Porci alle perle
12-02-2014, 14:431977, Bologna, coccodrilli, musicaPermalink
Roberto "Freak" Antoni (1954-2014)
Temo che sarà inevitabile, a questo punto: qualche giornalista in cerca di carne da coccodrillo sfoglierà l'archivio fino a trovare un'intervista vecchia o nuova in cui Freak Antoni si proponeva nel triste numero del rancoroso di talento. Scopriremo per l'ennesima volta cosa pensava dei colleghi ed ex amici che avevano fatto molti più soldi di lui: di Vasco che non faceva più niente di buono dall'ottanta-e-qualcosa, di Elio mestierante senza nulla da dire, Ferretti ipocrita criptofascista... Sto andando a braccio, non ho voglia di controllare. Purtroppo le cose funzionavano così: giornalista andava a trovare Freak Antoni, giornalista non sapeva cosa domandare a Freak Antoni, e magari dopo qualche deprimente scambio sullo stato di salute, si rassegnava ad alzare un pallonetto, sicuro che Freak Antoni l'avrebbe schiacciato quel che basta per farci un titolo: l'ex cantante svuota il sacco su Vasco, su Elio, su Lindo, le solite miserie.
Un po' era anche colpa sua, la franchezza può essere salutare come un balsamo, ma alla lunga stanca come qualsiasi altro balsamo. E non basta aver ragione: non c'è alcun dubbio che Vasco non canti più nulla di interessante dal 1986; che Elio sia soprattutto un mestierante (e avercene), Ferretti un guru opportunista, eccetera. Tutte opinioni sostanzialmente ragionevoli, ma avremmo preferito non sentirle da un collega che semplicemente non ce l'aveva fatta. Al netto di tutto il romanticismo dei poeti maledetti, questa posa che ti prendi a sedici anni e poi quando cerchi di staccartela di dosso ti accorgi che fa male, che ti si è radicata sottopelle... al netto di tutte queste menate la carriera musicale è simile a tante altre carriere in cui sopravvivi soltanto se trasformi le tue vaghe intuizioni iniziali (che passano sotto il tronfio nome di talento) in una prassi professionale. L'accostamento a Vasco (di due anni più vecchio) è il più brutale ed eloquente: l'arrivismo del provinciale contro il nichilismo del cittadino; il realismo urbano contro l'avanguardia; la provocazione come espediente per conquistare la scena contro la provocazione per il gusto di distruggere qualsiasi scena; gli anni Ottanta contro il '77; più tardi, il rock da birreria contro il punk da teatro. Sin dall'inizio non era possibile avere dubbi su chi avrebbe conquistato la critica e chi avrebbe fatto i soldi veri: e allora perché prendersela? D'altro canto aver visto questo sfattone scendere dalla montagna e finire nel giro di pochi mesi a Discoring può essere stato uno choc difficile da mandar giù: ma se sei l'avanguardia queste cose le devi mettere in conto. Purtroppo non siamo tutti molto bravi a mettere in conto le cose; gli artisti soprattutto, e Freak Antoni un artista è rimasto, più di quanto forse lui non volesse.
Gli altri no, sono riusciti a diventare qualcosa di meno interessante e più redditizio. Vasco almeno ce l'ha fatta alla grande; Elio e compagnia diciamo che l'hanno sfangata, Ferretti ci ha provato ma attualmente alleva cavalli. Antoni? Non ha mai dato la sensazione di volerci nemmeno provare. Possiamo chiamare questo atteggiamento integrità, ma a quel punto è inutile lamentarsi del pubblico di merda. Avreste preferito un Freak Antoni di successo, un Freak Antoni invitato come disturbatore a Sanremo? L'avanguardia alternativa non fa sconti comitiva. Gli Skiantos sono quel classico esperimento che funziona soltanto in laboratorio: Mi piacciono le sbarbine avrebbe potuto diventare anche una hit; le potenzialità c'erano, ma a quel punto saremmo stati i primi a dissociarci disgustati.
In realtà in tanti momenti della sua vita un po' complicata dalle sostanze, a Freak Antoni un po' di sano successo commerciale avrebbe fatto comodo. Faceva sempre un po' strano ascoltare prediche sull'integrità artistica dall'autore e interprete di Ti spalmo la crema. Qualche singolo in radio, qualche ritornello un po' più paraculo, provò a piazzarli anche lui. Salvo che non funzionarono mai, chissà perché - sfiga, incostanza, cattivo management, va' a sapere. A me dispiace: lo avrei preferito meno integro e ancora vivo. Sono sicuro che tra tanti pezzi inutili, qualche gioiellino come Sono ribelle mamma ce lo avrebbe infilato: e tanto ci sarebbe bastato.
Se questo pezzo vi dà fastidio avete assolutamente ragione: FA si meritava parole più commosse. Accanto a qualche stronzata ha fatto cose importanti e necessarie, senza di lui la musica italiana sarebbe persino più triste eccetera. Non so cosa mi stia capitando ultimamente: la crisi, i quarant'anni, la triste scoperta che davvero i medici non ti curano finché non li paghi davvero, il film dei Coen che scioglie ogni residuo zuccheroso di bohème e ti fa sentire la morte con il ghiaccio nei piedi. Se si trattava di imparare a fallire, direi che ho imparato. Adesso bisogna imparare a invecchiare, e devo ringraziare Freak Antoni anche per quelle tristi interviste in cui incauto sparava merda a bersagli troppo vicini e troppo in alto. Se non le avessi lette, forse non avrei mai fatto il voto solenne di non stroncare mai, per nessun motivo, un collega coetaneo di successo. Piuttosto farò finta di non averlo mai letto. Sarà molto facile fare questo tipo di finta.
