Per il fiore di domani

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"...come sapete", proseguì secca Verola, "oggi finisce il secondo turno, invero deludente, della nostra piccola competizione. E tuttavia ho qualche difficoltà a riconoscere, tra i tanti prodotti scadenti che mi avete propinato, il peggiore. Così ho pensato di affidare il compito a qualcuno di voi. Prof. Esso, fa' un passo avanti".
"Sono eliminato, mia signora?"
"Non hai capito niente. Poiché il tuo racconto, pur senza entusiasmarmi particolarmente, mi è sembrato il meno peggiore del mazzo, delibero che sia tu stasera a nominare i due candidati all'eliminazione. Non c'è bisogno di aggiungere quanto questa mia scelta ti renderà inviso agli altri concorrenti, e in particolare a quello dei due che io grazierò. Ma questo è lo spirito del gioco".
"Mia signora, se questo è lo spirito, non posso certo sottrarmi".
"E quindi chi nomini?"
"Così su due piedi?"
"Ti do un minuto, via".








In quel mentre, si ritornò a udire distintamente quella nota sostenuta e vibrante che aveva già afflitto gli animi dei concorrenti prima dell'eliminazione di Arci.








"E insomma, Esso, chi scegli?"
"Mia signora, nomino Taddei e Aureliano".
"Plaudo alla rapidità delle tue scelte, ma ora dovrai motivarle".
"In primo luogo, qualunque sarà la sua insindacabile scelta, Signora, da domani non assisteremo più alle loro stucchevoli schermaglie".
"Più che giusto. Ma ora devi sostanziare le tue critiche nei confronti di entrambi. Cosa biasimi nella narrativa di Taddei?"
"Per biasimarla, dovrei prima ammettere che è narrativa. Preferisco continuare a considerarli freddi esercizi di stile col telecomando in mano. Nulla che sia in grado di intrattenerla, mia signora, nei freddi inverni della vita".
"E Aureliano?"
"Non credo che il suo posto sia qui. Tutte le sue invenzioni tradiscono ambizioni extradiegetiche. I narratori descrivono il mondo; Aureliano aspira a cambiarlo".
"Quindi non mi ama abbastanza?"
"Mia signora, l'amore in lui è come una debolezza. Nel fondo del suo cuore sa che il suo posto è laggiù, a lottare tra i proletari colitici".
"Quindi se lo elimino gli faccio un favore, è questo che vorresti dirmi? Non è che vuoi semplicemente togliere di mezzo uno dei pochi avversari alla tua altezza?"
"Mia signora, mi ha chiesto di giocare e sto giocando".
"Va bene professore, adesso tocca a me. Venite avanti, Aureliano e Taddei. Siete stati nominati. Vi prego, non cominciate a piagnucolare come fece il vostro collega la settimana scorsa. Tra alcuni istanti vi dirò chi tra voi sarà evacuato nella valle scura e puteolente". 






























































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"Aureliano, la servitù ti porterà i bagagli in cinque minuti".
"Non serve signora, ho già pronto lo zaino. Salgo a prenderlo".
"Quindi è così, te l'aspettavi. Sei contento di lasciarmi?"
"No, signora, ma forse è come ha detto il Professore.  Amo le lotte dei poveri, non le lotte tra poveri, come quella che dovrei combattere e vincere per lei. Il mio posto è davvero laggiù".
"Nella merda".
"Preferisco considerarlo concime. Per il fiore del Domani".
"Sissì, vabbe', ciao eh, Aureliano".
"Vorrei dire un'ultima cosa".
"Ma rapida eh".
"Io me ne vado, ma i problemi che ho raccontato nelle mie storie restano".
"Infatti, in tuo onore nel prossimo turno i tuoi avversari più fortunati dovranno raccontare storie ispirate al mondo del lavoro, sei contento? Comincerà Taddei, che ho appena graziato. Così sentiremo ancor meno la tua mancanza".
"Questo è molto... carino da parte sua, Signora".
"Ma che fai ancora qui, ti ho detto vai! Vai!"


******* FINE DEL SECONDO TURNO *******
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