Venerea in che senso

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7 agosto: Santa Afra, un'altra prostituta che non lo era (III secolo)

Österreichische Nationalbibliothek 
Potrebbe non esservi sfuggito che qualche tempo fa ho raccolto un po' di pezzi sui santi in un libro, il cui sottotitolo è Storie di immigrati, ladri e prostitute che hanno cambiato la Chiesa. Non l'ho trovato io ma mi è sembrato subito un gran sottotitolo, meritevole di un libro all'altezza, anche se poi trovare tutte queste sante prostitute non è così facile. Però il tentativo di rendere interessante un libro di santi ventilando la possibilità di incontrarvi ladri e puttane mi commuoveva. Mi faceva venire in mente il protagonista di Quando la moglie è in vacanza, quello che per vendere tascabili prende i classici della letteratura e ci piazza dei titoli piccanti, mi pare che Piccole donne diventasse Il segreto del dormitorio femminile ma non riesco a verificare la citazione, può darsi che fosse un'invenzione del traduttore italiano. 

Quando racconti storie di santi, devi riconoscere per prima cosa che centinaia, migliaia di persone l'hanno fatto prima di te. Non erano peggio informati di te (ma neanche meglio). Anche quando avevano obiettivi e metodi diversi dai tuoi, si sono trovati davanti talvolta gli stessi problemi che hai incontrato tu: ad esempio, non sei certo il primo che si è posto il problema di identificare una santa prostituta. È lo stesso Gesù a suggerire l'idea, almeno quando nei pressi del tempio dice ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: "prostitute e pubblicani entreranno prima di voi nel Regno dei Cieli" (21,31). Che qualche discepola di Gesù esercitasse la professione è un dubbio che sembra serpeggiare da subito: l'idea di un Salvatore che pasteggia liberamente tra prostitute e pubblicani, se ci pensate, è un'immagine che nei secoli ha sempre trovato dei propugnatori; e però se gli evangelisti non hanno difficoltà a descrivere un Gesù che si invita a pranzo a casa dei pubblicani, il collegamento con le prostitute è più ambiguo. Soltanto Luca (il solito liberal) si spinge ad affermare che la donna che unse i piedi di Gesù era "una peccatrice". Durante il Medioevo, lo abbiamo visto, la peccatrice fu identificata con Maria Maddalena: in questo modo non solo si dava il nome a una ex prostituta redenta da Gesù, ma si stornava l'attenzione da altre caratteristiche problematiche del personaggio femminile più rilevante della sua cerchia. 

E però Maddalena non bastava, o non convinceva, perché gli agiografi continuarono a cercare altre sante prostitute, e in certi casi a inventarsele. La più famosa era Maria d'Egitto, che i predicatori trasformarono in una vera e propria ninfomane (prima ovviamente della miracolosa conversione). Le prostitute vere, dal canto loro, si rivolgevano a Sant'Agnese, che era morta vergine, ma prigioniera in un bordello. Un'altra santa che si trovò associata alla professione, del tutto arbitrariamente, fu Afra, martire di Augusta (Augsberg) sotto Diocleziano; l'autore della sua agiografia più antica (ma era già l'VIII secolo) aveva trovato sul Martirologio geronimiano i nomi Afra Venerea e si era convinto che il primo fosse il vero nome e il secondo il mestiere (Venerea=prostituta). Venerea invece è un'altra santa che si festeggia il 7 gennaio, martire ad Antiochia; non è prostituta neanche lei, si chiama semplicemente così.

L'agiografo ha preferito pensare che Afra fosse una meretrice appena convertita, e arsa viva senza battesimo, il che doveva sembrare irrituale anche allora, perché in una leggenda più tarda si mette per iscritto che Afra era stata battezzata dal vescovo Narciso. Malgrado la nozione venga in seguito smentita da altri documenti della diocesi di Augusta, che la definiscono vergine, Afra è rimasta la protettrice delle prostitute pentite e veniva spesso ritratta con in mano un vasetto di unguenti. Nello stesso giorno sono ricordate la madre Ilaria e le ancelle Degna, Eumenia ed Euprepria, che restando accanto ad Afra sul rogo svelarono la loro fede e furono bruciate subito dopo.  
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