Kamasutra dei luoghi comuni
24-10-2013, 03:28giornalisti, ragazzini, sessoPermalink
Generalizzare, generazionalizzare
Ieri ho approfittato (e un po' me ne vergogno) di un orribile fatto di cronaca per manifestare il mio fastidio per quel genere letterario-giornalistico che è il commento accigliato. Gran parte del fastidio, lo ammetto, deriva dal fatto di vivere in una provincia piena di cose complicate, tra cui fascismo e criminalità (in mezzo anche a tante belle cose) che però nei resoconti dei giornalisti nazionali diventa sempre, invariabilmente, una simpatica cittadina dove sono tutti aperti e di sinistra e ti regalano il formaggio (grana). Però la semplificazione non è soltanto geografica. È anche sociale (alla vittima di un fatto di cronaca vengono attribuite immediatamente le caratteristiche di un tipo sociale riconoscibile dai lettori: si truccava, ascoltava cantanti sdolcinati, stava tutto il tempo al telefono ecc. ecc.). Ed è politica: cinque pezzi di merda che chiudono una ragazza in bagno e la violentano a turno stanno partecipando a un lungo dibattito politico, di cui Mauro Covacich ci riassume le ultime puntate.
"Negli ultimi decenni abbiamo speso ogni nostra energia per allontanare la morale dal sesso, ora guardiamo atterriti il risultato ottenuto. I ragazzi e le ragazze della festa di Modena dove una ragazza di 16 anni è stata violentata da suoi quasi coetanei, sono i nipoti della generazione che si è battuta per la liberazione del corpo e sono i figli della generazione che combatte ogni giorno contro un crimine che i giornali chiamano femminicidio: con ciò proporrei di escludere il deficit culturale dalla nostra discussione".
Covacich ovviamente non conosce né i ragazzi né le ragazze, né i loro padri né i loro nonni, ma è convinto di potersi orientare, addirittura di poter escludere "deficit culturali", grazie a questa meravigliosa bussola dell'opinionista che è la *generazione*. Sei nato a metà Novanta (a Modena)? Senz'altro i tuoi genitori combattono ogni giorno contro un crimine che i giornali chiamano femminicidio. I tuoi nonni invece si battevano per la liberazione del corpo. Covacich lo sa. Le cose andavano così, perlomeno a Modena, ma probabilmente anche altrove: negli anni Sessanta erano tutti presi a liberare i corpi, negli anni Dieci tutti a combattere i femminicidi, siamo tutti comparse di una versione extended della Meglio Gioventù, i nostri genitori erano tutti a Firenze a spalare il fango e poi hanno dato una mano a Basaglia a chiudere i manicomi, hanno tremato per Moro ed esultato con Pertini e Bearzot. Tutti. Nessuno si senta escluso.
E invece no: invece a Modena c'è un sacco di gente (benestante, borghese, proletaria) che negli anni Sessanta si faceva i cazzi propri e ha proseguito; non hanno liberato i corpi e adesso manco sanno cosa sia esattamente, il femminicidio, perché è vero che un po' di giornali ne parlano, ma non li compra quasi più nessuno. E immagino sia la stessa cosa a Cremona, Vicenza, Roma, New York. Chiamalo, se vuoi, "deficit culturale", ma forse c'è un equivoco su cosa la cultura sia: in ambito anglosassone si riconosce una specifica "cultura" anche a cinque pezzi di merda che violentano una ragazza. Si parla di "rape culture", perché cultura è una parola neutra, ci possono essere culture che condividiamo e culture che esecriamo. Io per esempio non sopporto la cultura dell'opinionismo italiano, che parte da un fatto di cronaca e lo trasforma in un romanzo generazionale - non uno qualsiasi, no, sempre lo stesso, ovvero Casa Keaton: padri-rivoluzionari-crescono-figli-reazionari. La De Gregorio almeno si limitava a immaginarsi il trucco e i gusti musicali della ragazza, Covacich dà per scontato che le nonne degli stupratori andassero alle manifestazioni femministe. Morale della favola, ci siamo sbagliati: la nonna gridava "l'utero è mio", il nipotino organizza stupri di gruppo.
