Il virus dell'ignoranza e i suoi vaccini
25-03-2014, 18:21finché c'è salute, scienzaPermalinkMa anche se fosse vero.
A differenza di quanto possano aver capito il Codacons e la procura di Trani, la vaccinazione trivalente non causa l'autismo: possiamo dirlo con ragionevole sicurezza, dal momento che l'unico studio scientifico che cercò di dimostrare correlazione tra trivalente e un disturbo del comportamento fu pubblicato nel 1998 su Lancet da Andrew Wakefield, un ricercatore che era in conflitto di interessi, falsificò i dati in suo possesso e arrivò a inventarsi l'enterocolite autistica, una patologia che prima non esisteva e non esiste neanche adesso (vedi la ricostruzione di Menietti sul Post).
Wakefield è stato radiato dall'albo dei medici britannici, e Lancet ha cancellato dai suoi archivi l'articolo in questione. Quindi purtroppo i magistrati italiani non lo potranno acquisire: potranno invece dare un'occhiata alla sentenza dell'Alta Corte britannica che nel 2012 ha radiato Wakefield dall'albo dei medici e gli ha proibito di esercitare la professione. Se qualche dubbio dovesse sussistere gli stessi magistrati potranno volgersi al Giappone, dove la trivalente non si pratica più dal 1994: per coincidenza, è uno dei pochissimi Paesi industriali interessato da epidemie di morbillo - fenomeno raro nell'emisfero settentrionale, da quando sono stati diffusi i vaccini. Nonostante questo, i casi di autismo sono aumentati - all'incirca come nei Paesi dove almeno non si rischia l'orchite o persino la morte a causa del morbillo. Dunque, per quel che sappiamo fin qui, né la vaccinazione trivalente né altre causano l'autismo, e questo è tutto quello che dovrebbero dire al riguardo gli organi di informazione.
Su un blog invece, credo, ci si può concedere qualche margine di speculazione intellettuale, e proporre il seguente esercizio: ma mettiamo invece che sì. Non esistono prove, non esistono studi, non esiste nessun tipo di evidenza statistica. Ma fingiamo che ci sia: fingiamo che sia dimostrato che un bambino su cento, vaccinato con la trivalente o qualche altro intruglio, diventi autistico. Questo sarebbe un buon argomento contro il vaccino?
Dal punto di vista del genitore, ovviamente, sì: l'1% di rischio è di gran lunga superiore allo 0% che mio figlio correrebbe se non fosse vaccinato. Ma dal punto di vista della collettività? L'1% di autistici o una possibile epidemia? Anche qui la risposta credo sarebbe scontata, ma chi avrebbe il diritto di assumere un punto di vista del genere? La politica, ovviamente. Chi ci rappresenta dovrebbe avere chiara la situazione (che tanto chiara non è, se una bufala smontata dieci anni fa ancora mette in allerta una procura) e assumersi le responsabilità di una scelta così grave, ma in un certo senso obbligata. Questa scelta avrebbe grandi benefici e un costo terribile, che la collettività poi dovrebbe accollarsi, visto che è per salvare il 99% che quell'1% svilupperebbe una patologia. Eppure se così fosse (e non è così) il rischio di contrarre l'autismo sarebbe semplicemente una faccia della medaglia: sull'altra faccia ci sarebbe il rischio ben più alto di contribuire a trasmettere epidemie potenzialmente devastanti. Perché sempre più individui non riescono a vedere l'altra faccia? Risposta politica: viviamo in una società sempre più individualistica, abbiamo perso di vista ogni riferimento comunitario (lo Stato, l'Europa).
È il caso di ricordare che in tutto il mondo, più o meno civilizzato, le epidemie stanno rialzando la testa: non solo a causa della diffidenza dei cittadini democratici verso i vaccini, ma per la maggior resistenza agli antibiotici. L'anno scorso a quanto pare negli USA le vittime di malattie infettive sono state il doppio di quelle degli incidenti stradali. E quest'anno a New York è tornato il morbillo.
A questo punto l'intellettuale immaginoso non può evitare il sospetto che anche la diffidenza postmoderna dei cittadini verso i vaccini sia a suo modo una epidemia, che viaggia attraverso l'informazione e che ha il suo ruolo nel grande disegno evoluzionistico: gli esseri umani sono troppi, lo sanno, e prima di devastare irreversibilmente il loro habitat reagiscono a questa consapevolezza in modo intuitivo, solo apparentemente egoistico, rifiutando di alzare una barriera immunitaria e condannando la prossima generazione a patire per malattie in teoria già debellate, come il morbillo.
