Tutto il potere ai presidi... e per la meritocrazia non ci sono i soldi, spiacenti.

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(Ma vi offriamo i biglietti dei concerti) 

Io naturalmente non sono molto soddisfatto del Ddl sulla scuola che stasera è stato approvato dal Consiglio dei Ministri, ma questo non credo sia una novità per nessuno. Sono contento per i supplenti storici, che meritavano che fosse riconosciuto il loro impegno; sono sgomento per una concezione dell'autonomia scolastica che consiste nel concentrare tutto il potere sul preside. Sarà lui, improvvisamente investito di competenze didattiche e pedagogiche, a poter scegliere "i docenti più adatti" a realizzare piani dell'offerta formativa che sarà lui a stilare con un gruppo di collaboratori scelti da lui.

Sarà sempre lui a scegliere quel cinque per cento di docenti meritevoli a cui corrispondere un bonus per cui saranno stanziati tanti milioni - però non adesso, tra un po'. Insomma, in attesa del varo di un serio sistema di valutazione degli insegnanti, di cui tutti si riempiono la bocca da vent'anni senza venire al dunque mai, il governo ha deciso che ci pensano i presidi. Tutto il potere ai presidi. Perché? Non è ben chiaro. È un po' come la riforma del Senato: nessuno ha mai capito quale sia il senso di portare sindaci e delegati regionali a Roma qualche giorno al mese, tranne che forse Renzi e Delrio sono stati sindaci e continuano a vedere il mondo con occhi da sindaci: se solo l'Italia potessero farla i sindaci - sembrano pensare - vedreste che roba sarebbe, vedrete.

Con la scuola sembra proprio che sia successo qualcosa di analogo: hanno scambiato il Dirigente Scolastico per un sindaco della scuola e hanno deciso che è senz'altro lui la persona più adatta a scegliersi l'organico e a decidere come pagarlo. Non devono nemmeno essersi troppo preoccupati del fatto che a differenza del sindaco, il preside non lo vota nessuno: è un funzionario che ha vinto un concorso e che non può essere in nessun modo messo in minoranza né dal collegio docenti, né dai genitori, né dagli studenti. Da qui in poi decide tutto lui e ne risponde soltanto ai tribunali amministrativi (o ai penali appena qualche docente lo accuserà di mobbing). È una cosa che mi lascia perplesso - la totale confusione tra organismi democratici e burocratici - ma non credo che la mia perplessità sia una novità per nessuno.

Mi piacerebbe invece sentire qualche renziano, stasera e domani: uno qualsiasi tra tutti quelli che per un anno ci hanno decantato le virtù della meritocrazia, e della valutazione: mi piacerebbe chiedergli se non si sente preso in giro da un Ddl che la meritocrazia l'ha nascosta sotto il tappeto, e si presenta ai docenti di ogni grado e merito con un bel cesto di Natale fuori stagione: un voucher da 500€ per "spese culturali". Un rimborso spese "per andare a teatro, a sentire un concerto, a vedere l'opera... Anche questo è cultura", ha spiegato Renzi. Dunque per ora si va a teatro e ai concerti; nei prossimi mesi si cercherà di essere il più possibile carini coi presidi, che magari l'anno prossimo saranno tanto buoni da includerci in quel 5% di docenti meritevoli di bonus. Tutta qui la meritocrazia renziana? Per ora è davvero tutta qui.

Del resto non c'erano i soldi per fare diversamente. L'ultima volta che un sindacato ha provato a fare i conti, i famosi scatti triennali al merito si erano ridotti a una miseria: forse 16€ in più al mese, neanche la benzina per andare e tornare da un corso di aggiornamento. A quel punto il Ddl è rimasto congelato per qualche giorno, e adesso eccolo qua: niente più meritocrazia, se ne parla alle calende greche. La stessa scadenza prevista del resto dalla Moratti, dalla Gelmini, da Profumo. Sarebbe fantastico valutare i docenti, ma non si sa bene come fare, e soprattutto mancano i soldi.

Quelli per le scuole private però li hanno trovati. Ma non è una notizia nemmeno questa, dopotutto.
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