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14-09-2005, 03:172025, ambiente, riscaldamento, scienzaPermalinkSe il cielo è troppo blu
Caro Leonardo,
ricapitolando: il riscaldamento globale è un grande casino. Questo anche prima che i maggiori istituti di ricerca venissero privatizzati, causando la Grande Crisi del Consenso Scientifico, e le lobbies meteo-allarmiste e meteo-minimizzatrici coalizzassero gli scienziati in schieramenti l'un contro l'altro armati, in una lotta senza esclusioni di colpi a furia di statistiche farlocche, colonnine di mercurio sgonfiate, anemometri manomessi, barometri screditati pubblicamente, tsunami strumentalizzati, ghiacciai tinti a vernice, nevi della Groenlandia aggiunte col fotosciop, eccetera. Anche prima di tutto qsto, ti dico, Leonardo, e tu credimi: il riscaldamento globale era comunq un gran casino. Bisognava tener conto di migliaia di fattori non ancora sufficientem conosciuti. Le variazioni dell'asse terrestre. Le ancora misteriose glaciazioni. Il centro della terra, caldo e rotante. E poi le maree, le correnti… Un'equazione a mille incognite.
Poi, certo, empiricam uno fa presto a dire che fa caldo, sempre più caldo: ma qsto poteva anche essere un effetto della soggettività dei ricordi in via di cristallizzazione (i meteo-minimizzatori riuscirono a dimostrare, secondo loro, che i ricordi perdevano un quarto di grado centigrado all'anno, per cui i 35° all'ombra di un afoso meriggio del 1975 diventavano, nel 1995, un più ragionevole 30° Celsius). Ma insomma, a un certo punto le cantine continuavano ad allagarsi, e dopo le cantine toccò ai piani terra, e in breve certe valli (la padana, per esempio) si ritrovarono paludi, e qsto sembrava un invincibile argomento a favore dei meteoallarmisti. Ah, ma restava da dimostrare la causa umana. Era possibile dimostrare che l'uomo e le sue attività c'entrassero qualcosa con il caldo e le piogge e le alluvioni e gli uragani e l'impaludamento et cetera et cetera? No, non era possibile.
"Come sarebbe a dire non è possibile" (obiettavano i meteoallarmisti). "Se non siamo stati noi umani, chi è stato? Siamo noi l'unica novità di rilievo nell'atmosfera terrestre degli ultimi 4 millenni. Noi e la nostra abitudine a liberare diossidi. Può essere una coincidenza?"
E i meteo-minimisti, di rimando: "Ecco, i soliti tolemaici. Dev'essere per forza colpa vostra, cioè nostra. Ma la nostra presenza sul luogo del misfatto è al massimo un indizio, non una prova. È facile prendersela col diossido, qui servono prove concrete".
"Ma che prove e che indizi, non siamo mica in un processo qui. Siamo in un pantano!"
I meteominimisti tuttavia non avevano torti: le prove provate latitavano. D'altro canto, come si può provare qualcosa di così enorme? La temperatura di uno strato gassoso attorno a un pianeta di 40.000 km. di circonferenza aumenta a causa delle insolite attività di alcuni miliardi di parassiti che vivono sulla crosta del detto pianeta. È vero o no? Non esistono modellini su cui riprodurre il problema. Servirebbe un altro pianeta terra, del tutto identico al primo, ma senza umani, per vedere la differenza. Altrimenti, restiamo in un ambito puram speculativo. Cioè, tu dici di sì, ma lo dici perché il tuo sponsor ti paga per dirlo: il mio sponsor però mi paga di più per dire di no, così è inutile che insisti. È proprio inutile che dialoghiamo, capisci. Finché non arriva qualcun altro che paghi di più entrambi per metterci d'accordo…
L'unico dato abbastanza certo – ottenuto in quella data fatidica, l'Undici Settembre dell'Uno – era che se i parassiti avessero cessato di colpo alcune attività ritenute molto inquinanti (i voli di linea, ad esempio), la temperatura si sarebbe alzata ancora di più, e di colpo. Un grado centigrado in due giorni: e se gli aerei non fossero partiti per una settimana? Per un mese? Nessuno lo sapeva. Bisognava ripetere l'esperimento, ma nessuno poteva permetterselo.
