Gramellini e il calo della fertilità
17-07-2017, 00:18giornalisti, sessoPermalink
La brutta notizia di questa settimana è che gli spermatozoi occidentali stanno diminuendo - no, non è più una sensazione: secondo uno studio dell'Università Ebraica di Gerusalemme tra il 1973 e il 2011 si sarebbero dimezzati. La cosa più inquietante non è nemmeno la caduta degli spermini (ce ne sono ancora abbastanza per inguaiarvi a vita, prendete precauzioni), ma il fatto che non sappiamo cosa li stia eliminando. L'inquinamento? Il logorio della vita moderna? Troppo porno? Ma anche i videogiochi, perché no. Negli ultimi vent'anni l'aumento dell'infertilità è stato imputato praticamente a qualsiasi cosa fosse popolare in quel momento: le droghe, ovviamente, e il cellulare; il fumo, Instagram, i pantaloni a vita bassa e poi quelli skinny. A tutt'oggi in realtà gli scienziati non sanno che cos'è che uccide i nostri spermini (e non quelli asiatici e africani). Perché diciamolo, sono un po' ottusi questi scienziati. Tutto il tempo ad analizzare dati, formulare ipotesi e articolare tesi, quando basterebbe domandare a Gramellini.
Gramellini, infatti, sa.
Il calo della fertilità, ci dice, è connesso con un calo del desiderio sessuale. Facciamo meno figli perché abbiamo meno voglia di fare sesso.
Chiaro no? Evidente. Cioè lo sanno anche le capre che il sesso serve a fare i bambini; se nascono meno bambini, significa che si fa meno sesso. Scansati, Sherlock Holmes.
Giuro: sulla prima del Corriere, Gramellini ragiona così. Ha appena letto il lancio di un riassunto di un articolo accademico che dice che gli spermatozoi stanno diminuendo dal 1973. Un essere umano che abbia fatto un minimo di educazione sessuale a scuola - e che non svolgesse l’onerosa professione di editorialista in un quotidiano italiano - ne dedurrebbe che il liquido seminale sta perdendo progressivamente la sua capacità di fecondare l'ovulo. E quindi una coppia standard che desideri un figlio oggi dovrebbe avere per ogni rapporto sessuale una percentuale di successo inferiore alla metà di un’analoga coppia di quarant’anni fa.
Ma Gramellini scrive sul Corriere! e quindi decide che, se gli spermini sono la metà, è perché la coppia del 2011 ha meno voglia di fare sesso, a causa di un calo del desiderio: “si parla continuamente di sesso, ma lo si pratica sempre di meno”. Vi chiederete quali dati, quali evidenze empiriche consentano allo stimato editorialista di affermare una cosa del genere. Nessun dato, tranne forse uno - tenetevi stretti: negli zoo (quali? dove?) i maschi delle tigri vengono trattati con il Viagra "per supplire a una desolante carenza di iniziativa". Fonte? Beh, ho googlato e pare che non sia una fake news. Qualcuno ha davvero pensato di somministrare viagra a una tigre in uno zoo. Ma gli unici articoli che ne parlano risalgono al... 2001, quando il viagra era la novità dell’anno, faceva notizia tutti i giorni e i pizzaioli lo grattugiavano sulle margherite. E si riferiscono al singolo caso di uno zoo di Pechino.
Insomma Gramellini per corroborare la sua ipotesi (il calo del desiderio dei maschi occidentali), usa come esempio la tigre in uno zoo. Che in fondo è una metafora neanche tanto originale (la civiltà come una gabbia) - resta il fatto che lo zoo non è occidentale, che la tigre non è un uomo, che il suo problema non è la scarsità di spermini nel seme, ma (presumibilmente) la disfunzione erettile: e che a quest’ora probabilmente quella tigre in un modo o nell’altro ha superato il problema, visto che sono passati più di 15 anni. Qualcuno che sta leggendo qui era all’asilo. Pensate a quanto tempo può restare un fattoide qualsiasi nella testa di un editorialista del Corriere.
Per fortuna Gramellini sa tante altre cose, per esempio al liceo doveva andare forte in Storia antica ed evidentemente un editoriale sull’infertilità era l’occasione giusta per farcelo notare. “L’imperatore Augusto fu visto battere la testa contro un muro del Senato quando comprese che Roma era diventata così sterile da non essere in grado di sostituire i quindicimila soldati scomparsi nella battaglia di Teutoburgo contro i trisavoli della Merkel, mentre appena due secoli prima era riuscita a rimpiazzare in un batter di ciglia le quasi centomila perdite subite dai cartaginesi, trisavoli dei migranti”. Ok, può darsi che ci sia anche un lieve razzismo qui, ma sapete una cosa? È il dettaglio meno interessante. C’è un imperatore Augusto che entra nel Senato per battere la testa contro il muro (non risulta da nessuna fonte antica, ma non è divertente?) C’è un dato molto approssimativo: Roma non subì “centomila perdite” a causa dei cartaginesi (soltanto durante la seconda guerra punica le perdite di Romani e confederati furono superiori alle 200.000 unità, una cifra spaventosa se riferita a una popolazione complessiva di pochi milioni abitanti) e senz’altro non le rimpiazzò “in un batter di ciglia” - Gramellini è riuscito a scovare proprio la fase storica in cui la Repubblica Romana fronteggiò uno dei suoi peggiori cali demografici e per rimpolpare i suoi ranghi dovette abbassare drasticamente il reddito necessario per entrare nell’esercito. Per contro ai tempi della battaglia di Teutoburgo l’impero era in crescita, e anche l’esercito romano non smise di aumentare in effettivi - anche se fu necessario, per la prima volta, ammettere nelle fila i liberti, ovvero gli ex schiavi. In entrambi i casi, il risultato nel medio termine fu che i cittadini Romani aumentarono.
A volte Gramellini fraintende per il puro gusto di farlo: “L’associazione inglese «Having Kids» ha considerato l’eventuale nascita di un terzo figlio degli eredi al trono William e Kate «non sostenibile per l’ambiente e l’economia della Gran Bretagna»”. Having Kids è in realtà un ente nonprofit che si occupa di pianificazione famigliare: basta dare un’occhiata al sito per capire che non è che si siano messi a calcolare quante sterline costi un altro piccolo Windsor, o quante querce secolari sia necessario abbattere per scaldarlo: molto più semplicemente, Having Kids vuole sensibilizzare gli inglesi sul controllo delle nascite, e chiede ai Windsor - in quanto famiglia più popolare della Gran Bretagna - di dare l’esempio. Però, certamente, l’idea che ci sia da qualche parte una banda di matti che trova insostenibile un terzo figlio di William e Kate è più divertente.
E allora proporrei di fare così: cominciamo a spargere la notizia che la causa dell’infertilità maschile sono gli editoriali del Corriere. Fonte? Beh, io appena ho letto il titolo dell’ultimo pezzo di Merlo (“Dobbiamo smettere di considerare normale lo «sballo»”) ho perso la voglia di perpetuare l’umanità. E c’è uno zoo nel mondo dove una foca ha inghiottito un editoriale del Corriere e ha smesso di fare sesso per alcuni giorni - dal 1900 a oggi volete che non sia successo? Vi sembrano argomenti pretestuosi? Pensateci bene. L’imperatore Marco Aurelio ebbe da Faustina 14 figli: non leggevano il Corriere. Coincidenza?
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