Com'era triste la Piazza Rossa

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(Questo lunghissimo commento alla prova d'Italiano nazionale Invalsi è comparso sull'Unita.it in due puntate: prima e seconda . Lo riporto anche qui, nessuno si senta in dovere di leggerlo, ma credo sia utile archiviare il testo per intero presso un solo indirizzo).

Ne parliamo (male) da mesi, ma ieri le abbiamo fatte davvero: parlo delle prove di Stato Invalsi 2011 per la scuola media. A tutti coloro (esperti o no) che vogliono continuare a discuterne, propongo prima di provarle. Per esempio, qui c'è la prova d'Italiano: i ragazzi ci hanno messo un'oretta, un adulto che naviga su internet dovrebbe cavarsela in molto meno tempo (facciamo una ventina di minuti?) Ricavare il vostro voto (o valutazione oggettiva) è molto più macchinoso, comunque se volete provarci le risposte e i criteri per l'attribuzione dei punteggi sono qui.

Nei mesi scorsi, gli insegnanti che hanno osato criticare le prove sono stati spesso accusati di voler rifuggire una valutazione oggettiva delle proprie competenze; come se gli insegnanti non vivessero sulla propria pelle ogni giorno la valutazione di alunni, colleghi, genitori, dirigenti (davvero, se il giudizio degli altri ci facesse così paura ci saremmo probabilmente trovati un altro mestiere). A chi faceva notare i difetti dei test, gli esperti rispondevano che l'importante era avere finalmente uno strumento oggettivo, ancorché “perfettibile”.

Siamo al quarto anno, e il test continua a essere molto “perfettibile”. Quello di quest'anno per esempio mi sembra persino più “perfettibile” di quello dell'anno scorso. Non è tanto la difficoltà dei brani proposti (non semplicissimi), quanto l'ambiguità delle domande - o meglio, delle risposte disponibili. Vediamone alcune:

La compagna di scuola (E. Vittorini)

Un primo appunto sulla scelta del brano: Vittorini non è un autore semplice, nemmeno in questa versione riadattata che lascia filtrare comunque termini abbastanza desueti (“Parasanghea”, “canuto”, “repentino”) in grado di mettere un po' in soggezione il lettore quattordicenne (ricordo che la prova nazionale la fanno tutti gli studenti medi della Repubblica, inclusi i ragazzi di origine non italiana che non possono portarsi il vocabolario da casa). C'è un bel gradino, per esempio, tra questo brano delGarofano rosso e quello di Francesco Piccolo di un anno fa.

A1. Il protagonista-narratore è uno studente del Ginnasio-Liceo. Di quale classe, probabilmente?

La risposta non era impossibile, ma vale la pena soffermarcisi un po'. Vittorini dà per scontato, e gli esperti Invalsi con lui, che sia chiaro a tutti i quattordicenni che cos'è un Ginnasio-Liceo: l'unico corso di scuola media superiore in cui i più grandi fanno la “terza” e non la “quinta”. Ebbene no, non è così scontato. La prova nazionale la fanno tutti gli alunni di terza media: gran parte di loro vive in località dove non c'è un Ginnasio-Liceo Classico, e non ha mai preso in considerazione l'ipotesi di iscriversi a un Ginnasio-Liceo Classico; anche perché (a differenza dei tempi di Vittorini), gran parte della scuola italiana non gira più intorno al prestigioso Ginnasio-Liceo Classico. Poi, ripeto, anche chi non avesse mai dato un'occhiata al piano di studi di un Classico poteva trovare nel testo gli indizi per rispondere correttamente; la domanda era comunque un po' disorientante, e faceva affidamento su una cultura generale che a quattordici anni oggi non è affatto scontata. Ma fossero questi i veri problemi...

A2. Alla riga 10, l’aggettivo “sgobboni” riferito a compagni significa...
A. molto antipatici
B. molto studiosi
C. molto ingobbiti
D. molto intelligenti

“Sgobboni” è un termine colloquiale, al limite del gergale, di sessant'anni fa (Il garofano rosso è del 1948, anche se sul fascicolo c'è scritto 1972). Può darsi che in certe zone d'Italia sia ancora di uso comune; non nella mia. Anche qui, il contesto aiutava a chiarire. Ma il quattordicenne che non ha mai sentito il termine può farsi un dubbio in più e perdere altro tempo. Se volevamo accertare le sue competenze lessicali, forse c'erano termini più importanti.

