- non smontare la Barbie di tua sorella
21-11-2006, 09:17cinema, essere donna oggi, fb2020, musicaPermalinkAlla corte della Donna Ragno
- Attenzione: Andropausa
Più o meno fino ai 12 anni, un maschietto non trova nella femmina nulla di realmente interessante. È una creatura insensata che gioca morbosamente con le bambole e si fissa la punta delle scarpine. Non ci si capisce nulla. Forse non c’è nulla da capire.
Quel che accade dopo i 12 anni è materia per gli endocrinologi. L’ormone insorge, avvampa, intorbida la consapevolezza. Non si tratta tanto di cercar di capire quanto di cercar di toccare. Ci si illude nel frattempo d’esser bestie razionali, di progredire anche nella conoscenza, e forse è così, ma forse anche no. Nel bene o male si comunica, ci si scrivono le mail, si fanno passeggiate assieme, si ha la sensazione di capirsi. Fino a un certo punto è anche bello, eh. E poi finisce.
Quando? Mah diciamo che a un certo punto dei trenta, finisce. L’ormone ha scollinato; la donna, pur continuando ad essere appetibile, smette d’un tratto d’esser comprensibile (lo è mai stata?). Un giorno come un altro ti trovi davanti a una vetrina, o al cinema, e ti trovi davanti… una creatura insensata che gioca morbosamente con gli accessori e si fissa la punta delle scarpine. Et voilà, il cerchio della non-conoscenza è chiuso.
- Gli uomini e le donne sono uguali (ma sono diversi)
Non si tratta di superiorità, signore e signorine. Si tratta di alterità, pane per i denti delle professioniste dei gender studies. Del resto non sarà vero anche per voi? Per un certo periodo di tempo ci siamo trovati comprensibili, ma adesso è finita. Si può andare ancora d’accordo? Magari sì, ma sarà una contrattazione quotidiana: se tu mi accompagni a vedere Spider Man, io verrò a vedere Marie Antoinette. Tu fingerai di credere agli assunti intellettuali del mio ex bambolotto di plastica preferito (dai grandi poteri derivano grandi responsabilità) e io fingerò di credere agli assunti intellettuali della tua Barbie alla Corte del Re Sole; e non farò molta fatica, visto che più o meno è la stessa musica: dai grandi poteri derivano grandi responsabilità. Sembra proprio che i nostri coetanei americani non sappiano dirci altro. Ehi, sveglia ragazzi, non siete sempre per forza così potenti: ogni tanto perdete anche le guerre. Sì, anche voi.
- Come dei simbolici Big Jim
Però su qualcosa avete ragione: in occidente abbiamo un problema coi nostri bambolotti. Piuttosto di separarci da loro, li intellettualizziamo. Per cui ok, Marie Antoinette è la versione intellettuale di Barbie e le 12 principesse danzanti: contiene tutta una serie di metafore politiche ed esistenziali che ci farà discutere per una settimana. Anzi, mi sbilancio. Questo film ci sopravviverà, e di parecchio.
Un giorno Marie Antoinette sarà materia di studio per un popolo di un colore e di una lingua diverso dal nostro. Un signore punterà il righello sull’acconciatura di Kirsten Dunst e dirà: vedete, all’inizio del Ventunesimo secolo gli Occidentali si sentivano così. Una casta chiusa, incipriata e segregata dalla massa degli oppressi. Vecchi ruderi, puttanieri o beghine; oppure giovani signori patiti di caccia e di biliardo, ma tutti assolutamente consapevoli della propria inutilità. Da qualche parte nella campagna d’occidente, masse di selvaggi incatenati coltivavano i pomodori e realizzavano i prodotti di haute couture che Marie e le sue amichette erano condannate a consumare in grande quantità. Per far girare l’economia. L’Altro, il Lavoratore, l’Operaio, è sempre più invisibile. Sofia Coppola non riesce nemmeno a inquadrarlo in piena luce. Solo il chiasso, un chiasso spaventoso, che sale lentamente, più forte di qualsiasi playlist, un muro d’odio che ci attende da qualche parte lungo questa strada. Lo sappiamo.
- Quel bisogno di scarpe che non vuole sentire ragioni
Il limite dell’intellettualizzazione del bambolotto è appunto questa: puoi coprirlo di sfighe e autocoscienze finché vuoi, ma il messaggio di Spider Man resta sempre “wow, che figo arrampicarsi su per i grattacieli”. Allo stesso modo, puoi scalfire Marie con mille chiavi di lettura intellettualissime e concettualissime, ma l’unica che fa scattar la serratura è: “wow, che figo essere principessa! Quante scarpe, quanti dolci, quanti cortigiani chiacchieroni!” C’è anche Ken versione stallone svedese.
