ftg Donna Letizia
11-09-2007, 18:40amici, autoreferenziali, blogPermalink("Ma alla fine ce l'hai ancora quel blog?")
Col tempo si esce sempre meno, ci si perde di vista, ma per fortuna c’è settembre. A me capita ancora di incontrare più persone in settembre che in tutto il resto dell’anno, e per i soliti motivi: festival e matrimoni, matrimoni e festival. Praticamente alcune persone le vedo soltanto di settembre. Almeno così le cose da raccontarsi non mancano, direte voi.
Sarà. Ma da qualche settembre in qua la gente che incontro fa una smorfia strana. Loro non se ne accorgono, io sì. Non sono paranoico: semplicemente riesco a leggere le smorfie. È un potere terribile, da cui derivano grandi sbattimenti di coglioni. Insomma, Caro Amico, non ti vedo da un pezzo, ho voglia di dire anche solo due stronzate, ma mentre mi avvicino riesco a vedere la tua faccia congestionata in quella smorfia di terrore che conosco troppo bene. Dunque sono diventato un mostro? Anche peggio.
Sono diventato un blog.
E quella smorfia, la riconoscerei tra mille, quella smorfia sta dicendo: “Oddio! Eccolo qui! Ed è da sei mesi che non lo leggo!”
E poi dice: “Se ne accorgerà di sicuro… non c’è niente che io possa fare… si sta avvicinando… qualsiasi argomento mi tradirà… il campionato? Dove sei andato quest’estate? Il riscaldamento globale? Le winx? Potrebbe avere scritto un post su qualsiasi cosa… maledizione! Ciao, Leonardo, come stai? Ti vedo in forma, eeeeh?”
Grazie, sì, sono abbastanza in forma, ma non sono così sfigato. E non riesco a capire, davvero, come puoi pensare che io lo sia diventato.
Perché io non ho mai interrogato nessuno sui contenuti del mio blog. Non ho mai preteso che uno lo frequentasse abitualmente. Non ho mai tolto il saluto a qualcuno che non aveva letto un mio pezzo. È chiaro che se uno viene e legge mi fa piacere. Ma questo non significa che chi non viene mi faccia una dispiacere. In un giorno ci sono molte cose più importanti, e alcune sono persino più interessanti, per cui no, non dovete nemmeno giustificarvi: c’è chi legge i blog e chi non li legge. Se non li leggete potete essere miei amici ugualmente.
Siamo persone adulte. Abbiamo tutti le nostre economie di tempo e spazio. Se dieci anni fa mi avete spedito una cartolina, può darsi che io l’abbia sbattuta via. E voi invece non mi leggete il blog, ecco, siamo pari.
Questa non è falsa modestia. Anzi. Io ho una opinione molto alta di quello che faccio (soprattutto in rapporto a quanto ci guadagno). Diciamo che mi considero una specie di artista. E allora? Se incontrate in giro un amico pittore, non vi chiederà immediatamente se avete ammirato il suo ultimo quadro. Sarebbe piuttosto penoso. Se un vostro amico fa lo scrittore, non vi interrogherà sull’ultimo libro che ha scritto. Al massimo ve ne regala una copia, e morta lì. Io scrivo gratis – è come se le copie ve le regalassi in continuazione – ma il fatto che il mio medium sia molto accessibile non significa che voi dobbiate accedervi per forza, solo perché siete miei amici o conoscenti. E rilassatevi un po’.
Direte che questo pezzo è inutile, dato che si rivolge a persone che non mi leggono. Già.
Ma a un certo punto ho pensato: magari non è colpa mia. Io non ho mai fatto pressione su nessun amico o conoscente. Mai. Ho sempre fatto finta di niente, anche ai limiti dell’ipocrisia. Però questo sono io. Magari ci sono altri blogger che invece stressano i parenti e i vicini di casa. Magari sono loro che accreditano nel mondo l’immagine del blogger sfigato e brufoloso che implora attenzione. E io, siccome condivido la stessa interfaccia, devo condividere anche la loro sfiga, e i loro brufoli. E non mi pare giusto. Per questo motivo ho approfittato dell'ultima notte tempestosa per trafugare la salma di Donna Letizia, riattivando mediante scosse elettriche il suo encefalogramma, le ho esposto il mio problema e le ho chiesto di redigere una prima traccia del
MANUALE DEL BLOGGER GENTILUOMO IN SOCIETA'
Premessa:
Probabilmente non è che l'ennesimo diario adolescenziale inutile, ma il vostro blog potrebbe anche essere molto importante.
