi.
Una volta scesi, siamo subito andati al campeggio, là vicino. Una sorta di "stanza nel bosco", nel senso che dentro il mini bungalow c'è un letto, un comodino e non ci sta altro. Ma per il resto è tutto pulito, come al solito. Neppure troppi insetti. In compenso svolazzano certe libellule che se ti vengono addosso ti ammaccano.
Qui, alle Aland, si sentono tutti svedesi. Quando la Finlandia ha conquistato l'indipendenza, l'allora Società delle Nazioni, gli ha assegnato queste isole. Ne è nato un movimento indipendentista che si è subito calmato quando gli hanno promesso autonomia amministrativa e, soprattutto, i duty free (niente tasse).
Mariehamn, la capitale delle isole che abbiamo subito raggiunto in auto, è una mezza delusione. Due o tre stradoni, pieni di ristoranti, pizzerie e carissimi negozi di articoli per la casa di alto design, tipo la "rarissima" Moka Bialetti da 100 euro.
Meglio i paesaggi che abbiamo trovato andando a sud, verso Järsö, che di per sé non è niente di più che 4 o 5 case. Ma la strada si snodava tra fitti boschi di betulle che di tanto in tanto si aprivano per offrirci scorci sul mare. Mare che qui si legge "canale" perché c'è sempre un'altra isola di fronte. I finlandesi, ma sopratutto gli svedesi che vengono qui in vacanza, vanno tutti a spasso in bicicletta e poi si fermano su qualche spiaggetta o approdo per fare il bagno e prendere il sole. Senza riuscire peraltro ad abbronzarsi.
L'arcipelago di Turku
25/07/2018
Se contiamo anche gli scogli affioranti, sono più di ventimila le isole e le isolette sparpagliate tra Turku e la Aland. Alcune sono così vicine che neanche la laguna di Venezia. La cosa strana è che le case abitate e i villaggi che vi sorgono, sono, per lo più, all'interno, naufragati in un mare sì, ma verde, di pini, abeti e larici. E' anche vero che sono case di vacanzieri. Vengono qui da Helsinki o dalla stessa Turku per godersi un po' il mare e fare qualche bagno.
Siamo arrivati alle isole dopo una mattinata trascorsa a Turku, con visita alla cattedrale luterana - che si distingue da quelle cattoliche, tra le altre cose, perché hanno uno spazio giochi per i bambini e i bagni all'ingresso. Nella strada vicina, nell'agosto del '17, un pazzoide accoltellò un paio di persone e ne ferì una decina inneggiando all'Isis. L'unica traccia che ho trovato è un grande murales con un signore anziano che piange col cappello in mano. Niente autoblindo, niente dissuasori di velocità, niente sbirri con mitra spianati. Qui non si sono arresi al terrore.La città vive attorno al suo fiume ed al suo porto. C'è l'antico castello, un paio di chiesotte dai tetti aguzzi, strade pedonabili pieni di negozi di moda e di design, un bel campionario di musei e di biblioteche. Era una capitale - se lo ricordano tutti da queste parti - ed ancora oggi vi sorge la seconda università del Paese. Tutto ordinato e pulito. Anche i muri. Al massimo i ragazzi scrivono sui tubi delle grondaie. Qua e là trovi qualcosa di interessante che dà un po' di colore e di personalità alla città, come la vecchia stazione adibita a mercato e chioschi in cui abbiamo pranzato.
Pomeriggio, rotta verso le isole, come ho scritto. La strada, di quelle che bisogna stare attenti se no accoppavamo un cerbiatto, corre liscia su due corsie e salta da un'isola all'altra, ponte dopo ponte. E solo quando attraversi il ponte, che ti si apre una finestra di azzurro su un mare senza orizzonte, ti accorgi che sei su un'isola, prima di rituffarti nel verde.
Parainen - che qui gli svedesi finlandesi chiamano Pargas - è una chiesa con una bibbia antica in mostra, un centinaio di case sparpagliate e un mini lungomare pieno di negozi che ti pare Riccione. C'è anche una spiaggetta piena di gente che si accontenta. Un po' più marinaia Korppoo, con un piccolo porto vero (era una della basi della lega Anseatica) e una pizzeria kebab che si chiama Venezia. Ci si arriva col ferry boat. Gratuito, veloce ed efficientissimmo. Se non il governo non fa il ponte, allora deve mettere a disposizioni dei cittadini un mezzo congruo, dicono da queste parti. Proprio come in Italia (!). Un altro ferry più piccolo ci porta su altre isole sino a Nauvo. Altre case vacanze con chiesetta e solito market fornitissimo, immersa nel verde pino. Nell'immancabile ciclabile, i finlandesi raggiungono spiaggette e pontili per fare i loro bagni. Così, zompando di isola in isola, si potrebbe arrivare alla Aland.
