16-03-2004, 01:25blog, contro la lingua italiana, dialoghiPermalink
Il pezzo che segue dimostra in modo inoppugnabile che il blog aiuta a vivere meglio. Non tutti, ma alcuni sì, li aiuta.
(2001)
“Hai poi scritto la lettera?”
“Te l’ho spedita, non hai visto?”
“Aspetta… sì. Ehi…”
“Che c’è?”
“Non arrabbiarti, ma ho trovato un errore”.
“Io non mi arrabbio mai, lo sai”.
“Insomma”
“E posso benissimo sbagliare. Ma dove…”
“Lo hai visto?”
“Non sarà mica quello che credo che sia?”
“Terza riga dal fondo”.
“…Non ci credo”.
“Hai scritto sé stesso con l’accento”.
“Non ci credo, non è vero”.
“Vedi che ti stai arrabbiando?”
“Non ci posso credere. Tutti, ma non tu!”
“Cosa?”
“Insomma, sei simpatica, intelligente, carina, laurea in lettere indirizzo classico, esperienze in campo editoriale, e un bel giorno scopro che sei di quelli con la fobia per l’accento su sé stesso. Dimmi che non è vero. Dimmelo”.
“Stai calmo”.
“… come un qualsiasi maestrino di provincia. E poi? Mi casserai le virgole dopo la e? M’impedirai di cominciare una frase col gerundio? Tutti quei trabocchetti idioti per fare odiare l’italiano a quelli che lo usano? Perché? Perché?”
“Siamo in un open space…”
“Ma lo sai, lo sai, non è vero… che sui dizionari la forma consigliata è quella accentata, che l’accademia della Crusca consiglia di accentare, e poi sei troppo intelligente per non sapere che tra una regola semplice e un’eccezione stupida…”
“…si stanno voltando”.
“… deve vincere la regola semplice. E invece no! Vince sempre la regola stupida! Un giorno un idiota s’inventò questa eccezione senza senso e adesso noi dobbiamo seguirla, “perché tutti fanno così!” E anche tu fai così? Togli l’accento su sé stesso? Lo fai?”
“Certo che lo faccio”.
“E perché?”
“Insomma… lo fanno tutti”.
“Ma tutti chi? Hai solo paura che qualcuno ti corregga, come tu ora stai correggendo me! È la società del controllo! Regole idiote e intelligibili, e delazione universale!”
“Sei paranoico”.
“No. Tu sei paranoica. Tu credi che qualcuno ti correggerà l’accento. Io no. Io non ho paura. E lo urlo anche…”
“No!”
“NON HO PAURA!”
“Sei pazzo”.
(Silenzio)
“Scusa, non so cosa mi prende a volte”.
“Te l’avevo detto che ti arrabbiavi”.
“Non mi sono arrabbiato”.
“Sei diventato rosso e hai sbattuto un pugno sul mousepad”.
“Non ce l’avevo con te. È che… che… questa cosa mi fa impazzire”.
“Se sapevo che ci tenevi tanto…”
“A volte passano anni interi… poi come sempre un bel giorno salta fuori qualcuno che mi rinfaccia quell’accento, e io impazzisco. Sembra che nel mondo la regola giusta la sappia solo io”.
“Bum…”
“Ma c’è sui dizionari. Sulle grammatiche. E poi basterebbe il buonsenso. E invece no. Basta una moneta cattiva a scacciare via tutte le regole buone. E il peggio è che è una tale sciocchezza che mi vergogno quasi a parlarne”.
“Non ti stavi vergognando un attimo fa, urlavi”.
“È come un simbolo del Male, sai? Chi è che ha detto che il demonio è nei dettagli? Ecco, secondo me il Male è nelle piccole cose. Quelle talmente piccole che non vale la pena di parlarne. E giorno dopo giorno… come la goccia d’acqua nel marmo… Tu credi davvero che io sia pazzo? Onestamente”.