Trasformare uno stupro in un discorso politico è un'operazione legittima come un'altra; lo si è fatto tante altre volte perché, ahinoi, di stupri ce ne sono già stati; ci sono più o meno tre chiavi di lettura che dicono più cose su chi le impugna che sull'oggetto del discorso. Lo stupro può essere, a seconda di chi lo osserva:
(1) manifestazione di una cultura arcaica che resiste alla modernità (lettura progressista: bisogna eliminare le sacche di povertà ignoranza e maschilismo);
(2) pura espressione di fascismo, esercizio di prepotenza di classe o di genere (le 120 giornate di Salò, il massacro del Circeo - lettura rivoluzionaria: occorre eliminare il fascismo nell'individuo e nella società, e poi non ci saranno più stupri ma libera condivisione di corpi e piaceri);
(3) effetto inevitabile di una degenerazione edonistica della società: se continui a dire che il sesso è bello, prima o poi qualcuno si fa male.
Scegliendo la terza corsia, Covacich si ritrova in fila con Giovanardi. Con l'aggravante che Giovanardi è un reazionario coerente, insomma ha diritto di precedenza. Ed è pure di Modena, magari qualche famiglia coinvolta la conosce davvero. Covacich, dovendo parlare di un caso di cronaca che conosce per sommi capi, di persone di cui ignora generalità, appartenenza politica e storia famigliare, decide comunque per la terza corsia. Quei ragazzi hanno violentato una coetanea perché "fare sesso è diventato cool": prima a quanto pare non lo era. L'8 aprile 1476 un anonimo denunciò agli Ufficiali di notte e de' monasteri (una specie di buoncostume del Comune di Firenze) un gruppo di persone, con l'accusa gravissima di sodomia consumata verso Jacopo Saltarelli, diciassettenne. Tra gli accusati, l'orefice Bartolomeo di Pasquino, il farsettaio Baccino, un giovane membro dell'influente famiglia dei Tornabuoni e... Leonardo da Vinci. Gli imputati furono assolti con una formula condizionale. Qualche Giovanardi o Covacich o Savonarola che stigmatizzasse la rilassatezza dei costumi circolava già allora. Di che stupirsi, avranno detto dal pulpito: avete trasformato il sesso in una cosa cool, e adesso i pittori e gli orefici e i figli di buona famiglia circuiscono i ragazzini, siete contenti? inoltre la fine del mondo è vicina. Tutto qui? No, è anche colpa di internet, ovviamente.
Si stava meglio quando si impiastricciavano i giornaletti
"C’è poi, non ultima, la particolare angoscia di essere un adolescente oggi, quando ti basta un click per vedere tutte le posizioni del kamasutra realizzate da copulatori veri, un click per sapere tutto in teoria, ancora prima di aver dato il primo bacio. Un mondo che ti spinge a buttarti subito, adesso, nella mischia, senza che tu abbia avuto neanche il tempo di capire se ne hai voglia, senza concederti quel lento, prezioso, maldestro apprendistato di cui anche noi, disinibiti e disinibite quarantenni, abbiamo beneficiato".
Covacich ha la sensazione, che condividiamo in molti, che la sessualità dei ragazzini cresciuti a pane e internet sia un esperimento fuori controllo. C'è troppo porno là fuori, in linea di massima non avremmo nulla contro il porno, ma ce n'è davvero troppo, e ce n'è anche di molto forte. Inoltre internet ci vizia, vai su amazon e il giorno dopo ti arriva il pacco in casa (a patto di avere una carta di credito, non tutti i teenager ce l'hanno); non succederà la stessa cosa anche con la sessualità? Vedo scene di gruppo, vedo bukkake, vedo stupri recitati che sembrano stupri veri e a volte forse vedo anche stupri veri, e non ho ancora fatto sesso vero: c'è da stupirsi se poi mi metto a stuprare ragazzine? Covacich non si stupisce.
