il bonsai è un baobab al confronto
15-04-2007, 13:08cattiva politica, socialisti allo sbaraglioPermalinkLa lunga marcia di SuperBoselli
Vediamo se mi ricordo bene:
Il PSI – il più antico partito politico italiano – cessa di esistere per manifesta incapacità il 13 novembre 1994. Qualche ora dopo un tale, Enrico Boselli, fonda il SI.
Il SI (Socialisti Italiani) fin dall’inizio dimostra di non voler essere il solito partitino folkloristico: difatti non andrà mai da solo alle elezioni. Boselli si pone da subito il problema di agganciare altri partiti, per creare una più ampia aggregazione.
Alle regionali del 1995 il SI aggancia dunque i pattisti di Segni e all’Alleanza Democratica di Bordon (e della Meandri) in una più ampia aggregazione chiamata Patto dei Democratici, che prende il 4,2%: neanche male. Quasi tutti gli eletti sono boselliani. Il Patto si spatta immediatamente dopo.
Alle politiche del 1996 il SI è l’ingrediente di un calderone piuttosto centrista con il Rinnovamento Italiano di Dini, il Patto Segni e un altro partito ex democristiano a caso. Prendono il… 4,3%: insomma, tengono.
Forte di questi incontestabili successi, Boselli rialza la posta. Nei mesi successivi volge lo sguardo a sinistra, e si fa promotore nientemeno che di una Costituente Socialista nel nome di Turati, di Nenni e Saragat. Aderisce il Partito Socialista Democratico Italiano, quello che nelle barzellette della mia infanzia faceva i congressi nelle cabine telefoniche; Ugo Intini, che per l’occasione ha divorziato da De Michelis e dice di chiamarsi Partito-Socialista-Socialdemocrazia (cominciavano a finire i nomi); e una parte della Federazione Laburista Italiana. Una parte, eh? Mica tutti. Che tutti nella stessa cabina telefonica non ci stavano (non le fanno più grandi come una volta - maledetta telefonia cellulare).
È da queste radici gloriose che nasce, a Fiuggi il 10 maggio 1998, il nuovo partito destinato a lasciare un segno indelebile nell’Italia della Seconda Repubblica: lo SDI. Segretario del nuovo partito è acclamato un tale, Enrico Boselli.
Alle elezioni europee del 1999 gli SDI prendono un 2,1% che potrà anche sembrarvi poco, ma è sufficiente a portare due SDI nel nuovo governo Amato-2000: Del Turco alle Finanze e Intini (sottosegretario) agli Esteri. Ma se pensate che la funzione dello SDI non sia dissimile da quella di tanti altri partitini a caccia di poltrone, vi sbagliate. Boselli è sempre alla ricerca di aggregazioni più ampie.
L’anno successivo, il colpaccio: un nuovo simbolo – il Girasole – accoglie in una sola lista SDI e Verdi, che da soli alle europee avevano preso un pur meritorio 1,8%. Naturalmente un’aggregazione, per funzionare, deve colpire l’immaginazione e il cuore dell’elettore: solo così il risultato potrà essere superiore alla tetra somma aritmetica dei voti (che farebbe, comunque, quasi il 4%)
Il Girasole debutta alle politiche del 2001 e… prende il 2,2%. Come dire che uno dei due partiti nelle urne è scomparso. Impossibile sapere quale. Bisogna dire che alle europee del 2005, i Verdi, tornati da soli, schizzeranno al 2,5. E gli SDI?
Gli SDI non andranno mai soli, per costituzione. Come una zanzara testarda, Boselli è sempre in cerca di qualche vena da succh… di qualche altro partito con cui formare una più ampia aggregazione. Piuttosto, dopo la débacle del 2001, il problema è: chi è cosi tanto fesso da farsi agganciare di nuovo da Boselli? De Michelis? Per qualche tempo anche De Michelis sembra tentato. Ma alla fine il nuovo matrimonio si farà nell’autunno 2005 con quegli intelligentoni dei Radicali, e si chiamerà Rosa nel Pugno. L’intelligenza è evidente sin dalla scelta del nome, che nei più delicati evoca subito la sensazione della Spina nel Polpastrello; ma tant’è.
Quanto valgano i Radicali Italiani in termini percentuali è impossibile capirlo: anche loro disprezzano la politica dei partitini e si sono sempre candidati qua e là in aggregazioni più ampie. In ogni caso i RI erano reduci da un risultato importante come quello del referendum sulla procreazione assistita del giugno 2005: con il 73% di astensione, persino un brontolone come don Camillo Ruini fu visto sorridere. E insomma, nel 2006 la Rosa nel Pugno presenta alle elezioni personaggi del calibro di Pannella, Emma Bonino, Toscani, un diessino transfugo del carisma di Turci, una giovane promessa tv come Capezzone; e il solito Boselli. Come fai a non votarlo, un partito così? Alle politiche di un anno fa, la RnP prende il 2,5% e non passa nemmeno lo sbarramento al Senato (anche se Pannella & co. tuttora sostengono il contrario); per dire: Di Pietro c’è riuscito, e loro no. Anche stavolta, uno dei due partiti è virtualmente scomparso: quale?
