Meno male che Lui c'è
14-05-2011, 13:45dialoghi, dietrology, PdPermalinkMandiamo giù anche questa
- La redazione di Leonardo, che non ha più niente da perdere, è entrata in possesso di un documento sconvolgente: il verbale di una riunione della direzione di un partito di centrosinistra a caso, svoltasi a porte chiuse nel dicembre scorso.
“Dunque, Piergigi c'è, Max c'è, Enrico, Valter, Rosi, Dario... voialtri ci siete tutti quanti... Cominciamo?”
“Allora, signori e signore, anzi, posso dirlo? Siamo a porte chiuse, dopotutto”
“E diccelo, dai, se ti fa stare meglio:”
“Compagni e compagne”.
“Uuuuuh”.
“Fa un certo effetto, eh?”
“Ho i brividi”.
“Guarda, guarda la Rosi com'è tutta rossa”.
“Ehi Rosi, questa al padre confessore è meglio se non la racconti, eh”.
“Fatela finita. Compagni, compagne, ho voluto convocarvi a porte chiuse perché la situazione è, per certi versi, incredibile. Come sapete negli ultimi mesi abbiamo commissionato dei sondaggi segreti, per capire quale sarebbe stato l'esito di eventuali elezioni politiche anticipate in primavera. Ebbene, sign... compagni, è chiaro che i sondaggi vadano presi con le molle, eppure...”
“Il porco a quanto lo danno?”
“Tra il venti e il trenta per cento”.
“E i leghisti?”
“Coi leghisti”.
“Impossibile”.
“Pure è così. C'è un enorme astensionismo, un travaso sensibile su Fini, ma noi comunque stiamo tra il cinquantacinque e il sessanta. Signori, in primavera vinciamo facile”.
“Un attimo. Forse vale la pena ricontroll...”
“Max insomma datti pace, abbiamo già commissionato quattro sondaggi in tre settimane, e ogni volta quello là perde punti e noi ne guadagniamo. Sembra proprio che il bunga bunga non gli stia giovando”.
“Ma chi l'avrebbe detto”.
“Quindi noi lo batteremo. Proprio noi. Finiremo sui libri come quelli che hanno sconfitto Berlusconi”.
“Ma è vera gloria? In realtà si è sconfitto da solo. Voglio dire, ce lo meritiamo?”
“E chi se ne frega – scusa Rosi – ne discuteranno gli storici, adesso è ora di bere, direbbe Orazio, mi sono infatti permesso di mettere in fresco un lambrusco millesimato che...”
“Il lambrusco non si millesima, Gesù”.
“Massimo ma lo so, diobono, era per scherzare, e ridi un po' anche tu, no? È andata. Vinceremo”.
“Va bene, dai, stappiamo!”
“Rosi non far finta, perdio, non dire che sei anche astemia”.
“Cin-cin”.
“A chi brindiamo?”
“Ma è ovvio, alla più bella classe dirigente di questo Paese!”
“A noi!”
“Quello non si può dire”.
“Va bene, allora all'Italia!”
“All'Italia!”
“Signori, sentite, dopo che avremo finito coi festeggiamenti, ci sarebbe un altro punto all'ordine del giorno”.
“Sì, mi sono scordato, cos'era?”
“Gheddafi”.
“Gheddafi, già, ma è davvero così importante?”
“Beh, se Berlusconi cade – e dovrebbe cadere quando, il tredici, no?”
“No, la fiducia è il quattordici”.
“Bene, diciamo che il 14 dicembre Berlusconi cade...
“A proposito, il governo di transizione chi lo forma?”
“Già, a Palazzo Chigi chi ci mandiamo, ci avete pensato? Max, tu no, eh?”
“No no, io ho già dato”.
“Forse sarebbe meglio mandare avanti Casini, o un finiano, o un rutelliano...”
“Col cazzo - scusa Rosi - chi ha tradito una volta tradisce sempre”.
“L'ho già sentita questa”.
“Io pensavo a Enrico, che ne dici Enrico? Secondo me sei rassicurante il giusto”.
“È per il cognome, vero?”
“Un po' sì, e poi hai quell'aria da giovane”.
“Ma se va per i cinquanta!”
“Ha parlato il Piccolo Lord”.
“Sì, va bene, signori, vi dicevo di Gheddafi”.
“Ma qual è il problema con Gheddafi?”
“Mah, niente, solo che verso gennaio dovrebbe scoppiare una guerra, diciamo”.
“Che cosa?”