Però a cosa serve la cultura, se non a farci dubitare delle nostre percezioni? Si praticava sesso sodomita nella Firenze del Quattrocento, senza ausilio di internet. Si stuprava nel secolo scorso. Abbiamo pagine di Moravia, di Pasolini, abbiamo tavole di Pazienza, abbiamo tutti gli archivi di cronaca nera che vogliamo. Stuprano i fascisti del Circeo, stuprano gli edonisti di buona famiglia, stuprano i pastori. Ogni tanto qualche ragazza trova il coraggio di andare dagli ufficiali di notte e scoperchia un verminaio. Può darsi che in certe epoche, in certi milieu sociali, in certe comunità si sia stuprato di meno, ma va' a capire quali e perché. Come è noto, le statistiche sono fuorvianti: non ci dicono in quale Paese si stupra di più, ma in quale Paese ci sono più denunce (gli USA). Quel che è abbastanza sicuro è che la pornografia non è mai stata così accessibile e a buon mercato come oggi, in tutto il mondo. È stato Flash, a metà anni Zero, a trasformare internet in una videoteca al di là dei nostri sogni più alati o perversi. Ora davvero possiamo vedere tutto quello che riusciamo a immaginare. Questo avrà senz'altro effetti a medio-lungo termine sulla nostra immaginazione e sulla nostra sessualità, ma ci sta trasformando in potenziali stupratori? Può anche darsi, ma a questo punto servirebbero dei numeri. Sono aumentati vertiginosamente gli stupri a metà anni zero? No.
I ragazzini di oggi vivono una sessualità assurda? Secondo i nostri metri senz'altro, ma i nostri metri sono attendibili, sono interessanti? Senz'altro i ragazzini vivono un'esperienza molto diversa dalla nostra, e questo ci preoccupa. Siamo invidiosi? Può darsi, ma soprattutto siamo persuasi di essere individui perfetti: il risultato della migliore educazione possibile, nelle migliori scuole possibili ottenute grazie alla Costituzione più bella del mondo. Se noi da ragazzini non ci siamo masturbati con internet, ne consegue che masturbarsi con internet è pericoloso. Il nostro apprendistato maldestro, i lunghi pomeriggi in trepida attesa che un cugino maggiore ci passasse un giornaletto usato: è tutto questo che ci ha reso uomini nel senso pieno del termine, ed è un vero peccato che i giovani d'oggi possano scegliere con un click specialità posizione ed etnia, mentre a noi toccava arrangiarsi con le bionde perché a nostro cugino piacevano le bionde. Sono queste le frustrazioni che ci hanno resi uomini! Sarà. Non ho opinioni forti al riguardo. A volte mi sembra che la pornografia funzioni più da calmante che da eccitatore. Il sesso fatto dai professionisti, dagli artisti, ti sgomenta un po'; sai benissimo che non sarai mai all'altezza, e va a finire che ne fai di meno. Ma è una percezione personale, appunto; sicuramente ad altre persone la pornografia fa un effetto contrario.
Verrà un Padre
Sia la De Gregorio che Covacich sono stati accusati, in calce ai loro pezzi, di paternalismo. Io non ho niente contro il paternalismo; credo che a una certa età sia inevitabile. Se ti senti padre, fai discorsi da padre. Ma bisogna saperli fare, il problema è tutto qui. Sennò quelli mica ti ascoltano. La De Gregorio chiude il suo pezzo con un accenno profetico a una specie di messia che saprà finalmente dirci quel No che ci aiuta a crescere.
"Però arriverà, deve arrivare, il momento il tempo e il luogo in cui qualcuno di molto molto autorevole senza essere per questo canzonato e dal coro irriso dica no, non è quello che deve, non è questo che devi accettare per essere accettata".
Magari poi arriva e ha la faccia di Giovanardi. Ecco. Come si fa a essere moralisti, oggi, senza essere tromboni? Senza vagheggiare il ritorno di figure "molto molto autorevoli" che spieghino alle ragazze che far sesso con chiunque, "aggiungere sempre nuove tacche sulla pistola" (Covacich) è "un uso drammaticamente frainteso del concetto di emancipazione" (Covacich!)? Non lo so. In effetti preferisco sfogarmi contro chi tenta di abbozzare un discorso moralista, piuttosto di provarmici anch'io. Io poi per mestiere discuto un po' coi pre-adolescenti, e qualche cosa forse me l'hanno insegnata. Ne butto giù alcune:
a. Senza drammatizzare, i ragazzini hanno bisogno di sapere che ogni azione porta a delle conseguenze, e il sesso è, tra le altre cose, un'azione. Più che di prediche, hanno bisogno di essere informati sui loro diritti, sui pericoli che corrono, sulle precauzioni che loro conviene adottare. Finché parli di morale, di "non accettare per essere accettati", sonnecchiano. Quando gli parli di codice penale, spalancano occhi e orecchie: finalmente qualcuno li riconosce per quel che sono, adulti in potenza, già in grado di fare e farsi male.