E chi lo sa. Qualche mese dopo i Radicali vanno a congresso e decidono di sfilarsi le spine dai polpastrelli: la RnP forse è già morta. E oggi è il turno degli SDI, a congresso pure loro! Qual è la nuova strategia del Segretario Boselli? Non ve l’immaginereste mai: una Costituente Socialista! Con gente nuova, gente fresca, personalità del calibro di De Michelis e Bobo Craxi. Ma Prodi c’è rimasto un po’ male. Avrebbe preferito Boselli nel Partito Democratico. Allora sì che il PD non sarebbe stata una somma aritmetica. Eh già.
Ma stiamo scherzando?
Ma ci rendiamo conto che questi qui, da almeno dieci anni in qua, non li vota nessuno? N-e-s-s-u-n-o, neanche le loro mamme, neanche i loro figli? Nessuno. L’Italia ha da esser l’unico Paese dove si dà visibilità mediatica a un partito che, dati aritmetici alla mano, vale meno di zero.
Boselli a oggi ha partecipato a 2-3 Patti, 2 alleanze, e ha lanciato due Costituenti. Non si è mai agganciato a un partito che avesse già di suo un elettorato superiore al 3%. Da quando esiste lo SDI, non ha mai superato il 2,5%. Da solo? No, sempre in coppia con qualcun altro che ha divorziato immediatamente dopo le elezioni. Boselli non vale un solo voto. Boselli, storicamente, fa perdere voti a tutti i partitini a cui si aggancia. Eppure si fa eleggere. Eppure rilascia interviste, proclama Costituenti, detta il programma laico-riformista. Ma se ne andasse a casa, finalmente.
Oppure... se ne andasse al centrodestra. Perché è questo che non riesco a capire. Per tutti questi anni abbiamo avuto un’arma formidabile – un tale che riesce a erodere voti e simpatia ovunque va, un vero virus transpolitico, e non lo abbiamo spedito a Berlusconi. Perché? Vien da pensare che ci abbia pensato prima lui, maledizione. Ma è possibile farci fessi così?
Evidentemente sì. Continuiamo a credere alle Costituenti, ai Patti, alle Alleanze. Continuiamo a sperare in Superman, e si sa che Superman decolla sempre da qualche cabina telefonica. Stasera a Fiuggi, magari, chissà.
Vediamo se mi ricordo bene:
Il PSI – il più antico partito politico italiano – cessa di esistere per manifesta incapacità il 13 novembre 1994. Qualche ora dopo un tale, Enrico Boselli, fonda il SI.
Il SI (Socialisti Italiani) fin dall’inizio dimostra di non voler essere il solito partitino folkloristico: difatti non andrà mai da solo alle elezioni. Boselli si pone da subito il problema di agganciare altri partiti, per creare una più ampia aggregazione.
Alle regionali del 1995 il SI aggancia dunque i pattisti di Segni e all’Alleanza Democratica di Bordon (e della Meandri) in una più ampia aggregazione chiamata Patto dei Democratici, che prende il 4,2%: neanche male. Quasi tutti gli eletti sono boselliani. Il Patto si spatta immediatamente dopo.
Alle politiche del 1996 il SI è l’ingrediente di un calderone piuttosto centrista con il Rinnovamento Italiano di Dini, il Patto Segni e un altro partito ex democristiano a caso. Prendono il… 4,3%: insomma, tengono.
Forte di questi incontestabili successi, Boselli rialza la posta. Nei mesi successivi volge lo sguardo a sinistra, e si fa promotore nientemeno che di una Costituente Socialista nel nome di Turati, di Nenni e Saragat. Aderisce il Partito Socialista Democratico Italiano, quello che nelle barzellette della mia infanzia faceva i congressi nelle cabine telefoniche; Ugo Intini, che per l’occasione ha divorziato da De Michelis e dice di chiamarsi Partito-Socialista-Socialdemocrazia (cominciavano a finire i nomi); e una parte della Federazione Laburista Italiana. Una parte, eh? Mica tutti. Che tutti nella stessa cabina telefonica non ci stavano (non le fanno più grandi come una volta - maledetta telefonia cellulare).
È da queste radici gloriose che nasce, a Fiuggi il 10 maggio 1998, il nuovo partito destinato a lasciare un segno indelebile nell’Italia della Seconda Repubblica: lo SDI. Segretario del nuovo partito è acclamato un tale, Enrico Boselli.
Alle elezioni europee del 1999 gli SDI prendono un 2,1% che potrà anche sembrarvi poco, ma è sufficiente a portare due SDI nel nuovo governo Amato-2000: Del Turco alle Finanze e Intini (sottosegretario) agli Esteri. Ma se pensate che la funzione dello SDI non sia dissimile da quella di tanti altri partitini a caccia di poltrone, vi sbagliate. Boselli è sempre alla ricerca di aggregazioni più ampie.
