La Rete odia, Gramellini è preoccupato
23-11-2018, 02:28giornalisti, internetPermalinkQuando 14 anni fa (e mi sembra ieri) una banda armata rapì in Iraq Simona Pari e Simona Torretta, non eravamo esattamente gli stessi italiani di adesso, ma non credo nemmeno che fossimo così tanto diversi. L'idea che se la fossero andata a cercare – la stessa idea che Gramellini ha tentato di addomesticare in prima pagina sul Corriere ieri mattina – magari non arrivava sulle prime pagine più illustri, ma circolava liberamente tra i tinelli e gli spogliatoi e i bar sport e affiorava qua e là sui quotidiani più squallidi, quelli che molto spesso dirigeva Vittorio Feltri. Renato Farina, in seguito noto come agente Betulla, le chiamò "vispe terese". Quando si seppe che volevano ripartire Giuliano Ferrara, più signorilmente, propose che facessero una colletta per ripagare il riscatto. Insomma quando 14 anni fa due giovani cooperanti furono rapite, non eravamo esattamente gli stronzi di adesso; ma a nostro modo eravamo già piuttosto stronzi.
Quando tre anni fa (e mi sembra un secolo) altre due cooperanti furono rapite in Siria, eravamo già più o meno gli stessi italiani di adesso, maniacalmente attratti non tanto dalle notizie di cronaca, ma dai boati che scatenano quando si immergono nei social. Ci tuffavamo alla ricerca dei tweet più squallidi, dei commenti più sessisti e trucidi, uno dei quali talmente tremendo che affiorò, ripreso da un vicepresidente del Senato. Lo spettacolo della bassezza di quelli che ritenevamo fossero i nostri avversari ci ipnotizzava, ci abbacinava; l'angoscia di vivere in mezzo a gente che scriveva roba del genere stemperava l'esaltazione di sentirci superiori alla gente che scriveva roba del genere. Cos'era davvero cambiato? Eravamo gli stessi stronzi, ma i social ci avevano riempito di specchi e la nostra stronzaggine era diventato il principale spettacolo in cartellone.
Qual è la novità del 2018? Che Gramellini sul Corriere si attesti più o meno sullo stesso livello di Feltri nel 2004? Non è una grande scoperta, è uno slittamento che abbiamo notato tutti, per quanto sia avvenuto lentamente. Abbiamo anche già pronto il colpevole, lo stesso Gramellini oggi prova ad additarcelo: sono i social. Gramellini non sarebbe sceso così in basso, se sulla sua strada non avesse trovato i social. Probabilmente sarebbe riuscito a mantenere un livello di ipocrisia più accettabile, una volta si diceva: borghese. Ma tutto intorno la gente non fa che parlare, nei tinelli, negli spogliatoi, e soprattutto su twitter, su facebook, e tutto questo rumore Gramellini lo sente; si sente obbligato in un qualche modo ad assorbirlo – è il motivo per cui lo pagano – a renderlo presentabile; e allora ecco "Cappuccetto Rosso", la ventenne illusa di cambiare il mondo che merita una bella "ramanzina".
Accusando gli odiatori di Silvia Romano di insultare il fantasma della propria giovinezza, Gramellini doveva essersi persuaso di aver colpito con sufficiente mira sia il cerchio che la botte. E invece no, invece, indovina? La Rete Odia. Come scrive stamattina: "I social hanno instaurato la dittatura dell'impulso, che porta a linciare prima di sapere e a sostituire la voglia di capire con quella di colpire. Si tratta di una minoranza esigua, ma non trascurabile, perché determinata a usare uno strumento alla moda per condizionare, storpiandola, la realtà". Beh, sai una cosa illustro corsivista? Hai ragione. Hai perfettamente ragione. Guarda come ti hanno condizionato. Guarda come ti hanno storpiato. Guarda come hanno ridotto un giovane giornalista di belle speranze, uno che probabilmente a 20 anni voleva cambiare il mondo eccetera; guarda come specchiandoti nei social lentamente ma inesorabilmente ti sei trasformato nel nuovo Vittorio Feltri.
Ci vediamo tra qualche anno, quando rapiranno di nuovo una ragazza bianca, e probabilmente tu, (sempre con molta attenzione e garbo ed eufemistico equilibrio), sposterai l'asticella un po' più in basso. Poi magari non succede, eh, mi piacerebbe tanto sbagliarmi una volta tanto.
Quando tre anni fa (e mi sembra un secolo) altre due cooperanti furono rapite in Siria, eravamo già più o meno gli stessi italiani di adesso, maniacalmente attratti non tanto dalle notizie di cronaca, ma dai boati che scatenano quando si immergono nei social. Ci tuffavamo alla ricerca dei tweet più squallidi, dei commenti più sessisti e trucidi, uno dei quali talmente tremendo che affiorò, ripreso da un vicepresidente del Senato. Lo spettacolo della bassezza di quelli che ritenevamo fossero i nostri avversari ci ipnotizzava, ci abbacinava; l'angoscia di vivere in mezzo a gente che scriveva roba del genere stemperava l'esaltazione di sentirci superiori alla gente che scriveva roba del genere. Cos'era davvero cambiato? Eravamo gli stessi stronzi, ma i social ci avevano riempito di specchi e la nostra stronzaggine era diventato il principale spettacolo in cartellone.
Qual è la novità del 2018? Che Gramellini sul Corriere si attesti più o meno sullo stesso livello di Feltri nel 2004? Non è una grande scoperta, è uno slittamento che abbiamo notato tutti, per quanto sia avvenuto lentamente. Abbiamo anche già pronto il colpevole, lo stesso Gramellini oggi prova ad additarcelo: sono i social. Gramellini non sarebbe sceso così in basso, se sulla sua strada non avesse trovato i social. Probabilmente sarebbe riuscito a mantenere un livello di ipocrisia più accettabile, una volta si diceva: borghese. Ma tutto intorno la gente non fa che parlare, nei tinelli, negli spogliatoi, e soprattutto su twitter, su facebook, e tutto questo rumore Gramellini lo sente; si sente obbligato in un qualche modo ad assorbirlo – è il motivo per cui lo pagano – a renderlo presentabile; e allora ecco "Cappuccetto Rosso", la ventenne illusa di cambiare il mondo che merita una bella "ramanzina".
Accusando gli odiatori di Silvia Romano di insultare il fantasma della propria giovinezza, Gramellini doveva essersi persuaso di aver colpito con sufficiente mira sia il cerchio che la botte. E invece no, invece, indovina? La Rete Odia. Come scrive stamattina: "I social hanno instaurato la dittatura dell'impulso, che porta a linciare prima di sapere e a sostituire la voglia di capire con quella di colpire. Si tratta di una minoranza esigua, ma non trascurabile, perché determinata a usare uno strumento alla moda per condizionare, storpiandola, la realtà". Beh, sai una cosa illustro corsivista? Hai ragione. Hai perfettamente ragione. Guarda come ti hanno condizionato. Guarda come ti hanno storpiato. Guarda come hanno ridotto un giovane giornalista di belle speranze, uno che probabilmente a 20 anni voleva cambiare il mondo eccetera; guarda come specchiandoti nei social lentamente ma inesorabilmente ti sei trasformato nel nuovo Vittorio Feltri.
Ci vediamo tra qualche anno, quando rapiranno di nuovo una ragazza bianca, e probabilmente tu, (sempre con molta attenzione e garbo ed eufemistico equilibrio), sposterai l'asticella un po' più in basso. Poi magari non succede, eh, mi piacerebbe tanto sbagliarmi una volta tanto.
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