b. Però un conto è prevenire, un conto è consolare. Ripeterò fino alla noia a un ragazzino che deve mettersi il casco, e a una ragazza di non frequentare determinati stronzi. Ma il giorno che il ragazzino si spaccherà la testa perché è stato investito da un treno che ha deragliato, io non accennerò al fatto del casco: non è il caso, non è il momento. Una ragazza che viene violentata da cinque stronzi ha diritto alla mia solidarietà e alla mia ammirazione se ha il coraggio di denunciarli. In pubblico non dirò una sola parola che possa essere interpretata come "benedetta ragazza dovevi stare più attenta": non serve a niente, è troppo tardi, darei soltanto una mano ai suoi stupratori a farla sentire colpevole e sporca. Colpevole di che? Sporca di che? Ma scherziamo?
c. La mia vita non è un modello. Può essere talvolta un repertorio di fatti buffi che possono aiutare il ragazzino a capire che nessuno nasce imparato. Soprattutto se al termine di tutti questi fatti buffi non c'è un uomo ridicolo, ma una figura sufficientemente autorevole.
d. È inutile mettersi le mani nei capelli. Può anche darsi che Covacich abbia ragione e amazon e youporn stiano pervertendo per sempre la sessualità dei nostri figli, ebbene, mettersi le mani nei capelli non ferma in nessun modo né amazon né youporn. Neanche le profezie apocalittiche aiutano più di tanto. Se sei persuaso che tutto stia per finire, goditi gli ultimi giorni dell'umanità e non rompere i coglioni a chi tira la carretta.
e. Comunque i ragazzini si innamorano. Magari fanno più ginnastica sessuale di quanta ne facessimo noi, e hanno più cultura pornografica; ma l'innamoramento lo sanno cos'è, e tendono a innamorarsi della compagna di banco più spesso che di Sasha Grey. Credo. Non ho statistiche. Potrebbe anche non voler dire niente. Ma mi piace finirla così.
Ieri ho approfittato (e un po' me ne vergogno) di un orribile fatto di cronaca per manifestare il mio fastidio per quel genere letterario-giornalistico che è il commento accigliato. Gran parte del fastidio, lo ammetto, deriva dal fatto di vivere in una provincia piena di cose complicate, tra cui fascismo e criminalità (in mezzo anche a tante belle cose) che però nei resoconti dei giornalisti nazionali diventa sempre, invariabilmente, una simpatica cittadina dove sono tutti aperti e di sinistra e ti regalano il formaggio (grana). Però la semplificazione non è soltanto geografica. È anche sociale (alla vittima di un fatto di cronaca vengono attribuite immediatamente le caratteristiche di un tipo sociale riconoscibile dai lettori: si truccava, ascoltava cantanti sdolcinati, stava tutto il tempo al telefono ecc. ecc.). Ed è politica: cinque pezzi di merda che chiudono una ragazza in bagno e la violentano a turno stanno partecipando a un lungo dibattito politico, di cui Mauro Covacich ci riassume le ultime puntate.
"Negli ultimi decenni abbiamo speso ogni nostra energia per allontanare la morale dal sesso, ora guardiamo atterriti il risultato ottenuto. I ragazzi e le ragazze della festa di Modena dove una ragazza di 16 anni è stata violentata da suoi quasi coetanei, sono i nipoti della generazione che si è battuta per la liberazione del corpo e sono i figli della generazione che combatte ogni giorno contro un crimine che i giornali chiamano femminicidio: con ciò proporrei di escludere il deficit culturale dalla nostra discussione".
