Dua Lipa contro il sionismo, chi vincerà?
25-05-2021, 14:19antisemitismo, Israele-Palestina, medio orientePermalinktwitter.com/matthewduchesne |
Dal ritiro di Gaza in poi i sionisti hanno avuto ormai vent'anni per impostare il dibattito secondo la narrativa che preferivano. Sono organizzati, sono determinati, i fondi non mancano, tanti ex nemici ormai sono alleati; in certi teatri periferici, come l'Italia, non c'è più un partito in parlamento che osi manifestare solidarietà ai palestinesi. E malgrado tutto, appena ripartono i bombardamenti, il conto delle vittime crea il solito imbarazzo. È la natura asimmetrica del conflitto, non c'è niente da fare: gli oppositori a Israele fungano spontanei sui social, nessun Soros li paga. È gente qualsiasi, di qualsiasi estrazione ideologica o religiosa, che si domanda com'è possibile che in un angolo del mondo succeda questa cosa assurda. I sionisti prontamente rispondono: guardate che Israele è costretta, è minacciata nella sua stessa esistenza. Ma l'aritmetica dei morti e dei feriti ogni volta dice una cosa diversa e intollerabile, bisognerà una volta buona dichiarare antisemita l'algebra (il nome in effetti suona un po' sospetto).
Finisce che il sionismo diventa uno spettacolo a sé, e non se lo merita. Ogni volta che tirano fuori dal repertorio il solito trucco benaltrista, ogni volta che ti chiedono: ma perché ti interessi dei palestinesi invece che dei siriani / armeni / nordirlandesi / saharawi? sono tentato di rispondere: guarda che io mica mi interesso ai palestinesi, poveracci: sei tu quello interessante. Sei tu che ogni volta mi lasci con la mascella a terra, quando dopo dieci razzi paventi la distruzione di Israele e il complotto mondiale di George Soros, Dua Lipa e Roger Waters. Sei tu che una volta eri progressista e adesso fai discorsi sulla necessità di salvaguardare l'identità religiosa, l'identità etnica, ma nel frattempo la tua identità te la ricordi? ti sei visto ultimamente? Cosa ti è successo, sei cambiato, come sono cambiate le città più multietniche di Israele ormai a un passo dalla guerra tra bande. Come avete fatto a ridurvi così, era inevitabile? Forse succede a tutti i militanti, a un certo punto, di dover scegliere tra la causa e il senso del ridicolo. Forse. L'alternativa del resto quale sarebbe: vivere alla giornata, soppesare ogni argomento finché non va a male? Io ho questa cosa, che di fronte a un problema a volte non so cosa scrivere. So benissimo che scrivere non è la soluzione del problema, perlomeno fuori da me; dentro di me invece qualche fila decente di parole basterebbe a farmi sentire in pace con quel disastro che è il mondo, ma non le trovo – per fortuna! Poter dire che comunque avevo ragione io, mentre la casa va in fiamme: non mi è consentito. Son vent'anni che ho un blog e decisamente la mia prosa non ha apportato nessun contributo fattivo alla risoluzione della questione palestinese. È un problema? I sionisti da tastiera, loro sanno sempre cosa scrivere: sempre le stesse cose, che nella loro testa funzionano. Sembrano risolti. Felici no; un po' ansiosi, talvolta terrorizzati: ma risolti. Loro sono i buoni, fuori ci sono i cattivi e tramano, tramano, ma ognuno di loro può fare nel suo piccolo qualcosa per sconfiggerli, anche solo ripostare per la millesima volta l'articolo 7 dello Statuto di Hamas in una conversazione in cui nessuno sta sostenendo Hamas. Per loro è tutto molto semplice e anche tu, che non sei d'accordo con loro, dovresti fare loro il favore di assumere un punto di vista più semplice possibile: critichi Israele? E allora si vede che stai con Hamas e con nazisti, che poi è la stessa cosa. Confessa, dai, che ci vuole.
A un certo punto della storia – non saprei veramente dire quando – il sionismo ha deciso di appostarsi mentalmente sull'ultima spiaggia, quella dove o si salva Israele o si muore. Da quel momento è saltato qualsiasi ragionamento sulle proporzioni: non che nei ministeri non li sappiano fare, ma nel dibattito non si può più: ogni razzo che parte da Gaza è una minaccia-alla-nostra-stessa-esistenza, ogni critica alle azioni di Tsahel o alle deliberazioni della Knesset è antisemitismo, ogni palestinese è un potenziale nazista, e contro queste minacce nessuna rappresaglia sarà mai esagerata. Ripeto: questo solo da un punto di vista ideologico, in realtà nella stanza dei bottoni i conti li sanno fare, però questi conti prima del cessate-il-fuoco prevedono sempre un rapporto 1:10 tra vittime israeliane e vittime palestinesi (approssimato molto per difetto). Questo per il resto del mondo è scandaloso, è guerra, è apartheid; per loro è routine. Bisogna anche ogni tanto sforzarsi di vedere la faccenda dal loro punto di vista; per noi quella tra Israele e palestinesi è ancora una guerra, infatti ce ne accorgiamo soltanto quella volta ogni 3-4 anni che partono i razzi. Per gli israeliani invece questa è la pace: non ne hanno mai avuta una molto migliore; senz'altro è preferibile al periodo in cui la gente saltava in aria sugli autobus (ai vecchi tempi uno stallo del genere, in cui i combattimenti sono periodici e coinvolgono solo una parte periferica della popolazione, veniva definita guerra fredda). Il ritiro da Gaza è stato decisivo: in cambio del controllo del suo feudo, Hamas si è in un qualche modo addomesticata. Per molti versi si è trasformato nel nemico ideale, quello che Israele ha coltivato (approfittando di ogni occasione per minare la legittimità di Al Fatah e dell'ANP). Di tutte le possibili identità palestinesi, Hamas ha sempre rappresentato quella meno presentabile all'estero: è un'organizzazione islamica, non ha mai rinnegato i metodi del terrorismo, riceve senz'altro aiuti dall'Iran ma alla fine un aiuto decisivo glielo dà Israele, che ogni 3-4 anni dà una bella sfrondata ai grattacieli di Gaza e alla classe dirigente intercettata nei tunnel, e il resto del tempo lascia che cresca in seno a una comunità che non ha alternative o speranze. Israele e Hamas si legittimano a vicenda, non è che la scopro io oggi questa cosa. Bisognerebbe trovare un modo per contrastarle entrambi ed è esattamente quello che entrambi ti impediscono di fare, continuando a tirarsi razzi in modalità asimmetrica.
Quel che è davvero terribile, è che la situazione ormai sembra essersi assestata. A noi sembra orribile, intollerabile (e anche molti sionisti, ogni 3 o 4 anni, condividono dall'altra parte della barricata lo stesso orrore; cioè su questo almeno dovremmo trovare un accordo: non può continuare così). Ma agli israeliani no, e anche agli abitanti di Gaza forse no. È orribile per noi osservatori, che abbiamo alternative. Una di queste alternative è guardare da un'altra parte, e dopo un po' lo facciamo.
(Ah se me lo chiedete, io condanno Hamas. E l'occupazione marocchina del Sahara Occidentale. Per altre questioni chiedete nei commenti).