- bamboccioni superficiali a Berlino
28-09-2006, 03:12arti contemporanee, religioni, vignette satanichePermalinkGuardami, sono un artista
(ma non tagliarmi la testa)
Gli artisti sono un po’ bambini. I bambini sono un po’ artisti. Quante volte abbiamo sperato di essere un po’ artisti, e invece eravamo soltanto bambini. O viceversa.
I bambini non sono tutti uguali. Ci sono quelli (A) che cercano la tua attenzione – ovvio – perché hanno qualcosa da dirti. Un disegno, una canzone, una storia da raccontarti. Magari non te la sanno raccontare, questo è ovvio, sono bambini. Ma ci provano, e questo spesso è bello, è divertente.
Altri bambini (B), pur cercando la tua attenzione, non hanno veramente nulla da dirti. Hanno soltanto bisogno della tua attenzione, di un attestato alla loro esistenza. Se necessario ricorrono al turpiloquio, urlano, piangono, picchiano i piedi e trattengono il fiato. Questi ultimi bambini onestamente non li amo molto, li trovo molesti e al limite noiosi, ma ammetto che oggi vanno per la maggiore.
Io divido i bambini in queste due categorie, e faccio lo stesso con gli artisti. Ci sono quelli (A) che hanno un messaggio da spiegarti, una storia da raccontarti. Non importa che il più delle volte non sappiano come raccontarla (se sapessero come si fa, sarebbero ancora artisti?) E poi ci sono quelli (B) che non hanno sostanzialmente nulla da dire, a parte: “Ehilà, esisto anch’io, per favore, guardami. Ehi, dico a te: cacca, piscia, guardami. Cazzo, figa, guardami. Cristo, Maometto, Buddha, guardami, esisto anch’io. Sono un artista”.
Detto questo posso provare a spendere i miei 50 eurocent sul caso Idomeneo: è giusto decapitare in effigie Cristo Maometto e Budda sulla scena della Deutsche Oper di Berlino? Per me dipende. Se si tratta di un’operazione di tipo A, sì, forse ne varrebbe la pena. Idomeneo è un eroe Greco che, come Abramo, si trova nella spiacevole situazione di dover sacrificare il proprio figlio a un Dio esigente. E proprio come Abramo, Idomeneo sarà graziato all’ultimo istante. I due miti accennano a una fase cruciale della storia dell’uomo: la rinuncia al sacrificio umano, il passaggio dalla magia al culto religioso. Magari lo scenografo aveva in mente questo. Magari. Non lo so.
Purtroppo, dalle scarse immagini che ho captato via tg, mi sono fatto un’altra idea. Da quelle teste mozzate spira un’aria da grand guignol che mi ha fatto venire in mente tante brutte cose che volevo essermi lasciato alle spalle. La mia tarda adolescenza spesa a portare ragazze d’università in quei teatrini oscuri, off-off-off-off, dove magari un paio d’attori realizzava un remake del Re Lear sputando uova sode sul pubblico. Quella coazione a épater le bourgeois, sempre il solito bourgeois rassegnato a farsi épater da ogni bambino viziato di tipo B. Quell’estetica trasgressiva da Societas Raffaello Sanzio – talmente trasgressiva che ormai ha contagiato anche il prodotto teatrale più conservativo e borghese: l’opera lirica. Tanro che ormai uno un po’ le compiange, le povere signore in visone costrette a sciropparsi tre ore di provocazioni artistoidi con sottofondo di Mozart (e meno male che è Mozart).
