Apocalyptic coming out

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Tutta qui la fine del mondo?

Come sapete il 21, venerdì, il mondo potrebbe finire a causa dell'impatto di un meteorite / o di un allineamento astrale / o per via che i Maya avevano finito i nomi da dare ai mesi astrali sul loro calendario. Anche se è veramente molto improbabile.

Come sapete il 21, venerdì, in tutto il mondo migliaia di persone che hanno propalato la bufala della fine del mondo prevista dai Maya, approfittandone per vendere libri e film, chiederanno in diretta scusa ai milioni di persone, perlopiù ragazzini, che hanno spaventato (in alcuni casi portandoli al suicidio); e restituiranno tutto quello che hanno guadagnato. No, scusate, questo è ancora meno probabile del meterorite.

E poi non è tutta colpa loro, via. Io ho la sensazione che tutti noi, adulti, responsabili, abbiamo ampiamente sottovalutato il problema. Lo stiamo tuttora sottovalutando, lasciando per esempio che Giacobbo mostri ancora la sua faccia in televisione. Ho la sensazione che in un Paese civile, dove il concetto di civiltà sia finalmente fatto coincidere con quello di responsabilità, responsabilità nei confronti dei nostri vicini e in particolare dei più piccoli... Giacobbo non avrebbe più nessuna faccia da mostrare in televisione, da un bel pezzo. Noto che mentre scrivo queste parole la mia tastiera fa più rumore, le dita non ci possono fare niente ma sbattono con più forza, c'è senz'altro un potenziale di rabbia repressa mentre scrivo e non dovrei riversarla sui contenuti, ma non so cosa farci.

Giusto oggi - mentre per l'ennesima volta, in una classe di tredicenni, ricordavo a tutti che l'apocalisse Maya è una bufala, condividendo l'ottimo e utile memorandum di Paolo Attivissimo - una ragazza, non piccola, non stupida, ha ammesso che la paura dell'apocalisse qualche notte non l'ha fatta dormire. Moltiplicate queste ansie per milioni di teenager in tutto il mondo e avrete il senso delle dimensioni della cosa che è successa, della cosa che noi adulti e genitori abbiamo lasciato che succedesse, perché non ci siamo presi una mezz'ora ogni tanto per ribadire che Giacobbo & co. erano imbroglioni e truffatori. Poi davvero mi piacerebbe capire perché chiunque conosco sarebbe pronto a spaccare la faccia a chi adesca il suo bambino con storie truffaldine gettandolo in uno stato di ansia, e tuttavia Giacobbo può avere terrorizzato un'intera generazione senza che nessuno abbia fatto un plissé. Per ora non mi resta che aggiornare il vecchio adagio: se spaventi un bimbo inutilmente sei un mostro, se ne spaventi un milione e ci fai soldi sei una realtà economica con la quale bisogna fare i conti, tant'è che noi per tenerci i programmi di Giacobbo nel palinsesto della tv pubblica (compreso quello esplicitamente concepito per gli adolescenti) abbiamo pagato il canone. E tuttora lo facciamo.

Parte della mia rabbia, oltre che da zone discutibili della mia personalità (i miei studenti dovrebbero avere paura di me, non dei calendari di una civiltà decotta già al tempo dei conquistadores) sorge dai miei ricordi di preadolescente, che la professione mi aiuta a mantenere un po' più vividi. Ne approfitto così per fare il mio coming out (tanto venerdì sarà tutto finito, no?): anch'io sono stato ragazzino, anch'io ho avuto paura della fine del mondo che a quei tempi si situava tra il 1999 e il 2000, inoltre c'era la transizione dall'era dei Pesci a quella dell'Acquario - ma non pensiate che io ne abbia mai parlato con qualcuno, o che io abbia interrotto il mio insegnante di allora per ammettere che sì, la cosa mi disturbava il sonno. No, me ne sono rimasto zitto e angosciato per mesi che sono diventati anni: credo che sì, che io abbia passato anni ad avere paura della fine del mondo; poi per fortuna è arrivata l'acne e l'importanza del destino dell'universo nella mia vita ne è stata notevolmente ridimensionata - ugualmente, ritengo che nessuno debba essere esposto ad angosce simili. Può darsi che siano residui di qualche atavica nevrosi collettiva; può darsi che sia una sindrome universalmente diffusa tra i preadolescenti; può perfino darsi che sia alla base della nascita di culti e religioni tra le quali quella che va ancor oggi per la maggiore in Italia - questo non significa che agli adulti debba essere consentito di specularci su.

E forse un'altra parte della mia rabbia sta nel fatto che io tutto sommato non ho mai smesso di crederci, uno alla fine continua sempre a star male per le due o tre cose che lo facevano star male tra i dodici anni e i sedici anni, e sono cose stupidissime, chitarre bruciate in stufe a legna, inversioni della polarità terrestre. Se oggi ci dormo benissimo, con la paura della fine del mondo, è solo perché nel frattempo il mondo mi è molto sceso nella considerazione: per dirla con Leopardi: questo è quel mondo? Questi i diletti, l'amor, l'opre, gli eventi? Per dirla con la Vanoni: è poi tutto qui? Perché se è così, vabbe', vediamoci pure l'apocalisse Maya. O forse no, I am not ready for that final disappointment...

Diversa dovrebbe essere la condizione dei ragazzini: loro ce l'hanno ancora tutto davanti, il mondo, dovrebbero tenerci in modo particolare, incazzarsi con chi minaccia di farglielo sparire. Ma ecco, questa è forse la cosa più inquietante, che ha a che vedere con una certa scomparsa dei colori vivaci nelle aule, con la tendenza a lasciare in negozio tutti gli zainetti colorati dei miei tempi e ad andare in giro con certi eastpak neri e verdi militare, rigorosamente tinta unita, una sobrietà che in anni meno critici avrei apprezzato, e adesso mi spaventa. E i discorsi che fanno, gli occhi in cui ti guardano, certe volte hai la sensazione che parecchi di loro nell'apocalisse Maya ci stiano sperando, ci stiano contando. E questo mi fa paura, più di una fine che se viene sarà molto rapida e non lascerà nessuno a porsi dei problemi.
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