Di certo non potevano gli usastri. A quel tempo erano la prima potenza mondiale, e preferivano di gran lunga vedersela con dei nemici da operetta, Alì Babà e i quaranta kamikaze, piuttosto che con sconvolgimenti globali siffatti. Si trattava di un normale istinto di autodifesa: gli usastri non potevano mettere in discussione il loro stile di vita. Forse nel medio-lungo termine la loro ossessione per i combustibili fossili avrebbe comportato una catastrofe ambientale: era possibile, ma non dimostrabile. Quel che invece era stato dimostrato, l'11/9, con l'Unico Esperimento, era che un'improvvisa interruzione del sistema consumistico, due-tre giorni senza scie di vapore nell'aria, bastava a cambiare il clima. E se il capitalismo avesse rallentato? Se la gente avesse deciso di viaggiare meno, lavorare meno, comprare meno, disperdere meno Co2? Se progressivamente il cielo si fosse liberato di gran parte delle scie di vapore? Se fosse successo tutto qsto, da un cielo più azzurro il sole avrebbe iniziato a picchiare più forte: qsto era l'unico dato sicuro. Magari la progressiva diminuzione dell'effetto serra avrebbe poi riequilibrato la temperatura. Magari. E magari no. Non si poteva correre il rischio.
A quel tempo si parlava molto del protocollo di Kyoto – un documento più simbolico che realm efficace, che si proponeva di diminuire le emissioni di Co2 di un cincinnino. Giusto per abituarsi all'idea neo-tolemaica che siamo noi umani i responsabili del mondo, ci piaccia o no.
Gli usastri naturalm si guardarono bene dal ratificare il protocollo. E siccome da soli bruciavano un terzo del diossido mondiale, capite bene che il protocollo restò una simbolica carta straccia, e perfino chi lo aveva firmato non si abbassò a metterlo in pratica.
La cosa non giovò molto all'immagine degli usastri nel mondo, e in particolare alla dinastia al potere a quel tempo – una ganga di petrolieri che passava il tempo a tagliar tasse e invadere i continenti, con la tracotanza di chi a Risiko ha appena pescato tre carte buone. Ma bisogna essere giusti. Difendendo il loro stile di vita, gli usastri difendevano anche noi. Trovandosi a scegliere tra una catastrofe immediata e una nel medio-lungo termine, essi avevano fatto la scelta più logica, cartesiana, occidentale: spassiamocela finché possiamo, e amen. Come biasimarli? Avevano tutto da perdere, in fondo.
Purtroppo,gli usastri non erano il solo impero sulla terra – pur essendo i più potenti. C'erano altri imperi, meno favoriti dallo status quo. Imperi più sfigati, tirati su alla bene e meglio, ancora fetenti di sangue e sudore. Gente che da un catastrofico rivolgimento climatico mondiale non aveva necessariam tutto da perdere. Come ad esempio… [continua]
Caro Leonardo,
ricapitolando: il riscaldamento globale è un grande casino. Questo anche prima che i maggiori istituti di ricerca venissero privatizzati, causando la Grande Crisi del Consenso Scientifico, e le lobbies meteo-allarmiste e meteo-minimizzatrici coalizzassero gli scienziati in schieramenti l'un contro l'altro armati, in una lotta senza esclusioni di colpi a furia di statistiche farlocche, colonnine di mercurio sgonfiate, anemometri manomessi, barometri screditati pubblicamente, tsunami strumentalizzati, ghiacciai tinti a vernice, nevi della Groenlandia aggiunte col fotosciop, eccetera. Anche prima di tutto qsto, ti dico, Leonardo, e tu credimi: il riscaldamento globale era comunq un gran casino. Bisognava tener conto di migliaia di fattori non ancora sufficientem conosciuti. Le variazioni dell'asse terrestre. Le ancora misteriose glaciazioni. Il centro della terra, caldo e rotante. E poi le maree, le correnti… Un'equazione a mille incognite.
Poi, certo, empiricam uno fa presto a dire che fa caldo, sempre più caldo: ma qsto poteva anche essere un effetto della soggettività dei ricordi in via di cristallizzazione (i meteo-minimizzatori riuscirono a dimostrare, secondo loro, che i ricordi perdevano un quarto di grado centigrado all'anno, per cui i 35° all'ombra di un afoso meriggio del 1975 diventavano, nel 1995, un più ragionevole 30° Celsius). Ma insomma, a un certo punto le cantine continuavano ad allagarsi, e dopo le cantine toccò ai piani terra, e in breve certe valli (la padana, per esempio) si ritrovarono paludi, e qsto sembrava un invincibile argomento a favore dei meteoallarmisti. Ah, ma restava da dimostrare la causa umana. Era possibile dimostrare che l'uomo e le sue attività c'entrassero qualcosa con il caldo e le piogge e le alluvioni e gli uragani e l'impaludamento et cetera et cetera? No, non era possibile.
"Come sarebbe a dire non è possibile" (obiettavano i meteoallarmisti). "Se non siamo stati noi umani, chi è stato? Siamo noi l'unica novità di rilievo nell'atmosfera terrestre degli ultimi 4 millenni. Noi e la nostra abitudine a liberare diossidi. Può essere una coincidenza?"
