Perché stanno tutti ridendo, Mr Bogdanovich?

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Noccioline agli scoiattoli! 
Tutto può accadere a Broadway (She's Funny That Way, Peter Bogdanovich, 2015).

Hai presente i vecchi amici, quelli con cui ti faresti volentieri una risata, ma ormai li vedi solo ai matrimoni e ai funerali; e ultimamente non si sposa più nessuno che conosci. Così quella risata finite per farvela fuori dai cancelli del cimitero, mentre la gente esce alla spicciolata coi fazzoletti stropicciati già riposti nelle tasche. Come stai? Da quanto tempo. Ma ti ricordi di quella volta. I ricordi si addensano in aneddoti, gli aneddoti scadono in barzellette. Chi vi passa vicino resta un po' perplesso: non è soltanto il fatto che stiate ridacchiando ai margini di un camposanto; è che niente di quello che raccontate è davvero così spassoso. I soliti equivoci, le solite figuracce, canovacci unti e bisunti, a chi volete raccontarla? Non vi state divertendo. I denti vi battono dal freddo, dall'angoscia, dalla paura.

Io invece per il giorno dei morti volevo andare al cinema a vedere qualcosa di davvero divertente. Mi avevano parlato bene di Tutto può succedere a Broadway. La premessa sembrava irresistibile - Wes Anderson e Noah Baumbach che decidono di produrre il film di un grande regista a cui devono tantissimo, Peter Bogdanovich, e quest'ultimo che sceglie di girare un film assolutamente inattuale, una screwball comedy, una pochade, una di quelle commedie di una volta dove tutti sono su di giri e si incontrano assurdamente tutti nel posto sbagliato - ristoranti, corridoi d'albergo, qui pro quo a non finire e un lieto fine con tanto amore per tutti. Ero andato al cinema per questo.

They laughed at me wanting you, said I was reaching for the moon
E mi sono ritrovato alle soglie di un cimitero, alla fine di un servizio funebre. Un capannello di signori raccontava vecchie storie tentando di ridacchiare. Ma era tutto freddo e implausibile. Non capivo. Owen Wilson interpreta un regista di teatro con un debole per le escort - però romantico. Le porta fuori a cena a Manhattan, a pochi isolati dal suo luogo di lavoro, il che ovviamente causerà divertenti complicazioni. Anche in carrozza a Central Park. Ed è un tenero amante e appassionato; e dopo una notte elargisce 30.000 $ alla fanciulla che prometta di cambiar mestiere. È una cosa che gli succede spesso. Si vede che è ricchissimo. D'altronde è una commedia brillante d'altri tempi, è normale che siano tutti su di giri, no? Che le premesse siano un po' implausibili. Già.

Ma allora cos'è questo freddo che sento. Imogen Poots è l'ultima ragazza salvata dal regista pigmalione, ed è ovviamente adorabile. Lei sogna di recitare, e indovinate chi incontrerà al provino. Attenzione però: un suo cliente ossessionato - un anziano giudice! - la sta facendo pedinare da un detective altrettanto anziano, che è anche l'autore della commedia che il regista sta realizzando. Tutto qui? No: il giudice e Imogen Poots sono in cura presso la stessa analista, Jennifer Aniston - che è fidanzata con l'autore della commedia. Divertente, no? Immagina - che so - che il giudice inviti a cena l'analista ma che al ristorante si imbattano nell'autore che ha invitato Imogen Poots e nel regista che è uscito con sua moglie. Che scena ne verrebbe fuori, eh?

E allora perché non sto ridendo?

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Ok, sono le solite buone vecchie cose che faceva pure Vanzina (aggiungendo le puzzette): gente che urla Cielo mia moglie e nasconde l'amante nel box doccia. Siccome poi siamo nel 2015 l'amante è semplicemente una escort - ma è comunque tutto studiato nei minimi dettagli per funzionare, da gente che il suo mestiere lo conosce alla perfezione; e invece non funziona. Cominciavo a pensare che fosse colpa mia. Poi è saltato fuori l'unicorno.

Senza un apparente motivo, a un certo punto l'autore della commedia mostra a Imogen Poots il quadro di un unicorno e gli spiega che era un simbolo della purezza femminile, che nei tempi antichi bla bla la spiritualità e l'erotismo non erano ancora separati - scusate, non stavo più ascoltando. Pensavo all'unicorno. Bogdanovich. Unicorni. La purezza femminile. Da qualche parte in testa mi si è aperta una porticina. A casa ho controllato su Wiki - e mi si è scoperchiato un mondo. She's Funny That Way non è l'innocua screwball comedy che segna il ritorno del grande regista dietro la macchina da presa - o meglio, She's Funny è l'innocua screwball che il grande regista ha scritto dieci anni fa con la sua allora moglie, Louise Stratten - mentre cercavano fondi per ricomprare (per la seconda volta?) i diritti del film che Bogdanovich considera il suo capolavoro, They All Laughed.

They All Laughed, che effettivamente è un bizzarro gioiellino (uno dei film preferiti di Tarantino!) girato alla garibaldina per le strade di New York con Audrey Hepburn e Ben Gazzara, è anche il film sul cui set Bogdanovich si innamorò della sorella di Louise, Dorothy Stratten, playmate dell'anno 1980. Non solo, ma la convinse a lasciare il marito, quel ragazzo possessivo che le aveva scattato le prime polaroid e le aveva spedite a Hugh Hefner; che la faceva pedinare da un detective privato (proprio sul set di un film di detective privati); che alla fine riuscì a convincerla a incontrarlo per un'ultima volta nella loro casa, e in quell'occasione ne abusò, la uccise e si suicidò. Louise era ancora una bambina - Bogdanovich le finanziò gli studi. Su Dorothy hanno girato due film, uno è Star 80 di Bob Fosse. Bogdanovich invece ci scrisse un libro,L'assassinio dell'unicorno, che fece venire un colpo a Hefner (non in senso figurato) tanto gravi erano le accuse che conteneva. Nello stesso periodo il regista dichiarava bancarotta: la decisione di comprare i diritti di They All Laughed e distribuirlo nelle sale con un'etichetta indipendente gli aveva fatto perdere più di quattro milioni di dollari. C'è altro? Lo spunto iniziale che sembrava così implausibile - un regista che va in giro riscattando prostitute - è ispirato alla lavorazione dell'altro film maledetto di Bogdanovich, Saint Jack, ambientato tra i bordelli di Singapore.
 
She's Funny That Way è insomma il film apparentemente spensierato in cui un anziano regista decide di scoperchiare i suoi fantasmi. Il risultato è più macabro che divertente: come di una risata protratta a lungo, senza motivo, ai cancelli di un camposanto.
Lo trovate all'Aurora di Savigliano alle 21:15.
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