Il Piave mormorò: Meloni, Salvini, ripassate il sussidiario

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70 anni di pace oggi, almeno qui da noi. Non è straordinario? E se non lo festeggiamo, che altro dovremmo festeggiare? Giorgia Meloni, cui la comprensibile stizza per non essere mai stata invitata non perturba il volto ormai splendente di luce propria, ci avvisa che lei sarà sul Piave il 24 maggio, e che bisognerebbe destinare altrettante risorse a celebrare “gli italiani che si sacrificarono sul Piave”, 100 anni fa.

Il 24 maggio?

La pensa così anche Salvini: “Non vogliamo lezioni da nessuno. Io festeggerò il 24 di maggio quando sul Piave morirono i nostri nonni per non far passare lo straniero”.

Il 24 maggio.

Cari Meloni e Salvini: capisco che la carriera politica intrapresa in giovane età può non aver lasciato molto tempo per ripassare nozioni da V elementare, ma è grave che nessun sottoposto vi abbia informato che il 24/5/1915, sul Piave, non morì nessun nonno. È il giorno in cui più a nord attaccammo l’Austria, nostra alleata fino a qualche mese prima, sperando di approfittare del suo impegno su altri fronti. Eravamo noi gli “stranieri” che attaccavano, il 24 maggio.

Le cose non andarono per il verso giusto e due anni dopo arretrammo fino al Piave, nell’autunno ‘17. Fu il momento più tragico della guerra, per cui preferiamo festeggiare la vittoria che arrivò l’anno seguente, il 4 novembre. La celebriamo tutti gli anni, ma le scuole non chiudono e così non ve ne siete mai accorti. Questa cosa di non voler mai lezioni da nessuno, siete sicuri? Perché prima o poi gli esami arrivano.
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