Staino e il web
03-09-2012, 14:56blog, feste dell'unità, ho una teoria, internetPermalinkPer fortuna che c'era Staino, giovedì scorso alla Festa Democratica di Urbino. Per fortuna perché dovevamo parlare di web e comunicazione, e il momento era particolare: Bersani aveva appena parlato di fascisti del web, aveva dato del "pirla" su twitter a chi lo accusava di essere contro il web. Ma poi alla fine cos'è il web? Cosa significa essere fascisti sul web invece che altrove? In che modo il web aggiunge aggressività al dibattito politico?
Per fortuna che c'era Staino, perché noialtri supposti esperti, complice anche l'ora tarda, non è che avessimo molte cose nuove da aggiungere: il web non è necessariamente migliore o peggiore di qualsiasi altro ambiente; non è intrinsecamente violento, ma è un ambiente immateriale in cui siamo quasi sempre privati del linguaggio del corpo dei nostri interlocutori; da cui i frequenti fraintendimenti, l'impulso a calcare i toni per renderli più evidenti, a parlare più colorito, a passare più velocemente a quegli insulti che, specie quando siamo anonimi, possiamo lasciare senza conseguenza. Quelle che una volta chiamavamo "autostrade informatiche" assomigliano un po' alle autostrade vere, dove spesso l'unico modo per capirci è sfarfallare gli abbaglianti, pestare il clacson, esibire gesti osceni. Tutto già studiato e ristudiato, ma non spiega il perché questo tipo di aggressività investa anche personalità pubbliche, che non affidano le loro comunicazioni all'istinto - perlomeno non dovrebbero. Più facile pensare che stiano semplicemente mimando gli atteggiamenti urlati dei loro fan: forse stanno imparando a urlare da noi utenti, magari a furia di leggere i commenti inviperiti che lasciamo sotto qualsiasi messaggio, si sono convinti che sul web si fa così... (continua sull'Unita.it, H1t#142).
È stata una fortuna che ci fosse Staino, perché a un certo punto io – che ero in cartellone con l’imbarazzante etichetta di blogger – mi stavo incartando in un discorso paradossale in cui affannosamente spiegavo che quello di Beppe Grillo non è un vero blog, malgrado resti il più letto in Italia (e uno dei più letti al mondo); che il suo modo di comunicare non è particolarmente tipico del web o adatto al web. Non è una questione anagrafica, ma di metodo: il web è un insieme di discussioni, mentre Grillo lo usa semplicemente per amplificare i suoi monologhi. La vera differenza tra il web e i media che conoscevamo fino a qualche anno fa è la possibilità di interagire e di discutere. Grillo rimane un grande monologhista, ma non discute. Ha mai veramente risposto a una domanda che gli sia stata rivolta sul web? Alla critica di un qualsiasi commentatore?
Meno male che c’era Staino, che tirava su l’umore con le sue vignette e ci teneva svegli con le sue storie, tra cui una che spiega meglio di mille parole quello che non riuscivo a spiegare. Due anni fa, quando in un incidente aereo morirono 96 membri del governo polacco, Staino disegnò una vignetta controversa che ebbe il dubbio onore di essere riprodotta (ingrandita) sul Giornale, sotto il titolo “VOGLIONO MORTO BERLUSCONI” (la battuta originale era un lievemente più sottile “a chi tutto e a chi niente”. L’ingrandimento rese ancora più evidente l’e-mail di Staino, a cui cominciarono ad arrivare centinaia di messaggi indignati, incazzati, quel genere epistolare che in inglese ha già il suo nome (“hatemail”) e che ormai consideriamo tipico della comunicazione on line. A tutte queste mail odianti e odiose, Staino rispose. L’altra sera ci raccontava di come le lesse tutte, classificandole in base ai contenuti in quattro categorie, e studiando una risposta adeguata per ogni categoria.
