Il cattivo, la simpatica e il cialtrone (e tanto fracking)
22-02-2013, 15:5321tw, attivismo, cinema, Cosa vedere a Cuneo (e provincia) quando sei vivo, fb2020Permalink Promised Land (Gus Van Sant, 2012).
Matt Damon è il migliore in quello che fa, purtroppo anche stavolta si tratta di raccontare bugie (è incredibile quanti ruoli da bugiardo abbia interpretato, pensateci). Stavolta batte l'anonimo Midwest comprando per un tozzo di pane la terra che la sua Malvagia Compagnia Petrolifera poi frantumerà per estrarne le scisti, per il fracking insomma. Se qualcuno ha qualcosa da dire, lo corrompe. Finché in un paesino sperduto del Sarkazzota non incontra la sua nemesi, il suo Gemello Buono, che ha il sorriso amabile di John Krasinski e rappresenta un'Eroica Associazione Ambientalista. Ma se Matt non è del tutto cattivo, anche John potrebbe non essere del tutto buono... possiamo guardarci cento minuti di Promised Land senza nemmeno accorgerci che, gratta gratta, è proprio lui, il caro vecchio Film Western.
Eppure c'è tutto: il paesino dimenticato da Dio, la Compagnia disposta a tutto per ottenere le terre che gli spettano dai contadini riottosi e ignoranti; i due pistoleri che si fronteggiano – senza pistole, il che non è nemmeno così realistico: considerati i dollari in ballo, qualche pistola dovrebbe pur sparare prima dei titoli di coda, e invece... c'è persino il saloon. Una delle scene più intense è una colluttazione in un saloon, nemmeno Tarantino ci ha provato. C'è la bella del saloon (anche se di giorno fa la prof di scuola media) e indovinate, i due pistoleri se la disputano. È questo il vero film western del 2012/13; Django è troppo meta, e poi è ambientato nel Sud. Promised Land invece non ha nessuna ambizione citazionista; se racconta la solita vecchia storia di C'era una volta il West o del Petroliere è semplicemente perché questa storia è maledettamente attuale, il petrolio facile sta finendo e le Compagnie stanno realmente comprandosi la terra sotto i piedi dei bifolchi per tentare di spremere qualche succo bituminoso. È l'affare del secolo, ma è anche orribilmente pericoloso e inquinante (continua su +eventi!). Dave Eggers ne approfitta per illustrare il solito conflitto interiore tra soldi e dignità, senza calcare troppo né il bozzetto rurale né la polemica ambientalista (tanto più che nella prima stesura non si parlava di fracking, ma di pale eoliche); a un certo punto poi Krasinski gli ha comprato la sceneggiatura e ci ha lavorato un po' su (Krasinski aveva già interpretato un personaggio di Eggers in Away we go, in Italia ribattezzato American Life); alla fine ci ha messo mano anche Matt Damon che stava per girarlo, ma ha preferito passarlo al sodale Gus Van Sant. In tutti questi passaggi il film potrebbe aver perso un po' di originalità: l'estro visivo di Van Sant compare a sprazzi che appaiono quasi accademici: la sua smodata passione per le Nuche, i bei tempi in cui sognava di fare un film di soli Primi Piani di Nuche (con Elephant ce l'aveva quasi fatta), perché non c'è niente di più espressivo di una Bella Nuca, ecco, quelle cose lì sono ormai alle spalle e dal mio punto di vista è un bene, le nuche mi mettono a disagio.
Il film in realtà potrebbe meritare una visione per tutt'altro motivo: se condividete l'insana fantasia di avere Frances McDormand come collega di lavoro, ecco, questo è il film in cui l'adorabile Frances divide con Damon il caffè, il film in cui gli guida la macchina perché il biondino è negato col cambio manuale, il film dove gli telefona in camera verso sera per dargli la buonanotte – buttando lì scherzosamente che per lui la sua camera è sempre aperta, e non sai mai fino a che punto eccetera. Ma sul serio, chi non vorrebbe lavorare con Frances McDormand. In teoria è persino un personaggio negativo, il compare del pistolero che ha già definitivamente venduto l'anima e mentre ruba la terra ai bambini borbotta "it's just a job": però è Frances McDormand, il Male non è mai stato così così simpatico, alla mano, così verosimile.
Il finale è davvero interessante. Purtroppo non posso parlarne perché è un finale a sorpresa – e anche la sorpresa, visivamente, si poteva organizzare meglio, ma è un film che si prende pochi rischi. Quindi in questo paragrafo fingerò di parlar d'altro, di politica, mi ricordo per esempio che quando ero tanto giovane le Multinazionali Malvagie nei film e nei libri c'erano già, e c'erano anche già gli Eroici Individui che le contrastavano: erano bravissimi, competentissimi, facevano gli hacker ma questo non significava che sotto la loro Immensa Consapevolezza non brillasse una Specchiata Integrità Morale. Erano i miei eroi, anche se già allora non ero del tutto sicuro che esistessero. Quando andavamo alle manifestazioni contro le Multinazionali Malvagie speravo sempre che ci fossero anche loro da qualche parte, probabilmente stavano riprendendo tutto con la videocamera per mandarlo su Internet – perché loro erano già su Internet, anzi Internet l'avevano inventata loro. E di loro ci si poteva fidare.