Il vostro blog potrebbe essere l’unica opera letteraria interessante del XXI secolo. Potrebbe fondare partiti, oppure abbatterli tutti e cambiare il corso della Repubblica Italiana in bene, in male o così/così. Dal vostro blog potrebbe scaturire il Manifesto destinato a rivoluzionare il cinema italiano, o la musica italiana, o la numismatica di San Marino. Il vostro blog potrebbe dimostrare inoppugnabilmente che Bin Laden è vivo, morto, o entrambe le cose. Il vostro blog potrebbe riscattare la vostra mediocre esistenza di impiegato/webmaster/ministro della giustizia. Il vostro blog potrebbe essere l’unica ragione della vostra vita. Potrebbe esserlo. Ma quando siete in società non ha importanza.
Quando siete in società, il vostro blog non sarà per voi che un hobby innocuo. C’è chi ha il pollice verde, chi suona il sassofono. Voi avete un blog. Tutto lì. Ne consegue che:
1. Il blogger gentiluomo non parla mai per primo del suo blog.
Mai. Questa è la regola aurea, da cui tutte le altre discendono. Se invece di un blog suonassi un sassofono, non interverrei in una discussione dicendo “Ciao, io suono il sassofono, mi hai mai ascoltato? Vuoi ascoltarmi?”, perché dimostrerei di essere sfigato ai limiti della mitomania. Ed avere un blog non significa essere sfigati ai limiti della mitomania. Non ancora.
2. Il blogger gentiluomo non parla mai per primo del suo blog, nemmeno se la discussione verte esattamente sull’argomento di cui ha scritto la mattina stessa. Perché i casi sono due: o nessuno vi ha letto (e a questo punto è meglio lasciar perdere), oppure vi hanno letto e preferiscono non commentare nemmeno le sciocchezze che avete scritto: e dovete solo ringraziarli.
3. Il blogger gentiluomo parlerà del suo blog soltanto se qualcun altro prima di lui è stato così poco gentiluomo da citarlo esplicitamente (es. “ho apprezzato veramente il tuo post sui lavavetri”, vs. “il tuo thread sui lavavetri è una rivoltante incubatrice di postfascismo”): e ne parlerà col tono distante e autodenigratorio di un lord inglese che accenni alla sua passione per il giardinaggio. “Mah, sì, c’è stata questa discussione sui lavavetri, un po’ intensa… devo dire che io nemmeno mi ricordo da che parte stavo all’inizio… bah”. Magari sembrerete un po’ falsi, ma l’alternativa è sembrare un po’ tromboni: come a dire che non c’è alternativa. (In effetti il blogger gentiluomo prova davvero fastidio nel parlare del suo blog, perché sa che non c’è modo di uscirne veramente puliti).
4. A cena non si parla di blog, e neanche dopo. Per l'amor di Dio, non avete nessun altro argomento? Davvero la vostra vita sociale si riduce a questo? Parlate di musica, di politica. Di donne, e motori, o centravanti. Raccontatevi barzellette spinte. Parlate esattamente di tutto quello che vi interessa e di cui parlate già sul blog, ma non parlate del vostro blog, né di quello degli altri. Magari scoprirete che la conversazione offline vi offre sfaccettature che online vi mancavano. Magari troverete nuovi argomenti per nuovi meravigliosi post, ma a quello ci penserete domani. Ora state conversando con persone in carne ed ossa! È una cosa miracolosa! Persino la cronaca dettagliata delle malattie infettive da loro contratte nel villaggio turistico è più interessante dell’ultimo aggiornamento della classifica aggregata di staminchia.
5. Il mondo è pieno di persone che non hanno un blog, non leggono un blog, e magari non hanno neanche voglia di essere evangelizzate sull’argomento dalla prima persona con cui escono. Se non riuscite a dare l’impressione di essere persone interessanti senza il blog, probabilmente non siete persone interessanti. Se invece ce la fate, magari a questa persona un giorno verrà voglia di leggerlo. E magari le piacerà. Sì, magari.
Detto questo, Donna Letizia ha rantolato un’orribile risata che ha infranto gli elettrodi, accasciandosi sulla branda. Ma se pensate che ci sia ancora qualcosa da aggiungere, prego, scrivete le vostre proposte nei commenti. No, non dovete venirmele a dire di persona, abbiamo detto che di queste cose non si parla. Nei commenti.
