L'assistenzialismo neoliberista (e chi lo paga)

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"A casa! Pago io!"

Su una vecchia copia della Stampa, spiegazzata dal vento della spiaggia, che sa di sabbia e crema solare, trovo la seguente:

Il ministero dell'Istruzione firmerà oggi una convenzione con l'Inps che permetterà l'anno prossimo a sedicimila docenti precari e ad altre migliaia di lavoratori non di ruolo della scuola (amministrativi, tecnici ed ausiliari), che dal 1° settembre rimarranno disoccupati a seguito dei tagli agli organici decisi dal governo, di percepire mensilmente una cifra vicina alla metà dello stipendio.


È un trafiletto nascosto a pag. 20 – per carità, si capisce che in quel mercoledì le confidenze di Barbara B., l'Afganistan, perfino le polemiche sull'Unità d'Italia risultassero più interessanti – però in queste poche righe si parla di:

1) sedicimila docenti + “altre migliaia” di persone disoccupate a partire dal primo settembre; la cosa non vi spaventa? neanche un po'? Passate allora alla numero 2

2) sedicimila ex docenti + “altre migliaia” di persone che, a partire dal primo settembre, continueranno a percepire metà stipendio senza più fare niente. Ehi, se non vi spaventa questo, passate pure alle polemiche sull'Unità d'Italia.

La cifra rivede all'eccesso – e che eccesso – le stime dei sindacati sui massicci tagli all'organico.
Allo stesso tempo offre una sponda a chi non aveva voluto credere a misure così drastiche: eh, via, siamo in Italia, vedrete che tutto si sistema. In effetti metà dello stipendio è meglio che niente. Per fare niente, poi, è quasi meglio che uno stipendio intero. Se si considera che i sedicimila in esubero sono per la maggior parte donne; che le donne sono per la maggior parte coniugate, per la maggior parte con un coniuge che guadagna un po' di più (non è difficile guadagnare un po' di più di un docente), è facile immaginare che qualche migliaio tirerà semplicemente i remi in barca, si metterà a ricamare le tende della camera dei bambini, e non verrà più conteggiato nelle statistiche sulla disoccupazione. Sì, ma a che prezzo? Quasi metà dello stipendio attuale, vogliamo dire 700 euro? Anche meno. Per quanto tempo? Dal trafiletto non è chiaro, ma sembra di capire che si vorrebbe mandarle avanti fino all'età pensionabile (ricordo sempre che stiamo parlando di “precari” di lungo corso, gente che faceva “supplenze annuali” da decenni).

Non tutti/e si rassegneranno. Alcuni/e semplicemente non possono: in alcune regioni d'Italia, se hai 600 euro e non hai un partner o una famiglia paziente, sei sotto la soglia di sussistenza. Quindi si metteranno a trovare un altro lavoro. Magari l'hanno già cercato e trovato. A questo punto cosa succede, devono rinunciare ai 600 euro? Teoricamente magari sì, ma tecnicamente sarà difficile. In ogni caso è un bell'incentivo a trovarsi impieghi in nero: non devi niente a nessuno e se ti va bene porti a casa due stipendi – via, diciamo uno stipendio e mezzo. Comunque meglio di prima, e senza più collegi docenti. Non dico che li invidio, anche se un po'... ma non è di questo che volevo parlare.

Volevo semplicemente far notare che sedicimila mezzi stipendi sono tanti. Se l'aritmetica mi assiste, direi che sono l'equivalente di ottomila stipendi interi. E che quindi in qualche modo i tagli agli organici potevano essere un po' meno draconiani – per esempio alle medie avremmo potuto avere più insegnanti di italiano, su dieci e non su nove ore; avremmo potuto avere più insegnanti di sostegno. Non saremmo stati più costretti a guarire all'improvviso migliaia di ragazzini che fino all'anno scorso erano certificati per disturbi all'apprendimento, mentre da settembre risulteranno uguali agli altri perché mancavano i soldi – no, i soldi c'erano. Ce n'erano evidentemente abbastanza per mantenere 8000 docenti in più a scuola. Ma non abbiamo voluto usarli così. Abbiamo preferito usarli per mantenere 16.000 persone a casa.

L'anno prossimo faremo i salti mortali per tenere insieme classi di 30 persone, mentre sedicimila colleghi che avrebbero potuto aiutarci staranno a casa con l'obolo del contribuente. Cosa pensare di un governo così. Che mette insieme il peggio del Nord efficientista (“A casa i pelandroni”) col peggio del Sud assistenzialista (“Sì, però a casa con stipendio ferie e contributi”). Un compatto muro di gelatina, altro che Thatcher. Poi però, se ci pensi bene, ai tempi della Thatcher gli inglesi erano tutti in fila a prendere il sussidio, e quindi forse l'ipocrisia neoliberista non è uno di quei strani prodotti doc italiani.

Ma insomma capisci che il punto non è risparmiare soldi: anzi in certi casi il governo è anche pronto a spenderli, i soldi. Se può servire in qualche modo a peggiorare le cose.
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