La costa meridionale
24/07/2018Hanko - o Hango, in svedese, perché qui tutti si considerano più svedesi che finlandesi - è sistemato proprio in fondo ad una penisola, che pare volersi gettare nel mar Baltico. Magari per raggiungere la Svezia a nuoto. La Russia no perché non ci sono mai andati molto d'accordo. C'era anche un cimitero dell'Armata Rossa, con tanto di falce, martello e stella. Qui ci avevano una base e ci avevano "sfrattato" tutti gli abitanti. A proposito che non andavano d'accordo. Poi i russi sono andati via ma ci hanno lasciato i loro morti. Gli svedesi - finlandesi sono tornati contenti. C'è anche una bella strada sul lungomare, ad Hanko, che è una sfilata di ville che appartenevano ai russi. Ma ad altri russi, quelli dei tempi dello zar. Lo stile è sempre quello delle case di qui, ma i nobili della Santa Madre Russia ci hanno dato dentro col "rococò", e con l'"Ikea" non ci hanno molto a che fare. La cittadina, ville a parte, non ha tante altre attrattive ma finlandesi e russi - sempre loro, ma stavolta in veste di turisti - vanno a godersi il mare. Ho pure messo un piede in acqua e non è neppure troppo fredda. Fuori poi, fa caldo. Troppo caldo per questa stagione, ci dicono tutti. Siamo anche saliti su una specie di torrione che doveva essere una acquedotto, da cui si godeva una bella vista.
Ad Hanko siamo arrivati dal nord, dal lago di Tuusala, quello che ha fatto da musa ispiratrice per il romanticismo finlandese e dove Sibelius si era fatto la casa. Poi, il famoso lago, siamo pure riusciti a vederlo. Dietro il solito cordone di alberi che qui costeggia sempre le strade come la ciclabile. Anzi, è la strada con la ciclabile che è stata tirata in mezzo agli alberi. E dopo avergli chiesto il permesso, a mio parere.
Abbiamo fatto tappa anche a Fiskars, una cinquantina di case con una quarantina di negozi ed esposizioni di design attraversate da un bel fiumiciattolo verde scuro (tra tanti laghi azzurri…) Qui sostengono che il design sia nato in una fabbrica di aratri comperata da un farmacista di Helsinki che ci ha creato le formici com manico arancio. Io sapevo che le usavano gli elettricisti. Ed invece sono un oggetto di design.
Ad Hanko siamo arrivati dal nord, dal lago di Tuusala, quello che ha fatto da musa ispiratrice per il romanticismo finlandese e dove Sibelius si era fatto la casa. Poi, il famoso lago, siamo pure riusciti a vederlo. Dietro il solito cordone di alberi che qui costeggia sempre le strade come la ciclabile. Anzi, è la strada con la ciclabile che è stata tirata in mezzo agli alberi. E dopo avergli chiesto il permesso, a mio parere.
Abbiamo fatto tappa anche a Fiskars, una cinquantina di case con una quarantina di negozi ed esposizioni di design attraversate da un bel fiumiciattolo verde scuro (tra tanti laghi azzurri…) Qui sostengono che il design sia nato in una fabbrica di aratri comperata da un farmacista di Helsinki che ci ha creato le formici com manico arancio. Io sapevo che le usavano gli elettricisti. Ed invece sono un oggetto di design.
Dopo Hanno, abbiamo saltato Turku che vedremo domani e siamo finiti a Naantali, dove dopo domani prenderemo il traghetto per le isole Aland. Bella città, Naantali. Un bel lungomare tutto realizzato in passerelle di legno, un ponte che porta all'isola parco dedicato ai Moomins - che qui li adorano -, un panorama su un mare che pare una laguna, chiuso com'è da decine e decine di isole, e una severa chiesa luterana sopra una collinetta che guarda sconsolata il paese perché nessuno se la caga. Eh sì. La Finlandia è il Paese più ateo del mondo. E pure il più felice, dicono.
Arrivo a Järvenpää
23/07/2018Da qualche parte c'è un lago, pure piuttosto famoso, quello di Tuusula. Ma non riusciamo a vederlo, immersi come siamo in un manto di alte betulle. Una foresta che pare più un giardino e che ci accompagna da quando siamo uscita dall'aeroporto di Helsinki. L'auto che ci hanno dato è una Clio bianca ultimo modello e ben accessoriata. Abbiamo prenotato un B&B fuori dalla capitale (che ci riserviamo di visitare al ritorno dal nord). Siamo arrivati alle 21, ora locale, e c'era ancora bisogno degli occhiali da sole. Adesso che è mezzanotte, il cielo è ancora chiaro, anche per la luna piena. Mezz'ora di auto tra la foresta giardino, traversata da una strada che pare velluto e piste ciclabili più grandi della carreggiata stessa. Una foresta abitata.
Ci sono case, semi nascoste dietro le betulle, e gente che gira in bicicletta o con i pattini nella ciclabile. Ai finlandesi piace stare larghi. Anche Helsinki, vista dall'alto, è un insieme sparpagliato di case in mezzo al verde, il centro è a ridosso del mare, con ponti che collegano una infinità di isole. Il nostro B&B si trova a Järvenpää. Non ho capito se è un paese o che altro. Sono una serie di strade costellate da villette in stile nordico (che altro?) ma non ho trovato nessun punto di aggregazione come una piazza o una chiesa o un Comune. Proprietari gentilissimi. Abbiamo chiesto se c'è un ristorante nei dintorni. Hanno guardato il cellulare ma non c'è stato verso di trovare un posto aperto dopo le otto di sera. Pare sia normale da queste parti. Domani faremo provviste al primo supermarket che mi sa tanto che la sera si cena fai da te nelle case in cui alloggeremo. E domani vedremo anche di trovare 'sto famoso lago!