Covacich ovviamente non conosce né i ragazzi né le ragazze, né i loro padri né i loro nonni, ma è convinto di potersi orientare, addirittura di poter escludere "deficit culturali", grazie a questa meravigliosa bussola dell'opinionista che è la *generazione*. Sei nato a metà Novanta (a Modena)? Senz'altro i tuoi genitori combattono ogni giorno contro un crimine che i giornali chiamano femminicidio. I tuoi nonni invece si battevano per la liberazione del corpo. Covacich lo sa. Le cose andavano così, perlomeno a Modena, ma probabilmente anche altrove: negli anni Sessanta erano tutti presi a liberare i corpi, negli anni Dieci tutti a combattere i femminicidi, siamo tutti comparse di una versione extended della Meglio Gioventù, i nostri genitori erano tutti a Firenze a spalare il fango e poi hanno dato una mano a Basaglia a chiudere i manicomi, hanno tremato per Moro ed esultato con Pertini e Bearzot. Tutti. Nessuno si senta escluso.
E invece no: invece a Modena c'è un sacco di gente (benestante, borghese, proletaria) che negli anni Sessanta si faceva i cazzi propri e ha proseguito; non hanno liberato i corpi e adesso manco sanno cosa sia esattamente, il femminicidio, perché è vero che un po' di giornali ne parlano, ma non li compra quasi più nessuno. E immagino sia la stessa cosa a Cremona, Vicenza, Roma, New York. Chiamalo, se vuoi, "deficit culturale", ma forse c'è un equivoco su cosa la cultura sia: in ambito anglosassone si riconosce una specifica "cultura" anche a cinque pezzi di merda che violentano una ragazza. Si parla di "rape culture", perché cultura è una parola neutra, ci possono essere culture che condividiamo e culture che esecriamo. Io per esempio non sopporto la cultura dell'opinionismo italiano, che parte da un fatto di cronaca e lo trasforma in un romanzo generazionale - non uno qualsiasi, no, sempre lo stesso, ovvero Casa Keaton: padri-rivoluzionari-crescono-figli-reazionari. La De Gregorio almeno si limitava a immaginarsi il trucco e i gusti musicali della ragazza, Covacich dà per scontato che le nonne degli stupratori andassero alle manifestazioni femministe. Morale della favola, ci siamo sbagliati: la nonna gridava "l'utero è mio", il nipotino organizza stupri di gruppo.
Trasformare uno stupro in un discorso politico è un'operazione legittima come un'altra; lo si è fatto tante altre volte perché, ahinoi, di stupri ce ne sono già stati; ci sono più o meno tre chiavi di lettura che dicono più cose su chi le impugna che sull'oggetto del discorso. Lo stupro può essere, a seconda di chi lo osserva:
(1) manifestazione di una cultura arcaica che resiste alla modernità (lettura progressista: bisogna eliminare le sacche di povertà ignoranza e maschilismo);
(2) pura espressione di fascismo, esercizio di prepotenza di classe o di genere (le 120 giornate di Salò, il massacro del Circeo - lettura rivoluzionaria: occorre eliminare il fascismo nell'individuo e nella società, e poi non ci saranno più stupri ma libera condivisione di corpi e piaceri);
(3) effetto inevitabile di una degenerazione edonistica della società: se continui a dire che il sesso è bello, prima o poi qualcuno si fa male.
Scegliendo la terza corsia, Covacich si ritrova in fila con Giovanardi. Con l'aggravante che Giovanardi è un reazionario coerente, insomma ha diritto di precedenza. Ed è pure di Modena, magari qualche famiglia coinvolta la conosce davvero. Covacich, dovendo parlare di un caso di cronaca che conosce per sommi capi, di persone di cui ignora generalità, appartenenza politica e storia famigliare, decide comunque per la terza corsia. Quei ragazzi hanno violentato una coetanea perché "fare sesso è diventato cool": prima a quanto pare non lo era. L'8 aprile 1476 un anonimo denunciò agli Ufficiali di notte e de' monasteri (una specie di buoncostume del Comune di Firenze) un gruppo di persone, con l'accusa gravissima di sodomia consumata verso Jacopo Saltarelli, diciassettenne. Tra gli accusati, l'orefice Bartolomeo di Pasquino, il farsettaio Baccino, un giovane membro dell'influente famiglia dei Tornabuoni e... Leonardo da Vinci. Gli imputati furono assolti con una formula condizionale. Qualche Giovanardi o Covacich o Savonarola che stigmatizzasse la rilassatezza dei costumi circolava già allora. Di che stupirsi, avranno detto dal pulpito: avete trasformato il sesso in una cosa cool, e adesso i pittori e gli orefici e i figli di buona famiglia circuiscono i ragazzini, siete contenti? inoltre la fine del mondo è vicina. Tutto qui? No, è anche colpa di internet, ovviamente.
