Il nostro parere, purché positivo

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[Questo pezzo è apparso sul Manifesto del 27 marzo 2025]. Il ministro ce l’aveva promesso: le «Nuove indicazioni per la scuola», dette volgarmente «programmi», non sarebbero calate dall’alto. Ne avremmo discusso assieme: insegnanti, genitori, cittadini. Anche il controverso documento pubblicato il 10 marzo recava il sottotitolo: «Materiali per il dibattito pubblico». Benché non fosse chiaro in che sede questo dibattito sarebbe stato intavolato.

Da qualche giorno anche questo non è più un mistero: ai dirigenti scolastici infatti è stato consegnato il link a un questionario on line da inviare tassativamente entro il 10 aprile. I dirigenti possono scegliere se compilarlo da soli, o selezionare un gruppo di insegnanti «su mandato del collegio docenti». E siccome un collegio docente non è così facile da convocare in tempi brevi (specie negli istituti comprensivi della scuola dell’obbligo, che a volte comprendono cinque o sei scuole primarie e secondarie), è facile immaginare che la maggior parte dei dirigenti preferirà assolvere questa ennesima incombenza da solo o con qualche stretto collaboratore.

I presidi sono in generale meno inclini alla polemica degli insegnanti: ma anche se qualche dirigente avesse maturato un severo giudizio nei confronti delle «Nuove indicazioni», e non avesse nessuna remora a metterlo per iscritto, Valditara non potrebbe accorgersene perché… il questionario non accetta risposte negative.

Sembra una barzelletta, per quanto poco divertente. Il questionario è composto da ventidue domande a risposta chiusa e uno spazio per «suggerimenti e osservazioni» che in un primo momento accettava un massimo di 250 caratteri, e adesso mille. In particolare i quesiti relativi alle discipline contemplano tutti le stesse risposte: «A. Si condivide l’impianto perché prefigura un percorso “verticale” degli studi meglio scandito e articolato; B. Sarebbe più utile ampliare le conoscenze suggerite nelle diverse classi del primo ciclo; C. L’approccio metodologico è innovativo, ma richiederebbe maggior peso e tempo da assegnare alla disciplina; D. Nessuna risposta». A chi non voglia in nessun modo «condividere l’impianto» o «l’approccio metodologico» non resta che trincerarsi nel silenzio della risposta D, come sta proponendo ai suoi iscritti la Flc Cgil. Per la Cisl scuola «l’impressione è quella di una consultazione di facciata»; un gruppo di associazioni degli insegnanti ha già convocato un presidio per il due aprile presso l’Università di Roma Tre per chiedere l’apertura di una reale discussione.

A tante critiche si potrebbe obiettare che, per quanto evidentemente manipolatorio, il questionario lascia pur sempre uno spazio finale libero per le critiche e gli sfoghi. Ora, sarà una diabolica coincidenza, ma proprio in questi giorni, sull’ondata di un episodio folkloristico (si è scoperto che una maestra d’asilo ha un account OnlyFans), Valditara ha ventilato la possibilità di varare un «codice etico» che tratterrà gli insegnanti dal pubblicare «dichiarazioni, immagini o commenti che possano danneggiare il prestigio o l’immagine dell’amministrazione».

Nel frattempo un deputato leghista da un quotidiano tuona contro i «troppi docenti fanatici e ideologizzati nelle nostre scuole», facendo nomi e cognomi di professionisti incensurati. Dal Corriere della Sera il presidente della Commissione che ha lavorato alle «Nuove indicazioni» denuncia la «partigianeria», «l’odio per l’avversario, l’avversione cieca» di chi non condivide l’ultraoccidentalismo delle sue tesi. Questa è l’atmosfera nelle due settimane in cui il ministero ci chiede un parere telematico sui suoi programmi scolastici: se molti dirigenti non riterranno opportuno inoltrare il questionario ai propri sottoposti, spesso non sarà per scarsa fiducia, ma per proteggerli. In fondo lo sappiamo – i social network ce l’hanno insegnato – che chi ci propone un test on line vuole per prima cosa profilarci. Di fronte a un documento controverso e perfino provocatorio come la bozza delle «Indicazioni nazionali», è così difficile immaginare che un questionario on line serva anche a schedare chi, a dispetto di ogni prudenza, vorrà utilizzarlo per dichiarare davvero cosa ne pensa?

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