- tv news strike (back?)
26-10-2006, 02:43scrittura bene video male, tg, tvPermalinkSubliminews
Anche ieri i giornalisti hanno scioperato e anche ieri, puntualmente, si è verificato quell’inatteso fenomeno: abbiamo visto dei tg normali. Spartani ma impeccabili. Un signore un po’ legnoso leggeva una serie di dispacci di agenzia, senza neanche l’ausilio del gobbo. Un format quasi perfetto nella sua fattura artigianale – non fosse per quegli inutili tre minuti di comunicati e controcomunicati sindacali. E con la scusa che non ci sono sfilate da inquadrare e film da pubblicizzare, avanza anche un po’ di tempo per i cartoni animati.
Da qui una serie di considerazioni, prima della quale: forse mi sto rincoglionendo. E se la pensi come me, o lettore, stiamo rincoglionendo insieme. Invecchiamo, diventiamo reazionari. La nostra idea di “tg normale” è indissolubilmente legata ai tg della nostra infanzia, con una grafica minima o inesistente, e Vespa o Fede o Frajese su uno sfondo grigio che leggevano notizie: tutto quello che potevano fare era leggere notizie. In casa si faceva silenzio, perché se si voleva imparare qualcosa (a quei tempi si desiderava imparare qualcosa), occorreva stare attenti. Come i nostri nonni con le radio. Era il medioevo della multimedialità, ma da qualche parte nella nostra coscienza di rincoglioniti sarà per sempre l’età dell’oro in cui giocavamo coi lego sul tappeto. Si stava meglio.
Seconda considerazione: siamo sicuri che non si stesse davvero meglio? Il tg all’antica aveva un grosso vantaggio: come la radio, potevo ascoltarlo e intanto giocare coi lego. L’apporto visivo era nullo. Oggi siamo costretti a guardare. Ma sarà vero? C’è davvero molto da guardare nei filmati di un qualsiasi tg (anche serio)? Fateci caso: l’80% del materiale visivo consiste in materiale d’archivio, spesso estrapolato dal primo contesto, col risultato di deformare l’informazione. Faccio un esempio: se si parla di un nuovo comunicato di Bin Laden, si andrà a pescare qualche vecchio filmato del califfo del Terrore. Nel medioevo della nostra infanzia si usava aggiungere la scritta “immagini di repertorio”. Oggi no. Oggi la maggior parte dei telespettatori è deliberatamente indotta all’equivoco: Bin Laden è ancora in circolazione, legge discorsi e compare in tv. In realtà non abbiamo più video suoi da un sacco di anni.
È andata così: dopo decenni di multimedialità molto scarsa, la tecnologia ha permesso ai telegiornali di abbinare davvero testi e immagini. Ma la forma più chiara, breve e sintetica per dare le informazioni resta sempre la stessa: farle leggere a qualcuno. Le immagini possono illustrare la notizia, ma restano secondarie. Quello che veicolano, molto spesso, sono messaggi laterali, subliminali: mentre lo speaker ci dice “è uscito un nuovo discorso di Bin Laden”, l’immagine suggerisce: “Bin Laden è sicuramente vivo, guardatelo qui”.
I messaggi subliminali sono allo stesso tempo più suadenti e più difficili da riconoscere, e quindi da criticare. Arrivano spesso prima del messaggio primario – specie da quando nelle nostre case abbiamo smesso di seguire i tg in religioso silenzio. Da quando, cioè, sono diventati contenitori chiassosi di filmati di repertorio, defilés, trailers, videoclip. Il subliminale è talmente debordante da soddisfare totalmente la nostra fame d’informazione. Tant’è che già da parecchi anni i tg hanno messo a disposizione del pubblico più smaliziato uno strumento utilissimo per riconoscere le informazioni pure in mezzo al chiasso: i titoli correnti in fondo alla pagina. Quelli si possono seguire senza disturbare ed essere disturbati anche mentre il resto della famiglia ciarla e sforchetta.
Terza considerazione, assai simile alla prima: sono davvero un reazionario. Immerso come sono in un universo multitasking, mi ostino a credere di poter fare solo una cosa alla volta. Continuo a prediligere strumenti lineari, come la voce dello speaker, o la linea dei titoli che scorre lungo il lato inferiore del video. Tutto quello che il video mi offre di più, lo squalifico come paccottiglia subliminale, buona per ipnotizzare le masse. In realtà i supporti video possono essere molto utili e fornire testimonianze preziose…
Eppure resta l’incontrovertibile verità: un tg di dieci minuti, tutto letto al microfono come ai vecchi tempi, contiene l’esatta quantità di informazione che di solito viene condita con mezz’ora di scemenze. Se ci riflettessero bene, i giornalisti tv, forse troverebbero un altro strumento di lotta.
