- it's wonderful

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La questione della lingua

E con la lingua, in America, come va con la lingua, eh? Eh?

Va molto bene.

Il mio inglese è wonderful. Me l’ha detto una insegnante di conversazione. Proprio così wonderful. Me lo confermano un po’ meno tutti. Chi dice very good, chi dice really good. Io ringrazio.
Poi si mettono a parlare e non ci capisco nulla.

Quando sei in Inghilterra, ti danno dell’Americano.
Sbarchi in America, e loro han quasi l’aria di scusarsi: bello il tuo inglese, ma noi parliamo così. Al massimo ti fanno il grande favore di parlarti espanol.
E’ inutile chiedergli di parlare più lentamente, perché non lo sanno fare. Come a chiedere a un cinese di non cantare mentre parla: ma se smette di cantare le parole perdono il significato.


Nella mia Scuola Media di paese ci si poteva permettere una sola prof di inglese, e quindi per andare in una classe di inglese serviva il sorteggio (i ricchi non si erano ancora accorti di quanto l’inglese fosse importante – o forse non c’erano ricchi, ancora).

Io fui sorteggiato, e ricordo, ero felice come una Pasqua. Avrei imparato l’inglese! Di lì a un anno, due anni, tre? avrei compreso i testi delle canzoni! Quando Sting cantava (in falsetto), io avrei capito quel che cantava. Era mai possibile?

Imparare un’altra lingua mi sembrava qualcosa di magico. Come un sesto senso, impossibile da spiegare a chi non lo ha. Come fai a spiegare a un cieco alla nascita cos’è la vista? Avrei capito cosa dicono gli americani. Sembrava impossibile, e invece era vero!

Invece era impossibile.
16 anni sono passati da allora: una licenza media, una maturità (linguistica) ottima, qualche viaggio, e adesso è tempo di rassegnarsi. Non li capirò mai.
Ho anche fatto il traduttore! Traducevo libri! Mi ero messo nel mercato come traduttore dal francese, salvo che quel mercato non esiste praticamente piu', i francesi hanno smesso di scrivere libri interessanti. E allora mi sono buttato sull'inglese, una scuola di umilta' incredibile. C'e' sempre una parola importantissima che tu non avevi mai sentito, c'e' sempre un modo di dire che ti spiazza.
Ma in fondo quando traduci non e' cosi' importante sapere l'inglese, l'importante e' saper scrivere in italiano. So che ci sono intere biblioteche accademiche sull'Ubersetzungtheorie che mi smentirebbero, ma si fottano.

Il problema, con gli americani, e' solo uno: cosa-c-stanno-dicendo-a-me-in-questo-preciso-momento?

L’unica cosa che mi riesce per ora è sommergerli io per primo di parole, prima che loro possano accorgersi che io non li capisco quando m’interrompono. Questo mi viene abbastanza bene. La mia coinquilina ha preso quest’abitudine, a tarda sera, di versarmi da bere e osservarmi parlare. Ogni tanto dice qualcosa e io dico yeah, yeah, e continuo. Si diverte.
Se non squilla il cellulare possiamo andare avanti fino alle due.
Di solito squilla.
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