Si stava meglio quando si impiastricciavano i giornaletti
"C’è poi, non ultima, la particolare angoscia di essere un adolescente oggi, quando ti basta un click per vedere tutte le posizioni del kamasutra realizzate da copulatori veri, un click per sapere tutto in teoria, ancora prima di aver dato il primo bacio. Un mondo che ti spinge a buttarti subito, adesso, nella mischia, senza che tu abbia avuto neanche il tempo di capire se ne hai voglia, senza concederti quel lento, prezioso, maldestro apprendistato di cui anche noi, disinibiti e disinibite quarantenni, abbiamo beneficiato".
Covacich ha la sensazione, che condividiamo in molti, che la sessualità dei ragazzini cresciuti a pane e internet sia un esperimento fuori controllo. C'è troppo porno là fuori, in linea di massima non avremmo nulla contro il porno, ma ce n'è davvero troppo, e ce n'è anche di molto forte. Inoltre internet ci vizia, vai su amazon e il giorno dopo ti arriva il pacco in casa (a patto di avere una carta di credito, non tutti i teenager ce l'hanno); non succederà la stessa cosa anche con la sessualità? Vedo scene di gruppo, vedo bukkake, vedo stupri recitati che sembrano stupri veri e a volte forse vedo anche stupri veri, e non ho ancora fatto sesso vero: c'è da stupirsi se poi mi metto a stuprare ragazzine? Covacich non si stupisce.
Però a cosa serve la cultura, se non a farci dubitare delle nostre percezioni? Si praticava sesso sodomita nella Firenze del Quattrocento, senza ausilio di internet. Si stuprava nel secolo scorso. Abbiamo pagine di Moravia, di Pasolini, abbiamo tavole di Pazienza, abbiamo tutti gli archivi di cronaca nera che vogliamo. Stuprano i fascisti del Circeo, stuprano gli edonisti di buona famiglia, stuprano i pastori. Ogni tanto qualche ragazza trova il coraggio di andare dagli ufficiali di notte e scoperchia un verminaio. Può darsi che in certe epoche, in certi milieu sociali, in certe comunità si sia stuprato di meno, ma va' a capire quali e perché. Come è noto, le statistiche sono fuorvianti: non ci dicono in quale Paese si stupra di più, ma in quale Paese ci sono più denunce (gli USA). Quel che è abbastanza sicuro è che la pornografia non è mai stata così accessibile e a buon mercato come oggi, in tutto il mondo. È stato Flash, a metà anni Zero, a trasformare internet in una videoteca al di là dei nostri sogni più alati o perversi. Ora davvero possiamo vedere tutto quello che riusciamo a immaginare. Questo avrà senz'altro effetti a medio-lungo termine sulla nostra immaginazione e sulla nostra sessualità, ma ci sta trasformando in potenziali stupratori? Può anche darsi, ma a questo punto servirebbero dei numeri. Sono aumentati vertiginosamente gli stupri a metà anni zero? No.
I ragazzini di oggi vivono una sessualità assurda? Secondo i nostri metri senz'altro, ma i nostri metri sono attendibili, sono interessanti? Senz'altro i ragazzini vivono un'esperienza molto diversa dalla nostra, e questo ci preoccupa. Siamo invidiosi? Può darsi, ma soprattutto siamo persuasi di essere individui perfetti: il risultato della migliore educazione possibile, nelle migliori scuole possibili ottenute grazie alla Costituzione più bella del mondo. Se noi da ragazzini non ci siamo masturbati con internet, ne consegue che masturbarsi con internet è pericoloso. Il nostro apprendistato maldestro, i lunghi pomeriggi in trepida attesa che un cugino maggiore ci passasse un giornaletto usato: è tutto questo che ci ha reso uomini nel senso pieno del termine, ed è un vero peccato che i giovani d'oggi possano scegliere con un click specialità posizione ed etnia, mentre a noi toccava arrangiarsi con le bionde perché a nostro cugino piacevano le bionde. Sono queste le frustrazioni che ci hanno resi uomini! Sarà. Non ho opinioni forti al riguardo. A volte mi sembra che la pornografia funzioni più da calmante che da eccitatore. Il sesso fatto dai professionisti, dagli artisti, ti sgomenta un po'; sai benissimo che non sarai mai all'altezza, e va a finire che ne fai di meno. Ma è una percezione personale, appunto; sicuramente ad altre persone la pornografia fa un effetto contrario.