E i meteo-minimisti, di rimando: "Ecco, i soliti tolemaici. Dev'essere per forza colpa vostra, cioè nostra. Ma la nostra presenza sul luogo del misfatto è al massimo un indizio, non una prova. È facile prendersela col diossido, qui servono prove concrete".
"Ma che prove e che indizi, non siamo mica in un processo qui. Siamo in un pantano!"
I meteominimisti tuttavia non avevano torti: le prove provate latitavano. D'altro canto, come si può provare qualcosa di così enorme? La temperatura di uno strato gassoso attorno a un pianeta di 40.000 km. di circonferenza aumenta a causa delle insolite attività di alcuni miliardi di parassiti che vivono sulla crosta del detto pianeta. È vero o no? Non esistono modellini su cui riprodurre il problema. Servirebbe un altro pianeta terra, del tutto identico al primo, ma senza umani, per vedere la differenza. Altrimenti, restiamo in un ambito puram speculativo. Cioè, tu dici di sì, ma lo dici perché il tuo sponsor ti paga per dirlo: il mio sponsor però mi paga di più per dire di no, così è inutile che insisti. È proprio inutile che dialoghiamo, capisci. Finché non arriva qualcun altro che paghi di più entrambi per metterci d'accordo…
L'unico dato abbastanza certo – ottenuto in quella data fatidica, l'Undici Settembre dell'Uno – era che se i parassiti avessero cessato di colpo alcune attività ritenute molto inquinanti (i voli di linea, ad esempio), la temperatura si sarebbe alzata ancora di più, e di colpo. Un grado centigrado in due giorni: e se gli aerei non fossero partiti per una settimana? Per un mese? Nessuno lo sapeva. Bisognava ripetere l'esperimento, ma nessuno poteva permetterselo.
Di certo non potevano gli usastri. A quel tempo erano la prima potenza mondiale, e preferivano di gran lunga vedersela con dei nemici da operetta, Alì Babà e i quaranta kamikaze, piuttosto che con sconvolgimenti globali siffatti. Si trattava di un normale istinto di autodifesa: gli usastri non potevano mettere in discussione il loro stile di vita. Forse nel medio-lungo termine la loro ossessione per i combustibili fossili avrebbe comportato una catastrofe ambientale: era possibile, ma non dimostrabile. Quel che invece era stato dimostrato, l'11/9, con l'Unico Esperimento, era che un'improvvisa interruzione del sistema consumistico, due-tre giorni senza scie di vapore nell'aria, bastava a cambiare il clima. E se il capitalismo avesse rallentato? Se la gente avesse deciso di viaggiare meno, lavorare meno, comprare meno, disperdere meno Co2? Se progressivamente il cielo si fosse liberato di gran parte delle scie di vapore? Se fosse successo tutto qsto, da un cielo più azzurro il sole avrebbe iniziato a picchiare più forte: qsto era l'unico dato sicuro. Magari la progressiva diminuzione dell'effetto serra avrebbe poi riequilibrato la temperatura. Magari. E magari no. Non si poteva correre il rischio.
A quel tempo si parlava molto del protocollo di Kyoto – un documento più simbolico che realm efficace, che si proponeva di diminuire le emissioni di Co2 di un cincinnino. Giusto per abituarsi all'idea neo-tolemaica che siamo noi umani i responsabili del mondo, ci piaccia o no.
Gli usastri naturalm si guardarono bene dal ratificare il protocollo. E siccome da soli bruciavano un terzo del diossido mondiale, capite bene che il protocollo restò una simbolica carta straccia, e perfino chi lo aveva firmato non si abbassò a metterlo in pratica.
La cosa non giovò molto all'immagine degli usastri nel mondo, e in particolare alla dinastia al potere a quel tempo – una ganga di petrolieri che passava il tempo a tagliar tasse e invadere i continenti, con la tracotanza di chi a Risiko ha appena pescato tre carte buone. Ma bisogna essere giusti. Difendendo il loro stile di vita, gli usastri difendevano anche noi. Trovandosi a scegliere tra una catastrofe immediata e una nel medio-lungo termine, essi avevano fatto la scelta più logica, cartesiana, occidentale: spassiamocela finché possiamo, e amen. Come biasimarli? Avevano tutto da perdere, in fondo.
Purtroppo,gli usastri non erano il solo impero sulla terra – pur essendo i più potenti. C'erano altri imperi, meno favoriti dallo status quo. Imperi più sfigati, tirati su alla bene e meglio, ancora fetenti di sangue e sudore. Gente che da un catastrofico rivolgimento climatico mondiale non aveva necessariam tutto da perdere. Come ad esempio… [continua]
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