“Ma sei sicuro?”
“Dunque, è chiaro che i nostri diplomatici non ne sanno niente. I francesi fanno finta di niente, i tedeschi non si fidano, però qualche dritta dal PSE ci arriva ancora”.
“Ma la guerra con chi, scusa?”
“All'inizio dovrebbe trattarsi di una tribù autonomista in Cirenaica, poi, tempo al tempo...”
“La Cirenaica? Che roba è?”
“Ma chi c'è sotto, gli americani?”
“Per una volta no. Dunque, mentre qua brindiamo a lambrusco, a Parigi c'è un tale Sarkozy che probabilmente sta ripassando anche lui i suoi sondaggi elettorali, e non gli piacciono. In più ha avuto la bella idea di appoggiare Ben Ali durante la rivoluzione”.
“Praticamente gli hanno fottuto (scusa, Rosi) la Tunisia sotto il naso”.
“Così adesso ci sta provando con le tribù autonomiste della Cirenaica: hai visto mai”.
“Ma Gheddafi non è mica un novellino, voglio dire, quello le rade al suolo, le tribù autonomiste”.
“Probabilmente andrà così, dopodiché ovviamente scatterà la crisi umanitaria, una bella risoluzione ONU, e poi via che si bombarda”.
“Chi bombarda, i francesi?”
“Stanno già scaldando i motori”.
“E noi?”
“E noi saremo nella merda, se non si è capito. Abbiamo appena firmato una pace eterna con Gheddafi – peraltro, l'abbiamo votata anche noi, complimenti”.
“Non è che avessimo molta scelta”.
“Ma scusate, io non ho mica capito, è così importante Gheddafi? Se abbiamo gioito per la caduta di Ben Alì, non dovremmo festeggiare anche se casca Gheddafi”.
“Signore... sentite, spiegaglielo voi che se casca Gheddafi ci trascina in Africa tutti quanti”.
“Adesso poi”.
“Sentite, la Libia è quella pentola bollente su cui siamo tutti seduti. Gheddafi fa più schifo a me che a voi, ma è l'unico coperchio che c'è. Quando se l'è vista brutta si è rilanciato come nostro carceriere di fiducia: tutti gli africani che intercettiamo li rimandiamo da lui, lui ne fa quel che vuole e siamo tutti contenti”.
“Se cade lui esplode tutto”.
“E non è un Ben Alì qualsiasi, lui. È sopravvissuto a Reagan”.
“Ci ha l'arsenale batteriologico, o sbaglio?”
“Ma lascia perdere l'arsenale, lui ha le bombe umane. Ci mette una settimana a riempire il canale di Sicilia di carrette del mare. Perciò io ve lo dico subito, se state pensando a me per la Farnesina...”
“In effetti...”
“Col cazzo – scusa Rosi – che vado alla Farnesina, senza nemmeno aver vinto le elezioni, tanto vale che mi strozziate subito con questo lambrusco che, tra parentesi Piergigi, è un abominio”.
“E non è tutta. Dovremo anche bombardare”.
“Ma non ci penseranno i francesi?”
“Eh, ma aspetta bene. Quando gli americani si renderanno conto, vorranno metterci mano anche loro, cioè non esiste una guerra nel Mediterraneo senza l'intervento Nato. E lo sai qual è la più importante portaerei Nato del Mediterraneo, vero?”
“Ma figurati se so i nomi delle portaeree”.
“Gesù”.
“Walter, siamo noi. La più importante portarei Nato del Mediterraneo è l'Italia”.
“E quindi bombarderemo?”
“Non ci sarà verso di sottrarsi”.
“Anche perché alla fine della guerra almeno un piedino in Tripolitania dovremo tenerlo, eh”.
“Tipo che ci toccherà mandare i carabinieri a gestire direttamente i campi di prigionia?”
“Una cosa del genere”.
“E tutto questo quando dovrebbe succedere?”
“Dunque, dicono più o meno che comincia tutto appena casca Mubarak”.
“Perché salta pure Mubarak?”
“In gennaio, dicono. Massimo febbraio”.
“E quindi...”
“Sì, ci facciamo una bella campagna elettorale coi bombardieri”.
“O mio dio”.
“Urg!”
“Mi vien da vomitare”.
“E ti credo, col vino che porti”.
“Ma non è possibile, cazzo! Scusa Rosi, ah, no, aspetta, sono io Rosi. Non è possibile! Avevamo venti punti di vantaggio”.
