Un paese normale (dove sfondano le scuole con gli autobus)

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Questo forse ve lo siete perso, perché è successo nella mia piccola città, dove di solito non succede molto. Invece in questo mese, nei venti giorni tra la visita di un papa e quella di un presidente della repubblica, e nell'era in cui i camion sono diventati l'arma preferita dei terroristi, è avvenuto che:

- tre minorenni di origine africana si siano introdotti nottetempo in un deposito degli autobus,
- abbiano trovato le chiavi, ne abbiano dirottati cinque,
- ci abbiano giocato ad autoscontro in un parcheggio, e poi
- ne abbiano usato uno per sfondare l'ingresso della scuola che due di loro frequentavano:
- il tutto, ovviamente, filmandosi (esiste persino la soggettiva dello sfondamento scolastico).

Proprio i video hanno consentito ai carabinieri di acciuffarli nel giro di 48 ore (sabato pomeriggio, al McDonald, con i cellulari nelle tasche e i video nei cellulari), ma non è solo di questo che voglio ringraziarli. Soprattutto di come hanno gestito mediaticamente la vicenda: di come non abbiano perso né tempo né occasione per ribadire che si trattava di ragazzi "del posto", provenienti da famiglie "di lavoratori, ben integrate, che risiedono a Carpi da decine di anni", il che forse non è preciso, ma è prezioso; il fatto che il comandante abbia speso anche solo cinque secondi della conferenza stampa a comunicare che le famiglie dei ragazzi sono disperate. "Che non si venga a dare un taglio xenofobo a ciò che è successo". 

Non credo mi sia successo spesso di ringraziare le forze dell'ordine: ma se di questa storia non avevate sentito parlare fin qui; se nessun'emittente nazionale ha fatto in tempo a mandare una delegazione di cronisti allucinati a montare a neve un allarme terrorismo, credo sia stato soprattutto grazie a loro. E magari qualcosa comincia a crescere anche nelle redazioni locali, che hanno mostrato nell'occasione un'umanità di cui non le credevo più capaci.

Questo non rende la storia meno tragica (per quanto buffa): non significa che noi educatori non dobbiamo porci un problema (e chi custodisce le chiavi degli autobus non debba trovare un ripostiglio meno in vista). Però quella che ho visto in questi giorni mi è sembrata una città più normale di altre: un posto dove tre ragazzi fanno una cazzata e vengono giudicati per la cazzata, e non per il colore o per il cognome. Se vi sembra una cosa da poco, una cosa normale, beati voi.
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