Il senso di Marcello per la sòla

Permalink
Insomma, questo capitolo inedito di Pasolini, Dell'Utri ce l'ha oppure no? Prima diceva di sì, che l'avrebbe mostrato alla tal fiera del libro antico. Adesso sostiene di no: l'ha solo visto, ma non ha fatto in tempo a comprarlo. I critici fanno appelli. Veltroni porta il caso in Parlamento. E dopotutto perché no, è giusto indagare, è giusto volerci veder chiaro. Però non si può fare a meno di riflettere sull'uomo che ha aperto il caso. L'uomo che ha annunciato alla stampa di possedere un inedito di Pasolini prima ancora di averlo acquistato. Marcello Dell'Utri. Si possono dire molte cose di lui, nessuna bella. Concentriamoci però su una delle meno brutte: è un bibliofilo. Laddove uomini del suo medesimo rango spendono e spandono per le femmine, Dell'Utri spende e spande per rettangoli di carta rilegati su un lato. Un vizio più di nicchia, ma comunque non sconosciuto presso i notabili di destra (ricordo anni fa la tragedia di un intellettuale postfascista che durante una causa di separazione aveva lasciato in ostaggio alla moglie una biblioteca personale con qualcosa come quindicimila tomi; e la tipa glieli buttava via. Vanitas vanitatum e tutto il resto).

I bibliofili non sono tutti uguali, proprio come gli altri puttanieri. Ci sono quelli che apprezzano le cose antiche, quelli che vorrebbero mettere le mani su qualcosa che nessuno ha mai toccato (sì, è paradossale, ma è così), quelli che cercano l'insolito, quelli che hanno fiuto per i pezzi autentici... Dell'Utri non è tra questi. Ci sono anche quelli che sembrano pronti a farsi rifilare qualsiasi sòla, e poi non vedono l'ora di vantarsene in giro. Dell'Utri è più probabilmente tra questi, come l'episodio dei diari di Mussolini dovrebbe aver abbondantemente dimostrato. O no?

In breve: c'erano in giro alcune agendine attribuite a Benito Mussolini, in cui il dittatore tanto amato dagli italiani svelava un lato più umano (e figurati), oltre a lamentarsi delle bieche leggi razziali che aveva appena fatto emanare. Queste agendine avevano provato a rifilarle un po' a tutti: Feltrinelli, Panorama, L'Espresso, e chissà quanti altri. Sapevano di sòla da molto lontano. Perché, rifletteteci, chiunque sarebbe felice di trovare diari inediti di Mussolini (finalmente materiale nuovo per le dispense in edicola); però quando il grafologo ti dice no, lo storico ti dice no, il linguista ti dice no, insomma, alla fine è no. Puoi credere a tutto, ma devi per forza credere a un Mussolini che fa errori di quinta elementare? Ehi, non stiamo mica parlando di un pittorucolo, di un bohemien alla Hitler, o di un seminarista alla Stalin: Benito aveva fatto l'insegnante, prima di diventare un instancabile giornalista. Uno che con la sua firma ti fa vendere il giornale: quando durante la Grande Guerra non aveva più potuto mandare corsivi al Popolo d'Italia, le vendite erano crollate di botto. Un polemista non raffinato ma efficace: uno scrittore prima di tutto; divenuto poi - gli scherzi del destino! - dittatore di un popolo analfabeta. Uno così, con le manie di grandezza del caso, non indulge a errori di ortografia nella scrittura privata. Un ex socialista che di Marx non si era mai fidato troppo, ma era cresciuto a pane e Nietzsche: uno così non sbaglia a scrivere il nome di Nietzsche sui suoi diari. Se poi sbaglia anche a scrivere la data di nascita di sé stesso, insomma, no. Non è il vero Mussolini. E poi è plausibile scrivere tutte quelle pagine di diario senza introdurre un solo dato che gli storici non conoscessero già, neanche il cognome di un'amante inedita di Ciano, niente di niente, solo che gli dispiace tanto per i poveri Ebrei che sta facendo interdire dai pubblici uffici? Insomma, nessuno si sentiva di comprarle, 'ste agendine.

Poi un giorno arriva Marcello Dell'Utri, con una specie di scritta in sovraimpressione COMPRO QVALSIASI SOLA A QVALSIASI PREZZO, e fa lo scoop.

La cosa fantastica è che ci crede ancora: ogni tanto qualche cronista cattivello ritira fuori la storia e lui conferma: li sto rileggendo, penso proprio che siano autentici, ne esce fuori un Mussolini molto umano, ha perso la guerra perché era troppo buono. Va bene.

A questo punto mettetevi nella testa di un falsario d'Italia: uno che piazzando una sòla del genere ci campa per degli anni. E volete che non ci provi? Non bisogna nemmeno sforzarsi. Qual è lo scrittore più chiacchierato del Novecento? Ha scritto incompiuti? C'è da qualche parte un riferimento a un capitolo mancante? Benissimo. Che macchina da scrivere usava? Con un po' di fortuna è ancora in commercio. La carta si trova. Addirittura si sa già cosa doveva contenere il capitolo: scottanti retroscena su Mattei. Si conosce addirittura il libro che Pasolini stava saccheggiando usando come fonte. Capite: Mattei morto ammazzato in circostanze misteriose, Pasolini pure, prime pagine assicurate, Dell'Utri compra sicuro. Ti piace vincere facile? Vendi un falso Pasolini a Marcello Dell'Utri.

In realtà non si può escludere che da qualche parte quel capitolo ci sia - i parenti e i curatori dicono di no, Carla Benedetti sembra più per il sì, io non me ne intendo e proprio non lo so. Ma che a Dell'Utri possano avere mostrato l'originale... a Dell'Utri si rifilano le sòle, per definizione. Perché lui, anche se non lo ammetterà, cerca proprio quelle: cerca il Mussolini più umano, il Pasolini che non è mai esistito. L'equivalente bibliofilo di andare a donne e ritrovarsi a trans. Senza riuscire ad ammettere che ti ci ritrovi perché è esattamente quello che cercavi, ti piace più il finto del vero, hai il gusto della sòla, e che male c'è? Piace a tutti. Si chiama fiction. (Massimo rispetto allo scrittore che ha buttato giù un capitolo finto di Petrolio, non vedo l'ora di leggerlo; spero che oltre Dell'Utri prenda in giro anche Pasolini, che la prima lettera di ogni paragrafo componga la scritta F O R Z A C A L V I N O, cose del genere).
Comments (15)