Prime notizie dell'epidemia
13-08-2011, 00:45le 21 notti, realitiesPermalink"Cosa stavo dicendo?", proseguì Verola, "ah, sì: non mi resta che procedere all'eliminazione di uno di voi. E non intendo sprecarci molto tempo. Aureliano e Arci facciano un passo avanti".
I due obbedirono, e come per incanto nell'aere si diffuse una musica greve: una nota sola, protratta all'infinito, come a rendere ancor più faticosa l'attesa.
"Aureliano", cominciò. "Il tuo racconto non era poi così male. Benché palesemente off topic, come si dice adesso, gli riconosco qualche qualità espressiva - anche se chi ha letto il racconto di Keyes capisce dopo due minuti dove vuoi andare a parare".
"Ebbene sì, mia signora", proruppe l'improvvido Aureliano, "confesso senza vergogna di non aver alcuno scrupolo a recuperare un'idea altrui, quando è funzionale al messaggio che ho intenzione di veicolare. Non ho nessun culto romantico per l'originalità, e combatto fieramente la tirannia del copyright, feticcio borghese grazie al quale i nipoti inetti dei grandi scrittori pretenderebbero di essere coperti d'oro..."
"Ma Keyes è ancora vivo, credo; e in generale non mi piace essere interrotta", replicò la gelida Verola.
"Mi scusi, mia signora".
"Arci: il tuo raccontino, quando l'ho riletto a video, non mi è dispiaciuto. Eri fuori tema anche tu, ma mi piace questo modo di prendere ispirazione dai brandelli di conversazione insensata che la realtà ci recapita in casa".
"Grazie, mia signora".
"E adesso devo dirvi chi dei due lascerà la mia Residenza. Mi prendo un po' di spazio bianco, fingendo un'esitazione che non ho mai sperimentato in vita mia":
(Sempre quella nota insistita in sottofondo, insopportabile).
"Arci", proseguì, "devi fare i bagagli".
"Mia signora", disse allora il misterioso Arci, mentre Aureliano prendeva fiato e si tergeva il sudore, "non intendo contestare il suo giudizio, nel quale riconosco una buona dose di saggezza: un racconto che funzioni solo a video parte sfavorito in qualsiasi certame. Accetto serenamente la mia eliminazione, ma domando ugualmente di poter restare ancora qui presso di lei, indossando la livrea della servitù, se necessario".
"Di servi ne ho fin troppi", rispose Aureliana, "e non capisco il motivo per cui vorresti restare qui sconfitto a osservare gli altri gareggiare e trionfare. Ti facevo più orgoglioso".
"Mia signora, l'orgoglio c'entra poco. Quello che mi spinge a prostrarmi ai suoi piedi, radendo al suolo ogni mia residua dignità, è la preoccupazione per quell'epidemia di cui tutti parlano".
"Epidemia?", replicò l'incuriosita ospite. "E chi ne parla?"
"Tutto il personale di servizio: custodi, cuochi, sguatteri, non fanno altro che raccontare di questo morbo che dilaga a valle e miete vittime tra i loro parenti. Si tratta probabilmente di quel malessere intestinale di cui si sentiva molto parlare la settimana scorsa".
"E vuoi restare da me come servitore per evitare una diarrea?"
"Mia signora, da come i suoi domestici ne parlano, si direbbe che il batterio sia mutato al punto da divenire letale, e che non si sia trovato ancora un antibiotico adatto. Ragion per cui..."
"Caro Arci, la cosa sta diventando imbarazzante. Sei già mio ospite da una settimana; in cambio ti ho chiesto solo una storia, e non era un granché; ora vorresti fare della mia residenza un sanatorio, un baluardo contro la cacarella, ebbene no, mi spiace: nulla di personale, ma non posso creare un precedente".
"Capisco, mia signora".
"I miei uomini ti accompagneranno all'uscita".
"Addio, mia signora".
"Non saluti i tuoi avversari?"
"Sì, addio anche ai miei avversari, e vinca il migliore".
"Molto bene. Domani sveglia alle sei, e Don Tinto ci dirà la messa".
"Veramente io non potrei".
"Uff, allora la dirà il mio cappellano. In compenso domani sera Don Tinto ci intratterrà col suo secondo racconto".
"Volentieri, mia signora, ma su quale argomento?"
"Ecco. In onore del vostro avversario sconfitto, vorrei che le vostre storie, come la sua, ruotassero attorno ai mezzi di comunicazione: internet, televisione, telefono..."
