L'Unità di Renzi (è più gramsciana di voi)

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Un anno fa oggi scrivevo un pezzo per l'Unita.it; non sapevo che sarebbe stato l'ultimo. Un mese fa l'Unità è tornata nelle edicole e on line, anche se adesso si chiama Unita.tv. A questo punto credo di poterne parlare come di qualcosa che esiste davvero, e con la quale non ho nessun collegamento sentimentale.

Uomo bianco incontra quadrato rosso
Purtroppo, come ho avuto modo di sperimentare in 5 anni, è abbastanza impossibile discutere dell'Unità escludendo i sentimenti: non è tanto una situazione "O si ama o si odia", forse piuttosto "Giù le mani dal nonno!", che a volte è Berlinguer se non direttamente Antonio Gramsci. La gente poi ha sempre idee molto vaghe sui propri nonni, se li ricorda virati seppia e ignora che anche loro andavano in osteria, dicevano le parolacce, e che l'Unità dei tempi di Gramsci non era necessariamente più leggibile o interessante di quella di Concita De Gregorio. Di solito chi parla della nuova Unità (per criticarla) dà per scontata una specie di lesa maestà - scrivono cazzate sul quotidiano fondato da Antonio Gramsci! - oh, beh, sì, l'ho fatto anch'io. Credo l'abbia fatto pure Antonio Gramsci. Era un quotidiano, mica i quaderni dal carcere. Ma era il quotidiano comunista! - sì, ma questa fase direi che dovremmo averla superata con Veltroni, Pizzaballa, ecc. Per carità, mi rendo conto anch'io che stavolta la discontinuità è un po' più grossa che in passato: come se ci fosse un filo rosso da Gramsci a Occhetto che con un po' di sforzo allungavamo fino a Bersani, ma che con tutta la fantasia di questo mondo non riusciamo a prolungare fino a Renzi. Il quale Renzi - birichino! - decide di impossessarsi niente meno che del rosso (quello a cui l'Unità dei DS aveva rinunciato, in una delle fasi più tristi della sua storia). L'abbiamo sempre detto che l'Unità era soprattutto un brand, però ripreso da Renzi sembra una di quelle etichette finto antiche che si appiccicano adesso alle gassose e ai chinotti, con il lettering vintage che dovrebbe giustificare il fatto che costi il doppio della lattina sanpellegrino (sì, le trovi anche a Eataly, non c'era bisogno di dirlo).

Oh, è proprio il nostro.
Mica come quello altrui.
Sotto l'etichetta fuori del tempo, la nuova Unità ha un aspetto molto moderno - mi riferisco soprattutto alla versione on line, perché l'ho guardata con più attenzione, e poi ho la sensazione che il cartaceo ormai stia passando in secondo piano. Credo che sia il primo quotidiano on line in Italia che si pone il problema della scomparsa dell'home page: il fatto noto e dimostrabile per cui ormai sulle pagine principali dei quotidiani non ci andiamo più - e quindi sta diventando sempre meno importante cercare di attirare l'attenzione con espedienti attira-clic e con quintali di materiale. Persino un prodotto tradizionalmente 'leggero' come il Foglio.it insiste a cacciare in home qualsiasi cosa. L'Unita.tv sembra un passo avanti: in home in questo momento ci sono sei notizie (quattro testuali e due video), quattro opinioni, un tweet formato gigante, la vignetta di Bobo. Less is more. Non so quanto mi piace, ma è qualcosa di diverso. Fresco. Si ricollega alla moda dei blog coi caratteri grandissimi, che trovo preoccupante se non altro perché suggerisce una correlazione tra il possesso di un tablet e la presbiopia. Io qui continuo a scrivere in piccolo, avvisatemi quando non riuscite più a vederci niente.

Che altro dire? Ah già, i contenuti. Beh, qui c'è un paradosso meraviglioso. Chi in questo mese ha criticato l'appiattimento sulla linea di Renzi dovrebbe ammettere che proprio in questo l'Unità renziana si dimostra molto più gramsciana dell'Unità della De Gregorio, di Padellaro, Furio Colombo, perfino quella di Veltroni. Finalmente abbiamo un organo di partito che fa l'organo di partito. Delle sei notizie in cima, una riguarda sempre il caro leader. Non è un quotidiano che comprerei, e non consiglierei a nessuno di leggere soltanto l'Unità (ma c'è qualcuno oggi che legge le notizie di un solo giornale?), però credo che sia giusto che Renzi ne abbia uno. È il segretario del primo partito italiano; trovo sano che possa esprimere le sue idee e dare le sue versioni dei fatti attraverso un quotidiano, invece che coi messaggini "Renzi ai suoi". Farà propaganda? Ha tutti i diritti di farla, ed è appunto uno dei motivi per cui quell'Antonio Gramsci fondò un quotidiano - i saggi sul materialismo storico li pubblicava altrove. La cosa che mi lascia perplesso, a questo punto, è... sempre la solita.

I soldi.

(Chiedo scusa, sono proprio un materialista).

Antonio Gramsci, quanti crimini sotto il tuo nome.
L'Unità, che fino all'anno scorso era il quotidiano che riceveva i maggiori finanziamenti dallo Stato, ha deciso di non chiederne più. Come scrisse il direttore nel primo numero: "Si fa sul serio. Addio rimborsopoli [,,,] L'Unità naviga nel mare aperto e abbastanza tempestoso del mercato editoriale. Una svolta naturalmente che farà arricciare il naso a qualcuno..." Può anche darsi che qualcuno abbia arricciato il naso mentre scuoteva la testa: più che "abbastanza tempestoso", il mercato editoriale è in una bonaccia mortale. Ma anche qui, non nascondiamoci dietro la crisi: anche quando i quotidiani si leggevano e compravano, per un prodotto come l'Unità non c'è mai stato un vero e proprio mercato. E giustamente, perché era un organo di partito: la gente non spende soldi per comprare la tua propaganda. Gliela devi portare a casa col volontariato (ma non lo fai più). Oppure ci devi allegare qualche gadget interessante, vhs o figurine (funzionò un po' e poi fece un buco). Oppure puoi cercare di fare un giornale più interessante e vario di un house organ: ma non lo stai facendo. Stai facendo un quotidiano di partito, e però non vuoi finanziamenti dal partito. Neanche dallo Stato - e sì che ne avresti diritto. Dici che navigherai nel mare del mercato editoriale, ma sai benissimo che gli altri naviganti sono più o meno tutti sponsorizzati da gruppi industriali - oppure stanno colando mestamente a picco. È un'ambiguità che a me non piace, ma forse è un problema mio. Per molti l'importante è che l'Unità non partecipi più a una cosa che si chiamava "rimborsopoli" - finisce con -poli, quindi dev'essere stato uno scandalo. L'importante è che non paghiamo noi, se poi a qualche editore va di pagare per tenere la voce di Renzi in edicola, buon per lui.

Non è che andasse a ruba nelle edicole, no.
E qui invece c'è un problema secondo me. E non ha nulla a che vedere col fatto che l'Unità da gramsciana sia diventata renziana, o che io non ci scriva più. C'entra più, pensate, con Babbo Natale. Voi ci credete in Babbo Natale? Io, confesso, ho perso la fede da un pezzo. Non credo che qualcuno scenda dal camino per farmi i regali. Non credo che nessuno regali niente a nessun altro. E non credo che qualcuno regali un quotidiano a Renzi così, senza chiedere davvero nulla in cambio. Mi dispiace, il materialismo è proprio una brutta malattia.
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