Demetrio, o il Dio in incognito

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Icona russa del XVIII sec.
9 aprile: San Demetrio di Tessalonica, mistero 

Demetrio è uno dei casi in cui più grande è il distacco tra quanto un santo è venerato e quanto è conosciuto, nel senso che pur essendo un santo molto importante (soprattutto nelle Chiese orientali, dove però la sua festa è in ottobre) non abbiamo idea di chi sia e di cos'abbia fatto o se se sia nemmeno mai esistito. In occidente la sua fama ebbe un'impennata durante le crociate, per cui la sua situazione è in qualche modo simile a quella di San Giorgio (col quale forma una coppia di combattenti vagamente simile ai soliti dioscuri): antichi soldati romani, che magari erano stati martirizzati proprio perché si rifiutavano di combattere per imperatori pagani, innalzati mille anni dopo come stendardi da soldati venuti ad ammazzare musulmani. Ma se di Giorgio qualcosa sappiamo, Demetrio non risulta nemmeno in una lista dei martiri di Tessalonica del terzo secolo: un dettaglio molto strano, dal momento che Tessalonica (oggi Salonicco) nel medioevo era il centro del suo culto: tanto che nei documenti curiali ci si lamentava che i tessalonicesi venerassero più Demetrio che Cristo. Come nel caso dell'altro santo popolarissimo nel Mediterraneo orientale, Nicola, un veicolo importante del culto era un olio miracoloso che in teoria sgorgava dai resti del santo; in teoria, perché questi resti non era possibile vederli. L'olio aveva ovviamente proprietà curative e non ci è dato sapere se la sua messa in commercio sia nata dalla popolarità del santo, o se viceversa il santo abbia avuto successo perché in effetti l'olio era buono.  

Giorgio e Demetrio sconfiggono un drago (monastero di Sumela, Trebisonda)

Nel Settecento i Bollandisti ipotizzano che il Demetrio di Salonicco sia lo stesso Demetrio di Sirmio (oggi Mitrovic in Bosnia): il che spiegherebbe come mai, malgrado un culto così importante, a Salonicco di resti veri e propri non ce ne fossero. Siccome si trattava di un santo soldato, per i Bollandisti era facile ipotizzare che il trasferimento del culto non avesse seguito la traslazione di un cadavere, ma lo spostamento di una legione da Sirmio a Tessalonica. A Sirmio per la verità Demetrio non faceva il soldato, ma il diacono: una volta trasferito nella nuova città avrebbe però perso la sua identità, mantenendo unicamente il ruolo di protettore dei soldati. L'ipotesi è convincente, ma non possiamo nemmeno accantonare la proposta avanzata nel 2000 da uno storico americano, David Woods, che fa notare come le uniche reliquie custodite a Salonicco non fossero ossa, com'era tipico, ma una sciarpa e un anello. È una combinazione di oggetti assai rara, per non dire unica: molto singolare quindi il fatto che una simile coppia di oggetti fosse menzionata dal poeta Prudenzio nel Peristephanon, associata a due martiri spagnoli, Emeterio e Chelidonio. Da cui un'ipotesi: e se i due oggetti fossero arrivati a Tessalonica dalla Spagna, magari portati dall'imperatore Teodosio durante i suoi soggiorni in città (379-380)? Le reliquie, custodite in un luogo sacro, sarebbero state rapidamente dimenticate e riscoperte trent'anni dopo da un prefetto dell'Illiria, Leonzio, che nei paraggi era guarito miracolosamente da un male e voleva capire quale santo lo aveva salvato (i maliziosi penseranno che voleva fondare un nuovo luogo di culto, o magari lanciare una sua linea di olio). Il ritrovamento delle reliquie da parte di Leonzio è documentato da ben due Passio: secondo Woods, Leonzio avrebbe potuto trovato il nome "Emetrius" e aver pensato che la D iniziale era andata cancellata, come doveva succedere spesso in quei secoli in cui la gente scriveva sulle pietre, sulla terracotta e altri materiali facilmente sbrecciabili. Avrebbe quindi deciso di portare anello e sciarpa in una chiesa che a Tessalonica esisteva già, ed era dedicata al Demetrio di Sirmio, contribuendo involontariamente a fondere l'immagine dei due santi. 