Verrà un Padre
Sia la De Gregorio che Covacich sono stati accusati, in calce ai loro pezzi, di paternalismo. Io non ho niente contro il paternalismo; credo che a una certa età sia inevitabile. Se ti senti padre, fai discorsi da padre. Ma bisogna saperli fare, il problema è tutto qui. Sennò quelli mica ti ascoltano. La De Gregorio chiude il suo pezzo con un accenno profetico a una specie di messia che saprà finalmente dirci quel No che ci aiuta a crescere.
"Però arriverà, deve arrivare, il momento il tempo e il luogo in cui qualcuno di molto molto autorevole senza essere per questo canzonato e dal coro irriso dica no, non è quello che deve, non è questo che devi accettare per essere accettata".
Magari poi arriva e ha la faccia di Giovanardi. Ecco. Come si fa a essere moralisti, oggi, senza essere tromboni? Senza vagheggiare il ritorno di figure "molto molto autorevoli" che spieghino alle ragazze che far sesso con chiunque, "aggiungere sempre nuove tacche sulla pistola" (Covacich) è "un uso drammaticamente frainteso del concetto di emancipazione" (Covacich!)? Non lo so. In effetti preferisco sfogarmi contro chi tenta di abbozzare un discorso moralista, piuttosto di provarmici anch'io. Io poi per mestiere discuto un po' coi pre-adolescenti, e qualche cosa forse me l'hanno insegnata. Ne butto giù alcune:
a. Senza drammatizzare, i ragazzini hanno bisogno di sapere che ogni azione porta a delle conseguenze, e il sesso è, tra le altre cose, un'azione. Più che di prediche, hanno bisogno di essere informati sui loro diritti, sui pericoli che corrono, sulle precauzioni che loro conviene adottare. Finché parli di morale, di "non accettare per essere accettati", sonnecchiano. Quando gli parli di codice penale, spalancano occhi e orecchie: finalmente qualcuno li riconosce per quel che sono, adulti in potenza, già in grado di fare e farsi male.
b. Però un conto è prevenire, un conto è consolare. Ripeterò fino alla noia a un ragazzino che deve mettersi il casco, e a una ragazza di non frequentare determinati stronzi. Ma il giorno che il ragazzino si spaccherà la testa perché è stato investito da un treno che ha deragliato, io non accennerò al fatto del casco: non è il caso, non è il momento. Una ragazza che viene violentata da cinque stronzi ha diritto alla mia solidarietà e alla mia ammirazione se ha il coraggio di denunciarli. In pubblico non dirò una sola parola che possa essere interpretata come "benedetta ragazza dovevi stare più attenta": non serve a niente, è troppo tardi, darei soltanto una mano ai suoi stupratori a farla sentire colpevole e sporca. Colpevole di che? Sporca di che? Ma scherziamo?
c. La mia vita non è un modello. Può essere talvolta un repertorio di fatti buffi che possono aiutare il ragazzino a capire che nessuno nasce imparato. Soprattutto se al termine di tutti questi fatti buffi non c'è un uomo ridicolo, ma una figura sufficientemente autorevole.
d. È inutile mettersi le mani nei capelli. Può anche darsi che Covacich abbia ragione e amazon e youporn stiano pervertendo per sempre la sessualità dei nostri figli, ebbene, mettersi le mani nei capelli non ferma in nessun modo né amazon né youporn. Neanche le profezie apocalittiche aiutano più di tanto. Se sei persuaso che tutto stia per finire, goditi gli ultimi giorni dell'umanità e non rompere i coglioni a chi tira la carretta.
e. Comunque i ragazzini si innamorano. Magari fanno più ginnastica sessuale di quanta ne facessimo noi, e hanno più cultura pornografica; ma l'innamoramento lo sanno cos'è, e tendono a innamorarsi della compagna di banco più spesso che di Sasha Grey. Credo. Non ho statistiche. Potrebbe anche non voler dire niente. Ma mi piace finirla così.
Comments (27)