A6. Come reagisce il protagonista ogni volta che sente l’urlo di uno dei piccoli?
A. Gli viene il desiderio irrefrenabile di partecipare ai loro giochi
B. Gli vien voglia di mettersi a correre come un cavallo
C. In cuor suo si sente ritornare il bambino vivace che era stato
D. Vorrebbe saltare anche lui dai gradini della cattedrale

Qui cominciano i problemi seri, secondo me. Per l'Invalsi la risposta esatta è la C. Io francamente non avrei saputo scegliere. Vittorini scrive: “ogni volta che l’urlo di uno dei piccoli andava lontano oltre la strada sulla prateria della piazza mi sentivo nitrire dentro e ritornare cavallino com’ero stato quando anche io dai gradini della cattedrale spiccavo il volo radente sopra l’asfalto”. Un quesito come questo valuta la comprensione? Chi ha risposto C ha compreso meglio di quelli che hanno risposto A o D? La mia sensazione è che chi risponde C, più che una comprensione, stia fornendo già un'interpretazione. O meglio: sta scegliendo l'interpretazione che gli fornisce il Maestro, pardon, l'Invalsi.

A8. Come viene descritta la ragazza? Ritrova nel testo le informazioni che la riguardano e riportale nella tabella completandola.

La Prova Nazionale non è esattamente quel "test chiuso" che molti immaginano. In realtà per molti quesiti è prevista una risposta semi-aperta; vale a dire che il candidato ha dei margini per rispondere, il che complica la vita a chi corregge e perturba probabilmente i risultati. Per esempio, Vittorini dipinge una ragazza dagli “occhi chiari, fieramente grigi”; in sede di correzione era considerato corretto sia “occhi chiari” che “occhi grigi”: meno male. Però poi bisognava per forza scrivere che Giovanna era “bruna”: si trattava dell'unica risposta consentita. Ma in italiano corrente “bruna” si riferisce di solito al colore dei capelli, mentre Vittorini, scrivendo “viso di bruna”, ha in mente l'incarnato; però “bruna” per l'Invalsi è una risposta buona, “viso di bruna” non si sa, forse no (in una scuola che conosco, dopo un po' di dibattito, si è deciso di no; in altre probabilmente sì; forse gli esperti avrebbero potuto evitare casi dubbi come questi, anche perché in alcune classi tutti i moduli dovevano essere corretti in una mezza giornata, visto che stamattina si comincia con le prove orali, e insomma non c'era tutto questo tempo per un dibattito filologico).

A10. Dopo essere stato guardato, il protagonista mette in atto una serie di comportamenti per farsi notare dalla ragazza. Indicane due.

Un altro caso in cui gli esperti Invalsi potevano fare uno piccolo sforzo di chiarezza in più, ed evitare un pasticcio. Le risposte che forniscono sono tutte alla prima persona, così come il brano di Vittorini (“mi misi dietro a lei tenendo dieci passi di distanza”, “a tutte le uscite l’accompagnavo”). Ma i ragazzi di solito rispondono in terza persona (“si mise dietro a lei”, ecc.), seguendo una prassi che è tipica dei questionari sui loro libri di testo. Ieri ho corretto diciotto prove: nessun candidato aveva risposto in prima persona (e comprensibilmente, nessuno di loro essendo Elio Vittorini). Un correttore che volesse essere fiscale potrebbe invalidare tutte le risposte. D'altro canto, perché un correttore dovrebbe essere fiscale, finché corregge le prove di candidati della sua scuola? Conflitto d'interessi! (Per superarlo, basterebbe usare uno scanner al posto della manodopera sottopagata, come si fa nei paesi civili).

A11. Perché nella sua lettera il protagonista chiama “Diana” la ragazza di cui è innamorato?
A. Perché non conosce il suo vero nome
B. Per poter comunicare con lei senza essere scoperto
C. Perché nella sua immaginazione gli appare come una dea
D. Per far finalmente colpo sulla ragazza e farsi notare da lei

Ma Vittorini non lo dice! Perché il lettore quattordicenne dovrebbe saperlo? Peraltro un quattordicenne spesso è al corrente di ciò che agli esperti Invalsi sfugge, ovvero che certe cose si fanno per più di un motivo: “Diana” è un senhal, serve al protagonista per eludere la sorveglianza degli adulti (B) e senz'altro far colpo sulla ragazza (D), però per l'Invalsi l'unico motivo buono è che “nella sua immaginazione gli appare come una Dea” (C); ebbene, da nessuna parte nel brano c'è un riferimento alla Dea (viene menzionata solo in nota a piè di pagina). Questa non è comprensione. Questa è un'interpretazione del testo che viene imposta come unica interpretazione consentita. C'è qualcosa che non va.