“Calcola di perderne uno per ogni barcone di immigrati sul Tg5. A Lampedusa potrebbe arrivarne un centinaio”.
“Se non è sfiga questa”.
“Non è sfiga, è la Storia che arriva in gommone, senza guardare in faccia nessuno”.
“Ma non potremmo rifiutarci? Dopotutto l'Italia ripudia...”
“O Signore...”
“Sentite, io non ce la faccio. Spiegateglielo voi che dalla Nato non possiamo uscire, né in campagna elettorale né dopo”.
“Va bene, quindi abbiamo perso anche stavolta”.
“Ma non è detto. Pensiamoci bene. Abbiamo lo scenario di cosa succederebbe se scoppiasse una guerra libica mentre siamo al governo e ci prepariamo a una campagna. Proviamo a elaborare altri scenari”.
“Ho la nausea”.
“Ovviamente le tv berlusconiane ci accuserebbero di voler islamizzare l'Italia perché assistiamo i profughi sui barconi, mentre i nostri elettori ci accuserebbero di essere guerrafondai, schiavi della Nato”.
“E non avrebbero tutti i torti”.
“No, no. Ma se non fossimo al governo? Se restassimo all'opposizione?”
“Cioè, in pratica tu proponi...”
“Lasciamo Berlusconi dov'è”.
“Ma stai scherzando?”
“Mai stato così serio. Si tratta di prolungargli un po' l'agonia, un po' di accanimento terapeutico, niente di così grave”.
“Ma neanche Bossi vuole più andare avanti! Nessuno vuole! Persino lui dice che preferirebbe andare alle elezioni”.
“È un bluff. I sondaggi riservati li fa anche lui. Probabilmente se gli facciamo una buona offerta, lui oggi l'accetta”.
“Cioè, gli dovremmo offrire di...”
“Di salvargli il governo”.
“Dopo tutto quello che è successo con Fini?”
“Fini era ieri. Pensiamo al domani. Ci vuole qualcuno che gli dia una mano a salvargli il culo il quattordici. Vedrai che qualche deputato trasformista lo troviamo”.
“Lui se vuole si compra mezza IdV”.
“Se la mangia intera l'IdV, e sputa Di Pietro come un semino”.
“Ma non è il caso, un po' di IdV ci serve, piuttosto vendiamogli un po' dei nostri, e dei rutelliani, magari di quelli che hai reclutato tu all'ultimo momento, Walter, quelli che non sanno più nemmeno loro che ci stanno a fare in parlamento... faccio per dire, uno come Calearo...”
“Magari è la volta che si rende utile”.
“Non sono sicuro di aver capito. Vuoi regalare dei parlamentari a Berlusconi? E cosa dovrebbero fare, entrare nel PdL?”
“Ma vediamo, potrebbero formare una specie di partito cuscinetto con un po' dei loro, prendersi qualche poltrona di quelle che sono saltate con Fini... e magari anche qualche soldino, che Berlusconi ne ha per tutti. Secondo me li troviamo, dei personaggi così”.
“Se poi è a fin di bene”.
“In che senso è a fin di bene?”
“Non so se hai compreso l'alternativa. L'alternativa è prendersi la responsabilità di governo nel momento in cui esplode la pentola libica. Invece noi ce ne stiamo belli belli all'opposizione, ce la prendiamo con Maroni che non soccorre le carrette del mare, con La Russa che bombarda, con Frattini che non capisce niente... e magari rosicchiamo anche qualche altro punto percentuale”.
“Ma cosa li rosicchiamo a fare, scusa, se poi alle elezioni non ci andiamo mai”.
“Ci andremo. Al momento giusto ci andremo”.
“E quando sarà, il momento giusto?”
“Chissà. Alla fine della guerra”.
“Ma sarà estate, ormai... non avevamo detto che in estate crolla la Grecia? E che i prossimi siamo noi?”
“Ecco, allora magari l'autunno”.
“Te lo raccomando l'autunno. La nuova manovra. Le solite alluvioni... frane... scandali della protezione civile... Vogliamo davvero finire invischiati in tutto questo?”
“Va bene, allora se ne riparla per la primavera 2012”.
“Magari finisce il mondo”.
“Un problema in meno – no, scherzavo. Ma... se invece muore?”
“Chi muore?”
“Come chi, Lui. Non è mica più un ragazzino, a furia di tenerlo lì, dopo un po'...”
“Cosa vuoi che ti dica, speriamo che tenga”.
“Dio ce lo conservi in salute”.