"Vanno bene anche i giornali?"
"Vanno bene anche le tavolette azteche. A domani".
I due obbedirono, e come per incanto nell'aere si diffuse una musica greve: una nota sola, protratta all'infinito, come a rendere ancor più faticosa l'attesa.
"Aureliano", cominciò. "Il tuo racconto non era poi così male. Benché palesemente off topic, come si dice adesso, gli riconosco qualche qualità espressiva - anche se chi ha letto il racconto di Keyes capisce dopo due minuti dove vuoi andare a parare".
"Ebbene sì, mia signora", proruppe l'improvvido Aureliano, "confesso senza vergogna di non aver alcuno scrupolo a recuperare un'idea altrui, quando è funzionale al messaggio che ho intenzione di veicolare. Non ho nessun culto romantico per l'originalità, e combatto fieramente la tirannia del copyright, feticcio borghese grazie al quale i nipoti inetti dei grandi scrittori pretenderebbero di essere coperti d'oro..."
"Ma Keyes è ancora vivo, credo; e in generale non mi piace essere interrotta", replicò la gelida Verola.
"Mi scusi, mia signora".
"Arci: il tuo raccontino, quando l'ho riletto a video, non mi è dispiaciuto. Eri fuori tema anche tu, ma mi piace questo modo di prendere ispirazione dai brandelli di conversazione insensata che la realtà ci recapita in casa".
"Grazie, mia signora".
"E adesso devo dirvi chi dei due lascerà la mia Residenza. Mi prendo un po' di spazio bianco, fingendo un'esitazione che non ho mai sperimentato in vita mia":
(Sempre quella nota insistita in sottofondo, insopportabile).
"Arci", proseguì, "devi fare i bagagli".
"Mia signora", disse allora il misterioso Arci, mentre Aureliano prendeva fiato e si tergeva il sudore, "non intendo contestare il suo giudizio, nel quale riconosco una buona dose di saggezza: un racconto che funzioni solo a video parte sfavorito in qualsiasi certame. Accetto serenamente la mia eliminazione, ma domando ugualmente di poter restare ancora qui presso di lei, indossando la livrea della servitù, se necessario".
"Di servi ne ho fin troppi", rispose Aureliana, "e non capisco il motivo per cui vorresti restare qui sconfitto a osservare gli altri gareggiare e trionfare. Ti facevo più orgoglioso".
"Mia signora, l'orgoglio c'entra poco. Quello che mi spinge a prostrarmi ai suoi piedi, radendo al suolo ogni mia residua dignità, è la preoccupazione per quell'epidemia di cui tutti parlano".
"Epidemia?", replicò l'incuriosita ospite. "E chi ne parla?"
"Tutto il personale di servizio: custodi, cuochi, sguatteri, non fanno altro che raccontare di questo morbo che dilaga a valle e miete vittime tra i loro parenti. Si tratta probabilmente di quel malessere intestinale di cui si sentiva molto parlare la settimana scorsa".
"E vuoi restare da me come servitore per evitare una diarrea?"
"Mia signora, da come i suoi domestici ne parlano, si direbbe che il batterio sia mutato al punto da divenire letale, e che non si sia trovato ancora un antibiotico adatto. Ragion per cui..."
"Caro Arci, la cosa sta diventando imbarazzante. Sei già mio ospite da una settimana; in cambio ti ho chiesto solo una storia, e non era un granché; ora vorresti fare della mia residenza un sanatorio, un baluardo contro la cacarella, ebbene no, mi spiace: nulla di personale, ma non posso creare un precedente".
"Capisco, mia signora".
"I miei uomini ti accompagneranno all'uscita".
"Addio, mia signora".
"Non saluti i tuoi avversari?"
"Sì, addio anche ai miei avversari, e vinca il migliore".
"Molto bene. Domani sveglia alle sei, e Don Tinto ci dirà la messa".
"Veramente io non potrei".
"Uff, allora la dirà il mio cappellano. In compenso domani sera Don Tinto ci intratterrà col suo secondo racconto".
"Volentieri, mia signora, ma su quale argomento?"
"Ecco. In onore del vostro avversario sconfitto, vorrei che le vostre storie, come la sua, ruotassero attorno ai mezzi di comunicazione: internet, televisione, telefono..."
"Vanno bene anche i giornali?"
"Vanno bene anche le tavolette azteche. A domani".
******* FINE DEL PRIMO TURNO *******
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