Questa è in assoluto la storia più interessante che sono riuscito a trovare su San Demetrio. In realtà stavo cercando qualcuno che si attentasse a collegare il santo con culto del dio Mitra, molto diffuso proprio negli stessi secoli (III e IV) e proprio in ambiente militare. Davo per scontato che ne avrei trovati, dopotutto Demetrio in bosniaco si dice proprio "Mitra" (e Sirmio oggi si chiama Sremska Mitrovica). Certo, c'è il solito problema che di Mitra sappiamo davvero poco, proprio come di San Demetrio. Non pochissimo, ma molto poco rispetto all'importanza che ebbe il culto negli stessi secoli in cui si stava diffondendo il cristianesimo. Veniva senz'altro da oriente (esiste un Mitra indù, dio solare degli affari; e un Mitra persiano, dio dell'amicizia e dei contratti), verso il primo secolo si diffonde nell'Impero, soprattutto nelle zone con alta concentrazione di accampamenti militari, com'è il caso dei Balcani. È ancora un Dio solare, ma più timido di Gesù: non cerca grandi folle, ma piccole comunità che praticano riti misterici di cui non sappiamo quasi niente. Sono comunità esclusivamente maschili, e questo forse fu l'aspetto che condannò il mitraismo, nel mentre che il cristianesimo si diffondeva offrendo alle ricche matrone un modo di rendersi protagoniste della gestione economica di intere comunità. Ci ha lasciato centinaia di mitrei, luoghi di culto dalla forma facilmente riconoscibile, sale rettangolari senza finestre in cui la comunità compiva le sue liturgie festeggiando ogni sette giorni il sole con un pasto rituale che, ammette lo stesso Tertulliano, ricordava parecchio il banchetto eucaristico dei cristiani. Il culto scompare all'improvviso a fine quarto secolo, quando proprio a Tessalonica l'imperatore Teodosio dichiara con un editto i non cristiani eretici e "dementes". Proprio per le sue caratteristiche misteriche, il mitraismo avrebbe potuto sopravvivere in clandestinità ancora per qualche generazione, anche tra i ranghi dell'esercito: per finire presto o tardi normalizzato, magari con l'istituzione di un Demetrius a nascondere quel che restava di un Deus Mitra. 

Mitra era di solito raffigurato nell'atto di uccidere un toro: una raffigurazione chiamata tauroctonia, in cui sono coinvolti anche un serpente, un cane (che bevono la ferita dal collo) e uno scorpione (attaccato ai testicoli). La tauroctonia probabilmente ha un significato astrologico: Toro, Scorpione, Cane Maggiore (o Cane Minore), e un non meglio precisato Serpente (l'Idra) rappresenterebbero le costellazioni in cui il sole transitava a partire dall'equinozio di primavera nell'era del Toro, più o meno 4000 anni fa; perché oggi, a causa della precessione degli equinozi, il sole passa dai Pesci (e verso il 2500 passerà dall'Acquario). Forse la Tauroctonia è lontanamente imparentata col tetramorfo che attraverso il libro di Daniele arriva al cristianesimo: la nube in cui compaiono un angelo, un vitello, un'aquila e un leone (in seguito identificati con gli evangelisti). San Demetrio purtroppo non compare mai nell'atto di uccidere un toro – un'immagine così avrebbe chiuso la questione, ma ormai anche se la vedessi penserei a un fake digitale. In ambito occidentale a volte trafigge con la lancia un uomo scuro di pelle, ma è un'iconografia chiaramente ispirata alle crociate e all'identificazione del nemico con il moro. Magari il moro ha preso il posto del toro (il cambio di iniziale funziona anche in latino: taurus, maurus). Quando il saggio cercava di metterci in guardia dal Demone dell'Analogia, credo si riferisse a questo tipo di coincidenze.
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