- 2025
13-05-2005, 02:092025, astensionisti maledetti, CPT, migranti, RutelliPermalinkCaro Leonardo, anzi no, non a te oggi.
Scriverò piuttosto al
Caro astensionista di sinistra,
È da un po' di tempo che non ci sentiamo, vero?
E tu senz'altro non ti ricordi di me. Non ti ricordi neanche di te. Di essere stato, anche un giorno solo, astensionista. Di sinistra.
Quel giorno è stato esattam 24 anni fa, figurati. Con tutto qllo che è successo dopo – Genova, le Due Torri, l'Iraq, la Cina, le grandi alluvioni, il Teopop, le piramidi in Antartide, eccetera. In mezzo a tante catastrofi, com'è possibile che io possa portare rancore per te? In fondo cosa hai fatto di così grave? Niente. Un giorno c'era da salvare l'Italia da cinque anni di merda e non l'hai fatto. Tutto qui.
Il giorno dopo eri già pronto a riparare. Hai organizzato comitati, hai promosso referendum, girotondi intorno ai tribunali, forum internazionalisti, eccetera. Ma era troppo tardi, per l'Italia, forse: di sicuro era troppo tardi per me. Tu mi hai spezzato il cuore il 13 maggio 2001, astensionista: e nessun girotondo, nessun forum, nessun referendum me l'ha più rimesso insieme. Finché ho avuto un blog, ti ho scritto, Astensionista. Ti ho scritto nel 2001, nel '2, nel '3, nel '4, finché ho avuto speranza di convincerti dell'enormità del tuo errore. Quando ho perso quella speranza, ho smesso di scrivere.
Perché vedi, caro Astensionista, sono anch'io un po' come Taddei. Lui ha il pallino delle elezioni americane di vent'anni fa: io mi sono bloccato in quel piovoso giorno di maggio del 2001. Niente e nessuno riuscirà a convincermi che le cose dovevano andare per forza così. No. Quel giorno avevamo il destino tra le mani, e ce lo siamo fatti soffiare. Da allora ogni catastrofe, ogni carestia, ogni frana, mi sembra in qualche modo meritata.
Quando dico che niente e nessuno riuscirà a convincermi, parlo con cognizione di causa, visto che una volta ci provò Arci stesso. Fu a Bisanzio, nel… nel… (ho delle difficoltà a orientarmi negli anni Dieci), durante gli accordi di pace trilaterali. Facevamo parte tutti e due parte della delegazione del Teopop: lui era l'eminenza grigia, io qllo che prenotava ai ristoranti. In verità, non ne prenotai nessuno.
Bisanzio ha da esser splendida, con tutte qlle moschee ultramoderne, ma l'ho giusto ammirata da un balcone. La nostra delegazione non usciva quasi mai dall'albergo, ufficialm per motivi di sicurezza, in realtà per un senso di vergogna che ci pesava addosso fino a schiacciarci al suolo. I bizantini consideravano gli accordi di pace un'occasione per processarci davanti alla loro opinione pubblica. L'accusa ci era stata formalizzata il primo giorno: genocidio.
"Ma non siamo stati noi!"
"Avete però contro tutte le evidenze".
"Eravamo giovani! I nostri padri…"
"Signori, noi da giovani fummo giudicati per un genocidio compiuto dai nostri bisnonni. In politica le colpe dei padri ricadono sui figli, benché nel vostro libro sacro sia scritto diversamente".
"Lasciate perdere i libri sacri! Noi non potevamo sapere…"
"Non sapevate, non immaginavate, avete ubbidito agli ordini. Coi genocidi è sempre così. Siamo spiacenti".
Era successo che gli storici bizantini avevano pensato bene di fare il calcolo di tutti i morti sulla frontiera del mare, durante le grandi migrazioni degli anni '90-'10. Compresi qlli rimpatriati a forza in Libia, e poi morti in qualche campo di lavoro nel Sahara. E i morti suicidi nei CPT. Trent'anni di gommoni e pescherecci colabrodo. La cifra era spaventosa, la vergogna ancora da spartire.
