Titus Oates, vergogna del genere umano

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22 agosto: Santi John Kemble e John Wall, vittime del complottismo anticattolico. 

Titus Oates, in un periodo in cui non gli girava granché bene. 

Essere cattolici nel XVII secolo in Inghilterra era abbastanza complicato, come dimostra la quantità di martiri sul calendario. John Wall era un frate minore a Worcester, dove svolgeva anche clandestinamente mansioni sacerdotali; John Kemble a Hereford riuscì ad amministrare i sacramenti cattolici per cinquant'anni senza mettersi nei guai sino al 1679, quando entrambi finirono rastrellati durante uno degli episodi più eclatanti di isteria anticattolica in Inghilterra, il Complotto Papista. 

A questo punto mi interrompo un attimo perché scrivere di santi è meno facile di quanto possa sembrare, e ti mette quotidianamente davanti alla tua non-santità. Magari fossero tutti leggende da dileggiare. No, la maggior parte sono uomini e donne in carne ossa che fecero il possibile per dare un senso alla propria vita, secondo una scala di valori che non è evidentemente la mia, ma ci riuscirono, e soprattutto nel percorso riuscirono a migliorare la vita di tante persone. Consolarono gli afflitti, curarono gli infermi, sfamarono gli affamati, eccetera, e qualche secolo dopo eccomi qua con la mia tastierina a prenderli in giro per due clic, che bella idea che ho avuto.

Avrei fatto meglio a concentrarmi sui bricconi, come raccomandava Gianni Rodari. Studiarli uno al giorno, dettagliare le loro malefatte. Sarebbe stato più divertente, istruttivo, e soprattutto ogni sera avrei lasciato la tastiera sentendomi migliore di qualche ladro di pensioni o infame traditore o sfruttatore di meretrici. Il problema è che sui calendari ci vanno i santi, non i bricconi. Così spero che mi perdoneranno John Kemble e John Wall, se invece che sulla loro vita inappuntabile mi concentro su quella assurda del loro accusatore, Titus Oates: l'inventore del Complotto Papista. 

Il Complotto fu il Pizzagate del secolo XVII, una storia completamente sballata messa in giro da personaggi sin dall'inizio visibilmente non attendibili, ma cavalcato da una o più parti politiche per ragioni elettorali. Per "personaggi visibilmente non attendibili" mi riferisco soprattutto a Titus Oates, figura più dickensiana che shakespeariana: sembra veramente inventato da uno scrittore che voglia eccitare il pubblico con lo spettacolo di una malvagità senza redenzione. Ma nessuno scrittore ha inventato Titus Oates; e se qualche storico potrebbe averlo ritratto in modo caricaturale, partiva comunque da un modello in carne, ossa e niente scrupoli.

Titus nasce nel 1649 a Oakham, nel Rutland, nel centro dell'Inghilterra, da una famiglia di filatori che riescono a mandarlo a Cambridge. Un suo tutor anni dopo lo avrebbe definito "a great dunce", un gran somaro: ma con una buona memoria, che sarebbe tornata utile nella professione di delatore. A Cambridge Titus resta per tre anni, rimediandone non una laurea ma una reputazione di omosessuale che avrebbe trattenuto altri dal cercare un lavoro nel campo ecclesiastico. Titus invece si finge laureato (funzionava anche allora) e riesce a farsi ordinare sacerdote anglicano. Nel 1674 è già curato di una parrocchia anglicana a Hastings, ma non si accontenta: volendo subentrare a un preside locale nella direzione di una scuola, lo accusa di avere avuto rapporti sodomitici con uno studente. Il processo scagiona il preside, e Oates deve fuggire da Hastings per evitare un procedimento per falsa testimonianza sotto giuramento. 

