Supernova S.C.

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[Proprio quando credevate di essere usciti dal tunnel delle recensioni di Somewhere, indovinate un po' chi arriva fuori tempo massimo:]

Francis Ford Coppola è stato uno degli ultimi titani del cinema americano. Muoveva i suoi set tra tifoni e tossicodipendenze. Spappolava budget, indebitava produttori, occasionalmente sbancava botteghini. Lui poi ai figli ha raccomandato di non fare così: di girare film piccoli, personali, come dire, europei. Sofia Coppola ha recepito il messaggio e ha affittato Versailles per girare un film in costume su Maria Antonietta. Però con le All Star ai piedi. E in fondo, se tutto quel film fosse stato un enorme “Marie Antoniette c'est moi”, sarebbe stato persino divertente. Ma il problema è che con la Coppola non si sa mai esattamente: in certi punti sembrava un film iperrealista; poi ogni tanto sotto le parrucche partiva l'Ipod, ma il tutto restava irrisolto, non lucido; insomma alla fine non si capiva, Maria Antonietta eri tu o no? Cosa volevi dirci? Che hai avuto un'adolescenza di lusso ma a tratti assai scomoda? Ok, quindi?

Ma è una domanda sciocca, contadina. Io temo che la Coppola non voglia dirci proprio niente, che non sia il motivo per cui gira dei film. Dobbiamo intenderci su cosa intendiamo per minimalismo, perché c'è viceversa del titanismo nel modo in cui certi autori si concentrano su sé stessi. Fino a un certo livello il narciso è una persona antipatica e supponente; però salendo sulla scala logaritmica si arriva a un livello di narcisismo tale che alla fine non puoi dirle niente, alla Coppola, per il semplice motivo che nel suo universo tu non esisti. Sei un grammo di inconsistenza a miliardi di anni luce dall'abbagliante supernova Sofia C., e se ti è capitato di vedere il suo film è stato per un accidente del destino; comunque non era rivolto a te. Non era rivolto a nessuno. Io comincio a pensare che Coppola i film se li giri per sé stessa, e chiedersi perché siano fatti in un certo modo equivalga a chiederti perché sulla smemoranda di tua nipote c'è una massima di Biagio Antonacci piuttosto di un verso di Tiziano Ferro. Saranno mica fatti miei? Se a lei piace Casablancas, e lascia che si ascolti Casablancas. Si esce da Somewhere con l'aria colpevole di chi è entrato nella cameretta di una preadolescente mentre lei non c'era. Credo. Non che io entri mai in camerette, eh, non credete alle voci.

Credo che capiti a tutti di voler rivivere un po' del nostro passato. Non di ricordarlo: riviverlo proprio: annusarlo, gustarlo, rivederlo. Mille sono gli espedienti. Zeno Cosini prova con la psicanalisi. Marcel assume pasticcini per via orale. Io con un caffè alla cannella se mi concentro ho visioni del Connecticut. E poi ci sono le canzoni, e le fotografie. Abbiamo tutti i nostri trucchi, ma Sofia Coppola ne ha uno tutto suo: gira i film. Certo, perché no? Suo padre per Apocalypse Now affittò mezze Filippine, ma voleva descrivere l'involuzione della società americana, e quindi, forse, chissà, ne valeva la pena. Sofia sembra che si accontenti di movimentare le maestranze italiane e rimontare un set del Telegatto, però non è che abbia niente da dire sulla società dello spettacolo o sulla volgarità dei paesi in via d'inviluppo, o anche solo su quanto sia noiosa la quotidianità nello showbiz; lo fa semplicemente perché vuole rivivere un ricordo. Come Marcel che puccia la madeleine nel tè, lei si gira una sequenza. Io lo trovo titanico, e un certo senso lo ammiro, ma come un contadino del Settecento che vede passare un cocchio dorato e non capisce più niente. Per mal che vada Somewhere sarà costato decine di milioni; alberghi, ferrari, elicotteri... ma alla fine ha funzionato, Mrs Coppola? Perché è da settimane che stiamo tutti chiedendoci se ci è piaciuto o no, ma alla fine la nostra opinione che valore ha? L'unica che possa dirci se questo film sia riuscito o no sei tu: ce l'hai fatta? Ti sei rivista undicenne magra amata ma trascurata, sballottata da una piscina all'altra? Se il film ha funzionato, complimenti. Io continuerò a spruzzar cannella nel caffè, mi sembra più comodo, ma capisco che al tuo livello è impossibile non pensare in grande. La cosa fantastica è che invece ti danno della minimalista, a te! Supernova Sofia!

Perdonami se ho sbadigliato al cinema – è una cosa che mi succedeva con le diapositive degli amici, figurati con quelle di gente che nemmeno conosco. Non è neanche una questione di ritmo, è una reazione molto più banale: nei tuoi film la gente non fa che addormentarsi e svegliarsi, ma più spesso addormentarsi. Capisco benissimo il motivo: è nei momenti liminari al sonno che tu cerchi di ripescare la sensazione del passato. È lo stesso motivo per cui insisti con le piscine (tuffarsi, riemergere), e vai matta per certi suoni sferraglianti e ipnotici che una volta si ascoltavano in cuffia sotto le lenzuola. È lo stesso motivo per cui il cantastorie del lounge ha la chitarra orrendamente scordata: uno strumento ben temperato suona come milioni di altri, ma se tiri le chiavette a casaccio il suono diventa unico, e si imprime nel ricordo mentre tu undicenne ti addormenti. Però gli spettatori dei film, insulse scimmie che secondo me non ha mai calcolato, hanno queste reazioni banali: vedono uno sbadiglio e sbadigliano. Vedono occhi chiudersi e cominciano a sbattere le ciglia. Sentono una chitarra scordata e stridono i denti. Ma cosa vogliono? Chi li ha invitati alla proiezione dei fatti tuoi? Che stiano in casa, guardino The Hills, mangino brioches.