"Sarà dura spiegare ai nostri compatrioti che sono responsabili di tutto qsto", disse Arci, l'ultima sera. Era disteso sul letto nella nostra camera d'albergo, e pensava a voce alta. Io stavo facendo la valigia. "Non siamo tutti responsabili", dissi.
"Sì, dai trent'anni in su, sì. Sapevano benissimo cosa stava succedendo. Sapevano del Canale d'Otranto e degli scafisti libici e tunisini. Dei CPT. E della schiavitù e della prostituzione. Sapevano tutto e non hanno fatto niente. Peccato d'omissione, c'è nel nostro libro sacro".
"Lascia perdere quel libro lì. Ci sono persone più colpevoli di altre".
"E sarebbero?"
"Bossi e Fini, sarebbero".
"Ma la gente annegava anche prima. E dopo".
"La maggior parte è annegata durante".
"Mac, dove vuoi arrivare? Secondo te dovremmo scaricare tutto su un paio di vecchi politici?"
"No, non dico qsto. È colpa di chi ha permesso che Bossi e Fini scrivessero qlla legge. Se solo il 13 maggio del 2001…"
"Ci risiamo col 13 maggio".
"Per me è importante. È lo spartiacque. Quel giorno potevamo decidere del nostro destino. Essere complici di un genocidio o no. Scusa se è poco".
"No, Mac, no, te l'avrò detto mille volte. Il futuro non si determina in un giorno. Tieni. Mettiti qsta".
"Un altro casco? Cos'è?"
"Un gingillino, tecnologia usastra. Le interfacce utenti di adesso le fanno così. Bella, no?"
"È più elegante di qlle che ti facevi nel garage, ma… mi sta punturando il cervello, o sbaglio?"
"Rilassati, non ti farà più male di un'aspirina".
"Le aspirine fanno male. E cosa dovrebbe succedermi? Finirò in una specie di realtà virtuale?"
"No, il concetto è diverso. Una periferia del tuo cervello carica un software, e interagisce con te con stimoli discreti. Vedrai scritte e disegni in sovrimpressione, ma continuerai a vivere e operare nel mondo reale. È difficile da rendere a parole, ma… anche i rumori e gli odori e le sensazioni tattili le percepirai in sovrimpressione".
"Da impazzire"
"No, anzi, pare che distragga meno di un comune monitor. E della marijuana. Sai, ogni volta che arriva una tecnologia nuova c'è qualche flippato a Londra o Boston che riesce a dimostrare che fa più male della ganja, ih ih".
"Arci, siamo due diplomatici del Teopop, se i nostri compagni sapessero… Oddio".
"Hai caricato?"
"Che roba mi hai messo qui dentro? Sento delle voci".
"Seh, capirai le voci, ti bastava un walkman. Rilassati, piuttosto, e inizierai a pensare dei pensieri".
"Tredici maggio del 2001. Sono nel tredici maggio del 2001! Cosa significa? Sto viaggiando nel tempo? E allora perché non piove? Quel giorno pioveva".
"Mac…"
"Ci sono: è un universo parallelo. È così. Mi sta mostrando un universo parallelo in cui il 13 maggio c'è il sole, Rutelli vince le elezioni e…"
"Mac, non è un universo. È solo un giochino".
"Un giochino?"
"Un gioco di simulazione di civiltà, l'ho comprato al duty-free dell'aeroporto. Roba usastra, illegale da noi. Si chiama Civilization VII".
"Stai scherzando".
"Ho sentito dire che a furia di evolversi qsto software ormai è diventato più determinista della Storia vera, nel senso che ormai tiene conto di variabili di cui la Storia s'infischia. Per esempio, se il cavallo bianco di Napoleone diventa grigio, cambia l'esito di una certa battaglia, e altre cose così. Ieri ci ho giocato un po' e poi ho preparato uno scenario per te. Ti piace?"
"Ssst. Aspetta. Sono al Quirinale che presto giuramento. Sono Rutelli, è così?"
