Storia di due mele
11-09-2014, 03:50musicaPermalink
Stuck in a device (you can't get out of)
Da quel che ho capito c'è stato uno show; la star era il nuovo iPhone e gli U2 erano la band di spalla ((c) Paolo Madeddu). Da lontano può sembrare una rissa tra dinosauri: sia l'Apple che Bono hanno conosciuto tempi migliori, e però non c'è dubbio che a un certo punto ci sia stato un avvicendamento. Diciamo che fino al 2000, quello che sognavamo, e poi correvamo a cercare nei negozi, erano le canzoni - i cosiddetti contenuti.
Dico 2000 perché è una cifra tonda, ed è l'anno di Naspter. Nel 2001 arriva l'iPod, e il baricentro della nostra attenzione comincia a spostarsi sui supporti hardware. Non so se i più giovani abbiano mai percepito la differenza, ma gran parte di quella passione che oggi porta molti utenti a fare la fila fuori un apple store, vent'anni fa si consumava più facilmente nell'attesa del nuovo disco di un gruppo famoso. Oggi una simile attesa è così poco importante che gli U2 preferiscono l'effetto sorpresa (ma pure Beyoncé). Potremmo concludere che ingegneri designer e programmatori sono le nuove rockstar, e se una simile conclusione traballa un po' potremmo sempre puntellarla col successo dei biopic di Zuckerberg e Jobs. Ma forse è più interessante invertire il punto di vista: e se quello che ieri ci affascinava nelle rockstar fosse proprio quello che oggi troviamo più facilmente nei prodotti hi-tech, l'innovazione tecnologica?
Quest'estate, mentre traducevo le ostiche recensioni di sir Perceval, mi sono imbattuto in un vecchio pezzo scritto nell'imminenza della paventata chiusura di Napster (che in realtà sopravvisse ancora un bel po', e chiudendo non fece che aprire le porte a decine di piattaforme per la condivisione illegale dei file). In quel momento pensavo davvero - beata ingenuità - che il mar Rosso della condivisione on line avrebbe potuto richiudersi di lì in poche ore. E quindi bisognava affrettarsi a scaricare buona musica, ma quale? Io suggerivo i Beatles. Mi permettevo di spiegare che per me le canzoni dei Beatles, anche le più semplici, avevano sempre un carattere sperimentale che le salvava - ogni brano era un tentativo di fare qualcosa di diverso. Quasi tutti erano esperimenti molto circoscritti: introdurre un nuovo accordo, una nuova armonia, un nuovo strumento, un nuovo tempo, ecc. In giro c'erano musicisti assai più scafati che facevano cose ben più complesse, ma pochi come i Beatles danno l'impressione di rischiare tutto, di mettersi completamente in gioco di fronte a un pubblico molto più ampio che in sostanza comprendeva chiunque avesse una radio in casa.
Da quel che ho capito c'è stato uno show; la star era il nuovo iPhone e gli U2 erano la band di spalla ((c) Paolo Madeddu). Da lontano può sembrare una rissa tra dinosauri: sia l'Apple che Bono hanno conosciuto tempi migliori, e però non c'è dubbio che a un certo punto ci sia stato un avvicendamento. Diciamo che fino al 2000, quello che sognavamo, e poi correvamo a cercare nei negozi, erano le canzoni - i cosiddetti contenuti.
Dico 2000 perché è una cifra tonda, ed è l'anno di Naspter. Nel 2001 arriva l'iPod, e il baricentro della nostra attenzione comincia a spostarsi sui supporti hardware. Non so se i più giovani abbiano mai percepito la differenza, ma gran parte di quella passione che oggi porta molti utenti a fare la fila fuori un apple store, vent'anni fa si consumava più facilmente nell'attesa del nuovo disco di un gruppo famoso. Oggi una simile attesa è così poco importante che gli U2 preferiscono l'effetto sorpresa (ma pure Beyoncé). Potremmo concludere che ingegneri designer e programmatori sono le nuove rockstar, e se una simile conclusione traballa un po' potremmo sempre puntellarla col successo dei biopic di Zuckerberg e Jobs. Ma forse è più interessante invertire il punto di vista: e se quello che ieri ci affascinava nelle rockstar fosse proprio quello che oggi troviamo più facilmente nei prodotti hi-tech, l'innovazione tecnologica?
Quest'estate, mentre traducevo le ostiche recensioni di sir Perceval, mi sono imbattuto in un vecchio pezzo scritto nell'imminenza della paventata chiusura di Napster (che in realtà sopravvisse ancora un bel po', e chiudendo non fece che aprire le porte a decine di piattaforme per la condivisione illegale dei file). In quel momento pensavo davvero - beata ingenuità - che il mar Rosso della condivisione on line avrebbe potuto richiudersi di lì in poche ore. E quindi bisognava affrettarsi a scaricare buona musica, ma quale? Io suggerivo i Beatles. Mi permettevo di spiegare che per me le canzoni dei Beatles, anche le più semplici, avevano sempre un carattere sperimentale che le salvava - ogni brano era un tentativo di fare qualcosa di diverso. Quasi tutti erano esperimenti molto circoscritti: introdurre un nuovo accordo, una nuova armonia, un nuovo strumento, un nuovo tempo, ecc. In giro c'erano musicisti assai più scafati che facevano cose ben più complesse, ma pochi come i Beatles danno l'impressione di rischiare tutto, di mettersi completamente in gioco di fronte a un pubblico molto più ampio che in sostanza comprendeva chiunque avesse una radio in casa.
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