Il diabolico piano di M. Renzi

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A questo punto, se Renzi sta eseguendo un piano, si tratta quantomeno di un congegno molto complesso. L'alternativa, purtroppo più verisimile, è che stia tirando leve a casaccio nella speranza che l'aggeggio si metta in moto oppure esploda - farebbe veramente qualche differenza per lui?

È molto difficile scrivere di Renzi senza intrupparsi tra chi ormai lo detesta o lo appoggia per partito preso. A me piacerebbe conquistare una postazione neutra (sarà dura, coi miei precedenti), e da questa chiedermi: perché Matteo Renzi ha perso così tanto tempo dietro a Berlusconi - un anno! - se dopotutto le riforme non le voleva fare con lui? E se le voleva fare con lui, perché si è giocato un'alleanza portata avanti con tanta fatica, il tutto per mandare al Quirinale un presidente nemmeno così tanto renziano? Sul serio prevedeva di arrivare a questo punto, col parlamento scassato e una riforma costituzionale promossa da una maggioranza alla camera che rappresenta, ricordiamolo, meno di un terzo dell'elettorato? E se non voleva arrivare a questo punto, com'è successo che ci sia arrivato?

La tentazione di buttarla in psicologia è molto forte. Con Berlusconi Renzi sembra avere in comune un narcisismo che lo porta a concepire l'azione politica come un'infinita lotta per l'autoaffermazione. Come Berlusconi, Renzi ci prova a governare, ma quello che gli piace davvero è la campagna elettorale. Non c'è nessun motivo sensato per buttare via il lavoro di un anno e andare alle elezioni, e infatti non è detto che Renzi desideri farlo: ma inconsciamente è lì che ci sta portando. Questa è una prima ipotesi, che probabilmente fa torto all'intelligenza dell'uomo.

Forse vale la pena di mettersi nei suoi panni - il che implica non credere alle storie che più volte ci ha raccontato. Per esempio: non è vero che le riforme si dovevano per forza fare con Berlusconi, almeno tecnicamente, visto che nemmeno Berlusconi portava in dote il numero di parlamentari sufficiente a ottenere la maggioranza qualificata necessaria. Anche prima che Berlusconi chiudesse le porte, sapevamo che queste riforme avrebbero richiesto un referendum confermativo. Fino a un mese fa questo referendum rischiava di diventare una consultazione popolare sul patto del Nazareno: vi piace la coppia Renzi-Berlusconi, sì o no? Ma ora che ha chiuso con Berlusconi, il referendum diventa quello che Renzi ha sempre voluto che fosse: un plebiscito su di lui.

In questa prospettiva tutto diventa un pretesto: la tenuta del parlamento, il senso di un'alleanza portata avanti per un anno, la natura stessa di queste riforme che all'inizio erano molto brutte ma poi sono state emendate a piacere: tutto questo Renzi se lo può giocare in una sera, perché quello che conta è che si vada a votare, e forse è davvero meglio andarci subito, mentre Forza Italia è nel caos e Salvini promette bene ma non è ancora diventato il leader di una piattaforma di centrodestra.

Quindi forse Renzi ce l'ha, un piano. Sta a noi decidere di farcelo piacere o no. Il fatto che si vada alle elezioni invece che a un referendum può fare la differenza. Il referendum ci imporrebbe di scegliere se farci piacere la riforma di Renzi o umiliarlo. Davanti a un bivio del genere io non avrei molti dubbi su che direzione prendere. Ma se invece del referendum si andrà alle elezioni, le opzioni in ballo saranno diverse: grosso modo sarà o Renzi o fuori dall'Europa. Ecco, a quel punto molti come me, che non avrebbero votato per lui al referendum, potrebbero decidere di sostenerlo anche se non lo sopportano. Quindi, tra elezioni anticipate e referendum confermativo, Renzi ha un buon motivo per preferire le prime.

Oppure non ha nessuna idea di quel che sta facendo: sta smontando e rimontando pezzi nella speranza che il congegno si metta in modo oppure esploda. In fondo per lui non deve fare tutta questa differenza.
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