il più grande statista, finché tace

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L'uomo inutile

In questi giorni di grande confusione, in cui Forza Italia si scioglie e si rifonda anche in due ore, io non saprei proprio dire chi vincerà, ma se dovessi puntare sul perdente scommetterei tranquillamente su Gianfranco Fini.

Perché proprio lui?
Perché è inutile. Anche se molto popolare. Ecco un altro mistero italiano: ogni volta che si fa un sondaggio di popolarità, quel tizio è in cima. L’impressione è che la gente si vergogni meno di lui che di Berlusconi, almeno quando parla ai sondaggisti. Poi nel segreto dell’urna fa altre cose. Fini è stato la faccia seria del centrodestra, fino a ieri. Ma poi alla fine uno cosa se ne fa, della faccia seria?

Fini è un caso di hybris, la superbia che offende gli Dei. Passare in una sola generazione dal Fronte della Gioventù a Palazzo Chigi non si può fare, spiacenti. Capisco benissimo che ti rode, con tutti questi ex partigiani al Quirinale. C’è la piccola differenza che hanno vinto la guerra, loro. Mentre tu, tu hai scelto il tuo destino un pomeriggio che volevi andare a vedere un film con John Wayne e dei comunisti non ti facevano entrare. Ora, capisci anche tu che non suona bene come la storia della via di Damasco. Se quel giorno non avessi scelto John Wayne, forse oggi saresti più presentabile. E cioè saresti un presentabilissimo Signor Nessuno, perché tutte le belle figure della vita le hai rimediate circondandoti d'imbecilli. Sei sempre stato il più furbo tra i pecoroni, il più profumato degli stronzi. Ma quanto vali veramente? Difficile dirlo.

Cosa lasci ai posteri? La legge di Bossi sui flussi? Qualunque xenofobo era in grado. Un partito post-fascista che sta per confluire in un movimento post-post-fascista che a sua volta… tre righe d’enciclopedia ti faranno giustizia. Tu dovevi dimostrare che gli ex fascisti erano diventati persone ragionevoli. Ma poi alla lunga cosa ce ne facciamo, di ex fascisti ragionevoli? Non servono a niente, è questa l’amara verità. Fanno solo arrabbiare i fascisti irragionevoli, i cui voti oggettivamente fanno gola. A Gerusalemme hai messo la kippa, e hai strappato con la Mussolini. Hai parlato di voto agli stranieri, e hai strappato con Storace. Sei un accorto politico, finché taci: appena parli cominciano i guai. Se anche riuscissi a ripulire del tutto le stalle di Augia del tuo partito, non ci servirebbero a niente, perché quello che interessava veramente non erano le stalle in sé, ma il marciume che c’era dentro.

Ora che dopo mille pulizie il tuo salotto è quasi pulito, guarda che succede: invece di venire a prendere il caffè da te, Berlusconi sta rovistando nella tua spazzatura. Esce con Storace. Se serve si metterà d’accordo anche con Forza Nuova. Perché Storace e Roberto Fiore sono quello che Gianfranco Fini era nel 1994: simpatici teppisti con tanta voglia di fare. Tu invece sei un ex teppista che hai solo parole di buon senso, e che se ne fanno a destra del buon senso? Ed è inutile alternare colpi al cerchio e alla botte: se voglio un politico che parla bene delle imprese coloniali italiane, ne trovo di più convinti di te. Se voglio un filoisraeliano, ne conosco anche di quelli che da piccoli non inneggiavano al Duce. Idem se ne cerco uno che tenda sinceramente la mano agli stranieri. Ognuno hai i suoi gusti, ma tu, tu sei uno strano cocktail di rum e olio di ricino, per quale motivo al mondo dovrei mandarti giù?

Ieri da Mentana hai osato una cosa incredibile: una battuta su Berlusconi. Hai osato insinuare che non sia molto sviluppato in altezza. Ecco, se volevi caratterizzarti come un politico serio offeso dalle ultime piazzate del padrone di casa, hai sbagliato registro. Per l’ennesima volta. Non azzecchi mai il tono giusto, questo è il problema. Finché stai zitto funzioni. Ma in politica non si può star zitti sempre, ecco il dramma.

Lo scrivo senza pietà, ma neanche compiacimento, perché alla fine credo che tu sia stato sul serio il meno peggio. Però sei anche l’anello più debole, e la catena comincia a tirare. Niente di personale, eh. Massimo rispetto, come sempre, finché taci.
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