Nonnumquam frivolus amentique similis

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Nemmeno della sua stessa imbecillità volle tacere, affermando in alcuni brevi discorsi di averla simulata di proposito, durante l'impero di Caligola, per sopravvivere e raggiungere la sua presente condizione. Ma non convinse nessuno... (Svetonio, Le vite dei dodici Cesari)

C'è solo un Francesco

No, alla fine a Roma non sono venuto. Il sabato lavoro; e non era il caso di prendersi ferie, con l'aria che tira, e con lo sciopero di giovedì.

Così, quando credevo fosse giunta l'ora, ho acceso la tv, ma sul Tre era troppo presto per Veltroni. Invece sul Due c'era Dj Francesco che presentava un programma musicale contro la camorra.
Su Dj Francesco naturalmente si possono scrivere cose orribili, ma io oggi non voglio farlo. Voglio soltanto chiedervi: che effetto vi fa, nella stessa frase, “Dj Francesco” e “contro la camorra”? A me dà una vertigine particolare, di cui si parlerà più tardi.

Mentre DjF faceva del suo meglio, ho dato un'occhiata al mio sito (questo), dove timidamente stava nascendo un dibattito su Cossiga. La domanda, la solita: ci è o ci fa? Per me – l'ho scritto – si tratta di un vecchietto che sbaglia i dosaggi e straparla. Altri non sono d'accordo: per Non ne so abbastanza (che comunque ne sa a pacchi) Cossiga è sempre stato lucido, e le sue straparole costituiscono un messaggio meditato. Anche questo è possibile: di certo è quello che Cossiga vorrebbe farci credere.

Io resto scettico. Non sono un cossigologo, ma il personaggio un po' mi ha sempre affascinato. Talvolta l'ho trovato simile a uno dei più ambigui imperatori romani: Claudio. Se i misteri italiani vi snervano, provate a pensare che su Claudio gli storici si dibattono da secoli, e la domanda è la stessa: c'era o ci faceva? Prima che fosse acclamato imperatore, egli era disprezzato da tutti i famigliari: perché? Aveva qualche malformità, un handicap che gli storici non hanno voluto tramandare? Pare che sbavasse molto, e qualcuno ha ipotizzato una polio, o qualche forma di paresi infantile. Comunque, mentre il nipote Caligola dava l'aria di essere un pazzo geniale, Claudio passava per un mediocre deficiente. E in questo modo sopravvisse a tutte le purghe e congiure, dedicandosi ad astrusi studi di Storia.

Però quando i pretoriani ammazzarono Caligola, trovarono Claudio nascosto dietro una tenda, e lo acclamarono imperatore. Da qui la leggenda di Claudio che si finge stupido per ottenere il potere. Ora, senz'altro l'uomo non era l'imbecille che tutti fino a quel momento avevano creduto. Fu persino un discreto imperatore. Ma probabilmente non era nemmeno così furbo come avrebbe voluto far credere: lo provano le disavventure con le due ultime mogli, Messalina che lo tradiva in pubblico e Agrippina, che lo avvelenò. Insomma: genio o idiota? La risposta è probabilmente nel mezzo.
Ma se invece fosse alle estremità? Dopo aver passato i primi cinquant'anni della sua vita a fingersi idiota, Claudio impiegò i successivi quattordici a fingersi un abile politico e stratega. Ecco, credo che Cossiga si trovi in una situazione in qualche modo simile: un mediocre appassionato di Storia che la Storia ha sballottato, premiandolo ben oltre i suoi meriti, ma anche condannandolo in eterno a sembrare più stupido (o più intelligente) di quanto non sia mai effettivamente stato.

Nel suo caso il discrimine non è stato tanto l'arrivo al Quirinale (nei primi cinque anni fu un Presidente assolutamente mediocre, rispettoso dell'etichetta ai limiti dell'immobilità), quanto il fatidico 1989. Le famose “picconate alle istituzioni” cominciano qualche mese dopo. Si tratta di dichiarazioni immaginose e spesso volgari (per l'epoca: Cossiga è stato uno dei principali svecchiatori del linguaggio politico italiano: prima di lui si parlava per “convergenze parallele”, adesso si dice serenamente “papocchio” e “inciucio”). Con le picconate il Presidente, non ancora Emerito, si conquistava la prima pagina dei giornali, dando l'impressione di cercare un consenso popolare al di fuori dal bacino del suo vecchio e rinnegato partito. Sin dall'inizio, l'opinione pubblica si divise in imbecillisti e intelligentisti... In realtà questi termini non furono mai usati, infatti me li sto inventando in questo momento, ma capiamoci: a chi diceva: “è diventato matto” si contrapponevano già allora i subodoratori di chissà quali astuzie e complotti.