A12. Per il protagonista narratore, di che cosa è espressione il garofano rosso?
A. Del fatto che Giovanna vuole ricambiare la sua lettera
B. Dell’amore di Giovanna, che è per lui tutto il bene
C. Della passione di Giovanna per i fiori
D. Del fatto che è stata Giovanna a prendere l’iniziativa

Ma il narratore non lo dice! E benché a un lettore adulto la risposta B possa apparire abbastanza scontata, faccio presente che un quattordicenne sudato e un po' innervosito non ha a sua disposizione molti argomenti testuali o di cultura generale per escludere a priori la A o la D. Queste domande non sono né “facili” né “difficili”; secondo me sono semplicemente le domande sbagliate, che non certificano la comprensione del testo. Anche quando il lettore risponde correttamente, gli rimane addosso la fastidiosa sensazione che gli sia sfuggito qualcosa.

A14. Il protagonista è incerto se baciare o no la ragazza perché
A. ha paura che il suo sentimento non sia corrisposto
B. non crede che sia il momento adatto per farlo
C. teme di rovinare tutto con un gesto fuori luogo
D. non vuole metterla in imbarazzo davanti ai compagni

Signori Invalsi, non v'invidio. Evidentemente anche nei vostri momenti più intensi, ed emozionanti, non siete riusciti a formulare più di un pensiero alla volta. Non credo che la coscienza di Vittorini fosse angusta quanto la vostra; la paura che il suo sentimento non sia corrisposto (A) è evidente quando scrive “E tremai per il bene che mi voleva che un nulla sarebbe bastato, credevo, a cancellare via dal suo cuore”. Un nulla; figurati un bacio: non è evidentemente il momento adatto (B); però l'unica risposta che accettate è la C. Ma è davvero un test di comprensione questo? Cioè: chi risponde A e B sul serio non ha capito?

A16. Come si potrebbe definire il rapporto tra i due ragazzi?
A. Coinvolgente e delicato
B. Leggero e superficiale
C. Teso e movimentato
D. Incerto e burrascoso

Questa mi fa proprio arrabbiare. Non è comprensione, è giudizio, un'altra cosa; e non è bello imbeccare i giudizi dei lettori. Ovvero: sono abbastanza sicuro che la stragrande maggioranza avrà risposto “coinvolgente e delicato”, che per l'Invalsi è la risposta giusta, ma sul serio è l'unica? Un rapporto fatto di sguardi, di camminate a dieci passi di distanza, di lettere alle dee e garofani nelle buste, non è anche “leggero e superficiale”? Di nuovo: “Il bene che mi voleva che un nulla sarebbe bastato, credevo, a cancellare via dal suo cuore”: se non è leggero un sentimento del genere, cosa? Però la (A) fa molto più the letterario. E risvolto harmony, anche.

A17. Nel testo moltissimi particolari sottolineano che il racconto si svolge in una stagione calda, in un clima quasi rovente. L’autore vuol farci capire che
A. il protagonista vuole conquistare la ragazza prima delle vacanze estive
B. il caldo esterno corrisponde alle sensazioni ed emozioni del protagonista
C. la pigrizia degli studenti seduti al caffè è provocata dal caldo eccessivo
D. per il protagonista l’estate è il tempo dell’amore e della passione

Ma insomma che roba è questa? Non sarei sicuro della risposta io con un dottorato in lettere moderne, figurati un quattordicenne con l'ansia di concludere con la compagna di terza prima che vada lei al mare e lui in campeggio. Io davvero vorrei che uno degli estensori di questi test si palesasse e spiegasse perché, secondo lui, “il caldo esterno corrisponde alle sensazioni ed emozioni del protagonista” (B): quali sintagmi, quali espedienti stilistici gli consentirebbero di vedere nel protagonista un lupacchiotto in calore.