Eppure, sotto sotto, Marie sarebbe una ragazza alla buona (anche Peter Parker vorrebbe soltanto essere un nerd del dipartimento di chimica, come no). In un attimo di stanchezza rilancia la moda dell’Arcadia (il Twee del Settecento). Le dame di corte si travestono da pastorelle, mungono le vacche e leggono Rousseau. Ma è solo un attimo. Può Peter Parker ignorare il suo destino di salvatore del mondo? Può Marie realmente resistere a quel bisogno di scarpe che non vuole sentire ragioni? Ok, la mezz’ora di approfondimento è finita. Si riparte col bambolotto.
- She’s got the worst taste in music
E fosse solo un bambolotto, il problema dei trentenni. Il guaio è che col tempo i giocattoli si accumulano. Il più pernicioso è l’Ipod: ci ha trasformati tutti in dj solipsisti da strapazzo, non necessariamente bravi. Sofia Coppola, per esempio, sotto i colonnati di Versailles è libera di ascoltare gli Strokes, ma è una cosa sua e unicamente sua: perché vuole impormela? O devo, anche qui, pescare una metafora? Posso anche provarci, ma non rischio di intellettualizzare eccessivamente una selezione random? “Gli anacronismi sono voluti”, ci mancherebbe altro. Ma oltre a fare i pugni con ogni buon gusto, funzionano? Vent’anni fa a Milos Forman bastava giocare un po’ coi parrucchini di Amadeus per farlo sembrare una rockstar neoromantica; invece Marie Antoinette cosa sarebbe? Una punk, perché balla Siouxsie? A questo punto facciamo come al tempo delle mele: ognuno venga al cinema con le cuffiette sue. Libero di trovare ogni sorta di accostamento. Saranno tutti originali e ci assomiglieranno.
- “La morte di una persona è una tragedia”
Il bambino chiede “come va a finire?”, la bambina: “che numero portava la principessa?”
Se vent’anni dopo la bambina porta il bambino al cinema a vedere un film storico, quest’ultimo non riconosce la Storia. Ogni spunto narrativo sembra trasformato in tappezzeria. Tutto è superficie, atmosfera. La Du Barry (magistralmente interpretata da Asia Argento, l’orgoglio del cinema italiano all’estero) ridotta a mignottona figurante: ma come? era la principale protagonista del mobbing di corte, l’altoparlante che mise in giro tante frottole che la rivoluzione avrebbe amplificato.
E ancora il bimbo si domanda: perché chiudere il film proprio là dove la storia di Marie comincia a farsi interessante? Quella notte a Versailles, per esempio, il linciaggio fu sfiorato davvero di poco. E poi? La gente esce dal cinema con la sensazione che Marie sia già sul primo gradino del patibolo. Per niente: stava andando a regnare da sovrana costituzionale alle Tuilleries, nel bel mezzo di Parigi, dove senza dubbio si sarebbe annoiata di meno. Gli ultimi mesi di vita della regina sono un incubo, però Marie li vive da donna adulta. Non è una Claretta Petacci che segue l’uomo della sua vita fino in fondo; è una degna rappresentante dell’ancien régime che tradirà il suo giuramento ai francesi, venderà il suo popolo allo straniero (suo fratello) e tenterà la fuga travestita. Certo, se oggi ci commuove Saddam Hussein, figurarsi una madre di famiglia. A dimostrazione del vecchio proverbio: uccidere una persona è una tragedia (specie se la persona in questione è una principessa, un despota, insomma un Vip); affamare un popolo è solo statistica.
- Dopo di me, il diluvioMettiamola così: io non ho visto Marie Antoinette. Non ne ero capace. Probabilmente è un bel film. Il futuro è delle donne, che leggono di più, hanno più gusto per gli accostamenti e meno inclinazione per i giocattoli pericolosi, armi e motori. Tra due secoli qualche ricercatrice scoverà la cache del mio blog e non ci troverà niente di interessante. Le schiferà il template.
Nel frattempo io continuo ad aver bisogno di donne: amiche, fidanzate, mamme, non potrei vivere senza queste presenze che non capisco. Passo la mia vita in una tappezzeria incomprensibile, ignorando tutto quello che sarebbe importante sapere, chi lo sa? Forse Marie Antoinette sono io. Perciò m'inchino a tutte voi, abbiate pietà. Non sono cattivo. Sono solo cresciuto in un mondo un po' così.