L’anno successivo, il colpaccio: un nuovo simbolo – il Girasole – accoglie in una sola lista SDI e Verdi, che da soli alle europee avevano preso un pur meritorio 1,8%. Naturalmente un’aggregazione, per funzionare, deve colpire l’immaginazione e il cuore dell’elettore: solo così il risultato potrà essere superiore alla tetra somma aritmetica dei voti (che farebbe, comunque, quasi il 4%)
Il Girasole debutta alle politiche del 2001 e… prende il 2,2%. Come dire che uno dei due partiti nelle urne è scomparso. Impossibile sapere quale. Bisogna dire che alle europee del 2005, i Verdi, tornati da soli, schizzeranno al 2,5. E gli SDI?
Gli SDI non andranno mai soli, per costituzione. Come una zanzara testarda, Boselli è sempre in cerca di qualche vena da succh… di qualche altro partito con cui formare una più ampia aggregazione. Piuttosto, dopo la débacle del 2001, il problema è: chi è cosi tanto fesso da farsi agganciare di nuovo da Boselli? De Michelis? Per qualche tempo anche De Michelis sembra tentato. Ma alla fine il nuovo matrimonio si farà nell’autunno 2005 con quegli intelligentoni dei Radicali, e si chiamerà Rosa nel Pugno. L’intelligenza è evidente sin dalla scelta del nome, che nei più delicati evoca subito la sensazione della Spina nel Polpastrello; ma tant’è.
Quanto valgano i Radicali Italiani in termini percentuali è impossibile capirlo: anche loro disprezzano la politica dei partitini e si sono sempre candidati qua e là in aggregazioni più ampie. In ogni caso i RI erano reduci da un risultato importante come quello del referendum sulla procreazione assistita del giugno 2005: con il 73% di astensione, persino un brontolone come don Camillo Ruini fu visto sorridere. E insomma, nel 2006 la Rosa nel Pugno presenta alle elezioni personaggi del calibro di Pannella, Emma Bonino, Toscani, un diessino transfugo del carisma di Turci, una giovane promessa tv come Capezzone; e il solito Boselli. Come fai a non votarlo, un partito così? Alle politiche di un anno fa, la RnP prende il 2,5% e non passa nemmeno lo sbarramento al Senato (anche se Pannella & co. tuttora sostengono il contrario); per dire: Di Pietro c’è riuscito, e loro no. Anche stavolta, uno dei due partiti è virtualmente scomparso: quale?
E chi lo sa. Qualche mese dopo i Radicali vanno a congresso e decidono di sfilarsi le spine dai polpastrelli: la RnP forse è già morta. E oggi è il turno degli SDI, a congresso pure loro! Qual è la nuova strategia del Segretario Boselli? Non ve l’immaginereste mai: una Costituente Socialista! Con gente nuova, gente fresca, personalità del calibro di De Michelis e Bobo Craxi. Ma Prodi c’è rimasto un po’ male. Avrebbe preferito Boselli nel Partito Democratico. Allora sì che il PD non sarebbe stata una somma aritmetica. Eh già.
Ma stiamo scherzando?
Ma ci rendiamo conto che questi qui, da almeno dieci anni in qua, non li vota nessuno? N-e-s-s-u-n-o, neanche le loro mamme, neanche i loro figli? Nessuno. L’Italia ha da esser l’unico Paese dove si dà visibilità mediatica a un partito che, dati aritmetici alla mano, vale meno di zero.
Boselli a oggi ha partecipato a 2-3 Patti, 2 alleanze, e ha lanciato due Costituenti. Non si è mai agganciato a un partito che avesse già di suo un elettorato superiore al 3%. Da quando esiste lo SDI, non ha mai superato il 2,5%. Da solo? No, sempre in coppia con qualcun altro che ha divorziato immediatamente dopo le elezioni. Boselli non vale un solo voto. Boselli, storicamente, fa perdere voti a tutti i partitini a cui si aggancia. Eppure si fa eleggere. Eppure rilascia interviste, proclama Costituenti, detta il programma laico-riformista. Ma se ne andasse a casa, finalmente.
Oppure... se ne andasse al centrodestra. Perché è questo che non riesco a capire. Per tutti questi anni abbiamo avuto un’arma formidabile – un tale che riesce a erodere voti e simpatia ovunque va, un vero virus transpolitico, e non lo abbiamo spedito a Berlusconi. Perché? Vien da pensare che ci abbia pensato prima lui, maledizione. Ma è possibile farci fessi così?
Evidentemente sì. Continuiamo a credere alle Costituenti, ai Patti, alle Alleanze. Continuiamo a sperare in Superman, e si sa che Superman decolla sempre da qualche cabina telefonica. Stasera a Fiuggi, magari, chissà.
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