La mia speranza è che queste forme di resistenza alla consapevolezza collettiva, a cui assistiamo in rete con sgomento, siano anch'esse una specie di vaccino: il politico che vuole vietare le punture o renderle tutte facoltative, il procuratore che vuole indagare, il giornalista-comico che in tv ci monta il caso, non sono che forme benigna di ignoranza, da inoculare ai nostri figli, a scuola, almeno una volta al mese. Quelli che si lasciarono terrorizzare dalla campagna pubblicitaria di Giacobbo per il suo libro sulla fine del mondo non crederanno più a nessuna minaccia d'apocalisse; quelli che ieri hanno creduto alle Iene su Stamina, oggi quel programma non lo guardano più, o con occhi diversi. Quelli che oggi ritengono di sapere che la trivalente causa l'autismo, forse domani ammetteranno di essersi sbagliati. Spero non siano necessari molti casi di morbillo per farli ricredere: spero che non sia necessaria la mia vita, o quella dei miei cari. Ma questa è solo una sciocca preoccupazione individuale.
http://www.summagallicana.it/Volume2/B.XVIII.04.2.htm |
Wakefield è stato radiato dall'albo dei medici britannici, e Lancet ha cancellato dai suoi archivi l'articolo in questione. Quindi purtroppo i magistrati italiani non lo potranno acquisire: potranno invece dare un'occhiata alla sentenza dell'Alta Corte britannica che nel 2012 ha radiato Wakefield dall'albo dei medici e gli ha proibito di esercitare la professione. Se qualche dubbio dovesse sussistere gli stessi magistrati potranno volgersi al Giappone, dove la trivalente non si pratica più dal 1994: per coincidenza, è uno dei pochissimi Paesi industriali interessato da epidemie di morbillo - fenomeno raro nell'emisfero settentrionale, da quando sono stati diffusi i vaccini. Nonostante questo, i casi di autismo sono aumentati - all'incirca come nei Paesi dove almeno non si rischia l'orchite o persino la morte a causa del morbillo. Dunque, per quel che sappiamo fin qui, né la vaccinazione trivalente né altre causano l'autismo, e questo è tutto quello che dovrebbero dire al riguardo gli organi di informazione.
Su un blog invece, credo, ci si può concedere qualche margine di speculazione intellettuale, e proporre il seguente esercizio: ma mettiamo invece che sì. Non esistono prove, non esistono studi, non esiste nessun tipo di evidenza statistica. Ma fingiamo che ci sia: fingiamo che sia dimostrato che un bambino su cento, vaccinato con la trivalente o qualche altro intruglio, diventi autistico. Questo sarebbe un buon argomento contro il vaccino?
Dal punto di vista del genitore, ovviamente, sì: l'1% di rischio è di gran lunga superiore allo 0% che mio figlio correrebbe se non fosse vaccinato. Ma dal punto di vista della collettività? L'1% di autistici o una possibile epidemia? Anche qui la risposta credo sarebbe scontata, ma chi avrebbe il diritto di assumere un punto di vista del genere? La politica, ovviamente. Chi ci rappresenta dovrebbe avere chiara la situazione (che tanto chiara non è, se una bufala smontata dieci anni fa ancora mette in allerta una procura) e assumersi le responsabilità di una scelta così grave, ma in un certo senso obbligata. Questa scelta avrebbe grandi benefici e un costo terribile, che la collettività poi dovrebbe accollarsi, visto che è per salvare il 99% che quell'1% svilupperebbe una patologia. Eppure se così fosse (e non è così) il rischio di contrarre l'autismo sarebbe semplicemente una faccia della medaglia: sull'altra faccia ci sarebbe il rischio ben più alto di contribuire a trasmettere epidemie potenzialmente devastanti. Perché sempre più individui non riescono a vedere l'altra faccia? Risposta politica: viviamo in una società sempre più individualistica, abbiamo perso di vista ogni riferimento comunitario (lo Stato, l'Europa).
È il caso di ricordare che in tutto il mondo, più o meno civilizzato, le epidemie stanno rialzando la testa: non solo a causa della diffidenza dei cittadini democratici verso i vaccini, ma per la maggior resistenza agli antibiotici. L'anno scorso a quanto pare negli USA le vittime di malattie infettive sono state il doppio di quelle degli incidenti stradali. E quest'anno a New York è tornato il morbillo.
A questo punto l'intellettuale immaginoso non può evitare il sospetto che anche la diffidenza postmoderna dei cittadini verso i vaccini sia a suo modo una epidemia, che viaggia attraverso l'informazione e che ha il suo ruolo nel grande disegno evoluzionistico: gli esseri umani sono troppi, lo sanno, e prima di devastare irreversibilmente il loro habitat reagiscono a questa consapevolezza in modo intuitivo, solo apparentemente egoistico, rifiutando di alzare una barriera immunitaria e condannando la prossima generazione a patire per malattie in teoria già debellate, come il morbillo.
La mia speranza è che queste forme di resistenza alla consapevolezza collettiva, a cui assistiamo in rete con sgomento, siano anch'esse una specie di vaccino: il politico che vuole vietare le punture o renderle tutte facoltative, il procuratore che vuole indagare, il giornalista-comico che in tv ci monta il caso, non sono che forme benigna di ignoranza, da inoculare ai nostri figli, a scuola, almeno una volta al mese. Quelli che si lasciarono terrorizzare dalla campagna pubblicitaria di Giacobbo per il suo libro sulla fine del mondo non crederanno più a nessuna minaccia d'apocalisse; quelli che ieri hanno creduto alle Iene su Stamina, oggi quel programma non lo guardano più, o con occhi diversi. Quelli che oggi ritengono di sapere che la trivalente causa l'autismo, forse domani ammetteranno di essersi sbagliati. Spero non siano necessari molti casi di morbillo per farli ricredere: spero che non sia necessaria la mia vita, o quella dei miei cari. Ma questa è solo una sciocca preoccupazione individuale.
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