Ad anni di distanza, quel poco che ho capito del mondo è che le Multinazionali Malvagie esistono e sono davvero Malvagie. Pensa solo a quel che han combinato nel Golfo del Messico, pensa che potrebbero rifarlo nel Mediterraneo tra un po', pensa che alla fine riuscirebbero a pagare un decimo dei danni che fanno, la spuntano sempre. Magari da piccolo ero ingenuo, ma su di loro avevo ragione. Quello su cui invece mi sbagliavo, purtroppo, era il lato dei Buoni. Non ci sono. Cioè, qualcuno c'è, ma non è così bravo, non è così competente, anzi il più delle volte è un disastro, anche se fa l'hacker molto spesso defaccia la gente sbagliata, e poi quasi sempre si affeziona a qualche teoria del complotto strampalata e diventa paranoico, se non lo era già in partenza. C'è tanto dilettantismo, tanta improvvisazione, tanta cialtroneria: ce ne accorgeremo. Adesso no, adesso è troppo presto, adesso tutti votano il Movimento nella Rete convinti che dietro ci sia della gente che in Rete discute davvero, e condivide conoscenze d'avanguardia: e invece, spero di sbagliarmi, ma in Rete quel poco che c'è davvero è il solito manicomio di complottismi e paranoie. Non so perché debba andare a finire sempre così, perché da una parte ci debbano sempre essere i Malvagi e dall'altra i Cialtroni: probabilmente perché i non-cialtroni se li comprano tutti i Malvagi prima che sviluppino un senso morale. Dopodiché non è detto che debba andare sempre così: dipenderà da noi, da ognuno di noi, il film vuol dirci questo. Ma non riesce a convincere del tutto. E dire che Van Sant ha dimostrato con Milk di sapere come maneggiare argomenti politici per convincerci e commuoverci: forse però perché scatti il meccanismo occorre che GVS sia realmente interessato a quel che succede davanti alla macchina da presa: stavolta non più di tanto.
Promised Land è al Monviso di Cuneo (ore 21) e allo Stella Maris di Alba (21). Buona visione.
Matt Damon è il migliore in quello che fa, purtroppo anche stavolta si tratta di raccontare bugie (è incredibile quanti ruoli da bugiardo abbia interpretato, pensateci). Stavolta batte l'anonimo Midwest comprando per un tozzo di pane la terra che la sua Malvagia Compagnia Petrolifera poi frantumerà per estrarne le scisti, per il fracking insomma. Se qualcuno ha qualcosa da dire, lo corrompe. Finché in un paesino sperduto del Sarkazzota non incontra la sua nemesi, il suo Gemello Buono, che ha il sorriso amabile di John Krasinski e rappresenta un'Eroica Associazione Ambientalista. Ma se Matt non è del tutto cattivo, anche John potrebbe non essere del tutto buono... possiamo guardarci cento minuti di Promised Land senza nemmeno accorgerci che, gratta gratta, è proprio lui, il caro vecchio Film Western.
Eppure c'è tutto: il paesino dimenticato da Dio, la Compagnia disposta a tutto per ottenere le terre che gli spettano dai contadini riottosi e ignoranti; i due pistoleri che si fronteggiano – senza pistole, il che non è nemmeno così realistico: considerati i dollari in ballo, qualche pistola dovrebbe pur sparare prima dei titoli di coda, e invece... c'è persino il saloon. Una delle scene più intense è una colluttazione in un saloon, nemmeno Tarantino ci ha provato. C'è la bella del saloon (anche se di giorno fa la prof di scuola media) e indovinate, i due pistoleri se la disputano. È questo il vero film western del 2012/13; Django è troppo meta, e poi è ambientato nel Sud. Promised Land invece non ha nessuna ambizione citazionista; se racconta la solita vecchia storia di C'era una volta il West o del Petroliere è semplicemente perché questa storia è maledettamente attuale, il petrolio facile sta finendo e le Compagnie stanno realmente comprandosi la terra sotto i piedi dei bifolchi per tentare di spremere qualche succo bituminoso. È l'affare del secolo, ma è anche orribilmente pericoloso e inquinante (continua su +eventi!). Dave Eggers ne approfitta per illustrare il solito conflitto interiore tra soldi e dignità, senza calcare troppo né il bozzetto rurale né la polemica ambientalista (tanto più che nella prima stesura non si parlava di fracking, ma di pale eoliche); a un certo punto poi Krasinski gli ha comprato la sceneggiatura e ci ha lavorato un po' su (Krasinski aveva già interpretato un personaggio di Eggers in Away we go, in Italia ribattezzato American Life); alla fine ci ha messo mano anche Matt Damon che stava per girarlo, ma ha preferito passarlo al sodale Gus Van Sant. In tutti questi passaggi il film potrebbe aver perso un po' di originalità: l'estro visivo di Van Sant compare a sprazzi che appaiono quasi accademici: la sua smodata passione per le Nuche, i bei tempi in cui sognava di fare un film di soli Primi Piani di Nuche (con Elephant ce l'aveva quasi fatta), perché non c'è niente di più espressivo di una Bella Nuca, ecco, quelle cose lì sono ormai alle spalle e dal mio punto di vista è un bene, le nuche mi mettono a disagio.
