aridatece Brancaleone

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Il lombardo alla prima Crociata

Uno dei meriti del governo Prodi (per ora dimenticati) è che ci ha fatto uscire dall'Iraq. Una guerra che gli italiani non avevano voluto, che nemmeno Berlusconi aveva voluto – salvo imbarcarsi all'ultimo momento con un piccolo contingente quando credeva che l'alleato avesse già vinto, secondo un classico schema all'italiana che ci aveva regalato già tante luminose pagine di Storia nel Novecento.

Invece la guerra non era finita; alcuni soldati italiani sono caduti, dando (quel che è peggio) la sensazione di essere caduti per niente. Anche per questo nel 2006 Berlusconi ha perso di misura le elezioni; al suo posto è subentrato Prodi, che come prevedeva il programma della sua coalizione ha ritirato le truppe. In questo modo non solo ha evitato altre stragi di soldati italiani, ma ha anche allontanato lo spettro di una ritorsione dei terroristi islamici sul nostro Paese.

Quest'ultimo, mi rendo conto, non è un argomento molto elegante: gli spettri non dovrebbero minacciare nessuno, in fondo se cedo al terrore il terrore ha vinto. Già. Personalmente faccio quel che posso ogni giorno per non cedere al terrore; però se fossi il capo del governo di una sottile penisola allungata nel Mediterraneo, credo che il problema dovrei pormelo. L'Italia è diventata, negli ultimi vent'anni, un Paese 'anche' islamico: non è una novità, se è successo a Inghilterra Francia e Spagna prima di noi, era fatale che capitasse anche noi. Però l'Italia non ha ancora avuto la sua strage terroristica islamica, come l'Inghilterra e la Spagna; e nemmeno la guerriglia di seconda generazione tipica della Francia. Probabilmente è una questione di tempo: nel lungo termine le cose spiacevoli tendono ad accadere. Nel frattempo, se non è dignitoso arrendersi agli spettri, non è nemmeno ragionevole stuzzicarli. Per farla breve: Prodi fece proprio bene a tirarci fuori dall'Iraq. Già. Ma è anche per questo che poi il PD ha perso le elezioni. Perché?

È il problema di chi risolve i problemi: una volta che li hai fatti sparire, non c'è più bisogno di te. L'Iraq era già da tempo scivolato nelle pagine interne dei giornali: col ritiro del contingente è scomparso definitivamente. La campagna elettorale si è giocata tutta sulla politica interna: del resto Veltroni non aveva un altro ritiro da promettere (l'Afganistan è un caso molto diverso). Il solito errore politico di Prodi: ostinarsi a cercare di risolvere i problemi, invece di gestirli. Bastava fare, per dire, come col conflitto di interessi: c'è gente che vota a sinistra da vent'anni in attesa che lo risolvano, ma se lo risolvono poi c'è il rischio che la stessa gente scopra altre priorità, che magari voti a destra, e quindi è meglio procrastinare, no?

Questo la destra lo ha capito da un pezzo. I problemi non si risolvono, i problemi si cavalcano. Prendi la Paura, per esempio: perché dovrebbe essere considerata un problema? In realtà la Paura è la soluzione a un'altro problema, e cioè: perché mai la gente dovrebbe votare per noi? Se smettessero di avere paura comincerebbero a uscire la sera, conoscere altra gente, sviluppare pericolose tendenze materialiste... meglio in casa, a guardare i filmati degli attentati terroristici islamici. Già, se non fosse che questi maledetti terroristi islamici non attentano mai. Ma insomma, tutte queste cellule in sonno, cosa aspettano a svegliarsi? Che a Roma mettano su una metropolitana decente, come a Londra o Madrid? Hai voglia. È frustrante: tocca pescare dalla cronaca nera, che però alla lunga stufa; anche perché per ogni criminale magrebino o rom ne trovi un paio di italiani, e questo è abbastanza imbarazzante. A questo punto arrivano Calderoli e Borghezio: due stuzzicatori di spettri un po' ruspanti, ma abbastanza efficaci.