Insomma, ho già buttato giù 3000 battute sul caso Idomeneo e non ho ancora centrato il punto: la provocazione antislamica. Ma vedete, il fatto è che stavolta gli integralisti islamici non si erano accorti di niente. Oh, naturalmente da domani il discorso cambia. Ora finalmente è scoppiato il dibattuto e la provocazione dell’Idomeneo è passata sui telegiornali di tutto il mondo: il capoccione mozzato di Maometto è entrato nel palinsesto mondiale e non mancherà di istigare chi è sempre alla ricerca di istigazioni (apprezzate il tempismo: aveva appena fatto in tempo il papa tedesco a chiedere scusa scusa e riscusa per una citazione). Ed ecco, in quest’ansia degli europei di farsi notare, di far scoppiare casi anti-islamici ad ogni costo, mi sembra di ravvedere un certo narcisismo di tipo A: ehi tu, Omar, Mustafà, Alì, insomma, guardami. Faccio delle vignette sul tuo profeta, eddai, incazzati. Gli taglio persino la testa in effige – se non t’incazzi ora, quando?
Naturalmente gli europei hanno il diritto di farlo – e se io ci trovo un sospetto di narcisismo infantile, pazienza, il narcisismo è una sindrome e non è perseguibile per legge.
E poi chissà. Forse, sotto sotto, la vecchia Europa non ne può più, di tutti i suoi figli di tipo B, narcisi e petulanti; isterici piantagrane, sempre pronti a bruciare il papà in effigie (sempre e solo in effigie). Un po’ di provocazione, all’inizio, ci stava anche bene. Ravvivava consuetudini sceniche ammuffite. Ma ormai Brecht è morto, Bene è morto, e gli epigoni riescono a scandalizzare appena i beduini del deserto (ammesso che i beduini captino al Jazeera, e al Jazeera si preoccupi dell’Idomeneo a Berlino). Forse alla fine l’Islam è solo una scusa per darsi un contegno, e cambiare una messa in scena che non funziona più. È un’ipotesi.
Certo si preannuncia una bella lotta, tra l’europeo tremebondo, che ha paura del musulmano cattivo e non osa prendere in giro i suoi profeti, e l’europeo bamboccione che passa il tempo a mozzare Dei di cartone per attirare attenzione. Forse non vincerà nessuno dei due: forse, semplicemente, i bambini cresceranno; smetteranno di avere paura dei mostri e di sollecitare aiuto e attenzione. Sarebbe anche ora.
(ma non tagliarmi la testa)
Gli artisti sono un po’ bambini. I bambini sono un po’ artisti. Quante volte abbiamo sperato di essere un po’ artisti, e invece eravamo soltanto bambini. O viceversa.
I bambini non sono tutti uguali. Ci sono quelli (A) che cercano la tua attenzione – ovvio – perché hanno qualcosa da dirti. Un disegno, una canzone, una storia da raccontarti. Magari non te la sanno raccontare, questo è ovvio, sono bambini. Ma ci provano, e questo spesso è bello, è divertente.
Altri bambini (B), pur cercando la tua attenzione, non hanno veramente nulla da dirti. Hanno soltanto bisogno della tua attenzione, di un attestato alla loro esistenza. Se necessario ricorrono al turpiloquio, urlano, piangono, picchiano i piedi e trattengono il fiato. Questi ultimi bambini onestamente non li amo molto, li trovo molesti e al limite noiosi, ma ammetto che oggi vanno per la maggiore.
Io divido i bambini in queste due categorie, e faccio lo stesso con gli artisti. Ci sono quelli (A) che hanno un messaggio da spiegarti, una storia da raccontarti. Non importa che il più delle volte non sappiano come raccontarla (se sapessero come si fa, sarebbero ancora artisti?) E poi ci sono quelli (B) che non hanno sostanzialmente nulla da dire, a parte: “Ehilà, esisto anch’io, per favore, guardami. Ehi, dico a te: cacca, piscia, guardami. Cazzo, figa, guardami. Cristo, Maometto, Buddha, guardami, esisto anch’io. Sono un artista”.