- Attenzione: Andropausa
Più o meno fino ai 12 anni, un maschietto non trova nella femmina nulla di realmente interessante. È una creatura insensata che gioca morbosamente con le bambole e si fissa la punta delle scarpine. Non ci si capisce nulla. Forse non c’è nulla da capire.
Quel che accade dopo i 12 anni è materia per gli endocrinologi. L’ormone insorge, avvampa, intorbida la consapevolezza. Non si tratta tanto di cercar di capire quanto di cercar di toccare. Ci si illude nel frattempo d’esser bestie razionali, di progredire anche nella conoscenza, e forse è così, ma forse anche no. Nel bene o male si comunica, ci si scrivono le mail, si fanno passeggiate assieme, si ha la sensazione di capirsi. Fino a un certo punto è anche bello, eh. E poi finisce.
Quando? Mah diciamo che a un certo punto dei trenta, finisce. L’ormone ha scollinato; la donna, pur continuando ad essere appetibile, smette d’un tratto d’esser comprensibile (lo è mai stata?). Un giorno come un altro ti trovi davanti a una vetrina, o al cinema, e ti trovi davanti… una creatura insensata che gioca morbosamente con gli accessori e si fissa la punta delle scarpine. Et voilà, il cerchio della non-conoscenza è chiuso.
- Gli uomini e le donne sono uguali (ma sono diversi)
Non si tratta di superiorità, signore e signorine. Si tratta di alterità, pane per i denti delle professioniste dei gender studies. Del resto non sarà vero anche per voi? Per un certo periodo di tempo ci siamo trovati comprensibili, ma adesso è finita. Si può andare ancora d’accordo? Magari sì, ma sarà una contrattazione quotidiana: se tu mi accompagni a vedere Spider Man, io verrò a vedere Marie Antoinette. Tu fingerai di credere agli assunti intellettuali del mio ex bambolotto di plastica preferito (dai grandi poteri derivano grandi responsabilità) e io fingerò di credere agli assunti intellettuali della tua Barbie alla Corte del Re Sole; e non farò molta fatica, visto che più o meno è la stessa musica: dai grandi poteri derivano grandi responsabilità. Sembra proprio che i nostri coetanei americani non sappiano dirci altro. Ehi, sveglia ragazzi, non siete sempre per forza così potenti: ogni tanto perdete anche le guerre. Sì, anche voi.
- Come dei simbolici Big Jim
Però su qualcosa avete ragione: in occidente abbiamo un problema coi nostri bambolotti. Piuttosto di separarci da loro, li intellettualizziamo. Per cui ok, Marie Antoinette è la versione intellettuale di Barbie e le 12 principesse danzanti: contiene tutta una serie di metafore politiche ed esistenziali che ci farà discutere per una settimana. Anzi, mi sbilancio. Questo film ci sopravviverà, e di parecchio.
Un giorno Marie Antoinette sarà materia di studio per un popolo di un colore e di una lingua diverso dal nostro. Un signore punterà il righello sull’acconciatura di Kirsten Dunst e dirà: vedete, all’inizio del Ventunesimo secolo gli Occidentali si sentivano così. Una casta chiusa, incipriata e segregata dalla massa degli oppressi. Vecchi ruderi, puttanieri o beghine; oppure giovani signori patiti di caccia e di biliardo, ma tutti assolutamente consapevoli della propria inutilità. Da qualche parte nella campagna d’occidente, masse di selvaggi incatenati coltivavano i pomodori e realizzavano i prodotti di haute couture che Marie e le sue amichette erano condannate a consumare in grande quantità. Per far girare l’economia. L’Altro, il Lavoratore, l’Operaio, è sempre più invisibile. Sofia Coppola non riesce nemmeno a inquadrarlo in piena luce. Solo il chiasso, un chiasso spaventoso, che sale lentamente, più forte di qualsiasi playlist, un muro d’odio che ci attende da qualche parte lungo questa strada. Lo sappiamo.
E siccome lo sappiamo, e non possiamo farci nulla, che si fa?
1-2-3: shopping!
1-2-3: shopping!
- Quel bisogno di scarpe che non vuole sentire ragioni
Il limite dell’intellettualizzazione del bambolotto è appunto questa: puoi coprirlo di sfighe e autocoscienze finché vuoi, ma il messaggio di Spider Man resta sempre “wow, che figo arrampicarsi su per i grattacieli”. Allo stesso modo, puoi scalfire Marie con mille chiavi di lettura intellettualissime e concettualissime, ma l’unica che fa scattar la serratura è: “wow, che figo essere principessa! Quante scarpe, quanti dolci, quanti cortigiani chiacchieroni!” C’è anche Ken versione stallone svedese.