A18. Nel testo che hai letto l’autore utilizza una particolare tecnica narrativa, che viene definita dell’“io narrante”. Con questa espressione si intende che
A. il narratore sa già come va a finire la storia
B. l’autore parla poeticamente dei propri sentimenti
C. l’autore narra fatti realmente accaduti
D. la persona che narra è all’interno della storia

Questa non era difficile, ma ne approfitto per un appunto. È uno dei pochi quesiti che abbia a che fare con la narratologia. Di solito chi critica i test scolastici in quanto test è sempre convinto di avere contro l'armamentario dello strutturalismo e della narratologia, vecchi idoli critici di più di una generazione; e invece lo avete visto, su diciotto domande questa forse è la prima in cui si misurino queste competenze. La polemica contro la narratologia è annosa; è vero che negli ultimi 30 anni la didattica dell'italiano è stata colonizzata da questa disciplina. E tuttavia c'è un motivo se gli autori di manuali e gli insegnanti continuano a usarne (e abusarne): è relativamente facile, consente a chi l'apprende sui testi di metterla in pratica nella produzione di altri testi, e soprattutto ha una sua oggettività. Voglio dire che se chiedi a qualcuno se un brano del genere è in prima persona, lui può risponderti solo sì (giusto) o no (sbagliato). Invece se gli chiedi cosa significa il caldo per l'io narrante, ti butti a capofitto in una soggettività più impalpabile che profonda, dove alla fine tutte le risposte sono uguali, ma una è più uguale delle altre (quella dell'esperto Invalsi).

A19. Quale altro titolo si potrebbe dare al testo che hai letto?
A. Il dono di Giovanna
B. Un amore infelice
C. Un anno speciale
D. A scuola a sedici anni

Ecco, per esempio. Qual è il senso di una domanda del genere? Cosa dovrebbe studiare un ragazzino, per rispondere bene a una domanda del genere? Non la narratologia, ci mancherebbe, e allora cosa? Ho un'ipotesi: dovrebbe studiare attentamente il suo maestro, fino a capire come risponderebbe lui; perché l'unica risposta giusta è quella che darebbe lui (nel caso dell'Invalsi, “il dono di Giovanna”). 


***


Lunedì scorso tutti gli studenti di terza media (bisognerebbe dire: secondaria di primo grado) hanno svolto, in due ore, la Prova Nazionale Invalsi di matematica e italiano. Martedì ho scritto una lunga recensione della prima parte della prova di italiano, cercando di spiegare perché molti dei quesiti (non necessariamente difficili) sono, a mio parere, mal posti. Non mi aspettavo di ottenere tanta attenzione, ma ne sono contento: dopotutto non c'è in Italia un esame più condiviso di questo (gli alunni che cinque anni dopo arrivano alla Maturità sono parecchi in meno).

Nel frattempo, come ha prontamente notato Mila Spicola ieri, abbiamo scoperto un altro pasticcio dell'Invalsi: le griglie di correzione fornite dal Ministero erano sbagliate. Si tratta di un errore rimediabile, non di un disastro: la maggior parte del lavoro di correzione svolto dagli insegnanti nel pomeriggio di lunedì è salvo. Rimane un'impressione di assoluta improvvisazione, che il primo anno era spiegabile: ma siamo al quarto, e continuano a succedere guai del genere. Probabilmente all'Invalsi hanno gli stessi problemi che abbiamo noi insegnanti nelle scuole: scarso organico, scarsa motivazione, direttive non chiare.

Un ultimo appunto, prima di ricominciare con la recensione: il programma che calcolava i punteggi è un file di Excel che funziona soltanto sulle versioni più aggiornate di Microsoft Office. Ora, non è scritto da nessuna parte che una scuola debba essere dotata dell'ultima versione di un prodotto come Microsoft Office, soprattutto da quando sono in circolazione pacchetti software che fanno più o meno le stesse cose e sono gratuiti. Stiamo parlando delle stesse scuole che fanno fatica a trovare risorse per acquistare la famosa carta igienica: un po' di economia si potrebbe anche cominciare a fare da qui.