"Proprio così. Come ti senti?"
"Non tanto bene".
(Continua)
Scriverò piuttosto al
Caro astensionista di sinistra,
È da un po' di tempo che non ci sentiamo, vero?
E tu senz'altro non ti ricordi di me. Non ti ricordi neanche di te. Di essere stato, anche un giorno solo, astensionista. Di sinistra.
Quel giorno è stato esattam 24 anni fa, figurati. Con tutto qllo che è successo dopo – Genova, le Due Torri, l'Iraq, la Cina, le grandi alluvioni, il Teopop, le piramidi in Antartide, eccetera. In mezzo a tante catastrofi, com'è possibile che io possa portare rancore per te? In fondo cosa hai fatto di così grave? Niente. Un giorno c'era da salvare l'Italia da cinque anni di merda e non l'hai fatto. Tutto qui.
Il giorno dopo eri già pronto a riparare. Hai organizzato comitati, hai promosso referendum, girotondi intorno ai tribunali, forum internazionalisti, eccetera. Ma era troppo tardi, per l'Italia, forse: di sicuro era troppo tardi per me. Tu mi hai spezzato il cuore il 13 maggio 2001, astensionista: e nessun girotondo, nessun forum, nessun referendum me l'ha più rimesso insieme. Finché ho avuto un blog, ti ho scritto, Astensionista. Ti ho scritto nel 2001, nel '2, nel '3, nel '4, finché ho avuto speranza di convincerti dell'enormità del tuo errore. Quando ho perso quella speranza, ho smesso di scrivere.
Perché vedi, caro Astensionista, sono anch'io un po' come Taddei. Lui ha il pallino delle elezioni americane di vent'anni fa: io mi sono bloccato in quel piovoso giorno di maggio del 2001. Niente e nessuno riuscirà a convincermi che le cose dovevano andare per forza così. No. Quel giorno avevamo il destino tra le mani, e ce lo siamo fatti soffiare. Da allora ogni catastrofe, ogni carestia, ogni frana, mi sembra in qualche modo meritata.
Quando dico che niente e nessuno riuscirà a convincermi, parlo con cognizione di causa, visto che una volta ci provò Arci stesso. Fu a Bisanzio, nel… nel… (ho delle difficoltà a orientarmi negli anni Dieci), durante gli accordi di pace trilaterali. Facevamo parte tutti e due parte della delegazione del Teopop: lui era l'eminenza grigia, io qllo che prenotava ai ristoranti. In verità, non ne prenotai nessuno.
Bisanzio ha da esser splendida, con tutte qlle moschee ultramoderne, ma l'ho giusto ammirata da un balcone. La nostra delegazione non usciva quasi mai dall'albergo, ufficialm per motivi di sicurezza, in realtà per un senso di vergogna che ci pesava addosso fino a schiacciarci al suolo. I bizantini consideravano gli accordi di pace un'occasione per processarci davanti alla loro opinione pubblica. L'accusa ci era stata formalizzata il primo giorno: genocidio.
"Ma non siamo stati noi!"
"Avete però contro tutte le evidenze".
"Eravamo giovani! I nostri padri…"
"Signori, noi da giovani fummo giudicati per un genocidio compiuto dai nostri bisnonni. In politica le colpe dei padri ricadono sui figli, benché nel vostro libro sacro sia scritto diversamente".
"Lasciate perdere i libri sacri! Noi non potevamo sapere…"
"Non sapevate, non immaginavate, avete ubbidito agli ordini. Coi genocidi è sempre così. Siamo spiacenti".
Era successo che gli storici bizantini avevano pensato bene di fare il calcolo di tutti i morti sulla frontiera del mare, durante le grandi migrazioni degli anni '90-'10. Compresi qlli rimpatriati a forza in Libia, e poi morti in qualche campo di lavoro nel Sahara. E i morti suicidi nei CPT. Trent'anni di gommoni e pescherecci colabrodo. La cifra era spaventosa, la vergogna ancora da spartire.