In realtà le sue picconate non ebbero esiti pratici paragonabili alle inchieste del pool di Milano; che le istituzioni fossero in crisi ce ne saremmo accorti anche senza le sue esternazioni: e se il fine ultimo era conquistare un bacino elettorale e imbastire un carriera politica post-quirinale, Cossiga lo fallì miseramente, dando vita a effimeri partitini sotto il due per cento. Insomma, la tesi intelligentista non regge alla prova dei fatti. Viceversa, la tesi imbecillista trova qualche riscontro persino in dichiarazioni dell'interessato, che non ha mai negato di avere attraversato periodi di depressione, durante e dopo il Quirinale. E durante le depressioni si può anche straparlare, specie se resti solo davanti ai microfoni. Poi magari ti passa, e cerchi di dimostrare che non hai perso la ragione, e che tutto quello che dici aveva un senso, che insomma, tu sei più intelligente di quello che sembravi. Ma non c'è nessun complotto a questo livello. C'è solo il tentativo – legittimo – di salvare la faccia. Negli ultimi vent'anni Cossiga ha alternato periodi di relativo silenzio a dichiarazioni molto forti – si è persino auto-accusato di avere ucciso Moro, perché? Qual era il messaggio in codice? Posso sbagliarmi, ma il messaggio che ho decrittato io è: “Ascoltatemi. Ho bisogno di attenzione. So molte cose e non sono pazzo”. No, non lo è. Magari è una forma lieve di mitomania, tutto qui.

Cossiga è stato un sobrio servitore dello Stato, di ferrea osservanza atlantica, fino al 1989. Poi ha cominciato a dire molte sciocchezze ai giornalisti. Proprio nell'anno in cui l'Alleanza Atlantica ha perso il suo nemico naturale, il Patto di Varsavia. Non credo sia una coincidenza. Per dirla brutalmente: fino al 1989 Cossiga era un uomo degli americani. Dal 1989 in poi gli americani se ne sono disinteressati, cominciando a flirtare con polacchi e ungheresi. Il suo dramma è quello di tutti noi italiani, che fino al 1989 abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità, credendoci simpatici e geniali; e invece no, eravamo semplicemente sponsorizzati dagli USA per motivi geopolitici. Quando il Muro è caduto, la pacchia è finita, e Cossiga si è messo a straparlare per occultare il fatto che non aveva più niente d'interessante da tacere. Quelli che fino a pochi mesi prima erano segreti di Stato (Gladio), Cossiga li ha immediatamente svenduti come argomenti da polemichetta sui giornali, sinceramente stupito e addolorato che ci fossero ancora persone talmente dabbene da prenderlo sul serio, e magari votarne l'impeachment.

Questo non significa che le sue uscite non siano interessanti. Ripeto, l'ultima è stata illuminante. Non escludo nemmeno che possa avere avuto un effetto sul brusco retro-front di Berlusconi sulla polizia nelle scuole. Ma che Cossiga abbia mirato consapevolmente a questo, beh, mi pare forte. Insomma, quante sciocchezze deve dire il vecchietto, prima che gli intelligentisti si rendano conto che sta semplicemente esprimendo un bisogno d'attenzione?

Io credo che dietro all'intelligentismo ci sia un altro problema. Cossiga fa parte, nel bene e nel male, del mondo della nostra infanzia. Lui vegliava su di lui, con metodi discutibilissimi. Ma vegliava su di noi: ci faceva sentire importanti. Non era il grande vecchio, decisamente no. Più simile a una pedina piazzata su una casella strategica. Da giovani fantasticavamo su cosa sarebbe successo nel momento in cui ci saremmo liberati di lui e di tutti quelli come lui. Ma sembrava una prospettiva impossibile. Fantascienza.

E poi un giorno, puf! Lui e i suoi amici hanno davvero smesso di essere importanti. Sarebbe bastato un colpo d'aria per mandarli via. Avremmo potuto prenderne il posto, ma non eravamo preparati. Nessuno ci aveva preparati. La sola idea di fare senza di loro ci dava la vertigine. E così ce li siamo tenuti. Continuiamo a trovarli molto intelligenti, anche se ormai sragionano visibilmente. Continuiamo a odiarli e a ritenerli complici di chissà quali complotti, perché qualsiasi complotto è meglio del Caos. Proprio non ce la facciamo, a sbarazzarci dei vecchietti. E nel frattempo stiamo invecchiando anche noi.

Finché un giorno non cominci a sentire troppa puzza di muffa e ti rendi conto che sarebbe ora di aprire le finestre, affidare l'Italia ai giovani, e cioè... a Dj Francesco. E la sola idea ti dà i brividi. Dj Francesco contro la camorra. No, non ce la faccio, non riesco a crederci, non posso. Rimettiamoci a parlare di Cossiga, subito. Cosa starà complottando? Qualcosa di molto subdolo, spero. Qualunque cosa.
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