Il primo due anni fa sfoggiò in tv una maglietta satirica nei confronti del profeta Maometto. È una lunga storia, che più o meno conoscete e su cui non vorrei attardarmi, anche perché su questo blog se ne discusse molto. Ai tempi ero contrario alla divulgazione indiscriminata delle famose vignette olandesi: la libertà di espressione invocata da molti mi sembrava tutt'al più un pretesto per una provocazione nei confronti di chi ha il solo torto di professare una religione. Qui però non voglio discutere di questo, perché non è più questo il punto; perlomeno non lo è più da quando Calderoli mostrò quella maglietta e a Bengasi intorno al consolato italiano la polizia libica lasciò undici morti. Senza voler attribuire direttamente la responsabilità di quelle morti a Calderoli, devo dire che per me quei morti fanno la differenza: forse prima Calderoli aveva qualche diritto per fare il buffone con una maglietta poco divertente in diretta Rai, ma non dopo una tragedia simile. E infatti lui stesso smise di sfoggiarla, e si dimise persino da ministro: molto bene. Ma allora perché rinominarlo?

Sono passati due anni, e di quei morti qui in Italia forse ci siamo dimenticati: altrove è più difficile. Personalmente ritengo comprensibile che qualche esponente libico e della Lega Araba abbia manifestato disappunto per la probabile nomina di Calderoli a ministro. Sarà anche un'ingerenza nei nostri affari interni, ma spiegate a un non-italiano questo mistero: se Calderoli dopo l'incidente non era più degno di rappresentare l'Italia, perché lo dovrebbe essere due anni dopo? Cos'è cambiato nel frattempo, forse che gli undici morti sono meno morti? L'unica spiegazione è che il prossimo governo ha deciso di essere meno rispettoso nei confronti dell'Islam: lo si può dire in un modo un po' più fiorito, ma la cruda sostanza è questa. Borghezio la condisce però con tutte le spezie a sua disposizione. Sentite qua:
Le terribili minacce che giungono da Tripoli [? Quali terribili minacce?] dimostrano che avevo visto giusto indicando la Libia come regista della strategia di invasione delle coste meridionali del nostro Paese. Per fortuna grazie agli elettori, vi sarà finalmente nel nuovo governo la presenza significativa dei crociati della Lega Nord, in grado di combattere fermamente il pericolo del terrorismo jihadista ed i suoi palesi e occulti sostenitori. L'Italia, grazie anche alla Padania, è un grande Paese e non si farà intimidire da chi semina sentimenti di odio contro di noi, contro la nostra religione e contro la nostra civiltà.

La domanda che mi faccio è: ma il famoso elettore della Lega Nord più-intelligente-di-quanto-non-pensiate-voi-intellettuali, quando legge queste sparate (e le leggerà), non si sente fumare le palle? Perché un conto è essere dipinto dal Capo come un partigiano in sonno sempre pronto a tirare fuori il Fucile; sono battute, e si sa. Ma arruolarsi alle Crociate è un altro conto. Non si tratta semplicemente di sparacchiare Roma Ladrona: tirare fuori le Crociate in un contesto del genere significa mettersi contro non solo una dozzina di Paesi affacciati sul nostro stesso mare, ma anche i magrebini che ci fanno il pieno di benzina. Quella di Borghezio è una terapia d'urto: è chiaro che se le cellule in sonno del terrorismo islamico non le risvegli così, significa che per loro non c'è più niente da fare. Ma questa sarebbe una brutta notizia soltanto per Borghezio.

Se invece nei prossimi mesi qualche magrebino commetterà una pazzia, Borghezio & co. avranno già il seggio assicurato alle prossime elezioni. Sì, probabilmente qualche poverò cristiano dovrà morire per questo, ma l'Italia (e la Padania) non si fanno mica gratis.

Sono stato un po' lungo, stanotte? Scusate. Faccio il riassunto: negli ultimi mesi la minaccia del terrorismo islamico (anche grazie al ritiro delle truppe in Iraq operato dal governo Prodi) era molto sbiadita, al punto da rischiare di scomparire. Pericolo evitato: grazie al probabile ritorno di Calderoli nel governo, e ai simpatici discorsi di Borghezio, qualche milione di islamici in Italia e nel mondo si sono ricordati che l'Italia li odia. Se tra questo milione ce n'è un paio in grado di preparare un'autobomba, l'emergenza terrorismo islamico ripartirà alla grande! Naturalmente a quel punto Borghezio passerà come uno che ha precorso i tempi, che vedeva già da lontano là dove gli altri distoglievano lo sguardo.
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