In questi casi era meglio mettere tra sé e i giudici almeno un mare di distanza, sicché Oates riesce a farsi nominare cappellano del vascello militare Adventure. Con l'Adventure, Oates riesce ad arrivare a Tangeri, ma viene presto accusato di sodomia: un reato per cui era prevista la pena di morte, che Titus evita in quanto cappellano. Radiato dalla marina di Sua Maestà, Titus si ritrova latitante a Londra e viene presto arrestato e portato a Hastings, dove riesce inesplicabilmente a fuggire, per la seconda volta. Aveva evidentemente qualche amico nei posti giusti, o forse lo ricattava. Questo spiegherebbe come mai dopo tante disavventure riesca a farsi ammettere a corte di Henry Howard, settimo duca di Norfolk. Pur essendo protestante, il duca trovava necessario mantenere un cappellano della religione anglicana, a disposizione dei membri protestanti della famiglia. Titus non sarebbe rimasto lungo presso il duca, ma è durante questo periodo che sviluppa un interesse per il cattolicesimo. Interesse che si concretizza con una conversione ufficiale, avvenuta nel mercoledì delle ceneri del 1677. Che si trattasse di una mossa insincera potremmo anche solo sospettarlo dal fatto che nello stesso periodo scrive (e firma!) una serie di pamphlet anticattolici insieme al pastore battista Israel Tonge.

Carlo II, secondo John Michael Wright

Sia come sia, l'adesione al cattolicesimo consente a Titus di viaggiare e fingere altri titoli di studio: tutto questo grazie ai Gesuiti, che lo accolgono e lo inviano prima nella sede di Saint Omer in Francia, e poi al Royal English College di Valladolid. Qui studia per diventare un sacerdote cattolico, il che però avrebbe richiesto una competenza nella lingua latina che Titus non poteva fingere. A lasciare perplessi i suoi insegnanti erano anche le affermazioni blasfeme che gli sfuggivano nelle conversazioni, nonché gli attacchi alla corona inglese; insomma nel giro di due anni Titus fu espulso anche dai gesuiti. In seguito sosterrà di aver conseguito a Valladolid una laurea in teologia: ma soprattutto racconterà di essere entrato nei gesuiti per carpirne i diabolici segreti. Il che tutto sommato è verosimile, anche se non essendo riuscito a carpirne decise di inventarsene lui. 

Il manoscritto che descriveva il complotto di un centinaio di gesuiti per uccidere re Carlo II speculava su un sentimento anticattolico che dopo il Complotto delle Polveri era molto forte; i gesuiti, e in generale tutti i "papisti" erano accusati dal popolo di aver portato in Inghilterra la peste del 1665 e appiccato il Grande Incendio del 1666, insomma in assenza di ebrei (espulsi dall'Inghilterra già nel XIII secolo) i cattolici erano divenuti i capri espiatori preferiti dalla popolazione. Il sentimento anticattolico era diventato un collante per una comunità divisa da un punto di vista religioso tra anglicani e protestanti di diverse confessioni. Il re Carlo II, che aveva ripristinato la monarchia dopo la rivoluzione in cui suo padre aveva perso la testa, aveva il suo daffare a rassicurare i sudditi sul fatto che non volesse ricongiungere la Chiesa inglese con la romana. Il fatto che avesse sposato una cattolicissima principessa portoghese certo non aiutava, così come l'idea di muovere guerra agli olandesi (protestanti) col sostegno dei francesi (cattolici). Correva voce che in cambio di questo supporto, Carlo II avesse segretamente promesso al cugino Luigi XIV di convertirsi al cattolicesimo: ed era vero. Correva voce che il fratello di Carlo ed erede al suo trono, Giacomo duca di York, si fosse già convertito: ed era vero pure questo. Gli inglesi che in generale avevano salutato il ritorno di uno Stuart sul trono, dopo la dittatura cromwelliana, non avrebbero tollerato un'altra Maria la Sanguinaria. Insomma Titus Oates si trova a vivere in un periodo e in un luogo dove c'è una sentita necessità di un libello anticattolico, qualcosa che dimostri inappuntabilmente che i cattolici sono ancora terroristi assetati di sangue come ai tempi di Guy Fawkes; qualcuno prima o poi quel libello l'avrebbe scritto. Decide di scriverlo lui, con l'aiuto di Israel Tonge che però secondo gli storici credeva in quello che Oates stava inventando. Tonge soprattutto è funzionale a mettere in scena il ritrovamento, nell'abitazione che condivideva con un medico, sir Richard Barker. Quest'ultimo decide di mostrarlo a sir Christopher Kirkby, un chimico che aveva il privilegio di assistere il re nei suoi esperimenti scientifici. 