“Al massimo ci sono i figli”.
“Meno male”.
- La redazione di Leonardo, che non ha più niente da perdere, è entrata in possesso di un documento sconvolgente: il verbale di una riunione della direzione di un partito di centrosinistra a caso, svoltasi a porte chiuse nel dicembre scorso.
“Dunque, Piergigi c'è, Max c'è, Enrico, Valter, Rosi, Dario... voialtri ci siete tutti quanti... Cominciamo?”
“Allora, signori e signore, anzi, posso dirlo? Siamo a porte chiuse, dopotutto”
“E diccelo, dai, se ti fa stare meglio:”
“Compagni e compagne”.
“Uuuuuh”.
“Fa un certo effetto, eh?”
“Ho i brividi”.
“Guarda, guarda la Rosi com'è tutta rossa”.
“Ehi Rosi, questa al padre confessore è meglio se non la racconti, eh”.
“Fatela finita. Compagni, compagne, ho voluto convocarvi a porte chiuse perché la situazione è, per certi versi, incredibile. Come sapete negli ultimi mesi abbiamo commissionato dei sondaggi segreti, per capire quale sarebbe stato l'esito di eventuali elezioni politiche anticipate in primavera. Ebbene, sign... compagni, è chiaro che i sondaggi vadano presi con le molle, eppure...”
“Il porco a quanto lo danno?”
“Tra il venti e il trenta per cento”.
“E i leghisti?”
“Coi leghisti”.
“Impossibile”.
“Pure è così. C'è un enorme astensionismo, un travaso sensibile su Fini, ma noi comunque stiamo tra il cinquantacinque e il sessanta. Signori, in primavera vinciamo facile”.
“Un attimo. Forse vale la pena ricontroll...”
“Max insomma datti pace, abbiamo già commissionato quattro sondaggi in tre settimane, e ogni volta quello là perde punti e noi ne guadagniamo. Sembra proprio che il bunga bunga non gli stia giovando”.
“Ma chi l'avrebbe detto”.
“Quindi noi lo batteremo. Proprio noi. Finiremo sui libri come quelli che hanno sconfitto Berlusconi”.
“Ma è vera gloria? In realtà si è sconfitto da solo. Voglio dire, ce lo meritiamo?”
“E chi se ne frega – scusa Rosi – ne discuteranno gli storici, adesso è ora di bere, direbbe Orazio, mi sono infatti permesso di mettere in fresco un lambrusco millesimato che...”
“Il lambrusco non si millesima, Gesù”.
“Massimo ma lo so, diobono, era per scherzare, e ridi un po' anche tu, no? È andata. Vinceremo”.
“Va bene, dai, stappiamo!”
“Rosi non far finta, perdio, non dire che sei anche astemia”.
“Cin-cin”.
“A chi brindiamo?”
“Ma è ovvio, alla più bella classe dirigente di questo Paese!”
“A noi!”
“Quello non si può dire”.
“Va bene, allora all'Italia!”
“All'Italia!”
“Signori, sentite, dopo che avremo finito coi festeggiamenti, ci sarebbe un altro punto all'ordine del giorno”.
“Sì, mi sono scordato, cos'era?”
“Gheddafi”.
“Gheddafi, già, ma è davvero così importante?”
“Beh, se Berlusconi cade – e dovrebbe cadere quando, il tredici, no?”
“No, la fiducia è il quattordici”.
“Bene, diciamo che il 14 dicembre Berlusconi cade...
“A proposito, il governo di transizione chi lo forma?”
“Già, a Palazzo Chigi chi ci mandiamo, ci avete pensato? Max, tu no, eh?”
“No no, io ho già dato”.
“Forse sarebbe meglio mandare avanti Casini, o un finiano, o un rutelliano...”
“Col cazzo - scusa Rosi - chi ha tradito una volta tradisce sempre”.
“L'ho già sentita questa”.
“Io pensavo a Enrico, che ne dici Enrico? Secondo me sei rassicurante il giusto”.
“È per il cognome, vero?”
“Un po' sì, e poi hai quell'aria da giovane”.
“Ma se va per i cinquanta!”
“Ha parlato il Piccolo Lord”.
“Sì, va bene, signori, vi dicevo di Gheddafi”.
“Ma qual è il problema con Gheddafi?”
“Mah, niente, solo che verso gennaio dovrebbe scoppiare una guerra, diciamo”.
“Che cosa?”
“Ma sei sicuro?”