Eppure, sotto sotto, Marie sarebbe una ragazza alla buona (anche Peter Parker vorrebbe soltanto essere un nerd del dipartimento di chimica, come no). In un attimo di stanchezza rilancia la moda dell’Arcadia (il Twee del Settecento). Le dame di corte si travestono da pastorelle, mungono le vacche e leggono Rousseau. Ma è solo un attimo. Può Peter Parker ignorare il suo destino di salvatore del mondo? Può Marie realmente resistere a quel bisogno di scarpe che non vuole sentire ragioni? Ok, la mezz’ora di approfondimento è finita. Si riparte col bambolotto.
- She’s got the worst taste in music
E fosse solo un bambolotto, il problema dei trentenni. Il guaio è che col tempo i giocattoli si accumulano. Il più pernicioso è l’Ipod: ci ha trasformati tutti in dj solipsisti da strapazzo, non necessariamente bravi. Sofia Coppola, per esempio, sotto i colonnati di Versailles è libera di ascoltare gli Strokes, ma è una cosa sua e unicamente sua: perché vuole impormela? O devo, anche qui, pescare una metafora? Posso anche provarci, ma non rischio di intellettualizzare eccessivamente una selezione random? “Gli anacronismi sono voluti”, ci mancherebbe altro. Ma oltre a fare i pugni con ogni buon gusto, funzionano? Vent’anni fa a Milos Forman bastava giocare un po’ coi parrucchini di Amadeus per farlo sembrare una rockstar neoromantica; invece Marie Antoinette cosa sarebbe? Una punk, perché balla Siouxsie? A questo punto facciamo come al tempo delle mele: ognuno venga al cinema con le cuffiette sue. Libero di trovare ogni sorta di accostamento. Saranno tutti originali e ci assomiglieranno.
- “La morte di una persona è una tragedia”
Il bambino chiede “come va a finire?”, la bambina: “che numero portava la principessa?”
Se vent’anni dopo la bambina porta il bambino al cinema a vedere un film storico, quest’ultimo non riconosce la Storia. Ogni spunto narrativo sembra trasformato in tappezzeria. Tutto è superficie, atmosfera. La Du Barry (magistralmente interpretata da Asia Argento, l’orgoglio del cinema italiano all’estero) ridotta a mignottona figurante: ma come? era la principale protagonista del mobbing di corte, l’altoparlante che mise in giro tante frottole che la rivoluzione avrebbe amplificato.
E ancora il bimbo si domanda: perché chiudere il film proprio là dove la storia di Marie comincia a farsi interessante? Quella notte a Versailles, per esempio, il linciaggio fu sfiorato davvero di poco. E poi? La gente esce dal cinema con la sensazione che Marie sia già sul primo gradino del patibolo. Per niente: stava andando a regnare da sovrana costituzionale alle Tuilleries, nel bel mezzo di Parigi, dove senza dubbio si sarebbe annoiata di meno. Gli ultimi mesi di vita della regina sono un incubo, però Marie li vive da donna adulta. Non è una Claretta Petacci che segue l’uomo della sua vita fino in fondo; è una degna rappresentante dell’ancien régime che tradirà il suo giuramento ai francesi, venderà il suo popolo allo straniero (suo fratello) e tenterà la fuga travestita. Certo, se oggi ci commuove Saddam Hussein, figurarsi una madre di famiglia. A dimostrazione del vecchio proverbio: uccidere una persona è una tragedia (specie se la persona in questione è una principessa, un despota, insomma un Vip); affamare un popolo è solo statistica.
- Dopo di me, il diluvioMettiamola così: io non ho visto Marie Antoinette. Non ne ero capace. Probabilmente è un bel film. Il futuro è delle donne, che leggono di più, hanno più gusto per gli accostamenti e meno inclinazione per i giocattoli pericolosi, armi e motori. Tra due secoli qualche ricercatrice scoverà la cache del mio blog e non ci troverà niente di interessante. Le schiferà il template.
Nel frattempo io continuo ad aver bisogno di donne: amiche, fidanzate, mamme, non potrei vivere senza queste presenze che non capisco. Passo la mia vita in una tappezzeria incomprensibile, ignorando tutto quello che sarebbe importante sapere, chi lo sa? Forse Marie Antoinette sono io. Perciò m'inchino a tutte voi, abbiate pietà. Non sono cattivo. Sono solo cresciuto in un mondo un po' così.
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