Una bandiera, una speme
18-08-2009, 01:29fratelli d'I., musicaPermalinkNoi siamo da secoli calpesti, derisi
Col tempo uno finisce col rendersi conto che la polemica sull'Inno nazionale è molto più stucchevole dell'inno stesso. Perché insomma, cosa pretendete da una canzone patriottica? È una simpatica marcetta, niente più e niente di meno; è ottocentesca, siccome la patria è nata nell'Ottocento; probabilmente non commuove nessuno ma per le parate e le pose pre-partita va benissimo. Può darsi che sia più bello il Va' pensiero – anzi, lo è senza dubbio – ma poi la gente dovrebbe alzarsi a teatro in mezzo al Nabucco, ne vale la pena?
L'unico vero rilievo è al testo – in effetti lo chiamano tutti Inno di Mameli, ma l'unica cosa che funziona bene è la musichetta di Novaro, con quell'irresistibile po-ro-po po-roppo-pò che toglie agli ascoltatori qualsiasi dubbio sulla serietà della nazione a cui si sta inneggiando. Il testo, sì, è quel disastro che sappiamo: soprattutto la prima strofa, con quello Scipio e quella Vittoria che nessuno sa bene chi siano e perché la seconda debba porgere la chioma al primo, l'annoso equivoco sul numero di “o” di “coorte” (cambia tutto se invece di stringerci in un plotone compatto preferiamo semplicemente paracularci intorno a un re o a un principe; ma in fondo già allora i garibaldini da Marsala a Teano avevano la “o” variabile a seconda della necessità del momento), e soprattutto la sinistra promessa di martirio, “siam pronti alla morte”, roba da hezbollah, poco consona alle occasioni sportive.
Si potrebbe ovviare con una situazione semplice, alla tedesca: loro alla caduta del nazismo hanno semplicemente cassato la prima strofa, Deutschland Deutschland über alles, eccetera. Noi potremmo fare lo stesso – in effetti la seconda strofa è quella che mi piace di più:
Purtroppo mi sembra incantabile. Ma con un po' di pratica.
In alternativa propongo il Rugido do Leão di Piccioni. Ideale per la parata del due giugno, e i calciatori non dovrebbero nemmeno imparare le parole.
Col tempo uno finisce col rendersi conto che la polemica sull'Inno nazionale è molto più stucchevole dell'inno stesso. Perché insomma, cosa pretendete da una canzone patriottica? È una simpatica marcetta, niente più e niente di meno; è ottocentesca, siccome la patria è nata nell'Ottocento; probabilmente non commuove nessuno ma per le parate e le pose pre-partita va benissimo. Può darsi che sia più bello il Va' pensiero – anzi, lo è senza dubbio – ma poi la gente dovrebbe alzarsi a teatro in mezzo al Nabucco, ne vale la pena?
L'unico vero rilievo è al testo – in effetti lo chiamano tutti Inno di Mameli, ma l'unica cosa che funziona bene è la musichetta di Novaro, con quell'irresistibile po-ro-po po-roppo-pò che toglie agli ascoltatori qualsiasi dubbio sulla serietà della nazione a cui si sta inneggiando. Il testo, sì, è quel disastro che sappiamo: soprattutto la prima strofa, con quello Scipio e quella Vittoria che nessuno sa bene chi siano e perché la seconda debba porgere la chioma al primo, l'annoso equivoco sul numero di “o” di “coorte” (cambia tutto se invece di stringerci in un plotone compatto preferiamo semplicemente paracularci intorno a un re o a un principe; ma in fondo già allora i garibaldini da Marsala a Teano avevano la “o” variabile a seconda della necessità del momento), e soprattutto la sinistra promessa di martirio, “siam pronti alla morte”, roba da hezbollah, poco consona alle occasioni sportive.
Si potrebbe ovviare con una situazione semplice, alla tedesca: loro alla caduta del nazismo hanno semplicemente cassato la prima strofa, Deutschland Deutschland über alles, eccetera. Noi potremmo fare lo stesso – in effetti la seconda strofa è quella che mi piace di più:
Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi
Perché non siam Popolo
Perché siam divisi
Raccolgaci un'Unica
Bandiera una Speme
Di fonderci insieme
Già l'ora suonò
Purtroppo mi sembra incantabile. Ma con un po' di pratica.
In alternativa propongo il Rugido do Leão di Piccioni. Ideale per la parata del due giugno, e i calciatori non dovrebbero nemmeno imparare le parole.
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