Il film in realtà potrebbe meritare una visione per tutt'altro motivo: se condividete l'insana fantasia di avere Frances McDormand come collega di lavoro, ecco, questo è il film in cui l'adorabile Frances divide con Damon il caffè, il film in cui gli guida la macchina perché il biondino è negato col cambio manuale, il film dove gli telefona in camera verso sera per dargli la buonanotte – buttando lì scherzosamente che per lui la sua camera è sempre aperta, e non sai mai fino a che punto eccetera. Ma sul serio, chi non vorrebbe lavorare con Frances McDormand. In teoria è persino un personaggio negativo, il compare del pistolero che ha già definitivamente venduto l'anima e mentre ruba la terra ai bambini borbotta "it's just a job": però è Frances McDormand, il Male non è mai stato così così simpatico, alla mano, così verosimile.
Il finale è davvero interessante. Purtroppo non posso parlarne perché è un finale a sorpresa – e anche la sorpresa, visivamente, si poteva organizzare meglio, ma è un film che si prende pochi rischi. Quindi in questo paragrafo fingerò di parlar d'altro, di politica, mi ricordo per esempio che quando ero tanto giovane le Multinazionali Malvagie nei film e nei libri c'erano già, e c'erano anche già gli Eroici Individui che le contrastavano: erano bravissimi, competentissimi, facevano gli hacker ma questo non significava che sotto la loro Immensa Consapevolezza non brillasse una Specchiata Integrità Morale. Erano i miei eroi, anche se già allora non ero del tutto sicuro che esistessero. Quando andavamo alle manifestazioni contro le Multinazionali Malvagie speravo sempre che ci fossero anche loro da qualche parte, probabilmente stavano riprendendo tutto con la videocamera per mandarlo su Internet – perché loro erano già su Internet, anzi Internet l'avevano inventata loro. E di loro ci si poteva fidare.
Può fare la bella del Saloon finché vuole, tanto la mattina alle prime ore agli alunni "mostra dei video" (ha detto proprio così, mi ha trafitto). |
Ad anni di distanza, quel poco che ho capito del mondo è che le Multinazionali Malvagie esistono e sono davvero Malvagie. Pensa solo a quel che han combinato nel Golfo del Messico, pensa che potrebbero rifarlo nel Mediterraneo tra un po', pensa che alla fine riuscirebbero a pagare un decimo dei danni che fanno, la spuntano sempre. Magari da piccolo ero ingenuo, ma su di loro avevo ragione. Quello su cui invece mi sbagliavo, purtroppo, era il lato dei Buoni. Non ci sono. Cioè, qualcuno c'è, ma non è così bravo, non è così competente, anzi il più delle volte è un disastro, anche se fa l'hacker molto spesso defaccia la gente sbagliata, e poi quasi sempre si affeziona a qualche teoria del complotto strampalata e diventa paranoico, se non lo era già in partenza. C'è tanto dilettantismo, tanta improvvisazione, tanta cialtroneria: ce ne accorgeremo. Adesso no, adesso è troppo presto, adesso tutti votano il Movimento nella Rete convinti che dietro ci sia della gente che in Rete discute davvero, e condivide conoscenze d'avanguardia: e invece, spero di sbagliarmi, ma in Rete quel poco che c'è davvero è il solito manicomio di complottismi e paranoie. Non so perché debba andare a finire sempre così, perché da una parte ci debbano sempre essere i Malvagi e dall'altra i Cialtroni: probabilmente perché i non-cialtroni se li comprano tutti i Malvagi prima che sviluppino un senso morale. Dopodiché non è detto che debba andare sempre così: dipenderà da noi, da ognuno di noi, il film vuol dirci questo. Ma non riesce a convincere del tutto. E dire che Van Sant ha dimostrato con Milk di sapere come maneggiare argomenti politici per convincerci e commuoverci: forse però perché scatti il meccanismo occorre che GVS sia realmente interessato a quel che succede davanti alla macchina da presa: stavolta non più di tanto.
Promised Land è al Monviso di Cuneo (ore 21) e allo Stella Maris di Alba (21). Buona visione.
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