ehi, Margherita, guarda qui!

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L'illuminazione l'ho avuta al cinema, naturalmente. Stavo guardando l’ultimo film di Soldini, quando all’improvviso ho capito (finalmente) perché in Italia si fanno quasi solo film bruttini.

Guardate che è una cosa da niente. Però si vede che non c’è ancora arrivato nessuno.
La fotografia è ok – certe volte è proprio ottima. I costumi sono sempre buoni. Il montaggio, professionale.
Gli attori forse un po’ legnosi – ma non è colpa loro, coi dialoghi che devono recitare.
I dialoghi sono banali, ma non è questo il problema – con dei soggetti così, neanche Shakespeare avrebbe delle buone battute. Quindi il problema è il soggetto.
Secondo me nell’industria cinematografica italiana manca un ruolo fondamentale: credo che si tratti di un signore che sta in un ufficio e fuma un sigaro. Non so perché il sigaro mi sembra così fondamentale. È una cosa che puzza e incute rispetto.
Questa persona non dovrebbe leggere i soggetti, badate bene. Tutti sono buoni a leggere i soggetti. Questa persona dovrebbe semplicemente ricevere i soggettisti quando sono a metà lavoro.

Giorni, nuvole e uomini verdi
(OCCHIO: SPOILER!)

PERSONA COL SIGARO: Ciao, che piacere. Ti dispiace se fumo?
SOGGETTISTA: Parecchio
PCS: Fa lo stesso. Pof, pof. Come va col nuovo soggetto? Procediamo?
SOG: Cough. Sono più o meno a metà, infatti sono qui.
PCS: Eh, già. Me ne vuoi parlare?
S: Credo di non aver scelta.
P: Ho sentito che è una storia di quarantenni. Ottimo. I quarantenni ne andranno matti.
S: Già. Beh, in effetti, c’è questo ingegnere, sposato, con figlia già fuori di casa, che perde il lavoro. I suoi soci lo estromettono dall’azienda…
P: Ah, bello. Sotterfugi, tradimenti, coltelli alle spalle. Questo nel primo tempo, immagino.
S: No, in realtà è già successo quando il film comincia.
P: È tutto già successo.
S: Già.
P: Quindi niente sotterfugi, tradimenti…
S: No, preferivo concentrarmi sul dramma interiore.
P: Eh, beh, già, il dramma interiore. Insomma, questo qui perde il lavoro, e poi che fa?
S: Ne cerca un altro, ovviamente. Però non lo trova.
P: Finché?
S: Finché nulla, non lo trova e basta.
P: Sì, e siamo più o meno a dieci minuti di pellicola. E poi cosa succede?
S: No, veramente il film finisce così.
P: Pof.
S: Cough.
P: Non sapevo che tu stessi lavorando a un cortometraggio.
S: Infatti è un lungometraggio.
P: Ma insomma, fammi capire, come fai ad arrivare all’ottantesimo minuto? Cosa ci metti?
S: Beh, per esempio, a un certo punto gli mancano i soldi e si ricorda che c’è un suo amico che gliene doveva… allora lui va a prendere un caffè con questo amico…
P: Aaaah! Ho capito! E quindi flashbacks, nostalgie, il bel tempo che fu…
S: No.
P: No? E i soldi glieli rende?
S: No. Trova una scusa qualsiasi e non glieli rende.
P: E lui s’incazza e lo mette sotto con la macchina!
S: No. Esce dal bar.
P: Tutto qui?
S: Beh, è un po’ scosso.
P: Ah, è un po’ scosso. E il debitore poi che fa? Si sente in colpa? Rimorsi, rimpianti, sussurri e grida?
S: Nulla. Non fa nulla. In effetti è un personaggio che non torna più.
P: Quindi, fammi capire, il tizio gli chiede i soldi, lui gli risponde "non te li do", il tizio si arrabbia e se ne va.
S: Esatto.
P: Pof. Appassionante.
S: Non mi piace questo tuo sarcasmo.
P: No, hai ragione, scusa. Siamo professionisti. Però finora siamo più o meno a quindici minuti. Non riesco a capire come… insomma, cosa succede in questo film? Per esempio, la moglie…
S: Ah, la moglie è il personaggio più interessante! È quella che reagisce meglio, rinuncia al suo lavoro di ricercatrice, si ritrova in un call center, e poi…
P: Gli mette le corna?
S: Beh, ma non è importante.
P: Come non è importante. Gliele mette o no?
S: Beh, una sera, con un collega affascinante…
P: Aaaah! Il bel tenebroso! La scena di sesso!
S: Ma no, macché. Al primo bacio stacchiamo. Tanto se ne pente subito e torna a casa molto nervosa.
P: E lui la mena! Dimmi almeno che la mena! Dimmelo!
S: Mah, in effetti…
P: Oooh! Finalmente! La violenza domestica!
S: Bah… appena una strattonata, nulla di più.
P: E poi?
S: E poi si lasciano.
P: Beh, almeno è qualcosa.
S: Sì, ma solo per mezza giornata, poi tornano assieme.
P: Pof.
S: Cough.
P: Pof.
S: (Fa per andarsene) Va bene, ho capito, il mio soggetto non ti piace.
P: Ma no! Come fai a dirlo, non l’ho nemmeno… senti, fa una cosa. Prova a raccontarmi la scena più emozionante del film.
S: La scena più emozionante?