"Sarà dura spiegare ai nostri compatrioti che sono responsabili di tutto qsto", disse Arci, l'ultima sera. Era disteso sul letto nella nostra camera d'albergo, e pensava a voce alta. Io stavo facendo la valigia. "Non siamo tutti responsabili", dissi.
"Sì, dai trent'anni in su, sì. Sapevano benissimo cosa stava succedendo. Sapevano del Canale d'Otranto e degli scafisti libici e tunisini. Dei CPT. E della schiavitù e della prostituzione. Sapevano tutto e non hanno fatto niente. Peccato d'omissione, c'è nel nostro libro sacro".
"Lascia perdere quel libro lì. Ci sono persone più colpevoli di altre".
"E sarebbero?"
"Bossi e Fini, sarebbero".
"Ma la gente annegava anche prima. E dopo".
"La maggior parte è annegata durante".
"Mac, dove vuoi arrivare? Secondo te dovremmo scaricare tutto su un paio di vecchi politici?"
"No, non dico qsto. È colpa di chi ha permesso che Bossi e Fini scrivessero qlla legge. Se solo il 13 maggio del 2001…"
"Ci risiamo col 13 maggio".
"Per me è importante. È lo spartiacque. Quel giorno potevamo decidere del nostro destino. Essere complici di un genocidio o no. Scusa se è poco".
"No, Mac, no, te l'avrò detto mille volte. Il futuro non si determina in un giorno. Tieni. Mettiti qsta".
"Un altro casco? Cos'è?"
"Un gingillino, tecnologia usastra. Le interfacce utenti di adesso le fanno così. Bella, no?"
"È più elegante di qlle che ti facevi nel garage, ma… mi sta punturando il cervello, o sbaglio?"
"Rilassati, non ti farà più male di un'aspirina".
"Le aspirine fanno male. E cosa dovrebbe succedermi? Finirò in una specie di realtà virtuale?"
"No, il concetto è diverso. Una periferia del tuo cervello carica un software, e interagisce con te con stimoli discreti. Vedrai scritte e disegni in sovrimpressione, ma continuerai a vivere e operare nel mondo reale. È difficile da rendere a parole, ma… anche i rumori e gli odori e le sensazioni tattili le percepirai in sovrimpressione".
"Da impazzire"
"No, anzi, pare che distragga meno di un comune monitor. E della marijuana. Sai, ogni volta che arriva una tecnologia nuova c'è qualche flippato a Londra o Boston che riesce a dimostrare che fa più male della ganja, ih ih".
"Arci, siamo due diplomatici del Teopop, se i nostri compagni sapessero… Oddio".
"Hai caricato?"
"Che roba mi hai messo qui dentro? Sento delle voci".
"Seh, capirai le voci, ti bastava un walkman. Rilassati, piuttosto, e inizierai a pensare dei pensieri".
"Tredici maggio del 2001. Sono nel tredici maggio del 2001! Cosa significa? Sto viaggiando nel tempo? E allora perché non piove? Quel giorno pioveva".
"Mac…"
"Ci sono: è un universo parallelo. È così. Mi sta mostrando un universo parallelo in cui il 13 maggio c'è il sole, Rutelli vince le elezioni e…"
"Mac, non è un universo. È solo un giochino".
"Un giochino?"
"Un gioco di simulazione di civiltà, l'ho comprato al duty-free dell'aeroporto. Roba usastra, illegale da noi. Si chiama Civilization VII".
"Stai scherzando".
"Ho sentito dire che a furia di evolversi qsto software ormai è diventato più determinista della Storia vera, nel senso che ormai tiene conto di variabili di cui la Storia s'infischia. Per esempio, se il cavallo bianco di Napoleone diventa grigio, cambia l'esito di una certa battaglia, e altre cose così. Ieri ci ho giocato un po' e poi ho preparato uno scenario per te. Ti piace?"
"Ssst. Aspetta. Sono al Quirinale che presto giuramento. Sono Rutelli, è così?"
"Proprio così. Come ti senti?"
"Non tanto bene".
(Continua)
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