Pro Evolution Politics

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Questa foto è bellissima, anche se non sono sicuro del perché.

Certo ognuno è libero di fare quel che vuole nel tempo libero, e quasi qualsiasi cosa tu faccia nel tempo libero è meglio che guardare le dirette fiume elettorali di Mentana e compagnia. Per dire che non ho niente contro l'oggetto in sé, anzi per una curiosa intermittenza del cuore la play mi ricorda quelle mie sporadiche visite in Federazione, quando in attesa di cominciare un'assemblea i ragazzi della Sinistra Giovanile organizzavano veri e propri tornei - e chi vinceva magari adesso è gente che fa il sindaco, insomma tutto torna, in teoria.

Sarebbe in ogni caso sbagliato trattare la foto da lapsus, quando a divulgarla è stata niente meno che Filippo Sensi. Può Sensi farsi scappare un messaggio sbagliato? Assolutamente no, è un genio della comunicazione e della disintermediazione. Ma metti per assurdo che un giorno facesse un errore persino lui, in fondo è umano; pensi se per errore gli capitasse di associare Matteo Renzi al passatempo da bimbominchia per eccellenza, nella nazione dal bacino elettorale più anziano del mondo. E ribadisco che non ho nulla contro la play, ma chiedi a un cinquantenne in su cosa ne pensa dei videogiochi e degli adulti che ci giocano - e chiedi alle signore. D'altro canto Sensi è un genio, quindi è più semplice pensare che lui abbia capito qualcosa e io no.

Azzardo: vi ricordate di quando Renzi era il Giovane Rottamatore? Ecco, forse Sensi ha pensato che era ora di ricordarcelo perché, sul serio, sembra passato un secolo. E questo a prescindere dai risultati, che tutti si stanno ingegnando a trovare positivi, anche se non sono piaciuti a nessuno. A un secolo di distanza, in cosa è consistita la rottamazione di Matteo Renzi? Nel farsi andar bene Emiliano in Puglia, nel sopportare De Luca in Campania, nel candidare la Paita in Liguria? Ho sentito osservatori autorevoli sostenere che la Moretti era la più renziana dei candidati (è quella che è andata peggio). Ora se per favore mi seguite un attimo nell'universo parallelo in cui Bersani ha vinto le elezioni del '13, ditemi, chi avrebbe gareggiato in questa tornata elettorale per il Pd in Veneto? Alessandra Moretti, esatto. E in Campania? in Liguria? in Umbria? in Puglia? Non c'è nessun candidato alle regionali che non avrebbe potuto correre con Bersani, e nei fatti le percentuali sono più o meno le stesse che prendeva il Pd di Bersani. Ma la musica è cambiata, direte voi. Sì, la musica è cambiata di parecchio. Però gli orchestrali sono gli stessi di prima, il grande Rottamatore sta svelando insospettate doti di riciclatore, e in certi casi ci si domanda se non ci stia mettendo una certa tigna: trasformare la Moretti in renziana di ferro è una specie di scommessa, come trasformare Migliore in un blairiano, come fare sorgere figli di Abramo da queste pietre.

Ora se c'è un'analisi che mi sarei aspettato, tra domenica e lunedì, è quella dei renziani delusi. Perché d'accordo, una classe dirigente non s'improvvisa, in ispecie al sud; del resto i candidati meno vicini a Renzi sono quelli che hanno portato più voti. Però davvero i numeri, tra le tante cose che possono dire, dicono anche che il Pd sta tornando ai valori del '13, e questo forse perché tutta questa ventata di nuovo non è arrivata, s'è fermata molto presto tra Firenze e Roma - già a Bologna si faceva molta fatica a sentire un refe, per tacere di Napoli o Verona. Questo mi sarei aspettato dai renziani, e invece niente. C'è chi festeggia il 5-2, anzi il 17-3, c'è chi pubblica la cartina d'Italia tutta rossa, chi se la prende coi sostenitori di Pastorino ecc. ecc.. Nessuno che si lamenti di quanto poco Renzi sia stato renziano in quest'occasione. D'altro canto come fai a prendertela con lui - sarà colpa dei sottoposti, lui è così giovane, un presidente che gioca alla play ce l'abbiamo solo noi. E oggi è già in grigioverde! Quanto dinamismo.
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È facile confonderli

