In questa pagina ho riportato gli ultimi articoli che ho scritto per il quotidiano ambientalista Terra, il settimanale Carta, Manifesto, per siti come Global Project, FrontiereNews o siti di associazioni come In Comune con Bettin e altro ancora.
Giornalisti, oppositori e umoristi. Tutti nella “lista nera” di Brugnaro
4/04/2025Il ManifestoL'ELENCO TROVATO DOPO UNA PERQUISIZIONE Il documento al vaglio degli inquirenti ha scatenato le ire dei cittadini
Una lista. Nella prima colonna c’è il nome e il cognome. Nella seconda una sintesi dell’offesa. La terza è dedicata al media utilizzato: articoli di giornale, siti web, commento sui social o altro. La quarta colonna spetta alla data dell’offesa e l’ultima al grado della suddetta offesa. Una stella per le meno gravi – ad esempio per coloro che su Facebook lo chiamano «grebano» (che a Venezia indica una persona alquanto rozza proveniente da aree montane disagiate) – sino a 5 stelle per giornalisti o oppositori politici che hanno osato sottolineare i conflitti di interesse del sindaco Luigi Brugnaro o rimarcare i tanti scandali e inchieste sulla sua amministrazione. Come l’indagine “Palude Venezia” che ha portato all’arresto di un assessore e vede coinvolto in prima persona il sindaco per la tentata vendita di un terreno di sua proprietà, inquinato dai fosfogessi di Porto Marghera, al magnate di Singapore Ching Chiat Kwong. Inchiesta di cui, proprio in questi giorni, si sta scrivendo un ulteriore capitolo relativo ad un fondo di 900 milioni di spese elettorali su cui gli inquirenti hanno rilevato irregolarità.
Basta davvero poco per finire nella “Lista Nera” del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, trovata nascosta in un armadio dell’ufficio del suo vice Capo di Gabinetto, nonché ex dipendente della sua azienda, Derek Donadini, in seguito a una perquisizione. Ci sono finiti i curatori della pagina Venice Goldon Awards che faceva satira del tipo «Scatta l’ora legale. Panico a Ca’ Farsett». C’è finito Giovanni Veronese colpevole di aver creato la pagina Facebook Sultanato del Brugnei. «Mi è venuto da ridere quando ho saputo che ero nella lista nera di Brugnaro – racconta – Si è offeso perché l’ho chiamato sultano? Ma se sono i suoi assessori a dire che “fa tutto lui” e che “in Giunta noi parliamo solo se interrogati”. Manca solo lo ius prime noctis e poi siamo a posto».
La lista, tuttora al vaglio degli inquirenti, ha suscitato una ferma presa di posizione da parte dell’Ordine dei giornalisti del Veneto che, oltre a esprimere solidarietà ai colleghi coinvolti, ha ricordato come non sia la prima volta che l’amministrazione comunale di Venezia si abbandoni a comportanti poco rispettosi della libertà di stampa e del diritto di informare i cittadini.
Cittadini che ieri hanno partecipato numerosi al consiglio comunale in cui il sindaco è stato chiamato per rispondere a una interrogazione avanzata dalla capogruppo del Pd Monica Sambo, e sottoscritta da tutti i consiglieri d’opposizione, per conoscere le ragioni di questa schedatura.
Sala gremita. Cittadini con cartelli in mano («Mettimi in lista») e urla: «Dimettiti, dimettiti». Brugnaro, dietro a un imponente cordone di polizia e di vigili armati, non si è scomposto: «Urlate pure che mi caricate di entusiasmo!», ha detto. Uno stile inconfondibile, quello del primo cittadino, che non è cambiato dai primi tempi del suo mandato in cui apostrofava i contestatori in aula con «Ve speto fora» (vi aspetto fuori). Uno stile da «Trump in saor», come si leggeva ieri su un cartello alzato da una elegante signora. Il saor è una tipica salsa tutta veneziana a base di cipolla con cui si condiscono le sardine.
E proprio con l’aggressività di un Trump lagunare, Brugnaro ha risposto alle domande dell’opposizione minacciando querele a raffica e sottolineando come «la lista era nascosta in un armadio e se non ci fosse stata la perquisizione nessuno ne avrebbe saputo niente». Un fatto privato, insomma, pure se operato da un altro dipendente comunale nel novero delle sue funzioni. La vera vittima di tutta questa faccenda, ha spiegato, è soltanto lui. «Sono io l’offeso, io che vengo continuamente perseguitato dalla magistratura e diffamato dai giornali». Così girano le frittate nel Sultanato del Brugnei.
Basta davvero poco per finire nella “Lista Nera” del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, trovata nascosta in un armadio dell’ufficio del suo vice Capo di Gabinetto, nonché ex dipendente della sua azienda, Derek Donadini, in seguito a una perquisizione. Ci sono finiti i curatori della pagina Venice Goldon Awards che faceva satira del tipo «Scatta l’ora legale. Panico a Ca’ Farsett». C’è finito Giovanni Veronese colpevole di aver creato la pagina Facebook Sultanato del Brugnei. «Mi è venuto da ridere quando ho saputo che ero nella lista nera di Brugnaro – racconta – Si è offeso perché l’ho chiamato sultano? Ma se sono i suoi assessori a dire che “fa tutto lui” e che “in Giunta noi parliamo solo se interrogati”. Manca solo lo ius prime noctis e poi siamo a posto».
La lista, tuttora al vaglio degli inquirenti, ha suscitato una ferma presa di posizione da parte dell’Ordine dei giornalisti del Veneto che, oltre a esprimere solidarietà ai colleghi coinvolti, ha ricordato come non sia la prima volta che l’amministrazione comunale di Venezia si abbandoni a comportanti poco rispettosi della libertà di stampa e del diritto di informare i cittadini.
Cittadini che ieri hanno partecipato numerosi al consiglio comunale in cui il sindaco è stato chiamato per rispondere a una interrogazione avanzata dalla capogruppo del Pd Monica Sambo, e sottoscritta da tutti i consiglieri d’opposizione, per conoscere le ragioni di questa schedatura.
Sala gremita. Cittadini con cartelli in mano («Mettimi in lista») e urla: «Dimettiti, dimettiti». Brugnaro, dietro a un imponente cordone di polizia e di vigili armati, non si è scomposto: «Urlate pure che mi caricate di entusiasmo!», ha detto. Uno stile inconfondibile, quello del primo cittadino, che non è cambiato dai primi tempi del suo mandato in cui apostrofava i contestatori in aula con «Ve speto fora» (vi aspetto fuori). Uno stile da «Trump in saor», come si leggeva ieri su un cartello alzato da una elegante signora. Il saor è una tipica salsa tutta veneziana a base di cipolla con cui si condiscono le sardine.
E proprio con l’aggressività di un Trump lagunare, Brugnaro ha risposto alle domande dell’opposizione minacciando querele a raffica e sottolineando come «la lista era nascosta in un armadio e se non ci fosse stata la perquisizione nessuno ne avrebbe saputo niente». Un fatto privato, insomma, pure se operato da un altro dipendente comunale nel novero delle sue funzioni. La vera vittima di tutta questa faccenda, ha spiegato, è soltanto lui. «Sono io l’offeso, io che vengo continuamente perseguitato dalla magistratura e diffamato dai giornali». Così girano le frittate nel Sultanato del Brugnei.