Anche ieri i giornalisti hanno scioperato e anche ieri, puntualmente, si è verificato quell’inatteso fenomeno: abbiamo visto dei tg normali. Spartani ma impeccabili. Un signore un po’ legnoso leggeva una serie di dispacci di agenzia, senza neanche l’ausilio del gobbo. Un format quasi perfetto nella sua fattura artigianale – non fosse per quegli inutili tre minuti di comunicati e controcomunicati sindacali. E con la scusa che non ci sono sfilate da inquadrare e film da pubblicizzare, avanza anche un po’ di tempo per i cartoni animati.
Da qui una serie di considerazioni, prima della quale: forse mi sto rincoglionendo. E se la pensi come me, o lettore, stiamo rincoglionendo insieme. Invecchiamo, diventiamo reazionari. La nostra idea di “tg normale” è indissolubilmente legata ai tg della nostra infanzia, con una grafica minima o inesistente, e Vespa o Fede o Frajese su uno sfondo grigio che leggevano notizie: tutto quello che potevano fare era leggere notizie. In casa si faceva silenzio, perché se si voleva imparare qualcosa (a quei tempi si desiderava imparare qualcosa), occorreva stare attenti. Come i nostri nonni con le radio. Era il medioevo della multimedialità, ma da qualche parte nella nostra coscienza di rincoglioniti sarà per sempre l’età dell’oro in cui giocavamo coi lego sul tappeto. Si stava meglio.
Seconda considerazione: siamo sicuri che non si stesse davvero meglio? Il tg all’antica aveva un grosso vantaggio: come la radio, potevo ascoltarlo e intanto giocare coi lego. L’apporto visivo era nullo. Oggi siamo costretti a guardare. Ma sarà vero? C’è davvero molto da guardare nei filmati di un qualsiasi tg (anche serio)? Fateci caso: l’80% del materiale visivo consiste in materiale d’archivio, spesso estrapolato dal primo contesto, col risultato di deformare l’informazione. Faccio un esempio: se si parla di un nuovo comunicato di Bin Laden, si andrà a pescare qualche vecchio filmato del califfo del Terrore. Nel medioevo della nostra infanzia si usava aggiungere la scritta “immagini di repertorio”. Oggi no. Oggi la maggior parte dei telespettatori è deliberatamente indotta all’equivoco: Bin Laden è ancora in circolazione, legge discorsi e compare in tv. In realtà non abbiamo più video suoi da un sacco di anni.
È andata così: dopo decenni di multimedialità molto scarsa, la tecnologia ha permesso ai telegiornali di abbinare davvero testi e immagini. Ma la forma più chiara, breve e sintetica per dare le informazioni resta sempre la stessa: farle leggere a qualcuno. Le immagini possono illustrare la notizia, ma restano secondarie. Quello che veicolano, molto spesso, sono messaggi laterali, subliminali: mentre lo speaker ci dice “è uscito un nuovo discorso di Bin Laden”, l’immagine suggerisce: “Bin Laden è sicuramente vivo, guardatelo qui”.
I messaggi subliminali sono allo stesso tempo più suadenti e più difficili da riconoscere, e quindi da criticare. Arrivano spesso prima del messaggio primario – specie da quando nelle nostre case abbiamo smesso di seguire i tg in religioso silenzio. Da quando, cioè, sono diventati contenitori chiassosi di filmati di repertorio, defilés, trailers, videoclip. Il subliminale è talmente debordante da soddisfare totalmente la nostra fame d’informazione. Tant’è che già da parecchi anni i tg hanno messo a disposizione del pubblico più smaliziato uno strumento utilissimo per riconoscere le informazioni pure in mezzo al chiasso: i titoli correnti in fondo alla pagina. Quelli si possono seguire senza disturbare ed essere disturbati anche mentre il resto della famiglia ciarla e sforchetta.
Terza considerazione, assai simile alla prima: sono davvero un reazionario. Immerso come sono in un universo multitasking, mi ostino a credere di poter fare solo una cosa alla volta. Continuo a prediligere strumenti lineari, come la voce dello speaker, o la linea dei titoli che scorre lungo il lato inferiore del video. Tutto quello che il video mi offre di più, lo squalifico come paccottiglia subliminale, buona per ipnotizzare le masse. In realtà i supporti video possono essere molto utili e fornire testimonianze preziose…
Eppure resta l’incontrovertibile verità: un tg di dieci minuti, tutto letto al microfono come ai vecchi tempi, contiene l’esatta quantità di informazione che di solito viene condita con mezz’ora di scemenze. Se ci riflettessero bene, i giornalisti tv, forse troverebbero un altro strumento di lotta.
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