“Secondo te l’accento su sé stesso è opera del Maligno?”
“Non l’accento, ma l’abitudine di toglierlo”.
“Pazzo non è la parola giusta”.
“Paranoico?”
“Eh”.
***
(2004)
“Ehi…”
“Sì?”
“Senti, ho notato che tu fai sempre lo stesso errore. Una sciocchezza, un accento…”
“Su sé stesso”.
“…Sì”.
“Non è l’errore, è la forma consigliata. Guarda su tutti i dizionari”.
“Ah sì?”
“Anche la Crusca”.
“Ma…”
“In ogni caso, se vuoi, falli togliere dal revisore: per me è solo una perdita di tempo. L’ho scritto anche sul mio blog la settimana scorsa, si è scatenato un dibattito”.
“Sul tuo blog?”
“Sì”.
“Si è scatenato il dibattito?”
“Sì. C’è chi mi ha dato ragione , chi mi ha dato torto, chi mi ha un po’ preso in giro, chi ha ha approfondito… ho trovato anche gente che ne aveva parlato prima di me. E una che ha detto che La morale, comunque, è che vanno bene entrambe le forme, ma è preferibile quella accentata”.
“Vuoi dire che sui blog per scatenare il dibattito…”
“Sì, ma è divertente. E dire che una volta pensavo di essere la sola persona al mondo ad appassionarsi al problema”.
“Un po’ egocentrico”.
“No, è che effettivamente nessuno che conoscevo poteva interessarsi al problema. Mica potevo andare al bar e attaccar pezza sull’accento su sé stesso. È un problema della provincia: che a volte non sai con chi parlare di una cosa che ti sta a cuore. Finisce che il cervello gira a vuoto, si surriscalda. Anche oggi, sarà si è no una dozzina di persone che ha seguito l’argomento. Non m’interessa mica far conoscere le mie idee alle folle: una dozzina è più che sufficiente”.
“Allora io lo faccio correggere”.
“Come vuoi, di sicuro non ci perdo il sonno..."
"Bene".
"...oggi".
"Eh?"
"Niente".
(2001)
“Hai poi scritto la lettera?”
“Te l’ho spedita, non hai visto?”
“Aspetta… sì. Ehi…”
“Che c’è?”
“Non arrabbiarti, ma ho trovato un errore”.
“Io non mi arrabbio mai, lo sai”.
“Insomma”
“E posso benissimo sbagliare. Ma dove…”
“Lo hai visto?”
“Non sarà mica quello che credo che sia?”
“Terza riga dal fondo”.
“…Non ci credo”.
“Hai scritto sé stesso con l’accento”.
“Non ci credo, non è vero”.
“Vedi che ti stai arrabbiando?”
“Non ci posso credere. Tutti, ma non tu!”
“Cosa?”
“Insomma, sei simpatica, intelligente, carina, laurea in lettere indirizzo classico, esperienze in campo editoriale, e un bel giorno scopro che sei di quelli con la fobia per l’accento su sé stesso. Dimmi che non è vero. Dimmelo”.
“Stai calmo”.
“… come un qualsiasi maestrino di provincia. E poi? Mi casserai le virgole dopo la e? M’impedirai di cominciare una frase col gerundio? Tutti quei trabocchetti idioti per fare odiare l’italiano a quelli che lo usano? Perché? Perché?”
“Siamo in un open space…”
“Ma lo sai, lo sai, non è vero… che sui dizionari la forma consigliata è quella accentata, che l’accademia della Crusca consiglia di accentare, e poi sei troppo intelligente per non sapere che tra una regola semplice e un’eccezione stupida…”
“…si stanno voltando”.
“… deve vincere la regola semplice. E invece no! Vince sempre la regola stupida! Un giorno un idiota s’inventò questa eccezione senza senso e adesso noi dobbiamo seguirla, “perché tutti fanno così!” E anche tu fai così? Togli l’accento su sé stesso? Lo fai?”
