Narcisi autolesionisti

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Prendere posizione, finalmente
Scusate se interrompo l'ironia, ma credo siano maturi i tempi per un bilancio serio. Non solo dell'estate che sta finendo: anche se il numero di decessi stagionali dovrebbe parlare da solo. Che senso ha poi preoccuparsi della nuova terribile influenza, quando lasciamo liberi i nostri giovani di ammazzarsi così?

Fare i moralisti è difficile. Scagliare la prima pietra è sempre rischioso. Non siamo stati giovani anche noi? Sì, lo siamo stati. Non abbiamo giocato anche noi a spingerci al limite delle nostre possibilità? Sì, è successo. Quante volte, col senno del poi, ci siamo resi conto di averla fatta grossa, di averla fatta franca per una semplice botta di fortuna? Diverse volte. Eppure eccoci qui, adulti e responsabili: ma con che faccia oseremmo negare ai più giovani di noi il piacere di flirtare con la morte ancora un po'?

E poi, anche se quella faccia l'avessimo, cosa potremmo proporre di concreto? Il proibizionismo, lo sappiamo, non ha mai risolto nulla. Bisognerebbe lavorare sui concetti, sulla cosiddetta 'cultura' che c'è dietro i comportamenti aberranti che anno dopo anno facciamo sempre più fatica a capire. Educare i giovani a un modo più responsabile di stare assieme, di darsi dei traguardi non sempre fini a sé stessi, smontare quel narcisismo autolesionista che è un risultato diretto del bombardamento mediatico a cui siamo sottoposti ogni giorno. Ma è una battaglia di retroguardia: e intanto ogni giorno, puntuale, ci arriva un bollettino di guerra.

Forse a questo punto un po' di proibizionismo non guasterebbe. Giusto qualche mese di moratoria, il tempo necessario perché la gente si ricordi di un'emergenza che fa più morti del terrorismo, o dell'influenza. Insomma, io la butto lì: chiudiamo i sentieri di montagna, proibiamo l'alpinismo.

Come? Eh, sì, la foto non c'entra nulla. Ma negli ultimi due mesi sono morti quaranta alpinisti, e due frequentatori di rave. Pensateci bene.
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