“Dunque, è chiaro che i nostri diplomatici non ne sanno niente. I francesi fanno finta di niente, i tedeschi non si fidano, però qualche dritta dal PSE ci arriva ancora”.
“Ma la guerra con chi, scusa?”
“All'inizio dovrebbe trattarsi di una tribù autonomista in Cirenaica, poi, tempo al tempo...”
“La Cirenaica? Che roba è?”
“Ma chi c'è sotto, gli americani?”
“Per una volta no. Dunque, mentre qua brindiamo a lambrusco, a Parigi c'è un tale Sarkozy che probabilmente sta ripassando anche lui i suoi sondaggi elettorali, e non gli piacciono. In più ha avuto la bella idea di appoggiare Ben Ali durante la rivoluzione”.
“Praticamente gli hanno fottuto (scusa, Rosi) la Tunisia sotto il naso”.
“Così adesso ci sta provando con le tribù autonomiste della Cirenaica: hai visto mai”.
“Ma Gheddafi non è mica un novellino, voglio dire, quello le rade al suolo, le tribù autonomiste”.
“Probabilmente andrà così, dopodiché ovviamente scatterà la crisi umanitaria, una bella risoluzione ONU, e poi via che si bombarda”.
“Chi bombarda, i francesi?”
“Stanno già scaldando i motori”.
“E noi?”
“E noi saremo nella merda, se non si è capito. Abbiamo appena firmato una pace eterna con Gheddafi – peraltro, l'abbiamo votata anche noi, complimenti”.
“Non è che avessimo molta scelta”.
“Ma scusate, io non ho mica capito, è così importante Gheddafi? Se abbiamo gioito per la caduta di Ben Alì, non dovremmo festeggiare anche se casca Gheddafi”.
“Signore... sentite, spiegaglielo voi che se casca Gheddafi ci trascina in Africa tutti quanti”.
“Adesso poi”.
“Sentite, la Libia è quella pentola bollente su cui siamo tutti seduti. Gheddafi fa più schifo a me che a voi, ma è l'unico coperchio che c'è. Quando se l'è vista brutta si è rilanciato come nostro carceriere di fiducia: tutti gli africani che intercettiamo li rimandiamo da lui, lui ne fa quel che vuole e siamo tutti contenti”.
“Se cade lui esplode tutto”.
“E non è un Ben Alì qualsiasi, lui. È sopravvissuto a Reagan”.
“Ci ha l'arsenale batteriologico, o sbaglio?”
“Ma lascia perdere l'arsenale, lui ha le bombe umane. Ci mette una settimana a riempire il canale di Sicilia di carrette del mare. Perciò io ve lo dico subito, se state pensando a me per la Farnesina...”
“In effetti...”
“Col cazzo – scusa Rosi – che vado alla Farnesina, senza nemmeno aver vinto le elezioni, tanto vale che mi strozziate subito con questo lambrusco che, tra parentesi Piergigi, è un abominio”.
“E non è tutta. Dovremo anche bombardare”.
“Ma non ci penseranno i francesi?”
“Eh, ma aspetta bene. Quando gli americani si renderanno conto, vorranno metterci mano anche loro, cioè non esiste una guerra nel Mediterraneo senza l'intervento Nato. E lo sai qual è la più importante portaerei Nato del Mediterraneo, vero?”
“Ma figurati se so i nomi delle portaeree”.
“Gesù”.
“Walter, siamo noi. La più importante portarei Nato del Mediterraneo è l'Italia”.
“E quindi bombarderemo?”
“Non ci sarà verso di sottrarsi”.
“Anche perché alla fine della guerra almeno un piedino in Tripolitania dovremo tenerlo, eh”.
“Tipo che ci toccherà mandare i carabinieri a gestire direttamente i campi di prigionia?”
“Una cosa del genere”.
“E tutto questo quando dovrebbe succedere?”
“Dunque, dicono più o meno che comincia tutto appena casca Mubarak”.
“Perché salta pure Mubarak?”
“In gennaio, dicono. Massimo febbraio”.
“E quindi...”
“Sì, ci facciamo una bella campagna elettorale coi bombardieri”.
“O mio dio”.
“Urg!”
“Mi vien da vomitare”.
“E ti credo, col vino che porti”.
“Ma non è possibile, cazzo! Scusa Rosi, ah, no, aspetta, sono io Rosi. Non è possibile! Avevamo venti punti di vantaggio”.
“Calcola di perderne uno per ogni barcone di immigrati sul Tg5. A Lampedusa potrebbe arrivarne un centinaio”.
