Bagnai, il leghista che ti boccia in economia

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Sabato scorso, mentre un militante ed ex candidato della Lega si faceva arrestare a Macerata dopo aver ferito più di una mezza dozzina di residenti africani, e tutti si domandavano come avrebbe reagito Matteo Salvini io mi sono sorpreso a chiedermi: e Bagnai? Come la prenderà Alberto Bagnai?
Salvini poi non ci ha messo molto a farsi sentire, spiegando in sostanza che se aumentano i neri è normale che aumenti anche la gente che ci fa il tiro al bersaglio in strada. Non che ci si aspettasse da lui qualcosa di più fine: ugualmente c’è da domandarsi se si sia mai toccato un punto così basso, in una campagna elettorale, nella storia della Repubblica. Un tuo militante va in giro a sparare alle persone: è colpa delle politiche migratorie, ok. Nel frattempo Alberto Bagnai (economista e candidato al Senato per la Lega in Abruzzo, Lazio e Firenze) si limita a chiedere ai suoi seguaci di “ignorare le provocazioni”. Forse per puro caso, sul suo blog è campeggiata ancora per due giorni una domanda retorica formulata il giorno prima della tentata strage: L'immigrazione è la prosecuzione della deflazione con altri mezzi? 
Chi ha una minima familiarità con gli argomenti di Bagnai non può avere molti dubbi sulla risposta: sì, ovviamente i fenomeni migratori fanno parte di un più vasto complotto per indebolire l’economia italiana ‒ “Il nostro paese è stato distrutto da quelli che ci propongono come panacea i lavoratori altrui (dopo averci proposto come panacea la moneta altrui)”. Non è sorprendente che Bagnai parli così. Non è sorprendente che un leghista parli così.
Insomma qual è la sorpresa?
Che Bagnai sia un leghista?

Lui stesso nel suo blog ammette che chiedere a molti affezionati lettori di votare Lega sia imporre uno “strappo lacerante con la propria storia politica”. Eppure Bagnai è in buoni rapporti con Salvini almeno dalla campagna delle europee del 2014, quando non si candidò ma sostenne l’altro economista no-euro leghista, Claudio Borghi. Io stesso fatico a immaginarmi Bagnai seduto al Senato tra un Calderoli e un Bossi, ma perché? Perché ho visto le foto che qualcuno ha subito rimesso in giro, dove partecipa a un dibattito dietro a una falce e un martello? Lui in realtà è sempre andato ovunque lo facessero parlare, sinistra, destra. È semplicemente successo che i no-euro di destra fossero più numerosi, e meglio organizzati. E allora perché? Perché i suoi primissimi interventi in rete (poi rimossi) li ha scritti su Sbilanciamoci, un sito che era espressione di quella sinistra plurale e alternativa che veniva dai forum sociali dei primi anni Zero? Ma è successo molto tempo fa, e non si può nemmeno accusarlo di incoerenza: Bagnai era un antieuro già allora, e antieuro è rimasto. Oppure perché è un orgoglioso keynesiano, e di tutti gli economisti liberali, Keynes, con la sua visione anti-moralista della spesa pubblica, è quello che è sempre piaciuto più a sinistra? Ma, anche in questo caso, è stata semmai la sinistra al governo a rinnegare Keynes; a questo punto della storia se Bagnai calcola che nel centrodestra ci possa essere più spazio per una politica anti-austerità, chi sono io per dargli torto?