Col tempo si esce sempre meno, ci si perde di vista, ma per fortuna c’è settembre. A me capita ancora di incontrare più persone in settembre che in tutto il resto dell’anno, e per i soliti motivi: festival e matrimoni, matrimoni e festival. Praticamente alcune persone le vedo soltanto di settembre. Almeno così le cose da raccontarsi non mancano, direte voi.
Sarà. Ma da qualche settembre in qua la gente che incontro fa una smorfia strana. Loro non se ne accorgono, io sì. Non sono paranoico: semplicemente riesco a leggere le smorfie. È un potere terribile, da cui derivano grandi sbattimenti di coglioni. Insomma, Caro Amico, non ti vedo da un pezzo, ho voglia di dire anche solo due stronzate, ma mentre mi avvicino riesco a vedere la tua faccia congestionata in quella smorfia di terrore che conosco troppo bene. Dunque sono diventato un mostro? Anche peggio.
Sono diventato un blog.
E quella smorfia, la riconoscerei tra mille, quella smorfia sta dicendo: “Oddio! Eccolo qui! Ed è da sei mesi che non lo leggo!”
E poi dice: “Se ne accorgerà di sicuro… non c’è niente che io possa fare… si sta avvicinando… qualsiasi argomento mi tradirà… il campionato? Dove sei andato quest’estate? Il riscaldamento globale? Le winx? Potrebbe avere scritto un post su qualsiasi cosa… maledizione! Ciao, Leonardo, come stai? Ti vedo in forma, eeeeh?”
Grazie, sì, sono abbastanza in forma, ma non sono così sfigato. E non riesco a capire, davvero, come puoi pensare che io lo sia diventato.
Perché io non ho mai interrogato nessuno sui contenuti del mio blog. Non ho mai preteso che uno lo frequentasse abitualmente. Non ho mai tolto il saluto a qualcuno che non aveva letto un mio pezzo. È chiaro che se uno viene e legge mi fa piacere. Ma questo non significa che chi non viene mi faccia una dispiacere. In un giorno ci sono molte cose più importanti, e alcune sono persino più interessanti, per cui no, non dovete nemmeno giustificarvi: c’è chi legge i blog e chi non li legge. Se non li leggete potete essere miei amici ugualmente.
Siamo persone adulte. Abbiamo tutti le nostre economie di tempo e spazio. Se dieci anni fa mi avete spedito una cartolina, può darsi che io l’abbia sbattuta via. E voi invece non mi leggete il blog, ecco, siamo pari.
Questa non è falsa modestia. Anzi. Io ho una opinione molto alta di quello che faccio (soprattutto in rapporto a quanto ci guadagno). Diciamo che mi considero una specie di artista. E allora? Se incontrate in giro un amico pittore, non vi chiederà immediatamente se avete ammirato il suo ultimo quadro. Sarebbe piuttosto penoso. Se un vostro amico fa lo scrittore, non vi interrogherà sull’ultimo libro che ha scritto. Al massimo ve ne regala una copia, e morta lì. Io scrivo gratis – è come se le copie ve le regalassi in continuazione – ma il fatto che il mio medium sia molto accessibile non significa che voi dobbiate accedervi per forza, solo perché siete miei amici o conoscenti. E rilassatevi un po’.
Direte che questo pezzo è inutile, dato che si rivolge a persone che non mi leggono. Già.
Ma a un certo punto ho pensato: magari non è colpa mia. Io non ho mai fatto pressione su nessun amico o conoscente. Mai. Ho sempre fatto finta di niente, anche ai limiti dell’ipocrisia. Però questo sono io. Magari ci sono altri blogger che invece stressano i parenti e i vicini di casa. Magari sono loro che accreditano nel mondo l’immagine del blogger sfigato e brufoloso che implora attenzione. E io, siccome condivido la stessa interfaccia, devo condividere anche la loro sfiga, e i loro brufoli. E non mi pare giusto. Per questo motivo ho approfittato dell'ultima notte tempestosa per trafugare la salma di Donna Letizia, riattivando mediante scosse elettriche il suo encefalogramma, le ho esposto il mio problema e le ho chiesto di redigere una prima traccia del
MANUALE DEL BLOGGER GENTILUOMO IN SOCIETA'
Premessa:
Probabilmente non è che l'ennesimo diario adolescenziale inutile, ma il vostro blog potrebbe anche essere molto importante.