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Quindi quelli erano…
“La concorrenza”.
“I comunisti”.
“Una specie”.
“Non li immaginavo... così”.
“Erano giovani”.
“E niente bandiere”.
“Così è facile confonderli”.
“Avete visto cosa hanno fatto… mi hanno circondato e... hanno tirato fuori quegli affari”.
“Gli smartphones”.
“Proprio come se fossero i nostri. Non me lo sarei mai immaginato”.
“Che immaginava che sarebbe successo?”
“Non so. Un lancio di monetine. Una statuetta sui denti”.
“I tempi sono cambiati”.
“E invece sono venuti a farsi il selfie. Cosa sta succedendo?”
“Non se la prenda troppo, Presidente”.
“Domani tutti mi prenderanno in giro perché non so riconoscere la mia gente, mi daranno del vecchio rincoglionito. Ma cosa sta succedendo a loro? Perché non mi hanno cacciato via?”
“Erano giovani”.
“I giovani di solito erano i più incazzati. Possibile che io non faccia più paura?”
“Presidente…”
“Neanche un po’ di rabbia? Niente?”
“...È stato solo un misunderstanding, vedrà che domani dichiareranno di essersi incazzati tantissimo per la sua provocazione”.
“Forse sono davvero un vecchio rincoglionito”.
“No, Presidente, lei no…”
“Posso accettare di essere un vecchio rincoglionito. Ma resto lo stronzo di sempre, non è che se mi invito a casa vostra voi vi mettete in posa. Sono sempre il vostro nemico numero uno, v’ho battuto per vent’anni, non scordatevelo mai”.
“Non se lo scordano, Presidente”.
“È una questione di rispetto”.
“Siamo arrivati, Presidente”.
“Questi sono i nostri, quindi?”
“Questi sì”.
“Da cosa li distingue?”
“Più nokia che iphones”.
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Un voto utile (non a Matteo Renzi)

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È dai tempi in cui era solo un sindaco di belle speranze che Renzi propone di vincere sfondando al centro: conquistando elettori moderati e delusi da Berlusconi. Non è che l’idea non abbia un senso, soprattutto nel momento in cui B. tramonta dopo aver divorato tutti i suoi più plausibili eredi. Però a questo punto almeno la manfrina sul voto-utile-a-sinistra ce la potrebbero risparmiare. Se vuoi piacere ai liberisti all’amatriciana, e per farlo vari riforme liberiste all’amatriciana, magari al centro sfondi, ma ti scopri al bordo. Non lo sapevano i renziani che sarebbe andata così? Lo sapevano: ma attaccare l’autolesionismo a sinistra è una di quelle classiche cose che funzionano sempre. Berlusconi ci ha campato 20 anni; normale che abbia degli emuli.

Per quel che conta, ho sempre creduto al voto utile (o meglio: non-idiota). Ho sempre notato che chi col suo voto cercava di punire un centro-sinistra troppo tiepido, otteneva puntualmente il risultato opposto, un ulteriore intiepidimento. Ma stavolta? Più in là in quella direzione non credo che Renzi possa andare. A questo punto il margine di manovra è più a sinistra che a destra. Quanto agli avversari, non sono mai stati così deboli e divisi. Berlusconi non è più la belva in grado di approfittare di ogni minimo vantaggio, ma finché resta lì fa ombra a qualsiasi germoglio di futuro: ritardarne la caduta potrebbe quasi avere un senso tattico (detto questo, io Toti non lo voterei mai. O liguri, fate un po’ voi, io mi fido).
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Renzi è in crisi, o è solo quello che vogliamo sentirci dire?

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Il momento in cui Renzi spiega che la Liguria non è un “caso nazionale” è probabilmente poco successivo al momento in cui un sondaggio riservato comincia a dirgli male. Ugualmente, l’idea che la Liguria sia la sua "ultima spiaggia" mi sembra un po’ forte. Non sarà l’esigenza giornalistica di individuare svolte del destino anche dove c’è una banalissima rotonda? Non dovesse vincere al primo turno, la Paita passerà al secondo in assoluto, otterrà la maggioranza relativa; e dopo qualche giorno non farà più nessuna differenza. Anche l’enorme astensione in Emilia sembrava dover aprire una discussione, subito chiusa perché progetti credibili alternativi a Renzi, fuori o dentro del Pd, per ora non ce n’è.

Non ce ne sarebbero neanche se invece di vincere per 6 regioni a 1, come prometteva qualche tempo fa, o per 4-3, come dice oggi, il Pd risultasse sconfitto. Poco credibile: ma i sondaggi tendono a illudere gli sconfitti negli ultimi giorni; è una tendenza mondiale (vedi UK). Più che a prevedere i risultati, ormai servono a creare suspense.

Alla fine basta scegliere tra tante rilevazioni quelle che insistono a vedere un testa-a-testa finale: non le più attendibili, ma le più intriganti per i lettori. Poi si vota davvero e le maggioranze silenziose (e timide) si dimostrano più prevedibili. Che il blocco sociale coagulatosi intorno a Renzi si stia già squagliando mi pare discutibile, ma ne so meno del più piccolo dei sondaggisti, che è impossibile che sbagli sempre. Dal punto di vista statistico, almeno.
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