Testo argomentativo-espositivo: La pubblicità mi piace, ma non se è obbligatoria


Dopo un brano letterario impegnativo come quello di Vittorini, forse per riequilibrare, all'Invalsi hanno scelto di inserire come testo “argomentativo” un breve fondo del buon Piero Ottone, con contenuti deliberatamente semplici, ai limiti della banalità. L'anno scorso la situazione era inversa: il testo letterario era una cosa minimale di un autore contemporaneo (Francesco Piccolo), il testo argomentativo un brano di divulgazione scientifica non semplicissimo. Viene il sospetto che siano state recepite le critiche del professor Giorgio Israel, già collaboratore della Gelmini, che qualche mese fa si domandava se la prova Invalsi non costituisse un affronto alla missione fondamentale del docente di Italiano, che è (almeno secondo Israel), l'insegnamento della letteratura italiana (“Un insegnante della secondaria superiore dovrebbe smettere di insegnare la letteratura italiana, per insegnare a leggere le istruzioni di un piano di evacuazione della scuola in caso di calamità naturale”?). Ecco: quest'anno abbiamo avuto la Letteratura con la L maiuscola: Vittorini, un Classico del Novecento; e in luogo di un testo tecnico o scientifico, il riadattamento di un editoriale che, non me ne voglia Ottone, finisce per somigliare a un 'temino', quel genere letterario che esiste soltanto nella scuola italiana e sulle pagine di alcuni quotidiani. Niente divulgazione scientifica, niente piani di evacuazione (che pure gli studenti italiani dovrebbero imparare a leggere, prima o dopo Vittorini); qui c'è solo un giornalista (non un esperto) che dice cosa pensa della pubblicità. Indovinate un po': gli piace.

“Sono sempre stato un sostenitore della pubblicità, e non solo per il beneficio che ne traggono i gruppi editoriali, compreso quello al quale appartengo.”

Mettiamo in chiaro una cosa: io francamente non credo, come ha scritto qualcuno, che l'“Invalsi sostenga il capitalismo americano”. Però magari un testo meno apologetico della pubblicità, nel momento in cui ci governa un signore che ha fatto tanti soldi con le televisioni private e i giornali, si poteva trovare. Noi insegnanti veniamo accusati di fare propaganda a scuola, anzi, di “inculcare” gli studenti, per molto meno. Con tutti gli editoriali di prestigiosi opinionisti sulle mezze stagioni o sulle auto in divieto di sosta, sono andati a pescare proprio questo? Ma ditelo, che avete proprio voglia di litigare.

Veniamo alle domande.

B3. Perché l’autore afferma che la pubblicità «è l’ossigeno del capitalismo»
(righe 3-4)?
A. Stimola i consumatori a fare maggiori acquisti
B. È molto costosa e ha bisogno di grandi capitali
C. Esiste solo nei paesi capitalisti
D. Caratterizza la società moderna


Credo che sia facile, per un adulto con una cultura generale non troppo limitata, rispondere “A”. L'idea che il consumo di beni non indispensabili (quelli reclamizzati dalla pubblicità) sia l'ossigeno del capitalismo è una delle idées reçues della società contemporanea (basti pensare a George Bush che l'11 settembre chiede ai consumatori di non aver paura e continuare a consumare: il consumo come baluardo contro il terrore). Il quattordicenne però non è esattamente un contemporaneo: vive in una specie di bolla, non ha molta dimestichezza coi quotidiani, quando Bush fece quel discorso aveva quattro anni. Non è che non sappia cos'è il capitalismo (in terza dovrebbe averlo studiato), però questa metafora così abusata, consumo=ossigeno, probabilmente non la conosce, non ci ha ancora riflettuto su. Non è stupido, ha imparato tante altre cose, Pitagora e il Risorgimento, ma questo luogo comune per cui facendo shopping dai fiato all'economia non l'ha ancora necessariamente introiettato. Allora va a vedere alle righe 3,4, come gli è stato suggerito di fare. E alle righe 3 e 4 c'è scritto:

“La pubblicità è elemento essenziale della società moderna, è l’ossigeno del capitalismo. E contribuisce a ravvivare le nostre città, la nostra esistenza”.

Avete letto? “Elemento essenziale della società moderna”. Quindi la risposta corretta dovrebbe essere la D. Io, almeno, guardando le righe 3 e 4, avrei almeno messo la D. E mi sarei sbagliato. Secondo l'Invalsi la risposta giusta è la A. Nel testo non c'è scritto; ci devo arrivare con un ragionamento; il ragionamento devo averlo fatto per i fatti miei, o in classe, con un insegnante che mi abbia spiegato bene cos'è il capitalismo e perché funziona col consumo. Insomma: questa non è una comprensione; questo è il test su una lezione di capitalismo e consumismo che si presume che l'insegnante debba aver fatto, anche se non è scritto da nessuna parte: così come non è scritto da nessuna parte che la scuola debba pagare per aggiornare un costoso pacchetto software. Il capitalismo funziona così, inculchiamoci di conseguenza.

