diranno ogni sorta di male contro di voi
21-01-2008, 01:23Cristo, pontefici, preti parlantiPermalinkSua Santità il Piangina
Vale la pena di ricordare, in questo tripudio di pace e tolleranza, che nessuno ha mai proibito a papa Benedetto XVI di tenere una lezione alla Sapienza: che la decisione di dare buca è stata sua, unicamente sua, e nemmeno dettata da particolari esigenze di sicurezza. Insomma, non se l'è sentita. Come diceva quel romanziere un po' datato, ma gran conoscitor di preti: il coraggio, uno non se lo può dare.
Certo, qualche professore non sarebbe stato contento: ma la petizione dei docenti era un documento interno, che (come scrive l'ottima Lia) avrebbe dovuto restare interno, e probabilmente è stato divulgato per complicare la carriera di un barone, in quel clima di amicizia e collaborazione che notoriamente caratterizza gli atenei italiani. La protesta degli studenti non è parsa mai particolarmente violenta, ed è comunque fisiogica, in un Paese dove esiste la libertà di pensiero e di associazione. Insomma, il Papa alla Sapienza poteva andarci: il Viminale lo dava sicuro "al mille per cento". Il massimo rischio era prendersi qualche fischio. Ma appunto: il coraggio, uno non se lo può dare.
Come rimproverare il pavido Benedetto, se ha preferito incassare la solidarietà dell'Italia intera alla domenica, invece di qualche fischio e molti sbadigli al giovedì? È un Papa, mica un politico. Già. I politici ai fischi ci si abituano. Lui nicchia, un Papa fischiato è effettivamente una novità. Lo posso anche capire.
Soltanto, trovo un po' fastidioso che quando alla fine ha fatto capolino dal balcone, mettendo fine a un'interminabile settimana di bieco oscurantismo laico, abbia voluto esortare i fedeli a cercare la verità, testimoniare la verità. Belle parole, per carità, e giustissime. Ma dette da uno che non ha nemmeno il coraggio di andarle a testimoniare dall'altra parte del Tevere. Il vicario di Cristo. Beh, Cristo al suo posto i fischi se li sarebbe presi.
Gesù, testimone della verità (se non proprio la Verità fatta persona), ebbe qualche problema con le autorità del tempo, e anche con la folla. A un certo punto alcune dichiarazione furono traviate al punto che si ritrovò inquisito come bestemmiatore, processato per sedizione, e crocefisso tra gli sputi. Cose che accadono ai testimoni della verità.
Stefano, il primo martire della Chiesa, era un altro testimone della verità. Anche a lui non andò molto bene: siccome insisteva a testimoniare la gloria divina di Gesù – nient'altro che un cadavere trafugato di fresco, secondo le autorità religiose del tempo – finì lapidato. Cose che capitano, appunto. Del resto Gesù lo aveva detto: "Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli!" (Matteo 5,11-12).
Pietro, il primo capo della Chiesa, incontrò anche lui diverse difficoltà mentre compiva il suo apostolato. Finì crocefisso a testa in giù, a Roma. E sempre a Roma, duemila anni più tardi, il suo successore non ha il coraggio di prendersi qualche fischio, per testimoniare la verità. E poi incoraggia gli studenti delle scuole cattoliche “malgrado le difficoltà che incontrate”... come a dire: le difficoltà, incontratele voi, io tengo impegni. Naturalmente, se qualcuno venisse fischiato a morte, lui è pronto a beatificarli seduta stante. Ma pigliarsi i fischi in prima persona, eh no. Armiamoci e partite.
Torna in mente il caso di Andrea Rivera, quel comico che al concerto del Primo Maggio si permise di dire due cosette contro la Chiesa. Fosse stato Prodi, o Berlusconi, sarebbe stata ordinaria amministrazione. Ma era la Chiesa, e l'Osservatore Romano parlò di “terrorismo”. Copio e incollo quello che ho scritto in maggio: “quella di Ratzinger-Bagnasco è una Chiesa un po' arroccata, sì, ma soprattutto capricciosa, petulante. Sa tutto lei, ti cita a memoria i discorsi di Alessio Comneno, ma al primo fischio trema tutta e chiama i carabinieri”. Altri cercheranno di dimostrare che l'episodio della Sapienza è stato un trionfo per il Vaticano, che approfittando di un'ingenuità del fronte laico ha dimostrato ecc. ecc..
Sarà. Ma tra Bagnasco che alla prima scritta sui muri si fa mettere la scorta, e un Ratzinger che non ha il coraggio di parlare a dei docenti universitari, io questa Chiesa non la vedo tanto bene. E comincio persino a temere che dietro alle sue rivendicazioni (la 194, i soldi alle scuole confessionali, ecc.) non ci sia un vero disegno egemonico, qualcosa di serio a cui opporsi con altrettanta serietà... quanto piuttosto le lagne di un vecchietto terrorizzato che non vuole andare all'altro mondo senza che nessuno se ne accorga. Che dire. Wojtyla aveva un altro stile, indubbiamente.