Il vostro blog potrebbe essere l’unica opera letteraria interessante del XXI secolo. Potrebbe fondare partiti, oppure abbatterli tutti e cambiare il corso della Repubblica Italiana in bene, in male o così/così. Dal vostro blog potrebbe scaturire il Manifesto destinato a rivoluzionare il cinema italiano, o la musica italiana, o la numismatica di San Marino. Il vostro blog potrebbe dimostrare inoppugnabilmente che Bin Laden è vivo, morto, o entrambe le cose. Il vostro blog potrebbe riscattare la vostra mediocre esistenza di impiegato/webmaster/ministro della giustizia. Il vostro blog potrebbe essere l’unica ragione della vostra vita. Potrebbe esserlo. Ma quando siete in società non ha importanza.
Quando siete in società, il vostro blog non sarà per voi che un hobby innocuo. C’è chi ha il pollice verde, chi suona il sassofono. Voi avete un blog. Tutto lì. Ne consegue che:
1. Il blogger gentiluomo non parla mai per primo del suo blog.
Mai. Questa è la regola aurea, da cui tutte le altre discendono. Se invece di un blog suonassi un sassofono, non interverrei in una discussione dicendo “Ciao, io suono il sassofono, mi hai mai ascoltato? Vuoi ascoltarmi?”, perché dimostrerei di essere sfigato ai limiti della mitomania. Ed avere un blog non significa essere sfigati ai limiti della mitomania. Non ancora.
2. Il blogger gentiluomo non parla mai per primo del suo blog, nemmeno se la discussione verte esattamente sull’argomento di cui ha scritto la mattina stessa. Perché i casi sono due: o nessuno vi ha letto (e a questo punto è meglio lasciar perdere), oppure vi hanno letto e preferiscono non commentare nemmeno le sciocchezze che avete scritto: e dovete solo ringraziarli.
3. Il blogger gentiluomo parlerà del suo blog soltanto se qualcun altro prima di lui è stato così poco gentiluomo da citarlo esplicitamente (es. “ho apprezzato veramente il tuo post sui lavavetri”, vs. “il tuo thread sui lavavetri è una rivoltante incubatrice di postfascismo”): e ne parlerà col tono distante e autodenigratorio di un lord inglese che accenni alla sua passione per il giardinaggio. “Mah, sì, c’è stata questa discussione sui lavavetri, un po’ intensa… devo dire che io nemmeno mi ricordo da che parte stavo all’inizio… bah”. Magari sembrerete un po’ falsi, ma l’alternativa è sembrare un po’ tromboni: come a dire che non c’è alternativa. (In effetti il blogger gentiluomo prova davvero fastidio nel parlare del suo blog, perché sa che non c’è modo di uscirne veramente puliti).
4. A cena non si parla di blog, e neanche dopo. Per l'amor di Dio, non avete nessun altro argomento? Davvero la vostra vita sociale si riduce a questo? Parlate di musica, di politica. Di donne, e motori, o centravanti. Raccontatevi barzellette spinte. Parlate esattamente di tutto quello che vi interessa e di cui parlate già sul blog, ma non parlate del vostro blog, né di quello degli altri. Magari scoprirete che la conversazione offline vi offre sfaccettature che online vi mancavano. Magari troverete nuovi argomenti per nuovi meravigliosi post, ma a quello ci penserete domani. Ora state conversando con persone in carne ed ossa! È una cosa miracolosa! Persino la cronaca dettagliata delle malattie infettive da loro contratte nel villaggio turistico è più interessante dell’ultimo aggiornamento della classifica aggregata di staminchia.
5. Il mondo è pieno di persone che non hanno un blog, non leggono un blog, e magari non hanno neanche voglia di essere evangelizzate sull’argomento dalla prima persona con cui escono. Se non riuscite a dare l’impressione di essere persone interessanti senza il blog, probabilmente non siete persone interessanti. Se invece ce la fate, magari a questa persona un giorno verrà voglia di leggerlo. E magari le piacerà. Sì, magari.
Detto questo, Donna Letizia ha rantolato un’orribile risata che ha infranto gli elettrodi, accasciandosi sulla branda. Ma se pensate che ci sia ancora qualcosa da aggiungere, prego, scrivete le vostre proposte nei commenti. No, non dovete venirmele a dire di persona, abbiamo detto che di queste cose non si parla. Nei commenti.
Comments (31)