Più in generale, chi sono io?
Domanda meno inutile del solito. Sono un elettore di centrosinistra per educazione e inclinazione. Faccio parte di un spicchio sociale che una volta si chiamava “ceto medio riflessivo”, ma la definizione è andata in crisi da quando molti hanno seguito Beppe Grillo (non Bagnai: non ha mai appoggiato Grillo e i suoi). Sin da quando ho cominciato a votare, non mi è stato difficile capire da che parte stare: bastava individuare Berlusconi e votare per chi aveva più chance di batterlo. Quando Berlusconi è andato in crisi, ho dovuto ridefinire i parametri. È successo a molti come me, con risultati imprevisti. A un certo punto, credo verso il 2012, ne ho individuato uno che mi sembrava affidabile: il principio di realtà. Tra i politici (anche nuovissimi) che raccontavano le frottole, e i politici che non mi nascondevano la realtà (anche amara) avrei scelto i secondi. Questo tagliava fuori ovviamente oltre alle promesse berlusconiane, le nazioni padane e gli universi alternativi dei giovani cinquestelle, a base di scie chimiche, sirene e chip sotto-pelle. Da una parte le panzane, le bufale  (non le chiamavamo ancora fake news ma il concetto era già ben chiaro), dall’altra la scienza, la dura legge dello spread. Tutto molto chiaro: non fosse stato per Alberto Bagnai. L’unico elemento che non si lasciava inquadrare così facilmente.

Credo di avere scoperto l’esistenza del suo blog nel peggiore dei modi, attraverso l’intervista concessa a un altro grande avventuriero mediatico, Claudio Messora in arte Byoblu; il vlogger che non era ancora diventato un portavoce ufficiale del Movimento Cinque Stelle a Bruxelles (poi silurato). Per me in quel momento Messora era soprattutto il portavoce ufficioso di Giampaolo Giuliani, il tecnico aquilano che sosteneva di aver messo a punto un sistema per prevedere di terremoti. Il classico esempio di scienziato-come-se-l’immaginano-i-grillini: un artigiano geniale, osteggiato dall’università manovrata dai grandi capitali, che da solo in un piccolo laboratorio porta avanti la fiaccola della verità. Poi arriva Messora con videocamere e microfoni, produce un’ora di filmato, lo piazza in rete, e gli aquilani cominciano a scrivere al blog per chiedergli se quella sera è il caso di rincasare o di dormire in macchina.
Il fatto che dopo aver lanciato Giuliani come fenomeno su Youtube, Messora si fosse dedicato a Bagnai non poteva che ispirarmi una certa diffidenza nei confronti di quest’ultimo (e c’era la coincidenza geografica: anche Bagnai lavorava in Abruzzo, questa terra un po’ dimenticata dai riflettori che è la cornice ideale dove immaginare qualche genio esiliato dal malanimo e dall’invidia dei colleghi). All’italiano medio, proprietario di abitazione, terrorizzato dai terremoti, Giuliani diceva che le scosse erano prevedibili (bastava misurare il radon); all’imprenditore abbattuto dalla crisi e dalla concorrenza dei mercati emergenti Bagnai promette che il declino dell’Italia è reversibile (basta tornare alla lira). Entrambi insomma fornivano al lettore di Byoblu e Beppegrillo soluzioni apparentemente facili e praticabili a problemi molto più complessi: non teorie del complotto, ma elisir di lunga vita.

In realtà Bagnai – basta leggerlo – è un caso completamente diverso da quello di Giuliani. Per prima cosa non è un reietto della scienza: ha una cattedra a Pescara, collabora con istituti di ricerca in tutta l’Europa, pubblica paper, ostenta nei suoi scritti anche occasionali una robusta cultura umanistica, che mette a servizio di un’inesausta vena pedagogica. Bagnai non solo vuole dimostrarti di conoscere la sua scienza, l’economia, ma in un qualche modo è anche convinto che riuscirà a spiegartela, accumulando dati, teorie, tabelle, estrapolazioni, rimandi ad altri interventi, tutto un enorme corpus che evidentemente funziona: il suo blog, ancora con un semplicissimo layout di Blogspot, in quattro anni ha avuto più di tre milioni di accessi; anche i suoi libri sembrano vendere bene e le presentazioni sono sempre molto affollate.
Quando ho cominciato a leggerlo, Bagnai mi è risultato nello stesso tempo familiare e incomprensibile. Incomprensibile in quanto economista, e per quanto si sforzasse lui e ci provassi io, la materia era evidentemente troppo dura per me; familiare, perché per quanto economista, Bagnai è anche un blogger nato. Non importa quanto tardi si sia accostato allo strumento: la sua prolissità, la confusione creativa tra pubblico e privato, l’energia inesausta con cui si abbatte contro gli avversari; l’abilità con cui ha trasformato l’area dei commenti in una piccola comunità, una specie di corridoio di facoltà; sin dall’inizio il blog sembrava nato per Bagnai, e Bagnai per lui.