“Se non è sfiga questa”.
“Non è sfiga, è la Storia che arriva in gommone, senza guardare in faccia nessuno”.
“Ma non potremmo rifiutarci? Dopotutto l'Italia ripudia...”
“O Signore...”
“Sentite, io non ce la faccio. Spiegateglielo voi che dalla Nato non possiamo uscire, né in campagna elettorale né dopo”.
“Va bene, quindi abbiamo perso anche stavolta”.
“Ma non è detto. Pensiamoci bene. Abbiamo lo scenario di cosa succederebbe se scoppiasse una guerra libica mentre siamo al governo e ci prepariamo a una campagna. Proviamo a elaborare altri scenari”.
“Ho la nausea”.
“Ovviamente le tv berlusconiane ci accuserebbero di voler islamizzare l'Italia perché assistiamo i profughi sui barconi, mentre i nostri elettori ci accuserebbero di essere guerrafondai, schiavi della Nato”.
“E non avrebbero tutti i torti”.
“No, no. Ma se non fossimo al governo? Se restassimo all'opposizione?”
“Cioè, in pratica tu proponi...”
“Lasciamo Berlusconi dov'è”.
“Ma stai scherzando?”
“Mai stato così serio. Si tratta di prolungargli un po' l'agonia, un po' di accanimento terapeutico, niente di così grave”.
“Ma neanche Bossi vuole più andare avanti! Nessuno vuole! Persino lui dice che preferirebbe andare alle elezioni”.
“È un bluff. I sondaggi riservati li fa anche lui. Probabilmente se gli facciamo una buona offerta, lui oggi l'accetta”.
“Cioè, gli dovremmo offrire di...”
“Di salvargli il governo”.
“Dopo tutto quello che è successo con Fini?”
“Fini era ieri. Pensiamo al domani. Ci vuole qualcuno che gli dia una mano a salvargli il culo il quattordici. Vedrai che qualche deputato trasformista lo troviamo”.
“Lui se vuole si compra mezza IdV”.
“Se la mangia intera l'IdV, e sputa Di Pietro come un semino”.
“Ma non è il caso, un po' di IdV ci serve, piuttosto vendiamogli un po' dei nostri, e dei rutelliani, magari di quelli che hai reclutato tu all'ultimo momento, Walter, quelli che non sanno più nemmeno loro che ci stanno a fare in parlamento... faccio per dire, uno come Calearo...”
“Magari è la volta che si rende utile”.
“Non sono sicuro di aver capito. Vuoi regalare dei parlamentari a Berlusconi? E cosa dovrebbero fare, entrare nel PdL?”
“Ma vediamo, potrebbero formare una specie di partito cuscinetto con un po' dei loro, prendersi qualche poltrona di quelle che sono saltate con Fini... e magari anche qualche soldino, che Berlusconi ne ha per tutti. Secondo me li troviamo, dei personaggi così”.
“Se poi è a fin di bene”.
“In che senso è a fin di bene?”
“Non so se hai compreso l'alternativa. L'alternativa è prendersi la responsabilità di governo nel momento in cui esplode la pentola libica. Invece noi ce ne stiamo belli belli all'opposizione, ce la prendiamo con Maroni che non soccorre le carrette del mare, con La Russa che bombarda, con Frattini che non capisce niente... e magari rosicchiamo anche qualche altro punto percentuale”.
“Ma cosa li rosicchiamo a fare, scusa, se poi alle elezioni non ci andiamo mai”.
“Ci andremo. Al momento giusto ci andremo”.
“E quando sarà, il momento giusto?”
“Chissà. Alla fine della guerra”.
“Ma sarà estate, ormai... non avevamo detto che in estate crolla la Grecia? E che i prossimi siamo noi?”
“Ecco, allora magari l'autunno”.
“Te lo raccomando l'autunno. La nuova manovra. Le solite alluvioni... frane... scandali della protezione civile... Vogliamo davvero finire invischiati in tutto questo?”
“Va bene, allora se ne riparla per la primavera 2012”.
“Magari finisce il mondo”.
“Un problema in meno – no, scherzavo. Ma... se invece muore?”
“Chi muore?”
“Come chi, Lui. Non è mica più un ragazzino, a furia di tenerlo lì, dopo un po'...”
“Cosa vuoi che ti dica, speriamo che tenga”.
“Dio ce lo conservi in salute”.
“Al massimo ci sono i figli”.
“Meno male”.
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