Vale la pena di ricordare, in questo tripudio di pace e tolleranza, che nessuno ha mai proibito a papa Benedetto XVI di tenere una lezione alla Sapienza: che la decisione di dare buca è stata sua, unicamente sua, e nemmeno dettata da particolari esigenze di sicurezza. Insomma, non se l'è sentita. Come diceva quel romanziere un po' datato, ma gran conoscitor di preti: il coraggio, uno non se lo può dare.
Certo, qualche professore non sarebbe stato contento: ma la petizione dei docenti era un documento interno, che (come scrive l'ottima Lia) avrebbe dovuto restare interno, e probabilmente è stato divulgato per complicare la carriera di un barone, in quel clima di amicizia e collaborazione che notoriamente caratterizza gli atenei italiani. La protesta degli studenti non è parsa mai particolarmente violenta, ed è comunque fisiogica, in un Paese dove esiste la libertà di pensiero e di associazione. Insomma, il Papa alla Sapienza poteva andarci: il Viminale lo dava sicuro "al mille per cento". Il massimo rischio era prendersi qualche fischio. Ma appunto: il coraggio, uno non se lo può dare.
Come rimproverare il pavido Benedetto, se ha preferito incassare la solidarietà dell'Italia intera alla domenica, invece di qualche fischio e molti sbadigli al giovedì? È un Papa, mica un politico. Già. I politici ai fischi ci si abituano. Lui nicchia, un Papa fischiato è effettivamente una novità. Lo posso anche capire.
Soltanto, trovo un po' fastidioso che quando alla fine ha fatto capolino dal balcone, mettendo fine a un'interminabile settimana di bieco oscurantismo laico, abbia voluto esortare i fedeli a cercare la verità, testimoniare la verità. Belle parole, per carità, e giustissime. Ma dette da uno che non ha nemmeno il coraggio di andarle a testimoniare dall'altra parte del Tevere. Il vicario di Cristo. Beh, Cristo al suo posto i fischi se li sarebbe presi.
Gesù, testimone della verità (se non proprio la Verità fatta persona), ebbe qualche problema con le autorità del tempo, e anche con la folla. A un certo punto alcune dichiarazione furono traviate al punto che si ritrovò inquisito come bestemmiatore, processato per sedizione, e crocefisso tra gli sputi. Cose che accadono ai testimoni della verità.
Stefano, il primo martire della Chiesa, era un altro testimone della verità. Anche a lui non andò molto bene: siccome insisteva a testimoniare la gloria divina di Gesù – nient'altro che un cadavere trafugato di fresco, secondo le autorità religiose del tempo – finì lapidato. Cose che capitano, appunto. Del resto Gesù lo aveva detto: "Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli!" (Matteo 5,11-12).
Pietro, il primo capo della Chiesa, incontrò anche lui diverse difficoltà mentre compiva il suo apostolato. Finì crocefisso a testa in giù, a Roma. E sempre a Roma, duemila anni più tardi, il suo successore non ha il coraggio di prendersi qualche fischio, per testimoniare la verità. E poi incoraggia gli studenti delle scuole cattoliche “malgrado le difficoltà che incontrate”... come a dire: le difficoltà, incontratele voi, io tengo impegni. Naturalmente, se qualcuno venisse fischiato a morte, lui è pronto a beatificarli seduta stante. Ma pigliarsi i fischi in prima persona, eh no. Armiamoci e partite.
Torna in mente il caso di Andrea Rivera, quel comico che al concerto del Primo Maggio si permise di dire due cosette contro la Chiesa. Fosse stato Prodi, o Berlusconi, sarebbe stata ordinaria amministrazione. Ma era la Chiesa, e l'Osservatore Romano parlò di “terrorismo”. Copio e incollo quello che ho scritto in maggio: “quella di Ratzinger-Bagnasco è una Chiesa un po' arroccata, sì, ma soprattutto capricciosa, petulante. Sa tutto lei, ti cita a memoria i discorsi di Alessio Comneno, ma al primo fischio trema tutta e chiama i carabinieri”. Altri cercheranno di dimostrare che l'episodio della Sapienza è stato un trionfo per il Vaticano, che approfittando di un'ingenuità del fronte laico ha dimostrato ecc. ecc..
Sarà. Ma tra Bagnasco che alla prima scritta sui muri si fa mettere la scorta, e un Ratzinger che non ha il coraggio di parlare a dei docenti universitari, io questa Chiesa non la vedo tanto bene. E comincio persino a temere che dietro alle sue rivendicazioni (la 194, i soldi alle scuole confessionali, ecc.) non ci sia un vero disegno egemonico, qualcosa di serio a cui opporsi con altrettanta serietà... quanto piuttosto le lagne di un vecchietto terrorizzato che non vuole andare all'altro mondo senza che nessuno se ne accorga. Che dire. Wojtyla aveva un altro stile, indubbiamente.
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