Detto questo posso provare a spendere i miei 50 eurocent sul caso Idomeneo: è giusto decapitare in effigie Cristo Maometto e Budda sulla scena della Deutsche Oper di Berlino? Per me dipende. Se si tratta di un’operazione di tipo A, sì, forse ne varrebbe la pena. Idomeneo è un eroe Greco che, come Abramo, si trova nella spiacevole situazione di dover sacrificare il proprio figlio a un Dio esigente. E proprio come Abramo, Idomeneo sarà graziato all’ultimo istante. I due miti accennano a una fase cruciale della storia dell’uomo: la rinuncia al sacrificio umano, il passaggio dalla magia al culto religioso. Magari lo scenografo aveva in mente questo. Magari. Non lo so.
Purtroppo, dalle scarse immagini che ho captato via tg, mi sono fatto un’altra idea. Da quelle teste mozzate spira un’aria da grand guignol che mi ha fatto venire in mente tante brutte cose che volevo essermi lasciato alle spalle. La mia tarda adolescenza spesa a portare ragazze d’università in quei teatrini oscuri, off-off-off-off, dove magari un paio d’attori realizzava un remake del Re Lear sputando uova sode sul pubblico. Quella coazione a épater le bourgeois, sempre il solito bourgeois rassegnato a farsi épater da ogni bambino viziato di tipo B. Quell’estetica trasgressiva da Societas Raffaello Sanzio – talmente trasgressiva che ormai ha contagiato anche il prodotto teatrale più conservativo e borghese: l’opera lirica. Tanro che ormai uno un po’ le compiange, le povere signore in visone costrette a sciropparsi tre ore di provocazioni artistoidi con sottofondo di Mozart (e meno male che è Mozart).
Insomma, ho già buttato giù 3000 battute sul caso Idomeneo e non ho ancora centrato il punto: la provocazione antislamica. Ma vedete, il fatto è che stavolta gli integralisti islamici non si erano accorti di niente. Oh, naturalmente da domani il discorso cambia. Ora finalmente è scoppiato il dibattuto e la provocazione dell’Idomeneo è passata sui telegiornali di tutto il mondo: il capoccione mozzato di Maometto è entrato nel palinsesto mondiale e non mancherà di istigare chi è sempre alla ricerca di istigazioni (apprezzate il tempismo: aveva appena fatto in tempo il papa tedesco a chiedere scusa scusa e riscusa per una citazione). Ed ecco, in quest’ansia degli europei di farsi notare, di far scoppiare casi anti-islamici ad ogni costo, mi sembra di ravvedere un certo narcisismo di tipo A: ehi tu, Omar, Mustafà, Alì, insomma, guardami. Faccio delle vignette sul tuo profeta, eddai, incazzati. Gli taglio persino la testa in effige – se non t’incazzi ora, quando?
Naturalmente gli europei hanno il diritto di farlo – e se io ci trovo un sospetto di narcisismo infantile, pazienza, il narcisismo è una sindrome e non è perseguibile per legge.
E poi chissà. Forse, sotto sotto, la vecchia Europa non ne può più, di tutti i suoi figli di tipo B, narcisi e petulanti; isterici piantagrane, sempre pronti a bruciare il papà in effigie (sempre e solo in effigie). Un po’ di provocazione, all’inizio, ci stava anche bene. Ravvivava consuetudini sceniche ammuffite. Ma ormai Brecht è morto, Bene è morto, e gli epigoni riescono a scandalizzare appena i beduini del deserto (ammesso che i beduini captino al Jazeera, e al Jazeera si preoccupi dell’Idomeneo a Berlino). Forse alla fine l’Islam è solo una scusa per darsi un contegno, e cambiare una messa in scena che non funziona più. È un’ipotesi.
Certo si preannuncia una bella lotta, tra l’europeo tremebondo, che ha paura del musulmano cattivo e non osa prendere in giro i suoi profeti, e l’europeo bamboccione che passa il tempo a mozzare Dei di cartone per attirare attenzione. Forse non vincerà nessuno dei due: forse, semplicemente, i bambini cresceranno; smetteranno di avere paura dei mostri e di sollecitare aiuto e attenzione. Sarebbe anche ora.
Comments (12)