Basso e Lucido, i santi sbagliati

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5 dicembre – San Basso di Nizza, martire della città sbagliata

Abbiamo già visto quanto siano importanti, in agiografia, gli errori. Probabilmente è inevitabile, in una materia fatta di parole copiate e ricopiate a oltranza, finché qualcuno non sbaglia una lettera e non ne crea di nuove. Undicimila martiri a Colonia esistono semplicemente perché qualcuno si è sbagliato a leggere una lapide. Santa Cecilia è diventata patrona della musica per un errore di trascrizione. Certi santi si sono sdoppiati perché qualcuno non ha letto bene com'era scritto il nome, e lo ha copiato con una grafia diversa. E a Nizza a un certo punto hanno scoperto di avere un martire importante, vescovo della città. Lo hanno scoperto trovandolo nel Martirologio Romano, la lista ufficiale dei santi cattolici, a partire dal 1583, perché loro non ne avevano mai sentito parlare e sulla più antica lista dei vescovi nizzardi non risultava nessun Basso. Ma se lo aveva scritto Cesare Baronio, mica poteva sbagliarsi: e così Nizza cominciò a festeggiare San Basso. 

Quanto a Baronio, lui la lista dei vescovi di Nizza evidentemente non poteva consultarla; in compenso aveva a disposizione quella di Nicea in Bitinia (Asia Minore), e siccome non riusciva a trovarci il Basso di Nicea tramandato da una leggenda medievale, aveva ipotizzato che il sant'uomo fosse stato martirizzato nell'altra Nicea, che è appunto quella che noi chiamiamo Nizza. Sì, ma le reliquie? Le reliquie di un San Basso stanno a Cupra Marittima, provincia di Ascoli Piceno, ma probabilmente anche questo è un errore; potrebbe trattarsi in effetti di San Dasio, martirizzato sull'altra sponda dell'Adriatico: in fin dei conti basta fraintendere due lettere su cinque per leggere Basso dove c'era scritto Dasio. 

Ora vi chiederete che senso ha tutto questo, nell'era di internet. Tutti questi errori, non potremmo finalmente correggerli? Certo che potremmo. Ma sarebbe come spalare il mare con un cucchiaino, perché nel frattempo ne stiamo facendo altri. Molti altri. Internet è piena di errori, in fondo l'abbiamo sempre saputo. Ultimamente però è come se avessimo deciso di dimenticarcene; ad esempio vedo sempre più gente chiedere le cose a ChatGpt o altre cosiddette intelligenze artificiali, come se fossero motori di ricerca. E non lo sono. Ma se anche lo fossero, non sono che AI nutrite dei testi che hanno trovato su internet, e i testi che hanno trovato su internet, stavamo appunto dicendo, sono pieni di errori. Non dico sia già la biblioteca di Babele, ma allo stato presente Internet non ha davvero molto da invidiare a certe collezioni polverose e tarmate che ammuffivano nei monasteri medievali. Ci sono errori corretti con errori più grossi, referenze circolari, è quel tipo di caos che dovrebbe stimolare i filologi, ma non li paga nessuno. Faccio un esempio a caso: oggi, 5 dicembre, è anche la festa di

 

5 dicembre – San Lucido di Aquara (960-1038), monaco 

La terza statua,
sempre più lucida.
Lucido è uno di quei santi radicati nel territorio di provenienza, anche nel senso che fuori dalla sua zona non lo conosce praticamente nessuno; in compenso ad Aquara (SA) è riverito e venerato. Non ci è dato sapere quanto questa venerazione dipenda dalla rivalità tra Aquara e Teggiano, altro cento dell'entroterra salernitano: entrambi i santi patroni erano invocati nelle rispettive località sin dal medioevo, ma furono canonizzati ufficialmente soltanto a fine Ottocento, nel giro di nove anni (in un periodo in cui il Vaticano, spodestato da potere secolare, cercava di ingraziarsi i ceti popolari dei piccoli centri). Lucido divenne Santo nel 1880, Cono di Diano (o Teggiano) nove anni prima. Dei due, in effetti Cono è la figura più appariscente, non fosse che per la popolarità che si conquistò in Uruguay prima tra i giocatori del lotto e poi tra i tifosi della nazionale di calcio protagonista della più tragica delle finali di Coppa del Mondo. Da parte sua Lucido non può opporre prodigi così appariscenti e postmoderni; fu un monaco esemplare e intraprendente, passò da Montecassino e fondò più di un monastero, eccetera eccetera. Inevitabilmente, gli agiografi alla ricerca di qualche notiziola più piccante finiscono per soffermarsi sui furti; le reliquie di Lucido in effetti sono state trafugate almeno due volte in ottant'anni, non proprio un'emergenza criminalità, ma una coincidenza interessante. Del resto è tradizione che le reliquie siano custodite in una statua del santo d'argento, che farebbe gola ai ladri anche in regioni più ricche. 

È proprio dando un'occhiata ai due furti su Santiebeati che mi sono accorto che qualcosa non andava con le date. Il primo furto risalirebbe al 23 marzo 1895. Le reliquie (senza statua) sarebbero state trovate "in una crollante casa di campagna" addirittura novant'anni dopo, il 31 luglio del 1985! Ma si tratta di un banale refuso: il ritrovamento avvenne nel 1895. Altrimenti, quando arrivarono i ladri per il secondo furto, il 28 febbraio 1975, non avrebbero ancora trovato niente. Rimane da capire cos'è successo dopo: la statua è stata senz'altro rifatta, ma le reliquie? Una pagina di Wikipedia dice che la testa "fu ritrovata dalle forze dell'ordine in una casa privata nel 1999"; ma non cita fonti e soprattutto lo chiama San Lucido di Aquarara, una località che non credo esista. Si potrebbe anche correggere, senonché vi è almeno un altro sito che parla di "San Lucido di Aquarara"; per cui abbiamo un classico esempio di referenza circolare. Ovvero? ovvero probabilmente uno dei due siti ha copiato dall'altro, ma non ci è dato sapere quale. In un certo senso è troppo tardi, perché se provassi a correggere la pagina di Wikipedia, qualcuno mi farebbe notare che le informazioni sono prese da un'altra fonte; né potrei dimostrare che quella "fonte" in realtà ha soltanto scopiazzato Wikipedia. E io ho già fatto abbastanza danni con le referenze circolari, per cui preferisco tenermi alla larga. Forse coi manoscritti medievali era più facile. Cioè, si sbagliava anche allora. Ma per citare il poeta: si sbagliava da professionisti.

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