B4. A che momento del passato si riferisce l’autore con l’espressione “fino all’altro ieri” (riga 5)?
A. Ad alcuni giorni prima
B. A quando esisteva ancora l’URSS
C. A quando Times Square era il cuore di New York
D. A prima che la pubblicità diventasse una componente determinante della società

Qui non è in discussione la facilità della domanda. È giusto che un ragazzo di terza sappia che cos'è l'“Unione Sovietica”, e che “URSS” (termine che non compare nel testo) ne sia un sinonimo. Però anche questa non è una domanda di comprensione: fa riferimento a una serie di nozioni (il crollo del Muro di Berlino, lo stile di vita nei Paesi del patto di Varsavia) che sono state affrontate, forse, in Storia negli ultimi mesi (o in geografia al secondo anno). Fa quasi sorridere questa insistenza su una nazione, l'URSS, che ha cessato di esistere prima che i nostri quattordicenni nascessero. Se la conoscono un po', è probabilmente perché la scuola non ha ancora cambiato le cartine geografiche alle pareti (e certo, è molto più importante aggiornare il pacchetto di Microsoft Office... va bene, va bene, adesso la pianto).

B5. Che cosa ha convinto il New York Times a pubblicare annunci a pagamento in prima pagina?
A. L’esigenza dell’editore di aumentare i guadagni
B. Il desiderio di migliorare e rinnovare il quotidiano
C. La necessità di vincere la concorrenza
D. La volontà di compiacere gli inserzionisti

Ottone non lo scrive. Fa solo riferimento a una non meglio precisata “crisi in atto”. Un adulto ci mette poco a capire che si tratta di una crisi economica, e che quindi la risposta giusta è la A. Però, anche stavolta, la risposta giusta è più nel Contesto che nel Testo. Ovvero: non è la domanda adatta se si vuole testare la competenza di comprensione del testo. Ma ormai è chiaro che all'Invalsi questa competenza non è che interessi più di tanto (interessa più ricordare che la pubblicità è piacevole e che l'Unione Sovietica era un luogo triste?)

B6. La decisione presa dal New York Times di pubblicare annunci in prima pagina viene definita “saggia” perché, secondo l’autore, in questo modo
A. il giornale ha dimostrato di essere il miglior quotidiano del mondo
B. è più facile per i lettori trovare gli annunci economici
C. si aumenta il numero di pagine dedicate alla pubblicità
D. la prima pagina del giornale risulta più vivace e attraente

Qui invece la risposta giusta (D) si trovava proprio nel testo; il problema se mai è che la risposta è un po' ridicola. Io posso capire che Times Square sia più bella grazie ai pannelli pubblicitari (in effetti non resterebbe che un incrocio di palazzoni); ma sul serio Piero Ottone pensa che la prima pagina del New York Times sia diventata più “attraente” grazie alle inserzioni? Boh, sarà, non sono un lettore abituale del NYT. Però questa idea che la pubblicità renda più “attraenti” i quotidiani mi sembra molto discutibile. Sì, ma l'esame non è il luogo per una discussione; l'esame è il luogo dove a tutti gli studenti d'Italia è chiesto di crocettare la risposta D: la pubblicità rende le prime pagine “più vivaci” e “attraenti”: in futuro si potrebbe chiedere ai candidati di scrivere un poemetto sugli inserzionisti pubblicitari, ossigeno della nostra civiltà.

B8. Nel testo alla riga 15 si legge: «Ma gli elogi della pubblicità preludono a una critica». Che cosa significa “preludono”?
A. Seguono
B. Presentano
C. Preannunciano
D. Deludono

Significa “preannunciano”. Il problema è che né “preannunciano” né “preludono” hanno molto senso in questo testo (forse ne avevano nell'originale, che è stato riadattato). Per preludere a qualcosa bisogna, appunto, averla preannunciata nella prima parte del testo. Ma nella prima parte del testo non c'è nessun embrione di critica all'istituzione della pubblicità. Se un ragazzo di terza mi avesse scritto una cosa del genere in un tema, glielo avrei segnato come errore di lessico, la classica ingenuità del ragazzo estroso che vuole strafare e usa termini ricercati senza conoscerli bene. Insomma, anche qui, la risposta non è così difficile; peccato che la domanda sia sbagliata.