Avvisato prontamente da Kirkby di questo diabolico complotto di cento gesuiti per assassinarlo, il re non rimane così impressionato: la sua vantata disponibilità nel ricevere i sudditi a corte faceva sì che complotti del genere gli venissero ventilati spesso. Ma perché mai i cattolici avrebbero dovuto uccidere proprio lui, che garantiva loro la libertà di culto in Inghilterra? Allo stesso tempo non si poteva ignorare un'accusa che veniva da personaggi autorevoli, e così la pratica viene passata a Thomas Osborne, duca di Leeds e uomo chiave di quella fazione parlamentare che si cominciava a chiamare Tory. Osborne tutto era fuorché un ingenuo, per cui è molto difficile che abbia deciso di sostenere in buona fede due personaggi come Tonge e Oates e la loro storia di gesuiti assassini. È più probabile che abbia aiutato i due a rendere la storia più credibile, suggerendo altri nomi che avrebbe visto volentieri cadere in disgrazia. Il 28 settembre, presso il Consiglio Privato del Re, Oates accusa formalmente 541 gesuiti e altre personalità di fede cattolica, tra cui l'arcivescovo di Dublino, il medico della regina e il segretario di Maria Beatrice d'Este, duchessa di York e moglie dell'erede al trono. 

Maria Beatrice d'Este, che gli inglesi
chiamano "Mary of Modena", 
si vede che in inglese suona bene.

Questa udienza è il capolavoro di Titus Oates, che riesce a imporsi come teste credibile malgrado una reputazione non proprio immacolata. A impressionare il Consiglio è la memoria prodigiosa con cui snocciola nomi e dettagli del Complotto; qualcuno avrebbe potuto arguire che li conosceva a memoria perché il Complotto se lo era inventato lui, ma ognuno crede sempre a quel che vuole credere. Pescando a strascico qualcosa prima o poi si trova, e in questo caso si scoprì un incriminante carteggio privato tra il segretario di Maria Beatrice e il confessore di Luigi XIV. Il Consiglio fornì a Oates una scorta armata con il compito di arrestare i gesuiti di cui conosceva gli indirizzi, avendoli frequentati al tempo della sua conversione. 

Qui cominciano i fatti di sangue. Il 17 ottobre sir Edmund Berry Godfrey, un magistrato anglicano, viene trovato in un fosso, strangolato e trafitto dalla sua stessa spada. Godfrey stava indagando sul Complotto e aveva ricevuto le dichiarazioni ufficiali di Oates e Tonge. Finalmente un delitto di chiara matrice cattolica, qualcosa che può comprovare che i cattolici uccidono. Oates ha il vento in poppa ma forse non ha la percezione dei propri limiti, e a fine novembre accusa la regina di aver progettato con il medico di corte l'avvelenamento del re. Qui Carlo II perde la pazienza e decide di interrogare personalmente Oates. Trovandosi per la prima volta davanti a un inquirente che non crede volentieri alle sue bugie, Oates comincia a perdersi in contraddizioni e smentite. Per rafforzare la sua posizione, ha l'ingenua idea di raccontare di un suo colloquio col Reggente di Spagna. Carlo II, che lo aveva conosciuto personalmente negli anni dell'esilio, chiede a Oates di descriverlo. Oates non ha la minima idea di come sia fatto il Reggente, e Carlo II lo mette in stato di arresto. Questa caduta in disgrazia dura appena due giorni, perché il Parlamento non approva la mossa del Re e minaccia una crisi costituzionale. Non solo Oates viene liberato, ma essendo il suo benessere di interesse nazionale, il parlamento gli garantisce un alloggio a Whitehall a spese dello Stato, e una pensione annuale di 1200 sterline. Ma siamo pur sempre nel Seicento: a che serve una pensione annuale se non hai un cognome e uno stemma nobiliare? Oates briga presso le autorità araldiche finché non riesce a farsi consegnare lo stemma di una casata estinta; nel frattempo cerca di combinare un matrimonio con la figlia del marchese di Shaftesbury.