Certamente è anche per questo che non mi sono mai convertito al bagnaismo – per questo, e perché sono nato e cresciuto nel cortile di un capannone di una piccola impresa padana a conduzione famigliare, e l’idea che per tornare ai fatturati degli anni Ottanta basti recuperare la lira mi sembra davvero la proposta di un professore arrivato in paese col filtro dell’eterna giovinezza. Però, alla fine, io di economia non ne capisco niente. Non ho mai avuto gli strumenti per capire se la sua teoria fosse migliore di quella di chi difende l’unione monetaria e l’austerità; i blogger però li so riconoscere, e nel 2012 Bagnai mi sembrava troppo blogger per essere anche uno studioso autorevole. Non capivo le sue tabelle, ma la sua foga mi sembrava eccessiva. I suoi idoli critici scrivevano compassati nei quotidiani nazionali, lui strepitava da un blog: istintivamente diffidavo di chi sbraitava, ma non avevo proprio capito niente di comunicazione.
Oggi è normalissimo vedere un esperto, un professionista del suo settore, insultare sui social gli interlocutori non all’altezza: è stato anche coniato un verbo all’uopo, “blastare”, e soprattutto si è formato un pubblico, una comunità di persone che applaude il blastatore quando questo rischiara le tenebre dell’ignoranza con qualche insulto laser. Mentre sto scrivendo queste righe, su twitter incrocio Burioni che blasta qualche antivaccinista. Ecco: Bagnai forse è stato il primo professore-blastatore dell’internet italiana. Quella foga sanguigna che io trovavo sospetta, credo che sia stata il segreto del suo successo; molta gente cercava su internet non soltanto un elisir di lunga vita, ma un maestro severo, di quelli che la scuola non ti offre più. Non so che insegnante sia Bagnai dal vivo, ma sul blog è un mago: ti circonda con le parole e con i dati, ti soggioga, riesce a bacchettarti sulle dita con la sola imposizione della prosa. Alla fine non è così strano che Salvini abbia liberato un posto in Senato per lui. E allora, di nuovo: perché faccio fatica a crederci?

Perché anche se non mi sono mai convinto che il ritorno alla lira non possa che essere un disastro, in qualche anno di saltuaria frequentazione del blog un’idea me la sono fatta: Bagnai è davvero un intellettuale, nel senso migliore del termine: un intelletto vivo, e inesausto. Nel momento in cui chiede ai suoi sostenitori anti-euro di votare per la Lega, può davvero ignorare che Salvini il repertorio anti-euro lo tira fuori sempre più di rado, e in caso di vittoria del centrodestra alle elezioni probabilmente lo accantonerà per assumersi una responsabilità di governo? Bagnai è un economista fieramente keynesiano: non ha proprio niente da dire sulla flat-tax, la nuova ricetta miracolosa che nei comizi di Salvini ha ormai soppiantato il ritorno alla Lira? Bagnai, non lo manda a dire, è contrario all’“immigrazionismo”, “fase suprema del colonialismo”, ma non dimentica mai di ricordare ai suoi lettori che i profughi hanno diritto all’asilo: non immagina allora cosa succederà nel Mediterraneo, quando un uomo del suo partito si ritroverà al Viminale, come si trovò Maroni tra 2008 e 2010, quando i barconi venivano respinti al largo?
Bagnai, per chiuderla, ha tutti gli elementi per capire in che trappola sta cadendo: che se c'è una vaghissima possibilità che il centrodestra, una volta al governo, adotti la sua politica economica senza compromessi, ce n’è una molto più concreta che egli diventi lo specchietto da esibire a un elettorato di allodole no-euro; che le sue parole, fin qui fiorite così libere e sincere sul blog, vengano usate per giustificare le prossime stragi nel mare, o la prossima iniziativa di un pistolero disperato. Un rischio che non può non avere calcolato: è un economista, lui.
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