Temo che sarà inevitabile, a questo punto: qualche giornalista in cerca di carne da coccodrillo sfoglierà l'archivio fino a trovare un'intervista vecchia o nuova in cui Freak Antoni si proponeva nel triste numero del rancoroso di talento. Scopriremo per l'ennesima volta cosa pensava dei colleghi ed ex amici che avevano fatto molti più soldi di lui: di Vasco che non faceva più niente di buono dall'ottanta-e-qualcosa, di Elio mestierante senza nulla da dire, Ferretti ipocrita criptofascista... Sto andando a braccio, non ho voglia di controllare. Purtroppo le cose funzionavano così: giornalista andava a trovare Freak Antoni, giornalista non sapeva cosa domandare a Freak Antoni, e magari dopo qualche deprimente scambio sullo stato di salute, si rassegnava ad alzare un pallonetto, sicuro che Freak Antoni l'avrebbe schiacciato quel che basta per farci un titolo: l'ex cantante svuota il sacco su Vasco, su Elio, su Lindo, le solite miserie.
Un po' era anche colpa sua, la franchezza può essere salutare come un balsamo, ma alla lunga stanca come qualsiasi altro balsamo. E non basta aver ragione: non c'è alcun dubbio che Vasco non canti più nulla di interessante dal 1986; che Elio sia soprattutto un mestierante (e avercene), Ferretti un guru opportunista, eccetera. Tutte opinioni sostanzialmente ragionevoli, ma avremmo preferito non sentirle da un collega che semplicemente non ce l'aveva fatta. Al netto di tutto il romanticismo dei poeti maledetti, questa posa che ti prendi a sedici anni e poi quando cerchi di staccartela di dosso ti accorgi che fa male, che ti si è radicata sottopelle... al netto di tutte queste menate la carriera musicale è simile a tante altre carriere in cui sopravvivi soltanto se trasformi le tue vaghe intuizioni iniziali (che passano sotto il tronfio nome di talento) in una prassi professionale. L'accostamento a Vasco (di due anni più vecchio) è il più brutale ed eloquente: l'arrivismo del provinciale contro il nichilismo del cittadino; il realismo urbano contro l'avanguardia; la provocazione come espediente per conquistare la scena contro la provocazione per il gusto di distruggere qualsiasi scena; gli anni Ottanta contro il '77; più tardi, il rock da birreria contro il punk da teatro. Sin dall'inizio non era possibile avere dubbi su chi avrebbe conquistato la critica e chi avrebbe fatto i soldi veri: e allora perché prendersela? D'altro canto aver visto questo sfattone scendere dalla montagna e finire nel giro di pochi mesi a Discoring può essere stato uno choc difficile da mandar giù: ma se sei l'avanguardia queste cose le devi mettere in conto. Purtroppo non siamo tutti molto bravi a mettere in conto le cose; gli artisti soprattutto, e Freak Antoni un artista è rimasto, più di quanto forse lui non volesse.
Gli altri no, sono riusciti a diventare qualcosa di meno interessante e più redditizio. Vasco almeno ce l'ha fatta alla grande; Elio e compagnia diciamo che l'hanno sfangata, Ferretti ci ha provato ma attualmente alleva cavalli. Antoni? Non ha mai dato la sensazione di volerci nemmeno provare. Possiamo chiamare questo atteggiamento integrità, ma a quel punto è inutile lamentarsi del pubblico di merda. Avreste preferito un Freak Antoni di successo, un Freak Antoni invitato come disturbatore a Sanremo? L'avanguardia alternativa non fa sconti comitiva. Gli Skiantos sono quel classico esperimento che funziona soltanto in laboratorio: Mi piacciono le sbarbine avrebbe potuto diventare anche una hit; le potenzialità c'erano, ma a quel punto saremmo stati i primi a dissociarci disgustati.
In realtà in tanti momenti della sua vita un po' complicata dalle sostanze, a Freak Antoni un po' di sano successo commerciale avrebbe fatto comodo. Faceva sempre un po' strano ascoltare prediche sull'integrità artistica dall'autore e interprete di Ti spalmo la crema. Qualche singolo in radio, qualche ritornello un po' più paraculo, provò a piazzarli anche lui. Salvo che non funzionarono mai, chissà perché - sfiga, incostanza, cattivo management, va' a sapere. A me dispiace: lo avrei preferito meno integro e ancora vivo. Sono sicuro che tra tanti pezzi inutili, qualche gioiellino come Sono ribelle mamma ce lo avrebbe infilato: e tanto ci sarebbe bastato.
Se questo pezzo vi dà fastidio avete assolutamente ragione: FA si meritava parole più commosse. Accanto a qualche stronzata ha fatto cose importanti e necessarie, senza di lui la musica italiana sarebbe persino più triste eccetera. Non so cosa mi stia capitando ultimamente: la crisi, i quarant'anni, la triste scoperta che davvero i medici non ti curano finché non li paghi davvero, il film dei Coen che scioglie ogni residuo zuccheroso di bohème e ti fa sentire la morte con il ghiaccio nei piedi. Se si trattava di imparare a fallire, direi che ho imparato. Adesso bisogna imparare a invecchiare, e devo ringraziare Freak Antoni anche per quelle tristi interviste in cui incauto sparava merda a bersagli troppo vicini e troppo in alto. Se non le avessi lette, forse non avrei mai fatto il voto solenne di non stroncare mai, per nessun motivo, un collega coetaneo di successo. Piuttosto farò finta di non averlo mai letto. Sarà molto facile fare questo tipo di finta.
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