Art. 140: la generazione di Cacciari e Serra ha...

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"Qui non si parla di assetto dello Stato, qui si parla di noi!"
Da quel che ho capito sia Massimo Cacciari (classe 1944) sia Michele Serra (1954) voteranno sì al referendum sulla riforma costituzionale di Renzi; da quel che ho capito né Cacciari né Serra stimano Renzi o lo considerano capace di proporre una buona riforma costituzionale. Per Cacciari è stato maldestro, per Serra è addirittura la nemesi della sinistra italiana: e tuttavia è il male minore, e quindi voteranno per lui. Contro un male peggiore che, a quanto pare, si è incarnato in una generazione precisa: ovvero quella di Massimo Cacciari e Michele Serra.

"Abbiamo provato a riformare le istituzioni per quarant'anni, e non ci siamo riusciti. La strada della grande riforma sembra un cimitero pieno di croci, i nostri fallimenti. Adesso Renzi forza, e vuole passare", dice Cacciari (senza menzionare, non si sa se per dimenticanza o dispregio, la non irrilevante riforma del 1999). "Non abbiamo la faccia", noi sinistra, noi classe dirigente del Paese, noi italiani senzienti e operanti tra i Sessanta e il Duemila (e rotti) per giudicare con la puzza sotto il naso il lavoro di un governo di giovanotti avventurosi e forse avventuristi", conferma Serra. E così, insomma, anche questo referendum non sarà l'occasione di parlare della riforma in sé, del senato pleonastico o dell'abolizione delle province e tutte le altre cose un po' strane e noiose, ma un'altro episodio della biografia di una generazione, la solita.

Non è che Cacciari e Serra escludano categoricamente quel che alcuni costituzionalisti denunciano, ovvero che la riforma, abbinata al nuovo sistema elettorale, possa creare un presidenzialismo di fatto: non spendono una sola riga per smentire la possibilità, o per relativizzare il rischio. No, il rischio c'è, ma voteranno Sì lo stesso, perché... perché hanno fretta, la stessa fretta espressa a suo tempo dal presidente Napolitano; e perché è una buona occasione per ricordare a tutti che la Loro Generazione Ha Perso: un messaggio da mandare a tutti i coetanei che li hanno delusi, che hanno perso tempo colle bicamerali e chissà quanti altri sassolini nelle scarpe.

Dove non si capisce per quale motivo una qualsiasi persona più giovane di loro dovrebbe non dico condividere i loro argomenti, ma trovarli degni di nota. Quando si parla di una riforma della costituzione, si parla del nostro futuro: di come abbiamo intenzione di modellarlo. Abbiamo cura della nostra repubblica? Teniamo più alla governabilità o alla democrazia? Vogliamo difenderla dagli assalti periodici degli aspiranti Uomini della Provvidenza, che non saranno necessariamente affabili e umani come Matteo Renzi? Se abbiamo delle responsabilità, le abbiamo nei confronti di chi verrà dopo di noi; quanto alle beghe generazionali, son cose interessanti da scrivere nei libri che i vostri coetanei, assetati di autocritica quanto voi, correranno a comprarsi: oppure da discutere in privato, possibilmente senza disturbare figli e nipoti che farebbero un po' di fatica a capirle, e sarebbe una fatica abbastanza inutile. Avete sessanta o settant'anni, si è capito: il futuro vi interessa relativamente, sta bene: ma perché agli altri dovrebbe interessare di più il vostro passato? Fallimentare o no, è passato.

Io capisco che Cacciari e Serra ci tengano tanto, a ribadire che D'Alema o Veltroni o altri compagni di classe e di strada erano degli inetti; allo stesso tempo non credo sia un motivo sufficiente per votare e imporre ai loro discendenti una riforma brutta e pericolosa. Se proprio ci tengono, se proprio credono sia necessario e significativo, si potrebbe aggiungere una postilla alla Costituzione, magari un articolo finale che reciti: la generazione di Serra e Cacciari ha perso. Basta una riga, e non c'è bisogno di creare un senato di dopolavoristi o sbilanciare l'equilibrio dei poteri. Se sul serio l'autobiografia è l'unica cosa che vi interessa.
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