B13. Che cosa rende la pubblicità in tv fastidiosa? Indica quali tra le seguenti argomentazioni sono effettivamente utilizzate nel testo dall’autore e quali no
- Lo spettatore è costretto a sottostare a decisioni non sue
- La pubblicità in tv è raramente di buon gusto, spesso è sgradevole
- La pubblicità interrompe arbitrariamente i programmi che si stanno seguendo
- È sgradevole vedere accostati messaggi pubblicitari alla notizia di eventi drammatici

A questo punto, forse anche perché cominciava a esser tardi, ma io credevo di sognare. Secondo l'Invalsi tutte queste argomentazioni sono state usate (non "utilizzate": altra ingenuità lessicale), tranne la seconda: cioè, Ottone in questo testo non direbbe mai che “La pubblicità in tv è raramente di buon gusto, spesso è sgradevole”. Eppure scrive che “è imperiosa e invasiva”. Eppure descrive il fastidio causatogli dal “passaggio repentino da una notizia tragica a una pubblicità frivola”, che definisce “irriverente”. “Come si può tollerare che il resoconto di una strage sia interrotto dall'elogio di un lassativo?” Qui siamo veramente dalle parti del lapsus. Ottone non ama la pubblicità televisiva, trova sgradevoli e di cattivo gusto i lassativi in prima serata dopo il tg, ma all'Invalsi non l'hanno capito. I quattordicenni che invece potrebbero averlo capito rischiano di prendersi un voto in meno: questa è la nostra “valutazione oggettiva”. Andiamo avanti.

I quesiti di grammatica

Mi sembrano fatti con maggior criterio. Sento alcuni borbottare sul fatto che una pagina intera sia dedicata a una regola ovvia come quella dell'apostrofo su “un”: come se non fosse uno degli errori che troviamo più spesso su internet e sui quotidiani... Un appunto un po' tecnico sul C4: si dà per scontato un metodo di scomposizione della frase complessa (con riquadri uniti da linee orizzontali per la coordinazione, verticali per la subordinazione) che non è affatto scontato. Da insegnante, noto sempre di più come i ragazzi tendano a non leggere le istruzioni degli esercizi, e a seguire il loro intuito (abituati come sono a strumenti sempre più intuitivi: computer, cellulari, consolle). Anche all'Invalsi devono aver pensato che ormai le istruzioni non le legge più nessuno, e tanto vale offrire allo studente uno schema intuitivo. Sì, probabilmente così è più facile. Però anche in questo caso quello che si perde è l'aspetto della comprensione del testo.

Per concludere
Chi ha scritto questi appunti è un insegnante di scuola media che non rifiuta, a priori, la prova nazionale; però vorrebbe che fosse fatta bene, e che verificasse soprattutto la competenza di comprensione del testo (non nozioni sul Ginnasio-Liceo o sull'Unione Sovietica). Spero che le mie critiche, ancorché un po' esasperate (dopo quattro anni) siano interpretate in senso costruttivo.
Un'ultima cosa: anche chi non condividesse nessuna delle mie critiche, anche chi fosse convinto della bontà di questa prova, è invitato a non prendere troppo sul serio i risultati nazionali, quando arriveranno. Ancora più dei cattivi quesiti, a pesare sul risultato finale è la cattiva organizzazione della correzione. Non si tratta solo del pasticcio con le griglie (che comunque va messo in conto); tutte le risposte degli alunni sono state infatti ricopiate dagli insegnanti (stanchi e poco motivati) su una griglia cartacea e su una griglia elettronica, con tutti gli errori di trascrizione che chi abbia mai fatto un lavoro così meccanico non dovrebbe stentare a immaginare. È facile pensare che in molte scuole le due ricopiature non siano state simultanee: ovvero, prima gli insegnanti hanno inserito i dati nel cartaceo (commettendo una certa dose di errori), poi hanno ricopiato i dati dal cartaceo all'elettronico (riproducendo i vecchi errori e aggiungendone di nuovi). Come ho scritto altre volte, si tratta di uno spreco di risorse umane inefficiente e umiliante per chi vi è sottoposto: in altri Paesi, teoricamente meno sviluppati del nostro, le scuole sono dotate da anni da scanner in grado di correggere in pochi istanti test come questo, risparmiando tempo e – nei Paesi dove il tempo degli insegnanti ha un costo – denaro. Grazie per l'attenzione.
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