Nel giro di tre anni 15 sudditi di fede cattolica vengono giustiziati (tra cui John Kemble e John Wall). Oliver Plunkett, arcivescovo di Armagh, viene impiccato, sbudellato e squartato alla vecchia maniera. Dopodiché il vento cambia. Arresti e processi proseguono, ma i giudici sono sempre più titubanti. Dopo aver fornito agli inglesi un capro espiatorio, ora il Complotto poteva servire a incriminare chi lo aveva promosso: in particolare Thomas Osborne, che in parlamento si era fatto troppi nemici e che stava per essere rinchiuso nella Torre di Londra. 

Nell'estate del 1681 la campana comincia a suonare anche per Titus Oates. Il 31 agosto riceve l'ordine di sgomberare i suoi appartamenti: non solo non obbedisce, ma accusa pubblicamente il re e il duca di York. Tanto bastava per arrestarlo per sedizione. Nel frattempo Carlo II, sempre più insoddisfatto dei suoi parlamenti, ne scioglie un paio. I sudditi sembrano dalla sua parte, forse impiccando qualche cattolico ha ottenuto la loro fiducia. Qualche protestante cerca di ucciderlo davvero, ma la sua morte improvvisa nel 1685 secondo gli storici fu più probabilmente causata da un'insufficienza renale, magari in parte dovuta ai suoi esperimenti col mercurio. Al suo posto sale al trono il fratello Giacomo, ora Giacomo II: è quello che i protestanti temevano da anni, e in effetti il Complotto Papista non era che parte delle misure prese dai nemici di Giacomo per impedire che la corona d'Inghilterra fosse cinta da un re cattolico. Per Oates, soprattutto, è una pessima notizia. Uno dei giudici che aveva creduto volentieri alle sue storie quando si trattava di mandare al patibolo cattolici innocenti, lo definisce "una vergogna per il genere umano"; non potendo condannarlo a morte (non era una pena prevista per il reato di spergiuro) lo condanna al carcere a vita e a essere "frustato per le strade di Londra cinque giorni all'anno per il resto della sua vita".

Si stabilisce inoltre che nel 1685 i giorni siano consecutivi: il primo giorno viene messo alla gogna davanti ai cancelli di Wstminster Hall, dove i passanti potevano lanciargli le uova. L'indomani fu esposto a Londra, il terzo giorno attaccato a un carretto e frustato da Aldgate a Newgate; il quarto giorno da Newgate a Tyburn. Oates sarebbe rimasto in prigione fino al 1689, quando gli equilibri religiosi vengono sconvolti da una nuova rivoluzione, quella Gloriosa. I protestanti inglesi, sempre più insofferenti di un sovrano assoluto e cattolico come Giacomo II, si erano rivolti al genero di quest'ultimo, l'olandese Guglielmo d'Orange, che nel 1688 viene incoronato con la moglie Maria (figlia di Giacomo). Oates viene graziato e indennizzato con una pensione di 260 sterline all'anno, che poi diventarono 300. Morì nel 1705, dimenticato più o meno da tutti: una frase che nel suo caso suona persino pietosa. Il Complotto era stato un fenomeno di costume; sull'assassinio di sir Godfrey era stata composta una ballata popolare, che un grande disegnatore, Francis Barlow, aveva illustrato con una storia divisa in vignette. I personaggi di Barlow parlavano mediante dei fumetti che uscivano dalle loro bocche; può darsi che l'espediente non fosse nuovo, ma la storia di Barlow è il più antico esempio di storia a fumetti che ci sia arrivata. Quanto a me, ho appena finito di scrivere la mia storia di Titus Oates e mi sento decisamente una persona migliore. Dopo tutto non ho mai inventato complotti per mandare in prigione nessuno. Quasi mai.


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