P: Quella che secondo te farà venire l’ansia allo spettatore! Quella che gli spettatori si ricorderanno a dieci anni di distanza. Raccontamela.
S: Dunque, beh, in effetti c’è… c’è questo 45enne che ormai per vivere si arrangia coi lavoretti, no? e sta incollando della carta di parati in una stanza. Poi prende la carta, sale su una scala e… e si rende conto che non è in grado di farlo. A quel punto…
P: La scala cade!
S: Ma no, per carità. È lui che scende dalla scala e se ne va. Torna a casa e si versa un bicchiere…
P: Di whisky secco. Si dà al bere.
S: …d’acqua. Cough.
P: Questa è la scena topica.
S: Esattamente. Cosa ne pensi?
P: Pof. Vuoi sapere cosa ne penso. Beh, in effetti la disoccupazione è un bel problema. Di solito i quarantacinquenni disoccupati picchiano i partner, si danno al bere, fanno incidenti stradali.
S: Ma non sempre, via.
P: Ma li leggi i giornali? Le statistiche sulle violenze domestiche o sull’alcolismo? C’è un sacco di gente a cui succede. Ma nei tuoi soggetti no. Nei tuoi soggetti la gente beve bicchieri d’acqua, si strattona appena e poi si chiede scusa immediatamente.
S: I miei sono soggetti realisti. La realtà…
P: La realtà è molto più emozionante e tragica dei tuoi soggetti! E comunque noi stiamo facendo cinema! In novanta minuti è normale che calchiamo un po’ i toni! Io sono stanco di andare al cinema e vedere gente che ha una vita più noiosa della mia! Sono stanco di dover dire a Margherita Buy “Ehi, Margherita, pianta la lagna e guardami, la mia giornata da questa parte dello schermo è più ricca di colpi di scena del tuo copione!” È una cosa che succede solo nei film italiani! Negli altri paesi agli attori succedono le disgrazie per davvero! Se due litigano, si fanno male! Se c’è una scala pieghevole, prima o poi cade! E magari cade sul passeggino del bambino! Guarda solo a quando avevamo Muccino…
S: Muccino mi dava la nausea. Troppo movimento.
P: Appunto. Muccino usava storie banali come le tue, ma ce ne metteva tante e shakerava! Se voleva parlare del 45enne disoccupato, ne parlava… però nello stesso film ci metteva anche la moglie insoddisfatta, la figlia velina, il nipote pusher, la nonna demente…
S: Il nonno demente ce l’ho messo anch’io.
P: Oooh! Finalmente una buona notizia. E cosa fa? Mena gli infermieri?
S: No, macchè. Sta in camera sua buono buono e… (cough)
P: E…
S: Guarda i pesci rossi.
P: Ma non ci credo. Ma l’hai mai visto un vero vecchio demente? Ma non lo sai che sono spettacolari? Dicono cose bibliche e terribili! E sono anche violenti! Prendi il film dei Simpson, ecco, fammi una scena tipo nonno Simpson in chiesa.
S: Ma il dramma interiore…
P: Un nonno che sragiona e picchia gli inservienti non ti sembra abbastanza drammatico? Insomma, qual è il problema con te? Hai paura di far succedere cose brutte ai tuoi personaggi? Ma sono personaggi, mica persone vere.
S: Lo so, però…
P: Tu li devi odiare i tuoi personaggi. Come Dostoevskij. Se Dostoevskij avesse amato Raskolnikov, non gli avrebbe mai permesso di ammazzare la vecchia.
S: In effetti, ammazzare la vecchia… è una cosa un po’ forte.
P: Se Flaubert avesse amato la signora Bovary, non le sarebbe successo nulla di male, e il libro sarebbe una palla tremenda.
S: Ma quel libro è una palla tremenda.
P: Auf. Se Manzoni avesse amato Renzo e Lucia… ma che te lo dico a fare. Facciamo così. Il tuo soggetto va bene.
S: Sul serio?
P: Fino al primo tempo. Nel secondo tempo atterrano gli alieni.
S: Eeeeh?
P: Dopodiché… continua tu. Vediamo cosa sei capace di fare.
S: Ma il dramma interiore?
P: Il dramma interiore sarà fi-ghi-ssi-mo. T’immagini? “Sono un ingegnere disoccupato 45enne, mantenuto da sua moglie e… che altro c’è adesso? Oh, no. Pure gli alieni! Tutte a me, capitano”.
S: Cough.
P: Magari salta fuori che gli alieni hanno una proposta di lavoro interessante. Lui fa carriera, diventa manager risorse umane, esternalizza tutti i call center su un asteroide e sua moglie resta senza lavoro. Pensaci.
S: Cough cough.
P: Le scenate della moglie: In questo modo tu penalizzi il made in earth! E lui: Me ne frego del genere umano! Cos’ha fatto per me il genere umano?! Ha ha ha! È una risata diabolica, senti? Mi piace quando nei film fanno le risate diaboliche. Cosa ne pensi?
S: Penso che tu… cough… penso che quelli come te…
P: Sì?
S: State distruggendo il cinema italiano.
P: Già. Ed è divertente. Ha ha ha. Allora mi raccomando. Gli alieni sul golfo di Genova. Sarà una cosa fighissima. M’immagino già le locandine. Pof.
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