po po po po po po po
24-03-2007, 00:24Afganistan, Americana, avercela con D'AlemaPermalinkA cena con la Segretaria
Il fatto è che in diplomazia siamo fortissimi.
Non molto spettacolari, ma otteniamo tutto quel che ci serve. Proprio come ai mondiali.
E quindi lo abbiamo fatto: abbiamo scambiato un giornalista italiano con cinque pericolosissimi talebani che ci siamo fatti dare da Karzai – il tutto sotto il naso degli americani – che, in teoria, sarebbero la superpotenza che ha il controllo militare dell’Afganistan. Non solo: mentre combinavamo questo capolavoro, D’Alema era a cena con la Rice, che ufficialmente non s’è accorta di niente. Alla fine si è perfino “compiaciuta per l’esito della vicenda”. In seguito qualcuno (forse Blair) le avrà spiegato che la vicenda consisteva in uno scambio di ostaggi. Una cosa che gli americani non avrebbero mai permesso di fare (l'ultima volta che abbiamo provato a fare qualcosa del genere in Iraq, hanno preso a schioppettate il nostro agente) ma noi lo facciamo lo stesso, perché siamo una squadra fortissimi. Po, po po po po, po.
Due considerazioni brevi, ma non serie:
1) La Rice è un bluff. Non basta essere il secondo Segretario di Stato donna (dopo l’Albright), non basta essere il secondo Segretario di Stato nero (dopo Powell), non basta essere il primo Segretario donna e nero. Chi l’ha poi detto che una donna nera debba esser brava per forza? Non potrebbe semplicemente essere scarsa? Dopo sette anni di pasticci in politica estera non possiamo sempre e solo dar la colpa al Texano con gli Occhi da Macaco. Ti sei fatta abbindolare dai baffetti di un tizio che in Italia di solito fa lo sparring partner di Berlusconi. Può l’esercito più potente del mondo perdere una guerra? Se lo metti in mano a gente così, chissà, vediamo.
2) Forse, dopo decenni di prove e riprove e sforzi di un’intera nazione, ce l’abbiamo fatta: abbiamo trovato un lavoro per Massimo D’Alema. Qualcosa che riesce a fare bene: la diplomazia d’alto bordo. Qui da noi non ce la racconta più da un pezzo, ma là fuori c’è tutto un mondo di diplomatici e segretarie che ci cascano ancora. E allora vai. Ministro degli Esteri a vita. Un altro peso in meno.
Il fatto è che in diplomazia siamo fortissimi.
Non molto spettacolari, ma otteniamo tutto quel che ci serve. Proprio come ai mondiali.
E quindi lo abbiamo fatto: abbiamo scambiato un giornalista italiano con cinque pericolosissimi talebani che ci siamo fatti dare da Karzai – il tutto sotto il naso degli americani – che, in teoria, sarebbero la superpotenza che ha il controllo militare dell’Afganistan. Non solo: mentre combinavamo questo capolavoro, D’Alema era a cena con la Rice, che ufficialmente non s’è accorta di niente. Alla fine si è perfino “compiaciuta per l’esito della vicenda”. In seguito qualcuno (forse Blair) le avrà spiegato che la vicenda consisteva in uno scambio di ostaggi. Una cosa che gli americani non avrebbero mai permesso di fare (l'ultima volta che abbiamo provato a fare qualcosa del genere in Iraq, hanno preso a schioppettate il nostro agente) ma noi lo facciamo lo stesso, perché siamo una squadra fortissimi. Po, po po po po, po.
Due considerazioni brevi, ma non serie:
1) La Rice è un bluff. Non basta essere il secondo Segretario di Stato donna (dopo l’Albright), non basta essere il secondo Segretario di Stato nero (dopo Powell), non basta essere il primo Segretario donna e nero. Chi l’ha poi detto che una donna nera debba esser brava per forza? Non potrebbe semplicemente essere scarsa? Dopo sette anni di pasticci in politica estera non possiamo sempre e solo dar la colpa al Texano con gli Occhi da Macaco. Ti sei fatta abbindolare dai baffetti di un tizio che in Italia di solito fa lo sparring partner di Berlusconi. Può l’esercito più potente del mondo perdere una guerra? Se lo metti in mano a gente così, chissà, vediamo.
2) Forse, dopo decenni di prove e riprove e sforzi di un’intera nazione, ce l’abbiamo fatta: abbiamo trovato un lavoro per Massimo D’Alema. Qualcosa che riesce a fare bene: la diplomazia d’alto bordo. Qui da noi non ce la racconta più da un pezzo, ma là fuori c’è tutto un mondo di diplomatici e segretarie che ci cascano ancora. E allora vai. Ministro degli Esteri a vita. Un altro peso in meno.
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