“Certo che lo faccio”.
“E perché?”
“Insomma… lo fanno tutti”.
“Ma tutti chi? Hai solo paura che qualcuno ti corregga, come tu ora stai correggendo me! È la società del controllo! Regole idiote e intelligibili, e delazione universale!”
“Sei paranoico”.
“No. Tu sei paranoica. Tu credi che qualcuno ti correggerà l’accento. Io no. Io non ho paura. E lo urlo anche…”
“No!”
“NON HO PAURA!”
“Sei pazzo”.
(Silenzio)
“Scusa, non so cosa mi prende a volte”.
“Te l’avevo detto che ti arrabbiavi”.
“Non mi sono arrabbiato”.
“Sei diventato rosso e hai sbattuto un pugno sul mousepad”.
“Non ce l’avevo con te. È che… che… questa cosa mi fa impazzire”.
“Se sapevo che ci tenevi tanto…”
“A volte passano anni interi… poi come sempre un bel giorno salta fuori qualcuno che mi rinfaccia quell’accento, e io impazzisco. Sembra che nel mondo la regola giusta la sappia solo io”.
“Bum…”
“Ma c’è sui dizionari. Sulle grammatiche. E poi basterebbe il buonsenso. E invece no. Basta una moneta cattiva a scacciare via tutte le regole buone. E il peggio è che è una tale sciocchezza che mi vergogno quasi a parlarne”.
“Non ti stavi vergognando un attimo fa, urlavi”.
“È come un simbolo del Male, sai? Chi è che ha detto che il demonio è nei dettagli? Ecco, secondo me il Male è nelle piccole cose. Quelle talmente piccole che non vale la pena di parlarne. E giorno dopo giorno… come la goccia d’acqua nel marmo… Tu credi davvero che io sia pazzo? Onestamente”.
“Secondo te l’accento su sé stesso è opera del Maligno?”
“Non l’accento, ma l’abitudine di toglierlo”.
“Pazzo non è la parola giusta”.
“Paranoico?”
“Eh”.
***
(2004)
“Ehi…”
“Sì?”
“Senti, ho notato che tu fai sempre lo stesso errore. Una sciocchezza, un accento…”
“Su sé stesso”.
“…Sì”.
“Non è l’errore, è la forma consigliata. Guarda su tutti i dizionari”.
“Ah sì?”
“Anche la Crusca”.
“Ma…”
“In ogni caso, se vuoi, falli togliere dal revisore: per me è solo una perdita di tempo. L’ho scritto anche sul mio blog la settimana scorsa, si è scatenato un dibattito”.
“Sul tuo blog?”
“Sì”.
“Si è scatenato il dibattito?”
“Sì. C’è chi mi ha dato ragione , chi mi ha dato torto, chi mi ha un po’ preso in giro, chi ha ha approfondito… ho trovato anche gente che ne aveva parlato prima di me. E una che ha detto che La morale, comunque, è che vanno bene entrambe le forme, ma è preferibile quella accentata”.
“Vuoi dire che sui blog per scatenare il dibattito…”
“Sì, ma è divertente. E dire che una volta pensavo di essere la sola persona al mondo ad appassionarsi al problema”.
“Un po’ egocentrico”.
“No, è che effettivamente nessuno che conoscevo poteva interessarsi al problema. Mica potevo andare al bar e attaccar pezza sull’accento su sé stesso. È un problema della provincia: che a volte non sai con chi parlare di una cosa che ti sta a cuore. Finisce che il cervello gira a vuoto, si surriscalda. Anche oggi, sarà si è no una dozzina di persone che ha seguito l’argomento. Non m’interessa mica far conoscere le mie idee alle folle: una dozzina è più che sufficiente”.
“Allora io lo faccio correggere”.
“Come vuoi, di sicuro non ci perdo il sonno..."
"Bene".
"...oggi".
"Eh?"
"Niente".
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