[Un episodio di The Hills o The City girato da Sofia Coppola, per inciso, sarebbe la quadratura del quadrato].

Perdonami se ho cercato di capire un personaggio che non ha nessuna consistenza, così come non l'hanno spesso i nostri amori trasfigurati nel ricordo: questo è un divo del cinema che sembra in vacanza da una vita. Non legge i copioni, non studia, non fa palestra, niente. Ma nemmeno si butta veramente via: nien-te, non fa niente. Vive in uno strano limbo, come un drogato senza droga: uno che con due birrette si addormenta durante l'atto sessuale. Qualche ex incattivita lo tormenta via sms ma lui probabilmente nemmeno ricorda chi sia. Un tizio a una festa gli chiede come ha fatto a diventare un attore, e lui non ha niente da dire: non sa, non ricorda. Nel momento più lucido del film se ne accorge: “Non sono neanche una persona”. Esatto. Sei la sagoma di cartone di una stella di Hollywood, una di quelle che sistemano davanti al botteghino. Sei un fantasmino froidiano e porti scritto in fronte Non-Pensate-A-Me-Come-Francis-Ford-Coppola-Non-Ci-Assomiglio-Neanche. Purtroppo Freud aveva una stravagante ipotesi su certe frasi che cominciano per “Non”.

In fondo è semplice: basta accettare che tutto il film sia una proiezione della povera undicenne trascurata. Quindi è vero che papà si porta in camera le lapdancine, però poi si addormenta e non ci fa niente, perché in fondo non è un porco papà. Anche Laura Chiatti: lui mica voleva, è lei-stronza-che-ha-insistito, stronza! Maledetta stronza! Rovinarmi la colazione italiana col papà! Il fatto che siano sempre le donnacce a provarci, a tenere le porte aperte, a sventolar tette in terrazzo, mi sembra un indizio interessante. Oddio, interessante. Interesserà il tuo analista. Ma visto che mi trovo qui davanti alla tua smemo, non posso impedirmi di psicanaleggiare alla carlona, perdonami. Questo film vuole ripristinare la verità storica, dell'unica storia che nell'universo di Sofia abbia qualche rilevanza: papà ha scopato in giro, sì, ma solo perché lo costringevano; gliela strofinavano praticamente in faccia, ma lui non è che ci tenesse più di tanto, lui, lui in realtà voleva bene solo a me. Mi ha portato a Milano, non mi avete visto tutti? E un'altra volta mi è bastato fare i capricci, venti secondi di capricci, perché lui accelerasse e mi portasse a Las Vegas. Io e lui: c'eravamo solo io e lui. Tutte le altre puttane non contano, è chiaro il messaggio?

No.
C'è sempre questo problema della lucidità. Per esempio: come facciamo ad assumere il punto di vista dell'undicenne se molto spesso non è in scena? D'altro canto, pretendere lucidità da qualcuno che vuole rivivere (non illustrare: rivivere) il suo passato non è una contraddizione in termini? C'è il problema che a volte non sa cosa fare e gira a vuoto (non il protagonista: il film). Si può anche fare un film tutto di sketch che non fanno ridere e nemmeno pensare, scenette zen in cui succede qualcosa di intenso, a volte, forse (siamo in macchina, la macchina si rompe, accostiamo: fine dello sketch). Però a un certo punto anche le scenette cominciano a ripetersi. Mi dispiace da spettatore ogni volta che un regista usa contro di me l'arma più facile del mondo: blocca la inquadratura e zooma lentamente su un'immagine fissa finché non mi fa venire l'ansia; in pratica è un sequestro, il fatto di aver pagato il biglietto mi costringe a provare ansia per qualsiasi sciocchezza rimanga inquadrata per più di un minuto e mezzo? ma così son tutti buoni. Non è cinema, è sparare ai pesci nel barile, e con dei mezzucci così ti danno il Leone D'Oro? A questo punto è finita, la prossima volta terrà la camera fissa per due ore, tanto agli europei queste cose piacciono. Aveva davvero ragione Woody Allen, se acciechi un regista americano ottieni un autore europeo?

Mi dispiace, infine, per questi finali coppoliani che vogliono sempre alludere alla fine di qualcosa ma in realtà non si decidono mai. La Scarlett molla il marito o no? Maria Antonietta, la ghigliottinano? E la sagoma del protagonista di questo film, che fine fa? Dove va? Perché deve dare l'impressione di andare da qualche parte, quando non è un personaggio, ma una sagoma di cartone senza nessuna destinazione plausibile? È come se in postproduzione qualcuno si fosse ricordato che i film hanno una trama, e quindi un finale. Quando semplicemente non è vero. Somewhere non è un film che possa finire: ci saranno altri alberghi, altre colazioni, altre piscine, e chi non è una persona non lo diventerà mai. Non è una di quelle cose che ti basta fare trenta secondi di capricci e papà ti accontenta.
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