Per fortuna che c'era Staino, perché noialtri supposti esperti, complice anche l'ora tarda, non è che avessimo molte cose nuove da aggiungere: il web non è necessariamente migliore o peggiore di qualsiasi altro ambiente; non è intrinsecamente violento, ma è un ambiente immateriale in cui siamo quasi sempre privati del linguaggio del corpo dei nostri interlocutori; da cui i frequenti fraintendimenti, l'impulso a calcare i toni per renderli più evidenti, a parlare più colorito, a passare più velocemente a quegli insulti che, specie quando siamo anonimi, possiamo lasciare senza conseguenza. Quelle che una volta chiamavamo "autostrade informatiche" assomigliano un po' alle autostrade vere, dove spesso l'unico modo per capirci è sfarfallare gli abbaglianti, pestare il clacson, esibire gesti osceni. Tutto già studiato e ristudiato, ma non spiega il perché questo tipo di aggressività investa anche personalità pubbliche, che non affidano le loro comunicazioni all'istinto - perlomeno non dovrebbero. Più facile pensare che stiano semplicemente mimando gli atteggiamenti urlati dei loro fan: forse stanno imparando a urlare da noi utenti, magari a furia di leggere i commenti inviperiti che lasciamo sotto qualsiasi messaggio, si sono convinti che sul web si fa così... (continua sull'Unita.it, H1t#142).
È stata una fortuna che ci fosse Staino, perché a un certo punto io – che ero in cartellone con l’imbarazzante etichetta di blogger – mi stavo incartando in un discorso paradossale in cui affannosamente spiegavo che quello di Beppe Grillo non è un vero blog, malgrado resti il più letto in Italia (e uno dei più letti al mondo); che il suo modo di comunicare non è particolarmente tipico del web o adatto al web. Non è una questione anagrafica, ma di metodo: il web è un insieme di discussioni, mentre Grillo lo usa semplicemente per amplificare i suoi monologhi. La vera differenza tra il web e i media che conoscevamo fino a qualche anno fa è la possibilità di interagire e di discutere. Grillo rimane un grande monologhista, ma non discute. Ha mai veramente risposto a una domanda che gli sia stata rivolta sul web? Alla critica di un qualsiasi commentatore?
Meno male che c’era Staino, che tirava su l’umore con le sue vignette e ci teneva svegli con le sue storie, tra cui una che spiega meglio di mille parole quello che non riuscivo a spiegare. Due anni fa, quando in un incidente aereo morirono 96 membri del governo polacco, Staino disegnò una vignetta controversa che ebbe il dubbio onore di essere riprodotta (ingrandita) sul Giornale, sotto il titolo “VOGLIONO MORTO BERLUSCONI” (la battuta originale era un lievemente più sottile “a chi tutto e a chi niente”. L’ingrandimento rese ancora più evidente l’e-mail di Staino, a cui cominciarono ad arrivare centinaia di messaggi indignati, incazzati, quel genere epistolare che in inglese ha già il suo nome (“hatemail”) e che ormai consideriamo tipico della comunicazione on line. A tutte queste mail odianti e odiose, Staino rispose. L’altra sera ci raccontava di come le lesse tutte, classificandole in base ai contenuti in quattro categorie, e studiando una risposta adeguata per ogni categoria.
Il risultato di questo lavoraccio fu un’altra ondata di mail, il cui tono però era improvvisamente cambiato: molti che lo avevano insultato ora gli chiedevano scusa; alcuni persino lo ringraziavano di averli gratificati di qualcosa che ormai non si aspettavano più: una risposta. Meno male che l’altra sera c’era Staino, a spiegare che il web è conversazione; non con parole astratte, ma con una bella storia. Sono molto contento di averlo conosciuto, e di poter collaborare al quotidiano che illustra da tanti anni. Trovo più che giusto che il suo spazio sia il più visitato e commentato di Unita.it: non è semplicemente una prova di fedeltà, ma anche la dimostrazione che gli utenti riconoscono chi ha capito come funziona il web, e chi sa usarlo con civiltà. Ne approfitto per ringraziarlo. http://leonardo.blogspot.com
Comments (3)